giovedì 24 aprile 2025

A Santa Cecilia, un percorso nella musica dell’Est Europa, da Dvořák a Brahms e Chopin. Diretto da Tomáš Netopil, con il pianista Bruce Liu.

Un percorso nelle musiche dell’Est Europa, in compagnia del direttore ceco Tomáš Netopil e l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, avrà luogo lunedì 28 aprile alle ore 20.30 (repliche 29 aprile ore 20.30, 30 aprile ore 19.30) in Sala Santa Cecilia (Auditorium Parco della Musica). Il direttore Tomáš Netopil (nella foto a sinistra), noto per la profonda passione e il legame con il repertorio Est europeo, fa il suo ritorno a Santa Cecilia dopo alcuni anni di assenza. In questa occasione condividerà il palcoscenico con il pianista Bruce Liu, vincitore del primo premio della 18ª edizione del Concorso Internazionale di Pianoforte Chopin 2021 di Varsavia. L’indubbio talento di Liu è stato inquadrato dalle parole della BBC Music Magazine, che l’ha definito un musicista ‘dotato di un pianismo mozzafiato’, nonché uno dei talenti più entusiasmanti della sua generazione.
Il concerto si aprirà con l’esecuzione di Cinque Danze Ungheresi (nn. 17-21, orchestrazione di A. Dvořák) di Johannes Brahms, che evocano la vivace e appassionata musica popolare e folcloristica d’impronta tzigana. Qualificate come ungheresi perché in quel tempo il folclore magiaro era del tutto sconosciuto, le Danze Ungheresi - composte originariamente per pianoforte e orchestrate solo in un secondo momento - sono caratterizzate da ritmi e melodie zigane, intrecciate con il virtuosismo e lo stile tipico di Brahms. 
A seguire, il pianista Bruce Liu (nella foto a destra) sarà protagonista del Concerto per pianoforte n. 2 di Chopin, una delle opere più celebri e romantiche del compositore polacco, che lo consacrò come punta di diamante della scrittura pianistica di quegli anni. A chiudere la serata, la Sinfonia n. 9 “Dal Nuovo Mondo”, un sottotitolo apposto dall’autore all’ultimo minuto per evitare che la sua opera fosse identificata unicamente come una ‘sinfonia americana’. La sinfonia è infatti densa di influenze e suggestioni – legate soprattutto alla musica indigena e afroamericana – che Dvořák raccoglie durante il suo soggiorno a New York ma che filtra attraverso l’esperienza musicale europea. Si tramanda che Neil Armstrong abbia portato con sé proprio questa la composizione – indissolubilmente legata nell’immaginario collettivo all’idea di un ‘nuovo mondo’ – durante la celebre missione Apollo 11 del 1969, con destinazione un mondo nuovo a tutti gli effetti: la Luna.

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