lunedì 22 aprile 2024

Il 25 aprile il debutto di Laszlo Fenyo per la Filarmonica Romana. Al Teatro Argentina il più importante violoncellista ungherese con la pianista Julia Okruashvili in un programma omaggio alla musica ungherese

 

Salito alla ribalta nel 2004 quando a 29 anni ha vinto il Concorso Internazionale “Pablo Casals” a Kronberg in Germania, László Fenyö è ad oggi il più celebre violoncellista ungherese, fra i migliori musicisti del suo paese, insignito del Premio Franz Liszt assegnato dal Ministero della Cultura.
Interprete brillante, dalle grandi capacità tecniche ed espressive, si è esibito negli ultimi anni sui più importanti palcoscenici del mondo, tra cui Concertgebouw di Amsterdam, Wigmore Hall di Londra, Gasteig di Monaco. Intensa è stata la collaborazione con il compositore e direttore Krysztof Penderecki con cui si è esibito diverse volte.
Debutta all’Accademia Filarmonica Romana, in una delle sue rare apparizioni romane, nel concerto al Teatro Argentina giovedì 25 aprile (ore 21), con il suo prezioso violoncello del 1695 realizzato dal liutaio Matteo Goffriller, accompagnato dalla pianista russa Julia Okruashvili,. I due offrono al pubblico un programma dedicato alla grande tradizione musicale ungherese, in cui echeggiano ritmi, melodie e canti popolari dell’Europa dell’est.
Il programma si apre e chiude nel segno di Béla Bartók fra le personalità artistiche più importanti del Novecento ungherese, di cui si ascolta la Rapsodia n. 1 originariamente scritta per violino e pianoforte di cui lo stesso autore su richiesta di Casals approntò una versione per violoncello e pianoforte, e le celeberrime Danze popolari rumene Sz. 56), nate per pianoforte nel 1915 (qui nella trascrizione per violoncello e pianoforte di Luigi Silva), in cui si coglie l’amore dell’autore per l’aspra musica magiara e balcanica.
All’interno del programma la Sonata n. 1 op. 4 per violoncello composta fra il 1909 e il 1910 da Zoltán Kodály, importante quanto Bartók nello studio e raccolta del materiale folclorico ungherese del XX secolo, e un omaggio a Franz Liszt con la trascrizione per violoncello e pianoforte dell’arcinoto notturno Sogno d’amore. Sarà ricordato anche Ernő Dohnányi (1877-1960), padre spirituale della musica ungherese, con la suite Ruralia Hungarica, fra le sue opere più celebri che riprende melodie popolari della Transilvania (studiate e pubblicate da Bartók e Kodály); inizialmente scritta per pianoforte, l’autore ha poi approntato diverse versioni, fra cui quella per violoncello e pianoforte. Infine il tributo di Kodály a Johann Sebastian Bach con la trascrizione di tre Preludi di corale.

TEATRO ARGENTINA
giovedì 25 aprile ore 21
László Fenyö violoncello
Julia Okruashvili pianoforte
 
Béla Bartók (1881-1945)
Rapsodia per violino e pianoforte n. 1 Sz. 87 (1928)
(trascrizione per violoncello e pianoforte di B. Bartók)
 
Franz Liszt (1811-1886)
Liebersträum (Sogno d’amore)
Notturno per pianoforte S. 541 n. 3 (1850)
(trascrizione per violoncello e pianoforte di M. Skalmer / J. Okruashvili)
 
Zoltán Kodály (1882-1967)
Sonata per violoncello e pianoforte n. 1 op. 4 (1909-10)
 
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Tre Preludi Corali per organo
(rielaborazione per violoncello e pianoforte di Z. Kodály, 1924)
Ach, was ist doch unser Leben (Che cos’è la nostra vita) BWV 743
Vater unser im Himmelreich (Padre nostro che sei nei cieli) BWV 762
Christus, der uns selig macht (Il Cristo che ci beatifica) BWV 747
 
Ernő Dohnányi (1877-1960)
Ruralia Hungarica op. 32d (1924)
 
Béla Bartók
Danze popolari rumene per pianoforte Sz. 56 (1915)
(trascrizione per violoncello e pianoforte di L. Silva)


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