Un percorso nelle musiche dell’Est
Europa, in compagnia del direttore ceco Tomáš Netopil e
l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, avrà luogo lunedì
28 aprile alle ore 20.30 (repliche 29 aprile ore
20.30, 30 aprile ore 19.30) in Sala Santa Cecilia (Auditorium
Parco della Musica). Il direttore Tomáš Netopil (nella foto a sinistra), noto per la
profonda passione e il legame con il repertorio Est europeo, fa il
suo ritorno a Santa Cecilia dopo alcuni anni di assenza. In questa
occasione condividerà il palcoscenico con il pianista Bruce
Liu, vincitore del primo premio della 18ª edizione del Concorso
Internazionale di Pianoforte Chopin 2021 di Varsavia. L’indubbio
talento di Liu è stato inquadrato dalle parole della BBC Music
Magazine, che l’ha definito un musicista ‘dotato di un pianismo
mozzafiato’, nonché uno dei talenti più entusiasmanti della sua
generazione.
Il concerto si aprirà con l’esecuzione di Cinque Danze Ungheresi (nn. 17-21, orchestrazione di A. Dvořák) di Johannes Brahms, che evocano la vivace e appassionata musica popolare e folcloristica d’impronta tzigana. Qualificate come ungheresi perché in quel tempo il folclore magiaro era del tutto sconosciuto, le Danze Ungheresi - composte originariamente per pianoforte e orchestrate solo in un secondo momento - sono caratterizzate da ritmi e melodie zigane, intrecciate con il virtuosismo e lo stile tipico di Brahms.
Il concerto si aprirà con l’esecuzione di Cinque Danze Ungheresi (nn. 17-21, orchestrazione di A. Dvořák) di Johannes Brahms, che evocano la vivace e appassionata musica popolare e folcloristica d’impronta tzigana. Qualificate come ungheresi perché in quel tempo il folclore magiaro era del tutto sconosciuto, le Danze Ungheresi - composte originariamente per pianoforte e orchestrate solo in un secondo momento - sono caratterizzate da ritmi e melodie zigane, intrecciate con il virtuosismo e lo stile tipico di Brahms.
A seguire, il pianista Bruce
Liu (nella foto a destra) sarà protagonista del Concerto per pianoforte n. 2 di
Chopin, una delle opere più celebri e romantiche del compositore
polacco, che lo consacrò come punta di diamante della scrittura
pianistica di quegli anni. A chiudere la serata, la Sinfonia n.
9 “Dal Nuovo Mondo”, un sottotitolo apposto dall’autore
all’ultimo minuto per evitare che la sua opera fosse identificata
unicamente come una ‘sinfonia americana’. La sinfonia è infatti
densa di influenze e suggestioni – legate soprattutto alla musica
indigena e afroamericana – che Dvořák raccoglie durante il suo
soggiorno a New York ma che filtra attraverso l’esperienza musicale
europea. Si tramanda che Neil Armstrong abbia portato con sé proprio
questa la composizione – indissolubilmente legata nell’immaginario
collettivo all’idea di un ‘nuovo mondo’ – durante la celebre
missione Apollo 11 del 1969, con destinazione un mondo nuovo a tutti
gli effetti: la Luna.


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