Al centro della vicenda, ambientata in un piccolo villaggio rurale della Grecia, è la storia di amicizia fra Zorba e il turista americano John, sullo sfondo di un contrasto drammatico nato tra gli abitanti greci e lo straniero colpevole di essersi innamorato di una donna del posto. Saranno la danza e la musica, che intrecciano tradizione classica e sonorità popolari, a sfidare la morte e a cancellare ogni diversità e ogni contrasto in un crescendo liberatorio che culmina in un coinvolgente sirtaki finale.
“Il mio Zorba – racconta Lorca Massine, nella foto – è l’eroe di un popolo d’avanguardia. Il suo antenato potrebbe essere Dioniso. La sua personalità da leone gli comanda di dare l’esempio, ordinando al comune mortale di vivere all’altezza della propria vita divorando il presente, dimenticando il passato, sorvolando il futuro. Il tema del balletto – prosegue - riguarda la tensione tra le forze opposte della razionalità apollinea e dell’esaltazione dionisiaca. La danza è il contenitore di una potente espressione di libertà e il danzatore è il messaggero che trasporta la sofferenza dei protagonisti verso la conciliazione di questi opposti. In questi trent’anni dalla sua creazione, l’appassionata risposta del pubblico all’opera ha rafforzato la mia fiducia nelle potenziali forze liberatorie che possono risiedere silenziosamente in tutti noi. Nelle immagini del finale assisteremo alla celebrazione della conciliazione della razionalità e dell’esaltazione euforica, dove il dolore si trasforma in giubilo e il danzatore riunisce le forze dell’intera natura che gli permettono di diventare un ambasciatore della vita”.Coreografo di fama internazionale, nato a New York da genitori russi emigrati, Lorca Massine ha al suo attivo più di cinquanta coreografie create per i teatri di tutto il mondo. Figlio d’arte, ha ereditato il suo amore per la danza dal padre, Léonide Massine, danzatore e coreografo tra i più illustri del panorama artistico del Novecento. Come ballerino ha danzato da solista con i principali coreografi del nostro tempo: Georges Balanchine, Jerome Robbins, suo padre Leonide Massine e Maurice Bejart. Ai suoi ballerini raccomanda: “Non danzate, siate il movimento”. Zorba il greco è il suo capolavoro, una coreografia rappresentata in più di trenta paesi, che mantiene ancora, dopo tanti anni e più di 5000 repliche, tutta la sua forza espressiva.
Sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo torna Danila Grassi (nella foto), pugliese, classe 1993, per dirigere le musiche di Mikis Theodorakis che intrecciano tradizione classica e sonorità popolari. Conosciuto in tutto il mondo oltre che per le sue composizioni anche per l’impegno politico che gli costò l’esilio, Theodorakis firmò oltre a Zorba il greco altre celebri colonne sonore come “Z, l’orgia del potere (1969), il film di Costa Gravas che denuncia il regime della “Grecia dei colonnelli” e Serpico (1973) di Sidney Lumet, con Al Pacino.Biglietti: da 30 a 5 euro
Nessun commento:
Posta un commento