Dramma lirico su libretto originale in francese di François-Joseph Méry e
Camille Du Locle, ispirato alla tragedia in cinque atti Don Carlos, Infant von Spanien di
Friedrich Schiller, Don Carlos è il quarto lavoro che Giuseppe Verdi
(1813-1901) compose sulla base di un lavoro del drammaturgo tedesco. Dopo Giovanna
d’Arco (1845), I masnadieri(1847) e Luisa Miller (1849), il
bussetano scelse di misurarsi con il dramma storico tedesco ambientato nella
Spagna del sedicesimo secolo, affascinato dagli estremi contrasti della sua
drammaturgia e dall’idea di fondo che anima l’opera: l’dea che assolutismo e
ragione di Stato siano inconciliabili con l’aspirazione alla libertà dei
popoli, così come con le inclinazioni personali dei singoli individui. Don
Carlos fu presentato per la prima volta all’Opéra di Parigi l’11 marzo 1867, in una versione in
cinque atti e con i ballabili. Per il debutto in Italia, il libretto fu
tradotto in italiano da Achille De Lauzières e Angelo Zanardini, e la partitura
fu tagliata e revisionata: Verdi eliminò il primo atto e i ballabili, e con il
titolo di Don Carlola presentò al pubblico del Teatro alla Scala di
Milano, il 10 gennaio 1884.
«Don
Carlo è un'opera complicata – ha dichiarato il regista Robert Carsen –: combina
le più belle pagine di musica che Verdi abbia mai scritto con una drammaturgia
confusa. Per questo allestimento abbiamo scelto di mettere in scena la versione
di Milano, che ci sembra essere la più adatta perché più intima, più breve, più
condensata e quindi più intensa. In questa versione non è la storia che domina,
ma la psicologia dei personaggi. Tuttavia, alcuni temi come la religione o il
potere sono cruciali e non possono essere ignorati. Così come il contesto
politico nel quale si svolge l’azione, segnato dal contrasto tra la Spagna
cattolica e la rivoluzione protestante nelle Fiandre. Conosciamo il rapporto di
Verdi con la Chiesa, un rapporto pieno di contrasti, e in quest’opera il
compositore non manca di denunciare quello ‘strangolamento’ in cui la Chiesa
tiene costrette le persone e le domina. Il concetto di ‘controllo’ è molto
presente in quest’opera, ad esempio nel conflitto tra la Chiesa cattolica e la
violenza inflitta ai protestanti nel Nord. Questo non vuol dire che il senso di
questo lavoro sia nel suo racconto storico. È un’opera, con uno sviluppo
poetico intorno a certi temi. Se anche il pubblico cercasse una verità storica
in questo lavoro, rimarrebbe deluso, perché niente è storicamente corretto. Ci
troviamo invece in una narrazione psicologica il cui background è un
paesaggio emotivo».A fianco dei già citati interpreti principali Piero Pretti (Don Carlo), Alex Esposito (Filippo II), Julian Kim (marchese di Posa), Maria Agresta (Elisabetta di Valois), Veronica Simeoni (Eboli) e Marco Spotti (il grande inquisitore), completano il cast Leonard Bernad nel ruolo del frate, Barbara Massaro il quello del paggio di Elisabetta Tebaldo, Luca Casalin in quello del conte di Lerma, Matteo Roma in quello dell’araldo reale, Gilda Fiume in quello della voce dal cielo; i sei deputati fiamminghi saranno interpretati da Szymon Chojnaki, William Corrò, Matteo Ferrara, Armando Gabba, Claudio Levantino e Andrea Patucelli. Maestro del Coro sarà Claudio Marino Moretti.
Don Carlo sarà proposto con sopratitoli in italiano e in inglese e andrà in scena domenica 24 novembre 2019 ore 19.00 (turno A, in diretta su Rai Radio3), mercoledì 27 novembre ore 19.00 (turno E), sabato 30 novembre ore 15.30 (turno C), martedì 3 dicembre ore 19.00 (turno D), sabato 7 dicembre ore 15.30 (turno B).
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