venerdì 31 ottobre 2025

Il Castello del Malconsiglio di Miglionico ospita il lungo weekend in musica del prestigioso Festival Duni di Matera

 

Il lungo viaggio in musica del prestigioso Festival Duni di Matera prosegue con due concerti imperdibili, che illumineranno la programmazione del lungo week-end del festival e che saranno ospitati in uno dei luoghi più affascinanti dell’Italia meridionale, il Castello del Malconsiglio di Miglionico, nel Materano.


Domenica 2 novembre alle ore 20.00 l’appuntamento è con “Da Napoli a Londra e ritorno" (1736 – 1876). Mara Galassi (arpa a tre ordini, arpa di Viggiano sec. XIX) e Mauro Squillante (mandolino barocco) esplorano l’uso e la diffusione del mandolino e dell’arpa nell’Inghilterra del primo Settecento con un programma che lascia spazio anche alla storia della piccola arpa viggianese, diffusasi alla fine del Settecento e utilizzata nelle strade da piccoli mendicanti provenienti dalla Basilicata, modesti menestrelli che diffondevano a Londra le calde melodie delle arie italiane.
La celebre aria “Hark, he strikes the golden Lyre” dall’oratorio Alexander Balus di Händel presenta una parte obbligata per mandolino e/o arpa, che lascia intuire l’intento di unire i due strumenti a pizzico in un timbro comune. Il concerto si ispira a questa idea, per esplorare l’uso e la diffusione del mandolino e dell’arpa nell’Inghilterra del primo Settecento. Il mandolinista Francesco Webber, primo interprete dell’opera, fu una figura di rilievo alla corte del Principe di Galles, dove ricoprì il titolo di “maestro di liuto” e, dal 1735 fino alla sua morte nel 1751, di “maestro di musica della principessa Amelia”. A partire dagli anni Cinquanta del Settecento, a Londra e a Bath si diffuse una nuova tipologia di mandolino napoletano, accordato come il violino e pizzicato con la penna. Virtuosi come Gervasio, Leoné, Riggieri, Merchi e Nonnini si esibivano nei teatri d’opera e nei concerti pubblici, mentre in città come Edimburgo il mandolino conobbe grande fortuna grazie a musicisti come Girolamo Stabilini.
Nata a Milano, Mara Galassi ha studiato arpa moderna sotto la guida di Luciana Chierici presso la Civica Scuola di Musica di Milano, diplomandosi presso il Conservatorio di Musica di Pesaro nel 1976. Ha seguito i corsi di perfezionamento a Londra con David Watkins e a Zurigo con Emmy Hürlimann. Ha suonato con le orchestre della Rai di Milano e Napoli, del Maggio Musicale Fiorentino, dell’Opera di Genova e dal 1980 al 1989 ha ricoperto il ruolo di Prima Arpa presso il Teatro Massimo di Palermo. Dal 1984 si è dedicata all’esecuzione sull’arpa doppia del repertorio rinascimentale e barocco, perfezionandosi al Conservatorio di Rotterdam con David Collyer ed al Sarah Lawrence College di New York, sotto la guida di Patrick O’Brien. Ha seguito a Londra i corsi di musicologia di Michael Morrow ed è socio fondatore della Historical Harp Society ed attuale membro della Historical Harp Society of America. 
Mauro Squillante, mandolinista, è considerato uno specialista negli strumenti antichi a plettro, sul cui repertorio, organologia e prassi esecutiva conduce una costante attività di ricerca. Ha iniziato gli studi del mandolino con Antonio Coletti a Napoli e subito dopo con Fabio Menditto a Roma; successivamente si è iscritto alla classe di mandolino del Conservatorio Pollini di Padova dove ha conseguito il diploma sotto la guida di Ugo Orlandi. Ha approfondito i propri studi musicali con Hopkinson Smith e Crawford Young presso la Schola Cantorum Basilensis, Enrico Baiano, Federico Marincola, Emilia Fadini, Edoardo Eguez. Svolge una intensa attività concertistica in Italia ed all’estero. Partecipa in qualità di esperto al progetto dell’Università di Bologna e dell’Università di Uppsala (Svezia) incentrato sulla ricerca del repertorio mandolinistico del ‘700 napoletano, nell’ambito del quale ha tenuto concerti, conferenze e masterclass a Londra, a Budapest ed in varie città italiane. Tiene inoltre corsi e masterclass presso varie scuole di mandolino in ambito europeo ed in Giappone, dove annualmente si reca per presentare le proprie uscite discografiche.


Lunedì 3 novembre alle ore 20.00 il Castello di Miglionico ospiterà “LaVilhuela ed Io. I primi 50 anni, concerto che segnerà il ritorno in Italia del grande John Griffiths. Il musicista australiano torna in Basilicata e celebra i suoi primi 50 anni di carriera, interamente dedicati allo studio e alla divulgazione della vilhuela.
Più di mezzo secolo fa, il giovane chitarrista Griffiths decise di esplorare uno degli antichi strumenti spagnoli predecessori della chitarra; si recò da un amico liutaio, chiedendogli di costruirgli una vihuela spagnola. Quella era la prima vihuela che il continente australiano avesse mai visto.
John Griffiths tenne il suo primo concerto di vihuela nel settembre 1974. Da quel momento di scoperta personale e musicale, Griffiths è diventato una delle massime autorità mondiali della vihuela e della sua musica, sia come interprete che come ricercatore. Il suo lavoro ha ampliato i confini della conoscenza in materia e ha fatto luce su numerosi aspetti oscuri dei suoi compositori e seguaci. Il suo contributo gli è valso riconoscimenti internazionali, tra cui l'Ordine dell'Australia, la nomina a membro onorario dell'American Musicological Society e la Croce di Ufficiale dell'Ordine di Isabella la Cattolica in Spagna. Il concerto materano celebra i suoi cinquant'anni di dedizione allo strumento.


Il Coro di Santa Cecilia accompagnerà, una domenica al mese, la celebrazione della messa nella Basilica di Santa Cecilia a Trastevere. In programma un excursus nel repertorio della musica sacra.

 


Si inaugura a novembre un nuovo progetto che vedrà coinvolto il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia: la Messa a Santa Cecilia. A partire da novembre, una volta al mese, il Coro di Santa Cecilia (nella foto ANSC©MUSA) accompagnerà la messa domenicale che si svolge nella basilica dedicata all’omonima santa protettrice della musica, la Basilica di Santa Cecilia in Trastevere.
Il primo appuntamento sarà domenica 9 novembre alle ore 11.30, con musiche di Bruckner, Perosi, Mozart e Händel. I Cori saranno coinvolti sia nel loro organico completo, sia nella loro formazione cameristica, a seconda del programma.
Il repertorio che di volta in volta sarà proposto offrirà un excursus all’interno della musica sacra partendo dalle sue origini, passando per le scuole polifoniche del ‘500 e ‘600 fino ad arrivare al repertorio classico e romantico e alla polifonia novecentesca. Con una selezione accuratamente scelta, il Coro, guidato da Andrea Secchi (nella foto in basso, copyright Edoardo Piva, credit Teatro Regio di Torino), accompagnerà i momenti topici della liturgia.


Il Presidente e Sovrintendente di Santa Cecilia Massimo Biscardi, promotore dell’iniziativa, così afferma: “Offriremo un viaggio attraverso la musica sacra, riscoprendo anche molti compositori romani. Si potrà ascoltare musica sacra di pregio anche a Roma, così come accade a Notre-Dame di Parigi o nella Cattedrale di Westminster, dove si esibiscono grandissimi organisti e coristi. Infatti, se un turista a Parigi o Londra può ascoltare un repertorio meraviglioso semplicemente assistendo a una messa domenica, a Roma non sempre si ha la stessa possibilità. Abbiamo allora deciso di fare anche qui questo esperimento e vedere che risposta avremo”. Infatti, sebbene a Roma siano presenti Chiese che accompagnano la loro messa con un coro, l’intento del progetto è quello di eseguire un repertorio accuratamente scelto e di alta qualità esecutiva, al fine di restituire un’esperienza di meraviglia agli ascoltatori.
L’idea di una messa mensile accompagnata dal Coro di Santa Cecilia nasce anche dalla volontà di valorizzare il patrimonio musicale conservato negli archivi della Bibliomediateca dell’Accademia: 120.000 volumi e fascicoli di alto valore storico, fra cui un’importante sezione liturgica. Lì sono conservate partiture di importanti compositori, dalla scuola romana fino alla musica sacra di Fauré e Poulenc.
Luogo designato per eseguire questo repertorio sarà la Basilica di Santa Cecilia (nella foto a destra), non solo per il legame con la santa protettrice della musica, ma anche in virtù dei rapporti intessuti nei secoli passati tra la Basilica e l’Accademia.
 
 
Domenica 9 novembre ore 11.30
Basilica di Santa Cecilia in Trastevere
 
Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Maestro del Coro Andrea Secchi
 
Bruckner Locus Iste
Perosi O Salutaris Hostia
Mozart Ave Verum
Händel Hallelujah (dal Messiah)
 
 
 
Prossimi appuntamenti
14 dicembre
11 gennaio
15 febbraio
15 marzo
19 aprile


LA 'TOSCA' DI PUCCINI in diretta su Rai3 dal Teatro dell’Opera di Roma in collaborazione con il Ministero della Cultura e Rai Cultura

 

Un evento straordinario per celebrare uno dei capolavori più amati della storia dell’opera. Sabato 1° novembre, alle 20.50 in diretta in mondovisione su Rai3, Tosca (foto di Fabrizio Sansoni), nella ricostruzione dell’allestimento originale del 1900 riproposto al Teatro dell’Opera di Roma, dove nacque il capolavoro di Giacomo Puccini. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Ministero della Cultura e Rai Cultura, anticipa l’apertura della stagione 2025/2026 dell’Opera di Roma e celebra il 125esimo anniversario dell’opera. A introdurre e commentare la serata su Rai3, saranno Cristiana Capotondi e Alessandro Preziosi, protagonisti del progetto televisivo. 
Il 14 gennaio del 1900, Roma assiste alla prima assoluta di Tosca, un evento che lascia un segno indelebile nella storia della musica e della città. Sullo stesso palcoscenico torna oggi una ricostruzione completa e dettagliatissima dell’allestimento originale ideato da Adolf Hohenstein, realizzata con la supervisione dell’Archivio Storico Ricordi.
Sul podio il maestro Daniel Oren, mentre la regia è firmata da Alessandro Talevi. Protagoniste tre grandi stelle della lirica: Eleonora Buratto (Tosca), Jonathan Tetelman (Cavaradossi) e Luca Salsi (Scarpia). Completano il cast Gabriele Sagona (Angelotti), Domenico Colaianni (Sagrestano), Matteo Mezzaro (Spoletta), Daniele Massimi (Sciarrone), Alessandro Guerzoni (Carceriere) e Maria Nardone (Pastorello). La regia TV è affidata a Fabrizio Guttuso Alaimo.
Le scene e i costumi originali di Adolf Hohenstein sono stati ricreati rispettivamente da Carlo Savi e Anna Biagiotti, con le luci firmate da Vinicio Cheli. L’Orchestra e il Coro, quest’ultimo diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma. È prevista anche la partecipazione della Scuola di Canto Corale.
«L’aspetto incredibile della partitura di Tosca – afferma il direttore Oren - è la sua fusione di passione, desiderio, sesso, commozione. Tutto suona sempre molto forte, molto drammatico, di una liricità pazzesca. Accanto alla crudeltà più estrema ci sono bellezza e poesia. Questo è il suo segreto. Per questo non invecchierà mai». 
Il regista Alessandro Talevi sottolinea invece la modernità dell’opera: «Non ho mai smesso di ammirare la sottigliezza e la cura dei particolari con cui Puccini crea i suoi scenari e il modo in cui richiedono costantemente un’indagine psicologica profonda da parte di cantanti e regista».
Seguendo le indicazioni originali di Puccini, l’allestimento restituisce la Roma vissuta dal compositore, dalle vedute dell’alba su Castel Sant’Angelo agli interni dorati di Sant’Andrea della Valle, fino ai rintocchi del Mattutino che il compositore di Lucca ascoltava all’alba per coglierne l’intonazione autentica da inserire in partitura.
 

In occasione della recita straordinario di Tosca, il Teatro dell’Opera di Roma presenta anche la mostra ‘Tosca 125. Oltre la scena’, che ne esplora la genesi e la fortuna attraverso documenti, bozzetti, fotografie e costumi provenienti dall’Archivio Storico Ricordi e dalle collezioni del Teatro.

giovedì 30 ottobre 2025

TCBO: I BALLETTI DA "IDOMENEO" DI MOZART E LA “QUARTA” DI BRAHMS CON JAMES CONLON SUL PODIO

 

Immergerà l’ascoltatore nell’atmosfera dell’apertura della prossima Stagione d’Opera 2026 del Teatro Comunale di Bologna il concerto diretto da James Conlon (nella foto di Dan Steinberg per LA Opera) per la Stagione Sinfonica in corso, che presenta i Balletti K 367 dall’Idomeneo di Wolfgang Amadeus Mozart – capolavoro serio del compositore salisburghese del 1780 con cui si inaugurerà il 24 gennaio la lirica – insieme all’Ouverture e alla Marcia in re maggiore dalla stessa opera. Venerdì 31 ottobre alle 20.30 all’Auditorium Manzoni il Direttore musicale dell’Opera di Los Angeles propone anche la Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98 di Johannes Brahms, proseguendo l’esplorazione delle pagine di questi due autori avviata con il concerto dello scorso aprile, che lo aveva visto dirigere gli Intermezzi dal Thamos, König in Ägypten (Thamos, re d’Egitto) e l’Ouverture dal Lucio Silla di Mozart, abbinati alla Seconda Sinfonia di Brahms.
Grazie alla riscoperta novecentesca di Idomeneo, hanno catturato interesse anche le danze conclusive dall’opera mozartiana, poste a coronamento del lieto fine con le nozze di Ilia e Idamante – raramente eseguite in concerto come numero indipendente e talvolta anche escluse dalle rappresentazioni del titolo – con la Ciaccona, il larghetto "Announce", il Largo “Pas seul”, il Passepied, la Gavotta, la Passacaglia, che Conlon decide di non proporre nell’ordine originale e di mescolare a due brani dall'opera completa: l’Ouverture e la Marcia dal primo atto. 
Sul podio dell’Orchestra della fondazione lirico-sinfonica felsinea, lo statunitense Conlon – ospite di prestigiose realtà musicali, dal Metropolitan di New York al Festival di Salisburgo, passando per la Staatsoper di Vienna e il Teatro alla Scala, e che è stato anche Direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai – affronta inoltre la Quarta e ultima sinfonia di Brahms, composta in due estati tra il 1884 e il 1885 nell’austriaca Mürzzuschlag in Stiria. Un lavoro considerato intimistico – seppur grandioso nelle dimensioni, nei colori orchestrali, nella ricchezza del materiale compositivo e nella densità della scrittura – che si chiude nel Finale con l’antica forma della Ciaccona, prendendo a prestito il tema del coro conclusivo della cantata “Nach dir, Herr, verlaget mich” BWV 150 di Johann Sebastian Bach.


Ingo Metzmacher chiude la Stagione Sinfonica del Teatro Massimo di Palermo con la monumentale Sinfonia “Resurrezione" di Mahler, venerdì 31 ottobre

 
Si conclude venerdì 31 ottobre alle 20:30 con l'esecuzione della monumentale Sinfonia n. 2 in Do minore “Resurrezione” per soli, coro e orchestra di Gustav Mahler, la Stagione Sinfonica 2024-2025 del Teatro Massimo di Palermo. A guidare l'imponente organico orchestrale e corale sarà il maestro Ingo Metzmacher, una delle bacchette più autorevoli del panorama internazionale, noto per la sua profonda affinità con il repertorio tardo-romantico e le grandi partiture del Novecento. Sul palco, al fianco dell'Orchestra e del Coro del Teatro Massimo, preparato dal Maestro Salvatore Punturo, saliranno due grandi soliste, il soprano Ruth Iniesta e il contralto moldavo Natalia Gavrilan.
Composta tra il 1888 e il 1894, la Seconda Sinfonia è l'opera che impegnò Mahler più a lungo, rappresentando un vero e proprio spartiacque nella storia della sinfonia. Il compositore ambiva a racchiudere in essa "un mondo della massima varietà e complessità", superando i canoni tradizionali per abbracciare i grandi temi di morte, vita e trasfigurazione. Ad ispirarlo nel 1894 fu la cerimonia funebre per il direttore d’orchestra e compositore Hans von Bülow, che riportava nelle prime parole dell'inno del poeta Friedrich Klopstock: "Auferstehen!" (Risorgere!). Questo evento gli diede l'ispirazione definitiva per il grandioso Finale, nel quale unisce l'orchestra a due voci soliste e al coro, sull'esempio del "corale della gioia" della Nona di Beethoven. «La mia esigenza di esprimermi musicalmente, sinfonicamente, inizia solo là dove dominano le oscure sensazioni, sulla soglia che conduce all’“altro mondo”» diceva Gustav Mahler.
La sinfonia si articola in cinque movimenti: Il grandioso movimento iniziale, Totenfeier (Rito funebre), è una visione tempestosa e apocalittica che pone la grande domanda: "Perché sei vissuto? Perché hai sofferto?" I movimenti centrali fungono da interludio: un lento e malinconico Andante moderato evoca il ricordo di un momento felice, mentre il terzo tempo, tratto dal Lied La predica ai pesci di Sant'Antonio da Padova, descrive la vita come un turbinio insensato. Il quarto movimento, Urlicht (Luce primigenia), è un Lied per contralto e orchestra che anticipa la promessa della salvezza. Il Finale, dopo un "grande appello" di ottoni in lontananza che evoca il Giudizio Universale, il Coro interviene in pianissimo, culminando in un inno di fede e amore che celebra la Resurrezione e la redenzione. Mahler non descrive una ricompensa religiosa, ma afferma con forza la vittoria dello spirito e dell'amore sull'angoscia terrena.

LE CANZONI DI CARUSO RIVIVONO AL TEATRO DELLA CONCORDIA

 


Nell’ambito della stagione concertistica NOTE VERE, venerdì 31 ottobre alle ore 21:00 il Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio ospiterà un recital dedicato alle canzoni di Enrico Caruso, icona mondiale del canto lirico e autore di melodie di rara eleganza, interpretato dal tenore Mark MILHOFER e accompagnato al pianoforte da Marco SCOLASTRA.
Mark MILHOFER è uno dei tenori più versatili della sua generazione, capace di spaziare dal repertorio barocco di Monteverdi al romanticismo di Rossini e Puccini, fino alle opere contemporanee di Britten ed Eötvös. Ha studiato alla Guildhall School of Music and Drama di Londra e si è esibito in teatri prestigiosi come la Staatsoper di Berlino, il Royal Opera House di Londra e il Teatro alla Scala di Milano, collaborando con direttori come Diego Fasolis e Zubin Mehta. La sua voce è descritta come "gentilmente vibrante" e la sua presenza scenica "comunicativa".
Marco SCOLASTRA, pianista di rilievo nel panorama musicale italiano, ha studiato al Conservatorio “F. Morlacchi” di Perugia perfezionandosi con Aldo Ciccolini e Ennio Pastorino. Ha suonato in sale come la Carnegie Hall di New York, il Musikverein di Vienna e il Teatro Regio di Parma, collaborando con direttori come Yuri Bashmet e Riccardo Muti. La sua interpretazione si distingue per tecnica impeccabile e sensibilità musicale, capace di valorizzare ogni pagina del repertorio.
Il programma ENRICO CARUSO. LE SUE CANZONI propone un percorso tra le melodie più significative della prima metà del Novecento, tra brani celebri e rarità. Da Adorables Tourments (1907) a Mattinata di Leoncavallo, da Vieni! di Luigi Denza a Tiempo Antico e Sotto il ciel, si alternano poesie e musiche in italiano, francese, inglese e spagnolo. Non mancano i brani composti o co-firmati dallo stesso Caruso, tra cui Souvenirs d’un concert e Thoughts of You, che rivelano il suo talento creativo oltre che interpretativo. L’improvvisazione di Roberto Piana su Era de maggio stabilisce un ponte tra la tradizione carusiana e la sensibilità musicale contemporanea.
Il recital è un omaggio alla voce poetica di un’epoca, capace di raccontare storie di amore, nostalgia e ricordi con una scrittura che coniuga poesia popolare e raffinatezza musicale, restituendo al pubblico la grandezza e l’eleganza del mito di Enrico Caruso.
NOTE VERE è un progetto dell’Associazione Filarmonica Umbra E.T.S. con il patrocinio e il sostegno di MIC - Ministero della Cultura, Regione Umbria, Comuni di Massa Martana, Monte Castello di Vibio e Todi, Camera di Commercio dell’Umbria e con il patrocinio della Provincia di Perugia e il sostegno della Fondazione Perugia.


Manfred Honeck dirige la Filarmonica della Scala per il finale di Stagione. Solista il pianista Benjamin Grosvenor

 

Dopo il successo della versione multimediale de La voix humaine di Poulenc firmata da Barbara Hannigan, il prossimo e ultimo appuntamento della Stagione 2025 della Filarmonica della Scala è già il prossimo lunedì 3 novembre alle ore 20. Manfred Honeck (nella foto in alto, ©Felix Broede) torna al Teatro alla Scala con un programma raffinato che riunisce tre anniversari: nel duecentesimo anno dalla nascita di Johann Strauss la Filarmonica esegue l’ouverture della sua opera più famosa, Die Fledermaus; sono cinquanta gli anni che ci separano dalla morte di Dmitrij Šostakovič, omaggiato con la Sinfonia n. 10 in mi minore op. 93; il pianista britannico Benjamin Grosvenor (nella foto in basso, @Marco Borggreve) è solista nel concerto per pianoforte in sol maggiore di Maurice Ravel, del quale ricorre il centocinquantesimo anniversario della nascita. Ultimo appuntamento anche per la stagione delle Prove Aperte, domenica 2 novembre alle ore 19:30 a sostegno di Fondazione Aquilone e in particolare del progetto Scuola bottega, uno spazio educativo che coinvolge ogni anno preadolescenti a rischio dispersione scolastica.
Coprendo ottant’anni di musica, il programma unisce tre linguaggi molto diversi, a partire dall’ouverture da Die Fledermaus, vero e proprio omaggio di Honeck al suo connazionale austriaco Johann Strauss, ricordato attraverso la sua opera più famosa.


Ravel avrebbe voluto intitolare il suo concerto in sol “divertimento”, e il suono del pianoforte è come acqua fresca e trasparente, in un dialogo giocoso con l’orchestra che fa pensare alla leggerezza mozartiana; la Decima Sinfonia di Šostakovič ci racconta della nuova libertà creativa del suo autore, tornato alla composizione sinfonica dopo una lunga pausa di otto anni, alla morte di Stalin.
Nicola Cattò scrive nelle note di sala: «A proposito della Decima, sono due i temi critici da sempre evidenziati, ossia la presenza ricorrente della propria “firma” musicale, DSCH, e la raffigurazione sonora di Stalin nel secondo movimento: in Testimony, la controversa raccolta di memorie di Šostakovič realizzata da Solomon Volkov, egli afferma di avere realizzato in questa sinfonia un ritratto del dittatore. “L’ho scritta subito dopo la morte di Stalin, e nessuno indovinò di cosa parlava la sinfonia. Parla di Stalin e degli anni dello stalinismo”. Come quasi tutto quello che è contenuto in quel libro, anche questa affermazione è stata a lungo contestata: a me pare che sia corretto quanto afferma Ian MacDonald, secondo cui il ritratto musicale di Stalin va visto specularmente al citato motto musicale DSCH, da vedersi come “una dichiarazione di individualismo nell’ambito di una cultura di collettivismo totalitarista”, dove l’unico “io” possibile era ovviamente Stalin stesso. E perciò questa autoaffermazione – leggibile anche come Šostakovič che situa il proprio destino nei binari di quello della Patria tutta – doveva attendere la morte di Stalin per essere espressa».



 


LA VIOLA DI TAMESTIT PER IL CONCERTO DI WALTON. Il 30 e 31 ottobre a Torino con un omaggio a Ravel nel 150esimo dalla nascita e Orozco-Estrada sul podio

 
Debutta nella stagione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai prima di essere portato in tournée in Spagna, all’Auditorio Nacional de Música di Madrid, il Concerto per viola e orchestra di William Walton, con l’acclamato Antoine Tamestit (nella foto di Lenaka.net) in veste di solista. La pagina è in programma all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino giovedì 30 ottobre alle 20.30, con trasmissione in diretta su Radio3. Replica del concerto a Torino venerdì 31 ottobre alle 20 e in live streaming sul portale di Rai Cultura, che lo proporrà poi su Rai5 giovedì 13 novembre a partire dalle 22.20.
Sul podio, anche poi nella successiva tournée dell’Orchestra Rai in Spagna dal 3 al 6 novembre, è impegnato Andrés Orozco-Estrada, Direttore principale della compagine. Nato a Medellín, in Colombia, nel 1977, ha debuttato con la compagine della radio-televisione italiana nel maggio 2022, e nell’ottobre 2023 ha iniziato una collaborazione di tre anni come Direttore principale, che lo porta sul podio della Rai più volte in stagione e in tournée. È stato a capo di compagini come l’Orchestra della Radio di Francoforte, i Wiener Symphoniker e la Houston Symphony. Dalla stagione 2025/2026 è Generalmusikdirektor della Città di Colonia, prendendo le redini della Gürzenich Orchestra e dell’Opera della città tedesca, una delle più importanti metropoli culturali europee. Dirige abitualmente orchestre come i Wiener e i Berliner Philharmoniker, la Staatskapelle di Dresda, la Gewandhausorchester di Lipsia e quella del Concertgebouw di Amsterdam.
In apertura di serata Orozco-Estrada (nella foto di Julia Wesely) propone Alborada del gracioso di Maurice Ravel, del quale ricorrono quest’anno i 150 anni dalla nascita. Rielaborato in versione orchestrale nel 1918, il lavoro – composto per pianoforte nel 1895 – è uno dei primi d’ispirazione iberica del catalogo di Ravel. “Alborada” si riferisce a una serenata d’amore, eseguita con la chitarra nelle ore mattutine. Questa forma, che probabilmente deriva dalla tradizione galiziana, è riconducibile forse alla prassi trovadorica. Il “Gracioso”, invece, è una figura comica del teatro tradizionale spagnolo, celebre nelle opere di Calderón e Lope de Vega.
Segue il Concerto per viola e orchestra di William Walton, composto nel 1929 ed eseguito per la prima volta a Londra da Paul Hindemith. Solista è Antoine Tamestit, che ha all’attivo collaborazioni con prestigiose orchestre quali la Boston Symphony, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, l’Orchestre de Paris, l’Orchestre National de France e l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. 
Nella seconda parte della serata, la Sinfonia n. 9 in mi bemolle maggiore op. 70 di Dmitrij Šostakovič. Scritta nell’agosto del 1945 per celebrare la vittoria di Stalin sul nazismo, la partitura si distingue dai toni epici e nazionalistici delle due sinfonie precedenti per la sua scrittura leggera e scanzonata, di piacevole taglio neoclassico, che causò non pochi malumori, soprattutto tra le alte personalità del regime sovietico.
Chiude il concerto La valse di Ravel, pagina nata tra il 1919 e il 1920, quando l’Europa provava a riemergere dalle macerie della Grande Guerra. L’impulso fu fornito dell’impresario dei Ballets russes Sergei Diaghilev, che incoraggiò l’autore a comporre un poema coreografico per poi rifiutarsi di ricavarne un balletto. Solo dopo otto anni dalla stesura definitiva La valse fu messa in scena all’Opera di Parigi, grazie all’intuito della mecenate e danzatrice Ida Rubinštejn, riscuotendo un caloroso successo.

IUC: 1 novembre . Apokàlypsis di Marcello Panni

 

Istituzione Universitaria dei Concerti
I CONCERTI DELL’AULA MAGNA
81a Stagione 2025 | 2026
Sabato 1 novembre . ore 18.30 
Apokàlypsis 
di Marcello Panni (Edizioni Musicali Rai Com)
CORO VOCI BIANCHE 
DELL’ ACCADEMIA DI SANTA CECILIA 
Claudia Morelli maestra del coro 
CORO GOFFREDO PETRASSI 
Stefano Cucci maestro del coro 
BANDA NAZIONALE DELL'ESERCITO ITALIANO 
Filippo Cangiamila direttore 
FRANCESCO SICILIANO voce recitante 
SYLVIA MILTON voce recitante 
MARCELLO PANNI direttore
 
Prolusione di 
S.Em. Card. GIANFRANCO RAVASI 
Marcello Panni 
Apokàlypsis. Oratorio in sette quadri e due parti con un prologo ed un epilogo. 
Tratto dall'Apocalisse di Giovanni. 
Libretto e Musica di Marcello Panni (Edizioni Musicali Rai Com)
Per 2 voci recitanti, coro misto, coro di voci bianche, strumenti a fiato e percussioni 


Sabato 1° novembre ore 18.30 l’Istituzione Universitaria dei Concerti ospita in l’Aula Magna Apokàlypsis. Oratorio in sette quadri e due parti con un prologo ed un epilogo, su libretto e musica di Marcello Panni che riesce a tradurre l’Apocalisse di Giovanni, l’ultimo e il più misterioso dei libri della Bibbia, con i suoi simbolismi complessi e le sue potenti icone, in suoni e ritmi, senza semplificarlo o snaturarlo. Il concerto, che vede sul podio Marcello Panni, sarà introdotto da S.Em. Card. Gianfranco Ravasi e si avvale del Coro di Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretto da Claudia Morelli (nella foto in basso), del Coro Goffredo Petrassi diretto da Stefano Cucci, della Banda Nazionale dell’Esercito Italiano diretta da Filippo Cangiamila, e infine delle voci recitanti di Francesco Siciliano e di Sylvia Milton.


La musica, affidata a 31 strumenti a fiato e 4 percussionisti, che hanno anche il compito di azionare dei meccanismi teatrali per riprodurre i rumori della tempesta, del tuono, delle fiamme e del terremoto, intende evocare una sacralità primitiva, e nello stesso momento senza tempo, e lo fa con un’armonia dissonante, basata su scale difettive, tipiche della musica aborigena sudamericana. Due le voci recitanti del celebre e visionario testo: un uomo (Giovanni) e una donna (la Sposa Celeste). A loro si affiancano due cori: uno di voci bianche (gli Angeli) e uno, diviso in Ventiquattro Anziani e quattro Esseri Viventi (Leone, Vitello, Uomo e Aquila), che cantano in latino con frammenti in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo e, nel finale, greco.
Il testo dell’Oratorio Apokàlypsis - racconta Marcello Panni (nella foto) - è un estratto di brani dal libro dell’Apocalisse di Giovanni, l’ultimo e il più misterioso dei libri della Bibbia; la scelta dei versetti è stata fatta secondo le indicazioni di uno dei massimi intenditori delle Sacre Scritture, S.E. il Cardinale Gianfranco Ravasi.
Dalle sue indicazioni ho tratto un libretto per una moderna sacra rappresentazione con  due voci recitanti, un uomo e una donna,  che recitano i versetti in italiano , alternandosi e  a volte sovrapponendosi all’orchestra e al coro, che invece intona la versione  in  latino, ma  anche in alcuni punti in francese, inglese, tedesco, spagnolo, e nel finale in greco, lingua in cui probabilmente si è diffusa l’Apocalisse nei primi secoli del cristianesimo.
La visione di Giovanni è tutta piena di riferimenti alla musica: suonano, e più volte, le 7 trombe e le arpe,  si intonano cori angelici e di Anziani, che adorano l’Agnello, per non tacere dei rumori naturali della tempesta, del tuono, del divampare delle fiamme.
Come dare corpo a questa gigantesca visione sonora ? Come  incarnare quegli strumenti, che tante volte abbiamo visto negli affreschi di Giotto, Beato Angelico, Signorelli?  
Varie sono state le mie scelte: simbolicamente ho adottato  il numero sette come elemento portante ritmico e strutturale della musica . Non sono forse sette le note e sette i cieli , che ruotando attorno alla Terra producono l’Armonie delle Sfere? Sette sono anche i quadri, come grandi affreschi, che compongono l’oratorio, con un prologo e un epilogo, in tutto 9 ( altro numero magico, 3 alla seconda, cioè la Trinità  al quadrato!). Ma la cosa più difficile era scegliere lo stile armonico e melodico di un testo così complesso. 
Rinunciando a  un Apocalisse tecnologica con effetti elettronici e stile cinematografico, (era la soluzione più ovvia ), ho scelto una lettura austera che evochi piuttosto un rito sciamanico, una sacralità primitiva, una cerimonia antica e senza tempo, con elementi di folklore e la cui ispirazione mi viene dalle  37 gigantesche tappezzerie medioevali dell’Apocalisse di Angers, che conosco e amo da molti anni, tessute  per le grandi solennità della sua Cattedrale.  Ho scelto di prendere come temi principali alcune melodie sciamaniche di origine aborigena del Sud America, innestandole su un evocazione di  forme  contrappuntistiche  medioevali ( motetus, conductus, organum) e della solmizzazione gregoriana. L’armonia sarà aspra  e dissonante basata su incontri politonali di scale difettive, tipiche della musica aborigena. Dovendo dare un riferimento comprensibile, penserei alla Création du Monde e a La mort d’un Tyran  di Darius Milhaud o a Laborintus II del suo allievo e mio maestro Luciano Berio.        

VENERDÌ 31 OTTOBRE ALL’AQUILA ELEGANZA E MODERNITÀ CON L’ENSEMBLE DI FIATI DELL’ISA

 

Un affascinante percorso musicale fra l’eleganza di Mozart e la vivace inventiva di Ibert  (nell'immagine), in un dialogo ideale tra Settecento e Novecento. È questa la proposta del secondo concerto della 51a Stagione dei Concerti dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, in programma il 31 ottobre 2025 alle 18 (eccezionalmente di venerdì e non di sabato come d’abitudine nel rispetto della celebrazione della festa di Ognissanti) sul palco del Ridotto Comunale dell’Aquila, che vede impegnato l’Ensemble di Fiati dell’ISA diretti da Fabien Thouand nella Serenata “Gran Partita” di Mozart. Il Primo Violoncello dell’Orchestra ISA, Maria Miele, è invece la solista nel brano che apre la serata: il Concerto per violoncello e fiati del 1925 di Jacques Ibert.
Questo secondo appuntamento arriva a meno di una settimana dalla inaugurazione di Stagione all’Aquila e a Tortoreto con la quale l’Istituzione Sinfonica Abruzzese, dopo le celebrazioni per il cinquantesimo anno di attività, ha aperto un nuovo capitolo della propria storia, nel segno della continuità e del rinnovamento: presidio musicale, ma anche sociale, organismo vivo e dinamico, fedele alla propria missione di diffusione della cultura musicale, ma capace di rinnovarsi e di parlare a pubblici diversi, attraversando territori e comunità. L’auspicio espresso dal Presidente Alberto Mazzocco è stato che la nuova Stagione possa essere «un tempo di bellezza, di ascolto e di incontro, un percorso condiviso in cui ogni spettatore possa sentirsi parte viva di un progetto comune, di una comunità che si riconosce nella musica e nella sua forza di unione».
Nella prima parte spazio al gusto francese del Novecento con il Concerto per violoncello e fiati di Jacques Ibert, opera di rara esecuzione che alterna momenti lirici a passaggi di brillante leggerezza e ironia, evocando modelli barocchi e classici che traduce con sensibilità moderna sperimentando un impasto timbrico poco utilizzato in precedenza con il dialogo fra fiati e violoncello solista, di cui mette in luce la versatilità e il virtuosismo.
Completa la serata la Serenata in si bemolle maggiore K. 361 “Gran Partita” di Mozart considerata il capolavoro assoluto per insieme di fiati nel Settecento. Si distingue per la ricchezza dei timbri, l’eleganza delle forme e la profondità emotiva che la attraversa. Dalla nobiltà dei temi iniziali, all’incanto dell’Adagio, reso celebre anche dal film Amadeus di Miloš Forman, alla vivacità danzante dei movimenti finali, la Gran Partita rappresenta un vertice dell’arte mozartiana, capace di coniugare equilibrio classico e intensità emotiva, una celebrazione della purezza del suono e dell’arte dell’ascolto.
 
Fabien Thouand, oboista e direttore francese, è vincitore di importanti concorsi internazionali e ha collaborato come Primo Oboe con orchestre di prestigio quali, fra le altre, la Scala di Milano e la London Symphony. È docente al Royal College of Music di Londra e al Conservatorio della Svizzera Italiana. Dal 2023 è primo oboe dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e docente alla Haute École de Musique di Losanna.
Maria Miele, Primo Violoncello dell’Orchestra ISA, si diploma con lode e menzione d’onore al Conservatorio “L. Perosi” di Campobasso a soli 16 anni, perfezionandosi poi in Italia e all’estero con maestri di fama internazionale. Ha collaborato con importanti orchestre, tra cui il Teatro dell’Opera di Roma e l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” diretta da Riccardo Muti.

Musica Insieme - Lunedì 3 novembre al Manzoni il debutto di INVITO ALLA DANZA con Giuseppe Albanese e le coreografie di Matilde Stefanini e "Filo"

 
MUSICA INSIEME
I CONCERTI 2025|2026
XXXIX edizione
Lunedì 3 novembre 2025 | ore 20.30
Teatro Auditorium Manzoni
(Via de’ Monari 1/2 – Bologna)
 

GIUSEPPE ALBANESE pianoforte
MATILDE STEFANINI
FILIPPO “FILO” GAMBERINI danzatori
ARTURO CANNISTRÀ supervisione coreografica

CARL MARIA VON WEBER (1786-1826)
Invito alla danza op. 65 (1819)
trascrizione di Carl Tausig

Sonata n. 1 in do maggiore op. 24 (1812)

CLAUDE DEBUSSY (1862-1918)
Prélude à l’après-midi d’un faune L. 86 (1894)
trascrizione di Leonard Borwick
 
***
 
IGOR STRAVINSKIJ (1882-1971)
Suite da L’uccello di fuoco (1910)
trascrizione di Guido Agosti

FABIO VACCHI (1949)
Novelletta terza (2025)
PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA
 
MAURICE RAVEL (1875-1937)
La Valse M. 72 (1920)  


Lunedì 3 novembre 2025 alle 20.30 Musica Insieme ospiterà all’Auditorium Manzoni il recital di Giuseppe Albanese (nella foto a sinistra), fra i più apprezzati pianisti italiani, che incontrerà due giovani ballerini sviluppando un progetto realizzato in piena pandemia nel 2021, ripreso alle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna per la Stagione “on air” di Musica Insieme, e che potremo ammirare al suo debutto dal vivo sul palcoscenico felsineo. Oltre a presentare una prima assoluta del compositore bolognese Fabio Vacchi, che sarà presente in sala, l’Invito alla Danza di Albanese svela sin dal titolo la sua parola d’ordine: da Carl Maria von Weber a Maurice Ravel, l’arte della trascrizione incontra le più affascinanti partiture nate per la danza o ad essa ispirate. E saranno due straordinari talenti Under 25 del nostro territorio ad esibirsi in alcuni momenti del concerto: Matilde Stefanini, in forze al Dansk Danseteater di Copenaghen, e Filippo Gamberini, in arte “Filo”, street dancer (i due danzatori nella foto in alto, di Andrea Ranzi), con la supervisione coreografica di Arturo Cannistrà.

Nella trascrizione virtuosistica di Carl Tausig, l’Invito alla Danza di Carl Maria von Weber, di cui il prossimo anno ricorrerà il bicentenario della morte, aprirà la serata: apprezzeremo un’autentica scena danzante al ritmo di un valzer vibrante di energia. Del compositore tedesco, particolarmente noto come operista, ascolteremo poi un’altra pagina pianistica, la Sonata op. 24, resa celebre per il suo trascinante Finale, un moto perpetuo apprezzato non di rado anche come “pezzo staccato”.
Seguirà un “incontournable” della letteratura sinfonica trascritto per pianoforte da Leonard Borwick: il Prélude à l’après-midi d’un faune di Claude Debussy. Il sensuale flauto che rappresenta il fauno che sogna l’incontro con le ninfe, così come la natura circostante mirabilmente evocata “à la manière de Monsieur Croche”, si prestano benissimo a essere coreografati, come testimonia l’ampia letteratura di riferimento, a partire dalla versione di Nižinskij, realizzata dalla compagnia dei Ballets Russes di Djagilev.
Dopo la pausa, sarà nuovamente un ballet russe a suggerire l’ispirazione. Tratto dall’omonima fiaba di Aleksandr Afanas'ev, l’Uccello di Fuoco di Stravinskij accosta violenti contrasti e una scrittura dal forte impatto ritmico. Lo ascolteremo nella versione pianistica di Guido Agosti, che appronta una trascrizione degli ultimi tre numeri del balletto.

A seguire, sarà proposta la prima esecuzione assoluta di un brano contemporaneo, la Novelletta Terza del bolognese Fabio Vacchi (nella foto a destra), un elaborato studio sul ritmo dagli accenti vagamente “swing” e sincopati, dove con le parole dell’autore «la frenesia ritmica della cultura africana, che scorre sempre più nell’Occidente, vivificandolo, si misura con il pianoforte, massima manifestazione delle radici occidentali a partire dall’Illuminismo, quando l’Europa migliore, l’Europa in cui non smetto di credere, ha cominciato a ritrovare se stessa aprendosi alla diversità». Conclusione di serata all’insegna del valzer, questa volta trasfigurato da Ravel nella sua Valse. Come aveva già dato prova con le Valses nobles di dieci anni prima, il compositore qui disarticola il valzer, questa volta nella sua macrostruttura, e ne ricava un brano intenso, connotato da una tensione cupa e struggente, sino a giungere a un vorticoso finale.

Il concerto vedrà come Main Sponsor FATRO e ACETAIA GIUSTI e sarà introdotto dallo stesso Maestro Giuseppe Albanese.




Sabato 1 novembre ore 17.30 a Pesaro conferenza-spettacolo con Filippo Del Corno su Giacomo Puccini. A seguire, celebri brani pucciniani con il soprano Yue He e il pianista Pietro Zuffa

Filippo Del Corno, compositore, fondatore di Sentieri Selvaggi, autore di lavori di teatro musicale (Orfeo a fumetti, Sulla corda più alta) e di brani orchestrali e da camera eseguiti da musicisti quali Luciano Berio e London Sinfonietta, già assessore alla cultura di Milano negli anni 2013-2021, sarà protagonista della conferenza spettacolo dedicata a Giacomo Puccini, sabato 1° novembre ore 17.30 a Villa Vismara Currò - Giardino di Santa Maria, a Pesaro.
Il musicista è ospite di uno degli eventi “Wunder Library” organizzati dall’associazione Wunderkammer Orchestra Ets, nell’ambito del variegato ‘cartellone delle meraviglie’ promosso insieme al Comune di Pesaro. L’occasione è la presentazione del saggio “Puccini 900. La seduzione della modernità”, scritto da Del Corno per le Edizioni Curci Music and Books, nel 2024, anno delle celebrazioni del centenario della morte di Giacomo Puccini. Nell’incontro, l’autore dialoga con il compositore Paolo Marzocchi, direttore artistico WKO, e con Stefano Gottin presidente WKO.
Nel saggio, Filippo Del Corno demolisce l’immagine stereotipata di Puccini quale erede – quasi epigono – del melodramma ottocentesco e di autore sentimentalista per gettare luce sulle corrispondenze profonde tra la sua drammaturgia in musica e le più audaci sperimentazioni del primo Novecento europeo. Da Richard Strauss ad Anton Webern, da Igor Stravinsky a Claude Debussy, per l’autore ricostruire i fili nascosti delle reciproche influenze significa soprattutto inquadrare da un’angolazione più accurata il senso stesso della musica di Puccini. E, con essa, gli indimenticabili personaggi che seducono ancora oggi il pubblico di tutto il mondo.
Dopo la conferenza, il soprano Yue He (nella foto a destra) e il pianista Pietro Zuffa eseguono arie d’opera e da camera di Puccini. In programma, “Terra e Mare” e “Sole e Amore”, “Sì, mi chiamano Mimì” da La bohème, "Foglio d’album" per pianoforte solo, “Ch’il bel sogno di Doretta” dall’opera La rondine, e “O mio babbino caro” da Gianni Schicchi.
L’evento si avvale del sostegno di Sistemi Klein (main sponsor), Morfeus, Riviera Banca, Giardino di Santa Maria
 
Nato nel 1970, Filippo Del Corno (nella foto di Marco Pieri) si è diplomato nel 1995 in Composizione al Conservatorio di Milano, studiando con Azio Corghi e Danilo Lorenzini. Ha seguito inoltre seminari e masterclass con Paolo Castaldi, John Cage e Louis Andriessen. La sua musica è presente nei cartelloni di teatri e istituzioni come Festival di Lucerna, Festival di Radio France-Montpellier, Bang On A Can Marathon, Teatro alla Scala, Biennale di Venezia, eseguita da musicisti quali Luciano Berio, James MacMillan, Dimitri Ashkenazy, Emanuele Arciuli, David Alan Miller. Nel 1997, in collaborazione con Angelo Miotto e Carlo Boccadoro, ha fondato Sentieri Selvaggi, gruppo dedicato all’esecuzione e alla diffusione della nuova musica, di cui è presidente e co-direttore artistico fino al 2013. È stato assessore alla Cultura di Milano dal 2013 al 2021, periodo nel quale ha sospeso la sua attività musicale. Oggi insegna Composizione al Conservatorio di Milano.

Il Festival Duni di Matera prosegue venerdì 31 ottobre e sabato 1° novembre nel segno della grande musica del Settecento

 

Dopo il grande successo della ‘Maratona Duni’, i concerti della XXVI edizione del prestigioso Festival Duni di Matera proseguono con una due-giorni da non perdere.
Protagonista del doppio appuntamentodi venerdì 31 ottobre e di sabato 1° novembre 2025 sarà Antonio Duni, fratello del più celebre Egidio Romualdo, figura affascinante che nella sua vita ha incarnato perfettamente l’archetipo del musicista d’Europa.
Due serate in musica che porteranno alla luce capolavori mai eseguiti prima, sotto la guida di studiosi, musicologi e musicisti.
Tra i molti compositori che nel Settecento attraversarono l’Europa, Antonio Duni rappresenta un caso singolare. Nato a Matera nei primi anni del XVIII secolo, Duni fu musicista cosmopolita per vocazione: la sua carriera lo portò da maestro di cappella della cattedrale di Acquaviva delle Fonti sino a Madrid e Varsavia, da Praga a Schwerin, da Mosca a Riga. Lungo queste rotte egli assimilò tradizioni diverse — italiana, iberica, tedesca, slava — fondendole in uno stile personale, dove la chiarezza melodica napoletana si unisce a una scrittura orchestrale elegante e limpida, erede del classicismo nascente.


Venerdì 31 ottobre - Matera, Palazzo Malvezzi - Ore 20.00

“Antonio Duni tra ricerca, musica e memoria” 
incontro di studi presieduto da Dinko Fabris con interventi di:
Thomas Suárez (violinista, musicologo e discendente di Antonio Duni): La scoperta delle Six Sonatas
Giovanni Tribuzio (ricercatore di fonti musicali): Intorno alla biografia di Antonio Duni
Galliano Ciliberti (musicologo): Antonio Duni musicista europeo

Ore 20.30 Concerto di presentazione del CD pubblicato da Brilliant Classics
Antonio Duni (Matera 1700 – Schwerin 1767)
Le Sonate ritrovate
a cura del DuniEnsemble
Esecuzione dal vivo di una selezione dalle Six Sonatas a violon seul et basse (et qui peuvent êntre joüé sur la flute traversiere) dédieés a Mademoiselle Sandilands par Antoine Duni

DuniEnsemble
Natalia Lucia Bonello, traversiere
Leonardo Massa, violoncello barocco
Claudia Di Lorenzo, clavicembalo

Il DuniEnsemble - fondato nel 2003 da Natalia Bonello, Claudia Di Lorenzo e Leonardo Massa - si è avvalso, nel corso degli anni, della collaborazione di valenti musicisti attivi nel campo della musica antica come il violinista napoletano Vincenzo Bianco. Il gruppo prende il nome dal compositore lucano Egidio Romualdo Duni ed è costituito da musicisti attivi da oltre venti anni nel campo della musica antica dediti allo studio ed alla divulgazione, con esecuzioni storicamente informate eseguite su strumenti copie storiche, in particolare del patrimonio musicale settecentesco dei fratelli Egidio e Antonio Duni. Formatesi con i più autorevoli rappresentanti del panorama musicale italiano ed estero: E. Fadini, J. Christensen, S. Balestracci, M. Gatti, C. Banchini, K. Klark, S. Bagliano, V. Daniels, G. Acciai, D. Dolci, i musicisti del gruppo hanno al loro attivo concerti ed esibizioni in Italia e all’estero per importanti festival di musica antica, oltre che cd e prime registrazioni mondiali.
Con l’etichetta Brilliant Classics, il DuniEnsemble ha ultimato la registrazione integrale delle musiche strumentali di Egidio Romualdo Duni e presenta questa sera l’incisione delle Sonate di Antonio Duni riscoperte nel 2019 da Thomas Suárez.


Sabato 1° novembre 2025
Matera, Palazzo Viceconte - ore 20.00

“Nel mondo di Antonio Duni, musicista d’Europa”
Concerto con guida all’ascolto a cura del musicologo Galliano Ciliberti

1. Varsavia: Antonio Duni Kapelmeister e la musica sacra
Introduzione dal Te Deum 1746
Introduzione dalla Messa in re maggiore* 1745
*trascrizione moderna dal manoscritto a cura di Francesco Panico
2. Vienna: le Sinfonie
Sinfonia a 4 in sol maggiore per 2 violini, viola e basso*
Sinfonia in Re maggiore per due oboi, due corni, violini, viola e basso*
*edizione moderna delle Cinque Sinfonie a cura di Luigi Pentasuglia ed Ernesto Pulignano
3. Praga: l’opera più importante di Antonio Duni, Il Demetrio
Marcia dal I atto**dell’opera Il Demetrio, 1754
Introduzione all’opera Demetrio**
Marcia dal III atto**
**trascrizione moderna a cura di Claudia Di Lorenzo

Ensemble Barocco Antonio Duni
Francesco Panico, tromba (e direzione degli estratti da Il Demetrio)
Mario De Tullio e Antonio Chiarappa, oboi
Giovanni D’Aprile e Antonio Fracchiolla, corni
Natalia Lucia Bonello e Iulia Ponzio, traversieri
Giovanni Rota, Francesco Riccardi, Valerio Latartara, Filomena Sarcuni, violini
Renan Ferraz-Galvao, viola
Antonella Parisi, viola da gamba
Leonardo Massa, violoncello
Giuseppe Petrella, tiorba e chitarra barocca
Claudia Di Lorenzo, clavicembalo



Milano, Vespri Musicali in San Maurizio: il liuto barocco di Paul Beier

 

Vespri Musicali in San Maurizio
Sabato 1° novembre, ore 19.00
Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore

J.S. Bach: Trascrizioni per liuto
Paul Beier, liuto barocco

Sabato 1° novembre alle 19.00 le porte della Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano si apriranno, per l'ultima volta quest'anno, alla musica antica. Ospite dell'appuntamento finale della rassegna autunnale sarà Paul Beier, uno dei più noti liutisti sulla scena internazionale, con un programma di composizioni per liuto di Johann Sebastian Bach.


PROGRAMMA

Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Partita II per violino solo in re minore BWV 1004
Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga, Ciaccona
 
Johann Sebastian Bach
Sonata III per violino solo in do maggiore BWV 1005
Adagio, Fuga, Largo, Allegro assai


Paul Beier, celebre liutista e tiorbista statunitense, si è diplomato al Royal College of Music di Londra sotto la guida di Diana Poulton. Ha tenuto concerti in Europa, Nord e Sud America e in Australia come solista, direttore dell’ensemble Galatea, membro di vari gruppi e come continuista in produzioni orchestrali e operistiche. Il suo repertorio solistico per liuto spazia dal Cinquecento italiano fino alla musica di Bach e Weiss. Fondatore e direttore di Galatea, ha collaborato anche con Aglaia, Aurora, La Cetra, Ensemble Concerto, Nova Ars Cantandi, Pacific Baroque, La Risonanza, tra gli altri. I suoi 17 CD da solista, due album di English lute songs con il controtenore Michael Chance e 5 dischi come direttore di Galatea sono stati accolti con entusiasmo dalla critica, ottenendo riconoscimenti come “Disque du Mois” della rivista Répertoire, 5 Diapason, 5 stelle da Goldberg, “La Scelta” di Amadeus, ecc. Dal 1981 al 2021 Paul Beier ha insegnato liuto, basso continuo e musica d’insieme presso la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano. È membro fondatore della Italian Lute Society e redattore consulente del Journal of the Lute Society of America.

Dalla musica classica alla musica da film di Morricone, dal flamenco al jazz e alla canzone romana dal 4 novembre fino a maggio nel Teatro di Villa Lazzaroni una nuova serie di concerti con Roma Sinfonietta


Si parte il 4 novembre con le più note e amate canzoni tradizionali romane e si arriva fino al 14 maggio 2026 con il diabolico virtuosismo violinistico di Paganini: sono 9 concerti, che accostano i più diversi generi musicali e hanno ognuno una particolare attrattiva, a cui ogni appassionato di musica non potrà resistere. I concerti si svolgeranno nel Teatro ricavato nella chiesa dell’ex convento di Villa Lazzaroni in via Appia Nuova 522 (parcheggio gratuito in via Tommaso Fortifiocca 71). Inizieranno alle 20.30, ma alcuni concerti saranno ripetuti due volte nello stesso giorno, alle 17.30 e alle 20.30.  
Questa serie di concerti è curata da Roma Sinfonietta e dal suo direttore artistico Maestro Luigi Lanzillotta, che ha scelto di iniziare con un omaggio a Roma. il primo concerto (martedì 4 novembre) è intitolato infatti “Er core de Roma” ed è dedicato alla canzone romana, partendo con “La stringa”, una canzone di autore anonimo del Cinquecento, e concentrandosi poi sulle più celebri canzoni romane degli ultimi cent’anni, da “Barcarolo romano” a “Roma nun fa’ la stupida stasera”: le interpreta il romanissimo Trio Monti, che dedica questo concerto a “il mondo di Gabriella Ferri”, in omaggio all’indimenticabile cantante romana. Ennio Morricone, un altro grande e indimenticabile musicista romano, è protagonista del secondo concerto (martedì 11 novembre). Le sue più belle musiche da film (Nuovo Cinema Paradiso, C’era una volta in America, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Mission, La leggenda del pianista sull’Oceano e altre ancora) saranno eseguite dall’Orchestra Roma Sinfonietta, che per decenni è stata assidua collaboratrice di Morricone, sotto la cui direzione ha suonato negli studi di registrazione e nelle sale da concerto del mondo intero.
Martedì 2 dicembre ci si allontana da Roma e ci si imbarca idealmente per terre lontane con il concerto intitolato “Dalla Persia alla Spagna, passando per l’America latina”: un affascinante viaggio musicale da Oriente ad Occidente, attraversando le epoche, alla scoperta delle origini del flamenco e dei suoi sviluppi, in compagnia della chitarra flamenca di Riccardo Ascani e dell’oud (antico strumento arabo) di Pejman Tadaion (nella foto a destra). Il 2026 si apre con altra e diversa musica da film: giovedì 29 gennaio Luca Velotti (clarinetto e sax), Gino Cardamone (chitarra) e Piji (lettore, performer e cantautore) presentano un concerto intitolato “Woody Allen Movie Music”.
Martedì 17 febbraio spazio alla grande musica classica, con il Sestetto di Roma - un’eccellenza nel campo della musica da camera - che farà ascoltare due capolavori del romanticismo, il Sestetto n. 1 di Brahms e il Sestetto “Souvenir de Florence” di Ciajkovskij. 
Giovedì 12 marzo torna l’Orchestra Roma Sinfonietta, impegnata questa volta in musiche di due giganti della musica barocca: di Vivaldi eseguirà i concerti delle “Quattro stagioni” e di Bach il Concerto n. 1 per violino, a cui accosterà un concerto di Telemann, all’epoca molto più famoso del suo grande ‘collega’ tedesco Johann Sebastian. I solisti sono due protagonisti della vita musicale italiana, il violinista Marco Fiorentini e il violista Lorenzo Rundo.
Giovedì 14 maggio è la volta del trio formato da Barbara Eramo (voce), Gabriele Coen (sax) e Alessandro Gwis (pianoforte), che presenterà “Singing routes, le vie dei canti”: è un progetto con cui i tre musicisti seguono come filo conduttore l’identità culturale ed i suoi percorsi, attraverso la rivisitazione con un approccio aperto e contemporaneo di brani tradizionali del folk mediterraneo e del jazz. Giovedì 21 maggio si darà ‘carta bianca’ a Danilo Rea, con la sicurezza di affidarsi alle ottime dita e al talento musicale di un pianista jazz (ma la definizione gli va un po’ stretta) letteralmente straordinario, che ci guida in percorsi sempre affascinanti: il titolo del suo concerto è “Dai Beatles… a Morricone” e ci si può affidare ad occhi chiusi alle sue scelte. Finale pirotecnico e diabolico con i Capricci per violino solo di Paganini: Questi ventiquattro brevi brani super virtuosistici hanno dato origine alla leggenda del patto col diavolo del violinista genovese, ma Vincenzo Bolognese sa come - e non ce ne sono molti altri - far convivere l’esibizione virtuosistica e la valorizzazione della sostanza musicale di questa splendida raccolta di ventiquattro brani per violino solo.
 

Il mese della prevenzione del tumore al seno VAPORETTO ROSA venerdì 31 ottobre con partenza alle ore 10,15 da Ferrovia Pontile F30 e fermata di fronte al museo Navale con una formazione cameristica che si esibirà alle ore 11,00 in un programma musicale dedicato al melodramma


 
Anche quest'anno ottobre si è tinto di rosa per un'iniziativa fondamentale: il mese della prevenzione del tumore al seno, campagna globale dedicata a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della prevenzione e della diagnosi precoce del cancro al seno, una malattia che colpisce milioni di donne in tutto il mondo.
La Fondazione Teatro La Fenice è orgogliosa di poter salire a bordo del ‘Vaporetto rosa’ per portare il contributo della grande musica nella battaglia contro il tumore al seno e nella cruciale campagna di sensibilizzazione verso la prevenzione e le diagnosi precoci. Il Teatro veneziano parteciperà venerdì 31 ottobre con partenza da Ferrovia Pontile F30 e fermata alle 11 di fronte museo Navale dove una formazione cameristica composta dalle flautiste Claudia Piga (nella prima foto) e Margherita Russo (nella seconda
foto
) e dalla violoncellista Federica Colombo (nella terza foto) si esibirà in un programma musicale dedicato al melodramma, proponendo arrangiamenti e trascrizioni di alcune delle pagine più amate del grande repertorio. Eseguiranno infatti «Nessun dorma», l’ispirata aria di Calaf dalla Turandot di Giacomo Puccini; si misureranno poi con la leggerezza di «La donna è mobile», l’aria del duca di Mantova dal Rigoletto di Giuseppe Verdi; e con il brindisi «Libiamo, né lieti calici» dalla Traviata di Verdi; seguirà l’appassionata Habanera dalla Carmen di Georges Bizet; e poi, ancora, di Wolfgang Amadeus Mozart, l’impervia e celestiale
aria della Regina della notte, «Der Holle Rache», dalla Zauberflöte e il rondò ‘alla turca’ dalla Sonata op. 11 in la maggiore kv 331. 
A Venezia l'iniziativa Vaporetto Rosa è partita su iniziativa della Presidenza del Consiglio Comunale nel 2015 con l’obiettivo di aumentare il tasso di risposta agli screening mammografici, negli anni successivi il raggio si è ampliato estendendo questo messaggio a tutta la famiglia su indicazione del Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS3 Serenissima.  Durante tutto il mese, all'interno del Comune di Venezia e nel territorio metropolitano sono state promosse numerose attività per ricordare a tutti l'importanza di sottoporsi a controlli regolari. 
Dal 2018 è parte del progetto il Vaporetto Rosa di Alilaguna che naviga per le acque della laguna portando il messaggio di Prevenzione agli abitanti e agli ospiti della città! Al suo interno vengono 
ospitate le visite senologiche gratuite effettuate dai senologi della Breast Unit dell’ULSS3 Serenissima col supporto dei volontari Avapo e Lilt di Venezia.
Dal 2021 il Vaporetto Rosa ha iniziato a partecipare come Ambasciatore della Prevenzione alle principali manifestazioni cittadine, per raggiungere col suo messaggio un pubblico sempre più vasto.

Il Trio lavora in questa particolare formazione dal 2021 quando si forma presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali Achille Peri di Reggio Emilia, nell’ambito del corso di Musica da camera tenuto da Simone Gramagli, corso completato dal Trio con pieni voti e lode. Il Trio ha dato inizio alla propria attività focalizzandosi sul repertorio francese novecentesco e sulla ricchezza e raffinatezza timbrica che lo contraddistinguono, eseguendo musica di autori quali Debussy, Ravel, Jolivet e Damase. Attualmente, il Trio si sta dedicando a un ampliamento del proprio repertorio, avvicinandosi ad altri periodi e stili musicali attraverso trascrizioni di grandi pagine della tradizione, con autori quali Vivaldi, Telemann, Franck e Respighi