“Che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo”. È solo una tra le numerose e immortali frasi di Romeo e Giulietta, la tragedia più celebre di tutti i tempi, la più rappresentata e amata dal pubblico, scritta tra il 1594 e il 1596 da Shakespeare e divenuta il simbolo dell’amore perfetto e romantico ma da tutti ostacolato, e che nel corso dei secoli ha ispirato numerosi artisti, pittori, scultori e naturalmente compositori (come Bellini, Berlioz, Gounod, fino ad arrivare a Malipiero e Bernstein). Nel concerto di giovedì 23 marzo ore 19.30 (repliche venerdì 24 marzo alle ore 20.30 e sabato 25 marzo alle 18), sarà Daniele Gatti a evocare le suggestioni di questa “coppia di amanti nati sotto cattiva stella” condotti alla distruzione dalla faida tra le loro famiglie, tra le più in vista della Verona dell’epoca: i Capuleti e i Montecchi.
Gatti, che torna a Santa Cecilia alcune settimane dopo i successi ottenuti con l’Elias di Mendelssohn, aprirà il concerto con la Ouverture-fantasia Romeo e Giulietta di Čajkovskij, eseguita per la prima volta nel 1870 e più volte rivista dal compositore. "La mia Ouverture – scrisse Čajkovskij – procede abbastanza rapidamente [...]. L'introduzione che descrive il frate, la rissa – Allegro –, l'amore, il secondo tema [...]. Certamente non sono nella posizione di dire cosa sia buono e che cosa no. Non posso essere oggettivo verso le mie creature; scrivo come sono capace".
Quindi sarà la volta del debutto nella stagione sinfonica di Santa Cecilia del violoncellista Pablo Ferrández: “Con Pablo Ferrández, la Spagna presenta un nuovo geniale violoncellista” ha scritto Le Figaro, e il Los Angeles Times “Magnetismo da idolo pop, tecnica superba e trascinante musicalità”. L’artista spagnolo eseguirà le Variazioni su un tema Rococò, sempre di Čajkovskij. La partitura, calata in una sensibilità tardo-romantica, comprende un tema “rococò”, nato dallo spirito del ‘700 e di carattere mozartiano, sette variazioni e una brillante coda. Nella seconda parte del concerto, si torna ai due innamorati con la suite del balletto Romeo e Giulietta di Prokof’ev. Quando iniziò a pensare alla realizzazione delle musiche per un nuovo balletto, Prokof’ev era un musicista di grande esperienza e di balletti ne aveva già composti diversi: per la musica da balletto, infatti, aveva un dono speciale, che lo collocava nella stessa categoria di Čajkovskij, Ravel e Stravinskij. Il compositore si dedicò alla composizione di Romeo e Giulietta tra il 1935 e il 1936 – il primo grande progetto dopo il suo ritorno in patria –, e la “prima” ebbe luogo nel 1938, a Brno in Cecoslovacchia, e solo nel ’40 fu eseguito in Unione Sovietica. In precedenza, tuttavia, il compositore ne aveva già tratto due Suites, peraltro eseguite prima del balletto stesso. La suite che verrà diretta da Daniele Gatti nei concerti ceciliani comprende alcuni dei numeri più celebri – nove, per l’esattezza – tratti dalla prima e seconda suite, tra cui “I Montecchi e i Capuleti” in cui, dopo un’introduzione lenta, viene sfruttato il contrasto tra il celebre tema associato ai Capuleti e quello affidato al flauto nella parte centrale, che presenta la leggiadria di Giulietta; “La giovane Giulietta”; “Romeo e Giulietta” che corrisponde alla celebre scena del balcone ed è un brano ricco di suggestioni notturne; “La morte di Tibaldo”, pezzo di notevole effetto teatrale il cui tema principale rappresenta la concitazione del duello di Romeo e Tebaldo, poi seguito dall’episodio funebre della morte del giovane Capuleti, e “Romeo alla tomba di Giulietta” che corrisponde alla penultima scena del balletto.
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