Una nuova tessera brilla nel mosaico di eventi di questa XXXV edizione di Ravenna Festival: dopo l’annuncio del programma generale, che con il titolo E fu sera e fu mattina include oltre cento alzate di sipario fra l’11 maggio e il 9 luglio, arriva la conferma di un altro speciale appuntamento. ANOHNI ha infatti scelto Ravenna come sola tappa italiana del tour europeo con la sua band The Johnsons; quello al Festival sarà il secondo concerto della tournée, dopo Atene e prima di Madrid, Parigi, Londra, Gent, Berlino e Copenhagen. Sabato 15 giugno, alle 21 al Pala De André, ANOHNI and the Johnsons proporranno brani dal nuovo album My Back Was a Bridge for you to Cross accanto a canzoni del repertorio, fedeli al proposito che l’artista si è prefissa nei suoi lavori più recenti: “è tempo di provare quanto sta veramente succedendo”. Dopo tutto, sin dalla creazione della band nel 1998, i temi animistici ed eco-femministi sono stati al centro della ricerca di ANOHNI. Sul palcoscenico, sarà accompagnata da nove musicisti fra cui Julia Kent al violoncello, Maxim Moston al violino, il multi-strumentalista Doug Wieselman e Jimmy Hogarth – che è anche produttore – alla chitarra. Dopo due giorni di prevendita esclusiva sul sito anohni.com (mercoledì 28 e giovedì 29 febbraio), i biglietti del concerto a Ravenna saranno disponibili da venerdì 1 marzo attraverso i consueti canali di prevendita del Festival (attivi per tutti gli altri spettacoli già a partire da giovedì 29).
Nell’anno in cui Ravenna Festival ha scelto di riflettere sulle conseguenze del cambiamento climatico sul pianeta – su come l’anima mundi vada sgretolandosi – l’appuntamento con ANOHNI and the Johnsons non potrebbe essere più a tema. ANOHNI è stata nominata ai premi Oscar 2016 per la canzone Manta Ray, vero e proprio inno ambientalista creato per il film Racing Extinction, diretto da Louie Psihoyos. E con il suo sesto album, My Back Was a Bridge for You to Cross, uscito l’anno scorso e coronato disco dell’anno dal New Yorker, l’artista continua a incoraggiare una trasformazione del nostro approccio alla spiritualità, alle strutture sociali e alle relazioni all’interno della biosfera. L’artista invoca coraggio, espressività, resilienza e e celebrazione di fronte a un paesaggio contemporaneo senza precedenti, sottolineando che: “Per me, non c’è sollievo ultraterreno: la Creazione è un continuum su uno spettro al femminile e noi siamo ancora parte inalienabile della Natura”.
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