venerdì 29 marzo 2024

Ad Alessandria TOSCA il 13 aprile

 

Tosca è considerata l’opera più importante di Giacomo Puccini, ricca com’è di una musica meravigliosa e di una trama avvincente condensate in un’opera perfetta per stupire e conquistare il pubblico. La vena melodica di Puccini ha modo di emergere nei duetti tra Tosca e Mario, nonché nelle tre celebri romanze :Recondita armonia. Vissi d’arte.  E lucevan le stelle.
In occasione del Centenario Pucciniano (1924-2024) l’opera Tosca andrà in scena al teatro Alessandrino in Alessandria il 13 aprile 2024 e vedrà la partecipazione diSaranno circa 50 artisti tra solisti, coristi e professori d'orchestra.

Il cast:

RENATA CAMPANELLA Floria Tosca
ANDREA BIANCHI Mario Cavaradossi
ALBERTO BIANCHI LANZONI Il barone Scarpia
MASSIMILIANO CATELLANI Cesare Angelotti
LUCA GALLO Il Sagrestano
STEFANO CONSOLINI Spoletta

Coro dell’Opera di Parma
Orchestra delle Terre Verdiane
Direttore d’orchestra Stefano Giaroli
scene e costumi Fantasia in Re
Regia di Massimo Bagliani.

Alcune note di regia di Massimo Bagliani
“In Tosca, Puccini crea dei personaggi indimenticabili e firma un ritratto indelebile di quel mondo bigotto e corrotto. Rispetto a tante altre opere liriche c’è qualcosa in più che affascina, che mi ha colpito: una sorta di inganno continuo, nulla è come sembra.
Ognuno dei protagonisti non conosce quella parte di verità che lo porterà alla morte. Tosca cade nell’inganno della gelosia, e lei, che ha vissuto d’arte, con le sue mani “mansuete e pure” uccide Scarpia. E più crudele di tutto si rivela l’inganno finale verso cui vanno felici e ignari i due amanti. Chi sa tutto è Puccini, voglio dire la sua musica che fa da testimone, commenta, grida di dolore. La musica dice tutto: c’è l’alba, c’è la speranza di Tosca, c’è il dolore dell’orchestra – unica a sapere la verità – davanti alla gioia e all’ansia della protagonista. La musica sì, è senza tempo. La mia è una regia nel rispetto della tradizione; la regia non deve compiere un cammino opposto alla musica. Se ciò che vedi disturba ciò che senti: è sbagliato. Ho avuto il privilegio nel 1987 di assistere ad una prova del Don Giovanni di Mozart con la regia di Strehler e la direzione d’orchestra di Riccardo Muti. Ebbene in un momento delle prove Strehler espresse a voce alta un suo concetto che sottoscrivo pienamente: “Io lavoro per il direttore d’orchestra….tutto è nelle sue mani e in quelle della Compagnia di canto!” 

L’importante allestimento dello spettacolo verrà realizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.

Gli appuntamenti dell'ORT ad aprile 2024

 

Ad aprile il cartellone prosegue con due grandi produzioni in tour in Toscana e non solo. Due ritorni sul podio, quello di Umberto Clerici e Erina Yashima e due solisti al debutto con l'ORT (l'orchestranella foto di Marco Borrelli). 

L’ultima volta che l’ORT ha suonato con Umberto Clerici (nella foto), nel decennio scorso, lui era violoncellista. Adesso lo ritroviamo direttore principale della Queensland Symphony Orchestra, in Australia, e ormai dedito quasi più al podio che allo strumento con cui ha raggiunto tutti i traguardi possibili. Ora l’essersi dato alla direzione gli consente di intendere la musica da un’altra prospettiva. Infatti, dice, «quando suoni il violoncello stai seduto di fronte al pubblico, anche se poi il solista non fa troppo caso a chi gli sta davanti, perché è come se pensasse la musica dentro se stesso. Invece, dirigendo, ci si trova davanti un’orchestra che suona per te, ed è come se il direttore facesse parte del pubblico, sebbene abbia più controllo sulla situazione musicale». Insieme all’ORT propone la più graziosa (e simpatica) tra le sinfonie di Beethoven, l’Ottava, e un pezzo da novanta del repertorio violinistico, il Concerto op.64 di Mendelssohn. Ne è solista Marc Bouchkov, belga di origini russo-ucraine, che nel 2018 la rivista inglese “Gramophon” ha inserito tra i musicisti che vanno tenuti sott’occhio. 
Concerti a Pistoia (6 apr), Poggibonsi (8 apr), Piombino (9 apr), Firenze (10 apr), Figline (11 apr). La produzione debutta però fuori Regione, a Piacenza il 5 aprile e, solo per questa occasione, solista al violino sarà Francesca Dego, volto noto nei cartelloni dell’ORT nonché violinista presente nelle maggiori stagioni sinfoniche e da camera d’Europa, Stati Uniti e Asia. 

Segue a ruota un'altra produzione della Stagione Concertistica ORT con un bel ritorno sul podio. Si tratta della giovane e talentuosa direttrice d'orchestra Erina Yashima (nella foto di Todd Rosenberg).
Una guidatrice provetta, come dimostra il percorso folgorante che in una manciata d’anni l’ha portata dall’essere studentessa e assistente di bacchetta leggendarie a prendere su di sé la responsabilità di grandi orchestre come la nomina a primo direttore della Komische Oper di Berlino arrivata a settembre 2022. Lei, origini giapponesi, passaporto tedesco, ha studiato in Germania e a Vienna. Anno di svolta il 2015, quando ha partecipato all’Opera Academy verdiana tenuta a Ravenna da Riccardo Muti, di cui poi è stata assistente a Chicago. Nel primo dei due programmi fissati insieme all’ORT (l'altro sarà a maggio a chiusura del Cartellone), collabora con Martin Owen, primo corno della BBC Symphony che si cimenta con il Concerto n.2 di Richard Strauss, partitura con lo sguardo rivolto nostalgicamente al passato. Poi si ascolta la Sinfonia Dal Nuovo Mondo di Antonín Dvořák. In apertura l’Ouverture da Der Freischütz (Il franco cacciatore) di Carl Maria von Weber. In tour a Empoli (16 apr), Pisa (17 apr), il Verdi di Firenze (18 apr) e La Spezia (19 apr).

A fine mese, il 24 aprile, il direttore principale dell’ORT Diego Ceretta riprende la produzione di inizio marzo, dedicata a Mozart, e insieme a tutta l’orchestra si reca al Teatro Garibaldi di Figline. Con lui, a questo giro, c’è il pianista brianzolo Filippo Gorini (nella foto), classe 1996, che già da qualche anno è «lassù», sulle vette dell’intelligenza. Vincitore del “Premio Abbiati”, prestigioso riconoscimento della critica musicale italiana, quale “miglior solista” dell’anno 2022, è figlio di due noti fisici nucleari, il padre suonava il piano in casa e Filippo è caduto dentro la tastiera in modo naturale, a 5 anni. Viene considerato, anche a causa della famiglia che lavora coi numeri, l’erede di Pollini per l’approccio «intellettuale». Lo ascolteremo nel Concerto K.466, il più noir tra i concerti pianistici di Mozart. In apertura la Prima Sinfonia, la K.16, scritta dal compositore salisburghese a soli 9 anni. E poi, chi meglio della Jupiter, può salutare il pubblico?! Sinfonia monumentale, superba come Giove di cui porta il nome.


A Torino The Tender Land, prima esecuzione in Italia dell’opera di Aaron Copland

 

Domenica 7 aprile alle ore 16, al Piccolo Regio Puccini va in scena la prima esecuzione in Italia di The Tender Land, opera in tre atti di Aaron Copland su libretto di Horace Everett.
Copland affermò che, per esaltare la bellezza semplice del suo lavoro, «l’ideale sono le sale piccole, gli interpreti freschi e un pubblico dal cuore giovane». Il Regio aggiunge artisti altrettanto giovani: il direttore d’orchestra Alessandro Palumbo, il regista Paolo Vettori e un team di giovani interpreti, ovvero gli artisti del Regio Ensemble. Il Coro del Regio è istruito da Ulisse Trabacchin. Le scene del nuovo allestimento sono di Claudia Boasso, i costumi di Laura Viglione e le luci di Gianni Bertoli.
Il Sovrintendente Mathieu Jouvin dichiara: «Credo fermamente che sia compito di una istituzione culturale come il Teatro Regio proporre grandi titoli e compositori della tradizione italiana, ma non solo. Dopo la felice esperienza con Powder Her Face, andato in scena nella passata Stagione, il Piccolo Regio Puccini torna a essere il luogo dove sperimentare e arricchire la programmazione, fornendo stimoli e differenti punti di vista, come l’accostamento dell’operetta di Offenbach Un mari à la porte al grand-opéra La Juive, e di The Tender Land di Copland alla Fanciulla del West».
Autore di balletti di successo – Billy the Kid, Rodeo, Appalachian Spring – e di musica da film, Aaron Copland aveva già composto l’opera in due atti The Second Hurricane nel 1936, rappresentata l’anno successivo con la regia del giovanissimo Orson Welles. Per The Tender Land, del 1954, si ispirò alla realtà descritta in un notissimo libro del poeta e critico James Agee, Let Us Now Praise Famous Men, un reportage giornalistico, resoconto di un viaggio nel sud rurale degli Stati Uniti durante la Grande Depressione, illustrato con immagini del grande fotografo Walker Evans; soprattutto alcune di queste fotografie, che ritraevano donne di campagna, fornirono ampie suggestioni per il soggetto. Ne risultò un’opera intima, che seppe conquistare i giovani artisti dei college newyorkesi, complici le danze e le melodie modellate sul folklore americano, le pagine corali piene di sentimento e soprattutto la vicenda della giovane protagonista, che nei giorni del diploma scopre l’amore, la delusione e un irresistibile desiderio d’indipendenza.
 
Alessandro Palumbo è direttore d’orchestra, pianista e compositore e ha al suo attivo già importanti presenze presso prestigiosi teatri italiani ed europei. Il suo debutto operistico è del 2014 sul podio della Orquesta Sinfónica de Tenerife nel Don Quichotte di Jules Massenet. Ha collaborato con Jader Bignamini ed Evelino Pidò. Ha curato l’orchestrazione dell’operetta Un marie à la porte di Jacques Offenbach andata in scena a ottobre al Piccolo Regio Puccini.
Paolo Vettori, nato a Roma nel 1989, all’età di 9 anni entra nel Coro di voci bianche del Teatro Regio, partecipando a sei stagioni d’opera e concerti. Studia dizione, recitazione e doppiaggio; si diploma presso l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano. Ha fatto parte del Regio Ensemble e per il nostro Teatro ha curato la regia del nuovo allestimento di Powder Her Face del compositore inglese Thomas Adès. Come assistente alla regia o regista di ripresa ha collaborato e lavora al fianco di professionisti di grande fama come Lorenzo Amato, Sven-Eric Bechtolf, Edoardo De Angelis, Daniele Finzi Pasca, William Friedkin, Chiara Muti, Ferzan Özpetek, Silvia Paoli.
Protagonisti in scena sono: il soprano Irina Bogdanova, nei panni della protagonista Laurie Moss; il tenore Michael Butler in quelli del vagabondo Martin; il basso Tyler Zimmerman è il Grandpa Moss; il contralto Ksenia Chubunova Ma Moss e il baritono Andres Cascante il vagabondo Top. Il cast si completa con: Valentino Buzza (Mr. Splinters), Giulia Medicina (Mrs. Splinters), Davide Motta Fré (Mr. Jenks), Junghye Lee (Mrs. Jenks), Eun Young Jang (Una ragazza e Voce fuori scena), Giovanni Castagliuolo (Un uomo), Roberto Calamo (Altro uomo) e le voci bianche Layla Nejmi e Minerva Bonizio che si alterneranno nel ruolo di Beth Moss. Irina Bogdanova, Tyler Zimmerman, Ksenia Chubunova e Andres Cascante sono artisti del Regio Ensemble.
 
The Tender Land è eseguita in lingua originale inglese, con sopratitoli in italiano; il libretto sarà disponibile in digitale, scaricabile con qr-code dal programma di sala.
L’opera sarà presentata mercoledì 3 aprile presso la Sala del Caminetto alle ore 18; l’incontro – a ingresso libero – è condotto da Susanna Franchi, con la partecipazione degli artisti del Regio Ensemble che eseguiranno brani dal vivo.
 
Recite di aprile: domenica 7 ore 16 e giovedì 11 ore 20. Recite di maggio: sabato 4 ore 20, domenica 5 ore 16 e martedì 7 ore 20.
Biglietti: Posto unico € 30 – Under 30 € 24 - Regio Card Giovani € 10, in vendita alla Biglietteria del Teatro Regio e on line

(le foto sono di Walker Evans)

SANTA CECILIA: RINALDO ALESSANDRINI DIRIGE L'ENSEMBLE CONCERTO ITALIANO NEI 12 CONCERTI PER ARCHI DELL'ESTRO ARMONICO

 

Tornano ospiti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, dopo quattordici anni di assenza, il direttore romano Rinaldo Alessandrini (1960) e l’ensemble da lui fondato nel 1984 Concerto Italiano, acclamati interpreti e ambasciatori nel mondo del repertorio del Sei e Settecento. Mercoledì 3 aprile alle ore 20.30 (Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, Sala Sinopoli) eseguiranno l’Estro armonico op. 3 di Antonio Vivaldi, una raccolta di dodici concerti per uno o più violini, archi e basso continuo pubblicati ad Amsterdam nel 1711, in cui il “Prete rosso” esalta le innumerevoli possibilità delle varie combinazioni tra solisti e orchestra. Il successo della raccolta, come scrive Rinaldo Alessandrini, “fu enorme e decretò Vivaldi come il compositore veneziano più conosciuto fuori dai confini della Repubblica”. Il titolo della raccolta, forse dato dall’editore Estienne Roger o dallo stesso compositore, esprime il carattere estremamente composito della raccolta e l’ambientazione espressiva: “Troviamo infatti nella raccolta”, continua ancora il direttore, “il furore, l’energia poetica, unito a uno sforzo d’immaginazione come poche volte se ne sono visti nelle composizioni strumentali del 18° secolo”.

Rinaldo Alessandrini (nella foto di Lorraine Wauters - Opera Royal de Wallonie), che nel 2003 insieme a Concerto Italiano ha ricevuto il premio Abbiati per l’attività svolta, nelle ultime stagioni è stato ospite di celebri orchestre quali la Detroit Symphony Orchestra, Scottish Chamber Orchestra, Washington Symphony Orchestra, Deutsches Symphonie-Orchester Berlin, Freiburger Barockorchester e tra il 2009 e il 2016 ha eseguito al Teatro alla Scala, insieme a Concerto italiano, la “trilogia” monteverdiana (Orfeo, L’incoronazione di Poppea, Il ritorno di Ulisse in patria) con la regia di Bob Wilson. Nei suoi quarant’anni di vita Concerto Italiano si è esibito nelle sale più prestigiose d’Europa, Stati Uniti, America del Sud, Australia, Giappone, Cina e Corea. La loro registrazione delle Quattro Stagioni di Vivaldi è stata decretata dalla critica inglese come la migliore attualmente sul mercato mentre la discografia di Concerto Italiano, composta da circa 120 cd, cd è stata premiata con cinque Gramophone Awards, due Grand Prix du Disque e tre Premi della Critica Discografica Tedesca. 

Da New York a Modena, la compagnia fondata dalla coreografa Yue Yin con due dei più bei brani del suo repertorio

 

Prosegue venerdì 5 aprile 2024 alle 20.30 Modena Danza al Teatro Comunale di Modena con la newyorkese Yue Yin Dance Company. Lo spettacolo porta a Modena due diversi titoli: Ripple, presentato per la prima volta nel 2021 al 92Y Harkness Mainstage di New York, è un lavoro di gruppo che affronta il conflitto fra ordine e caos alla ricerca di un equilibrio di vita; Through The Fracture of Light, visto per la prima volta nel 2016 allo Schrittmacher Festival di Aquisgrana, in Germania, è un pezzo d’insieme dinamico che mostra al meglio la caratteristica FoCo Technique della compagnia. Dopo la première, il lavoro è stato presentato al Jacob's Pillow Inside Out Dance Festival, SummerStage, Open Door Festival e Peridance Theatre
Yue Yin Dance Company è un gruppo di danza contemporanea che si dedicata all'insegnamento, alla produzione e all'esecuzione di opere coreografiche originali della fondatrice e direttrice artistica Yue Yin. Nell'ultimo decennio, Yin ha perfezionato e ampliato un vocabolario di movimento originale - FoCo Technique™ - nato dalla fusione della tradizione popolare cinese e della danza contemporanea. La visione di YYDC è incorporare questo stile caratteristico nelle produzioni originali della compagnia e nelle frequenti commissioni coreografiche, realizzando spettacoli originali, dinamici, emotivamente e fisicamente coinvolgenti e presentando le proprie opere a livello internazionale. La finalità della compagnia è anche quella di coltivare l'interesse del pubblico per la danza contemporanea, presentando opere artisticamente responsabili e socialmente consapevoli. La FoCo Technique si è rapidamente affermata anche quale metodo di formazione riconosciuto dai professionisti della danza.


La compagnia vanta crediti in tournée internazionali, presentando opere in vari festival di danza, quali Schrittmacher Festival in Germania, Jacob's Pillow Dance Festival Inside Out, New York International Fringe Festival, Open Door Dance Festival a Iowa City, The Wave Rising Series, DUMBO DANCE Festival, The Current Sessions, DanceNow [NYC] al Joe's Pub e molti altri. Inoltre, YYDC si è esibita in ambiti importanti quali BAM Fisher, Joyce SoHo Theatre, Peridance Theatre, Lincoln Center Rosh Hall, New York Live Arts e molti altri. Yue Yin ha ricevuto commissioni da compagnie e organizzazioni prestigiose quali la Martha Graham Dance Company, il Boston Ballet, il Philadelphia Ballet, la Limon Dance Company, il Balletto Teatro di Torino e la Juilliard School for Dance di New York.

 Biglietti Da € 7 a € 20 salvo riduzioni

Teatro Massimo. Prorogata al 30 aprile la mostra “Scenario Volti dello spettacolo” di Enzo Sellerio

 

E’ stata prorogata al 30 aprile la mostra fotografica “Scenario - Volti dello spettacolo” allestita nella Sala Pompeiana del Teatro Massimo di Palermo e dedicata al grande fotografo ed editore Enzo Sellerio di cui ricorre il centenario della nascita. Quaranta fotografie che raccontano il rapporto di Sellerio con il mondo dell’arte e dello spettacolo. Tra queste, scatti dal set del film Il Gattopardo, foto di scena dei celebri balletti di Milloss, coreografo del Teatro Massimo per due stagioni, o il ritratto di Igor Stravinskij nel suo concerto palermitano.
La  mostra, organizzata da Sellerio editore e curata da Sergio Troisi e Olivia Sellerio, è inclusa nell’itinerario delle visite guidate al Teatro Massimo senza alcun costo aggiuntivo ed è accessibile anche agli spettatori delle opere e dei concerti in programma a Teatro per tutto il mese di aprile.

Per chi volesse visitare esclusivamente la mostra, il biglietto d’ingresso ha un costo di 3 euro. Orari: tutti i giorni, dal lunedì alla domenica, dalle 9.00 alle 17.30 (ultimo ingresso alle ore 17.00).



L’incanto fragile del mondo 
Nel 1956 Enzo Sellerio tenne una mostra personale alla Galleria dell’Obelisco di Roma diretta da Irene Brin e Gaspero Del Corso, uno dei luoghi più vivaci della scena artistica e culturale della capitale. Sellerio aveva all’epoca 32 anni, le sue fotografie erano pubblicate su Il Mondo di Mario Pannunzio e un reportage di importanza fondamentale su Partinico, che documentava l’impegno sociale e politico di Danilo Dolci, era stato pubblicato nel 1955 col titolo «Borgo di Dio» sulla rivista Cinema Nuovo diretta da Guido Aristarco, contribuendo in modo determinante a diffondere una nuova iconografia della Sicilia che avrebbe fatto scuola. Gli incontri con artisti, scrittori e poeti favoriti dalla mostra romana costituirono probabilmente per Sellerio l’occasione per confrontarsi in modi più continui con il motivo del ritratto: anche nelle precedenti fotografie siciliane sono presenti dei ritratti, alcuni di rara intensità, ma in quel caso l’indagine del volto era comunque intrecciata al documento sociale o a quell’innesco narrativo – tutto può essere racconto, dipende dallo sguardo di chi osserva e narra – che rappresenta forse il tratto distintivo per eccellenza del mondo di Sellerio, mai invasivo o giudicante e anzi sempre con un senso di partecipazione cui la necessaria distanza permetteva l’incresparsi di una ironia lieve. Ma nel ritratto propriamente inteso le regole del gioco mutano: sia perché chi è ritratto ne è consapevole, e attende il momento dello scatto, sia perché il fotografo a sua volta aspetta che in quella partita altalenante di complicità e diffidenza si apra una breccia che consenta a chi guarda – il fotografo e noi stessi – di indovinare quel che dalla sua origine si chiede alla fotografia, un barlume sia pure provvisorio di verità. Quando poi chi è ritratto è un attore, un cantante o un musicista, comunque qualcuno abituato a fare del suo volto e del suo corpo uno strumento di espressione, questa partita si complica ulteriormente, in un gioco di specchi che ancora una volta – così è in queste immagini di Sellerio – mette in moto un racconto congetturale: nella relazione con la scena e con i suoi interpreti, che costituisce l’oggetto di questa mostra (quattordici fotografie sono inedite), il centro di attrazione è il ventaglio di possibilità piuttosto che la finzione. Così come quando Tino Buazzelli è colto al trucco nel camerino del Teatro Bellini: è il 1956, la mano impugna la matita, gli occhi già bistrati si osservano allo specchio ma noi possiamo vedere solo il riflesso della lampadina, e allora quello sguardo erra, e noi con lui, dall’obiettivo al volto dell’attore a quello che noi supponiamo essere la sua interiorità, e che inevitabilmente ci chiama in causa. 
Una costruzione sapiente e rigorosa di geometrie oblique, interrogative come non è dato di frequente nel corpus di Sellerio, e infatti di Lydia Alfonsi lo specchio ci restituisce per intero il viso e la mano che controlla l’acconciatura con un gesto aggraziato: nessuna inquietudine del doppio col profilo perduto dell’attrice in primo piano, composto in una linea chiusa ed elegante come il busto rinascimentale di una moderna Eleonora d’Aragona. Prevalgono invece altri accenti, la complicità sorniona di Accursio Di Leo sul palcoscenico del Teatro Massimo, la ritrosia sfuggente di Vittorio Gassman nel camerino del Teatro Biondo, la fissità imperturbabile di Virgil Thomson seduto al pianoforte incorniciato da un telaio di linee sbilenche, la solitudine pensierosa di Alida Valli che da dietro le quinte, la mano col fazzoletto portata alla bocca, sbircia verso la sala; e chissà se, sul set del «Gattopardo», sarà stato un gioco metaletterario a guidare lo scatto in cui Gioacchino Lanza Tomasi, nel romanzo modello per il personaggio di Tancredi, chiacchiera con un sorridente Burt Lancaster truccato da Principe di Lampedusa, un dialogo in cortocircuito tra realtà, finzione cinematografica e pagine del romanzo. A volte invece i toni sono più ironici e divertiti: il gesto con cui nella Parigi del 1962 Patachou (al secolo Henriette Ragon) si aggiusta la scollatura dell’abito, nero come il fondo così che volto e braccia sembrano ritagliati da una unica superficie priva di volume; l’aureola di raggi di pietra che si staglia dietro la testa di Alberto Sordi e che l’attore accentua volgendo gli occhi al cielo, siamo sul set a Villa Palagonia di «Mafioso» di Lattuada, è di nuovo il 1962; l’atteggiamento scanzonato e sorridente con cui Bruno Caruso, Thomas Schippers e Giancarlo Menotti posano dentro tre vasche da bagno durante il cantiere di restauro del Grand Hotel Villa Igiea nel 1957; e ancora l’incrocio delle diagonali di sguardi e braccia del duo pianistico Arthur Gold e Robert Fizdale – la mano sinistra di quest’ultimo risulta mossa come in un dipinto di Bacon – colti in azione al Teatro Biondo nel 1968. Igor Stravinskij, fotografato durante il suo concerto al Teatro Biondo del 21 novembre 1963, alza invece lo sguardo dalla partitura (ha inforcato due paia di occhiali), rivelando così il suo profilo severo e distante, simile a un idolo arcaico. In questa occasione Sellerio era a ridosso del palcoscenico e dell’orchestra, una posizione ravvicinata che si rivela quanto mai congeniale quando ottiene di assistere alle prove dei balletti di Aurel Milloss, il grande coreografo di origine ungherese che per due stagioni, nel 1958 e nel 1959, è direttore del corpo di ballo del Teatro Massimo, in una fase felicissima che portava a Palermo l’eredità dei balletti russi e la lezione della grande danza del Novecento. Di Milloss, Sellerio ha realizzato diversi ritratti, in uno è al lavoro nel laboratorio di sartoria del teatro, la sigaretta col bocchino tra le dita intrecciate, mentre sceglie – i begli occhi dal taglio orientale appena socchiusi – i colori per i costumi. In un breve testo del 2000 in occasione di una mostra dedicata a Milloss al Teatro Massimo, Sellerio ha scritto di questa sua predilezione per il balletto, specificando solo en passant come questa preferenza si accordasse alla danza contemporanea. Scettico nei confronti delle neoavanguardie, Sellerio amava invece della grande avventura della modernità novecentesca il senso del gioco intellettuale e dell’ironia, e poteva agevolmente ritrovarlo nei balletti di Milloss, come queste foto, alcune delle quali inedite, mostrano ampiamente riconducendo l’indagine sul movimento alle fonti della modernità europea, tra Degas, Picasso e Matisse: l’iterazione dei gesti, la rottura della simmetria, gli incastri e la fluidità dei corpi, l’irruzione in apparenza improvvisa del caso, la digressione del tempo in qualcosa di inatteso, sono tutti procedimenti di un codice comune con il suo linguaggio di fotografo, e con quel sentimento di sospensione – cosa è accaduto prima, cosa sta per accadere adesso – che condividiamo con Lisa Manet, sorpresa concentrata prima di entrare in scena, il volto di tre quarti illuminato nella penombra, e con la ballerina seduta da sola al centro del palcoscenico, probabilmente in una pausa durante le prove, mentre davanti a lei si muovono come in un girotondo le ombre di altri ballerini. In più (erano rare all’epoca registrazioni video che ne serbassero la memoria) la danza è la più effimera tra le arti, e nella bellezza caduca di questa filigrana di spazio e tempo Enzo Sellerio forse riconosceva l’incanto fragile del mondo, proprio del suo ricercare. 
Sergio Troisi

Al Teatro Ristori il 5 aprile in arrivo 𝘽𝙖𝙡𝙡𝙖𝙙𝙚, Premio Danza & Danza 2022 come miglior produzione italiana

 

Un viaggio alla scoperta di due epoche, segnate da smarrimento ma anche dalla speranza, “sogni buttati a mare” densi di creatività artistica. La MM Contemporary Dance Company torna anche in questa stagione 23/24 al Teatro Ristori, venerdì 5 aprile con Ballade (foto in basso), un nuovo spettacolo che racconta sentimenti, atmosfere e paure di due periodi storici rappresentati da altrettante inedite coreografie. La prima, Elegia (foto in alto), di Enrico Morelli, descrive lo smarrimento umano dell’attuale periodo storico nel quale l’individuo, avvolto da un vertice di incertezza, si imbarca in un cammino alla ricerca di un nuovo inizio. E poi un balzo indietro nel tempo con Ballade. La coreografia porta la firma di Mauro Bigonzetti, che ha creato un emozionante ritratto degli anni ’80, decennio che ha ormai perso i suoi confini temporali per diventare simbolo di un’epoca.
Perfetto interprete della nostra epoca, Morelli rappresenta in Elegia lo spirito di un’intera società: perdersi per ritrovarsi. La danza corale diventa così narratrice dello smarrimento vissuto dagli individui che, imbarcandosi in un viaggio onirico, ricercano nuove strade per recuperare la rotta perduta. Un momento di esilio dalla normalità, individuale ma collettivo, fatto di smarrimento e immagini familiari che danno conforto. Tramite una serie di traiettorie, gli otto danzatori si incontrano, si intrecciano e si allontanano in un apparente caos primordiale. Diventano così simbolo degli uomini e delle donne di oggi che, nella ricerca di un’identità individuale, condividono lo stesso disordine storico e si ritrovano soli in mezzo alla gente. Ad accompagnarli, i versi di Mariangela Gualtieri che, scanditi sulla partitura musicale del compositore elettronico Giuseppe Villarosa, danno voce a un elogio alla cura di sé stessi e degli altri. In alternanza anche le romantiche note del “Concerto n.1” per pianoforte e orchestra di Frédéric Chopin, perfetta guida per i corpi che, sempre più leggeri, si ritrovano sotto una volta stellata. Ed ecco che gli individui ritrovano uno stato di quiete assoluto abbandonandosi finalmente a una speranza rinnovata che precede una nuova rinascita.


E dopo lo smarrimento, sul palcoscenico irrompe l’euforia degli anni ’80. La nuova produzione di Bigonzetti per la MM Contemporary Dance Company trasporta il pubblico negli anni delle insensatezze collettive, descritte da movimenti esuberanti che solo a tratti si placano nella riflessione sul futuro. Ballade vuole essere infatti un omaggio a Pier Vittorio Tondelli, scrittore e giornalista interprete di quel periodo storico. Con l’opera “Altri Libertini” si fece infatti portavoce di una generazione che rifiutava di conformarsi: giovani trasgressivi, emarginati e critici della morale borghese ripresi nella produzione di Bigonzetti. Dall’irriverente danzatore a torso nudo e in tacchi a spillo agli oggetti di scena, sigarette, fiori, bottiglie di vino: tutto ricorda l’atmosfera del tempo. Protagonisti i passi di danza che alternano duetti, soli e unisoni sulle le colonne sonore di Prince, Frank Zappa e Leonard Cohen, fino al punk dei CCCP. Ballade diventa così una narrazione astratta di un altro viaggio, diverso da quello intrapreso da Elegia ma, per alcuni versi molto simile. I danzatori ritraggono il giovane che si spoglia della corazza per ritrovare il suo corpo vivo e vulnerabile, in un’incessante ricerca di una nuova rinascita collettiva dove la bellezza arricchisce e guida il cammino. Uno spettacolo eclettico che ha vinto anche il Premio Danza & Danza 2022 come miglior produzione italiana.

(le foto sono di Tiziano Ghidorsi)

giovedì 28 marzo 2024

Triplo appuntamento con il Coro della Cattedrale di Siena "Guido Chigi Saracini", Lorenzo Donati e Cesare Mancini per la MIV 101!

 

Anche quest'anno gli auguri in musica per le festività pasquali sono affidati al Coro della Cattedrale di Siena "Guido Chigi Saracini", sotto la direzione di Lorenzo Donati, per un triplo appuntamento all'insegna della polifonia vocale di Poulenc, de Victoria, Pärt, Britten e dello stesso Donati. A fianco del coro, protagonista dei due concerti a Palazzo Chigi Saracini, sarà coinvolto anche l'organo del Salone dei Concerti, suonato da Cesare Mancini.

Giovedì
28 marzo 2024

ore 19.30
ore 21.00
Palazzo Chigi Saracini, Siena

in collaborazione con l’Opera della Metropolitana e l’Arcidiocesi di Siena, Colle Val d’Elsa e Montalcino Timor et tremor

CORO DELLA CATTEDRALE DI SIENA “GUIDO CHIGI SARACINI”
LORENZO DONATI direttore
CESARE MANCINI organo
Francis Poulenc
Quatre motets pour un temps de pénitence
Francis Poulenc Litanies à la Vierge Noire

Responsori delle tenebre
Tomás Luis de Victoria
O vos omnes
Lorenzo Donati
Davanti alle tenebre
Tomás Luis de Victoria
Tenebrae factae sunt
Lorenzo Donati
Dentro le tenebre
Tomás Luis de Victoria
Caligaverunt oculi mei
Lorenzo Donati
Oltre le tenebre
Arvo Pärt
De profundis
Benjamin Britten
Venite exultemus Domino
Benjamin Britten
Jubilate Deo
 

Venerdì
29 marzo 2024
, ore 22.00
Chiesa di San Martino, Siena

CORO DELLA CATTEDRALE DI SIENA “GUIDO CHIGI SARACINI”
LORENZO DONATI direttore

Tomás Luis de Victoria
Tenebrae Responsories (Feria V in coena Domini ad Matutinum / Feria VI in parasceve ad Matutinum / Sabbato Sancto ad Matutinum)
Evento straordinario per il Venerdi Santo
in collaborazione con l’Opera della Metropolitana e dell’Arcidiocesi di Siena, Colle Val d’Elsa e Montalcino

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Gabriele Ferro sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo dirige il 30 marzo Stabat Mater di Rossini con un cast di raffinati interpreti

 

Direttore musicale onorario della Fondazione Teatro Massimo Gabriele Ferro, torna sul podio dell’Orchestra il 30 marzo alle 20:30 per dirigere un’opera di intensa spiritualità come lo Stabat Mater di Gioachino Rossini per soli, coro e orchestra, in occasione del sabato santo che precede la Pasqua. Il cast dei solisti è composto dal soprano di origini boliviane e albanesi Carolina López Moreno, dal mezzosoprano russo Vasilisa Berzhanskaya, dal tenore Francesco Demuro e dal basso Luca Tittoto, raffinati interpreti delle opere rossiniane. Orchestra e Coro del Teatro Massimo. Dirige il Coro il Maestro Salvatore Punturo.

Composto sul celebre testo duecentesco attribuito a Jacopone da Todi, l’oratorio appartiene all’ultimo periodo creativo del grande musicista pesarese. Dopo averne composto una prima versione a quattro mani con Giuseppe Tadolini nel 1832, su commissione di un prelato spagnolo, Rossini riprende dopo dieci anni il lavoro alla partitura, la rivede e la completa da solo e presenta questa versione finale nel 1842 al Théâtre Italien di Parigi e pochi mesi dopo a Bologna, con la direzione di Gaetano Donizetti. In entrambi i casi fu un clamoroso trionfo, pur dividendo il pubblico che vide nello Stabat Mater una profonda trasformazione del genere religioso per i suoi numerosi tratti operistici. L’oratorio descrive il dolore straziante della Madonna ai piedi della croce di fronte alla morte del figlio e non si può non vedere un legame tra la scelta di musicare il famosissimo testo di Jacopone da Todi dedicato alla Madre per eccellenza e il lutto per la morte della madre Anna che segnò profondamente Rossini. Nella versione definitiva della partitura Rossini divise il testo in dieci movimenti che esprimono in successione: il compianto della Vergine sotto la croce, il compianto di Cristo, l'immedesimazione nel dolore di Cristo, la preghiera alla Vergine perché interceda nel giorno del giudizio.

Accademico di Santa Cecilia e docente di Direzione alla Scuola di Musica di Fiesole Gabriele Ferro (nella foto) è stato direttore stabile dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, direttore principale dell’Orchestra Rai di Roma, Generalmusikdirektor dello Staatstheater di Stoccarda, direttore musicale del San Carlo di Napoli e direttore principale (2001-2006) e dal 2014 al 2019 direttore musicale del Teatro Massimo di Palermo, del quale ora è direttore onorario a vita. Ha diretto in prima mondiale opere di Berio, Clementi, Maderna, Stockhausen, Ligeti, Nono e ha collaborato con i più importanti teatri e festival internazionali (Fenice di Venezia, Scala di Milano, Opera di Roma, Comunale di Firenze, Bastille e Châtelet di Parigi, Muziektheater di Amsterdam, Grand Théâtre di Ginevra, Bayerische Staatsoper, Chicago Opera, San Francisco Opera, Los Angeles Opera, Opera di Tel Aviv, Deutsche Oper di Berlino, Teatro Real di Madrid, Covent Garden ROH di Londra, Wiener Festwochen, Rossini Opera Festival, Maggio Musicale Fiorentino e Biennale di Venezia). Per Elektra a Napoli ha ricevuto il Premio Abbiati. Dal 14 al 21 aprile tornerà a dirigere l’Orchestra del Teatro Massimo per l’atteso ritorno dell’opera Les pêcheurs de perles di Georges Bizet nell’allestimento dell’Opéra National du Capitole de Toulouse con regia e coreografia di Thomas Lebrun riprese e adattate da Angelo Smimmo.

Biglietti: da 15 a 30 euro.

IL CONCERTO DI PASQUA DI OROZCO-ESTRADA CON L’ORCHESTRA RAI

 

Una masterclass con gli studenti di direzione d’orchestra e con i giovani musicisti del Conservatorio di Torino. Una lettura con l’Orchestra della Rai di alcuni brani scritti dagli studenti di composizione dello stesso istituto. Un concerto dedicato alla Pasqua con lo Stabat Mater di Pergolesi, la “Pastorale” di Beethoven e la “sua” Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Sono gli impegni di Andrés Orozco-Estrada a Torino nella Settimana Santa, che culmineranno proprio con il Concerto di Pasqua, in serata unica e fuori abbonamento venerdì 29 marzo alle 20.30all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, proposto da Rai Cultura di prima serata su Rai5 alle 21.15, oltre che in diretta su Radio3.


Nato a Medellín, in Colombia, nel 1977, Andrés Orozco-Estrada (nella foto di Martin Sigmund) ha debuttato con l’OSN nel maggio 2022, e nell’ottobre 2023 ha iniziato la sua collaborazione come Direttore principale della compagine. È stato a capo di formazioni come l’Orchestra della Radio di Francoforte, i Wiener Symphoniker e la Houston Symphony. Dalla stagione 2025/2026 diventerà Generalmusikdirektor della Città di Colonia, prendendo le redini della Gürzenich Orchestra e dell’Opera della città tedesca, una delle più importanti metropoli culturali europee. Dirige abitualmente orchestre come i Wiener e i Berliner Philharmoniker, la Staatskapelle di Dresda, la Gewandhausorchester di Lipsia e quella del Concertgebouw di Amsterdam.
 
Grande comunicatore, dal temperamento spontaneamente vicino al pubblico e ai giovani, nel pomeriggio di martedì 26 marzo Orozco-Estrada lavorerà come di consueto con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai all'Auditorium Rai di Torino ma con un programma inedito: sui leggii ci saranno infatti le parti di alcuni brani scritti dagli studenti di composizione del Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Torino, che saranno quindi provate da una grande orchestra e dal suo Direttore principale. A seguire Orozco-Estrada si sposterà in piazza Bodoni, in Conservatorio, per salire su un podio molto speciale: quello dell’orchestra dei giovani musicisti dell'istituzione di alta formazione, per lavorare con loro e tenere una masterclass dedicata agli studenti dei corsi di direzione d’orchestra. 
 
Tutto questo tra le prove canoniche del Concerto di Pasqua, che si terrà Venerdì Santo e che vede in programma una delle pagine più intense e rappresentative del dolore della Vergine per la morte di Cristo: lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi per soprano, contralto, archi e basso continuo. Composta probabilmente su commissione della laica confraternita napoletana dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi a Palazzo proprio per la liturgia della Settimana Santa, la cantata fu completata nel Monastero di Pozzuoli negli ultimi giorni di vita di Pergolesi, che morì di tubercolosi il 16 marzo del 1736, a soli 26 anni. A interpretare la pagina sono chiamate le voci del soprano Giuliana Gianfaldoni (nella foto di Barbara Rigon) e
del contralto Cecilia Molinari (nella foto di Alina Fejzo): due tra le più apprezzate belcantiste della nuova generazione.
Completa il programma la Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68, detta “Pastorale”, di Ludwig van Beethoven. Ultimata nel 1808 e diretta per la prima volta dall’autore nel dicembre di quell’anno al Theater an der Wien di Vienna, la sinfonia segna un momento di trasfigurazione idilliaca nell’esistenza del genio beethoveniano, sempre scosso dall’intensità del sentire e del soffrire. «Più espressione del sentimento che pittura», il brano prende le distanze dal descrittivismo musicale, elevando l’intima comunione con la natura campestre a senso di religioso stupore e di rapita ammirazione dell’uomo di fronte alla bellezza del creato.
I biglietti per il concerto, fuori abbonamento, sono proposti a 10 e a 15 euro e sono in vendita online sul sito dell’OSN Rai e presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino. Informazioni: 011.8104653


Il debutto a Cagliari di Enrico Fagone e Massimiliano Pitocco, il 29-30 marzo, per la Stagione concertistica 2024


Venerdì 29 marzo alle 20.30 (turno A) e sabato 30 marzo alle 19 (turno B) è in programma il sesto appuntamento della Stagione concertistica 2024 del Teatro Lirico di Cagliari che prevede il debutto a Cagliari di Enrico Fagone (Broni/Pavia, 1979 - nella foto, di Cristiano Bonassera), poliedrico musicista, affermato contrabbassista e raffinato direttore dal curriculum internazionale che dirige l’Orchestra del Teatro Lirico e, in qualità di solista al bandonéon, Massimiliano Pitocco (foto in basso) (Spoltore/Pescara, 1969), anch’egli al suo debutto a Cagliari.

Il programma musicale prevede: 
- Danzón n. 2 di Arturo Márquez;  - Aconcagua concerto per bandonéon e orchestra di Astor Piazzolla; 
- Variaciones concertantes op. 23 di Alberto Ginastera;
Estancia: suite op. 8 di Alberto Ginastera.

Venerdì 29 marzo - ore 15 - Traiettorie sonore - Basilica Santa Maria presso San Satiro - Milano

 


Basilica Santa Maria presso Satiro
Milano
Via Torino 17/19
 
Venerdì 29 marzo 2024, ore 15
Traiettorie sonore
Cecilia Drago, violino
Davide Santi, violino

Alle 15, nell'orario simbolico della Passione di Gesù viene proposta una meditazione musicale particolare. Traiettorie sonore sono le linee tracciate dal suono dei due violini in dialogo nella rilettura della crocifissione di Gesù attraverso l'espressione musicale. Non le parole, in questo caso, ma soltanto i suoni, nudi, spogli, di pura sostanza. Un percorso senza mediazioni dedicato a tutti, anche ai turisti internazionali che numerosi affollano la Basilica nei giorni delle festività pasquali.  Un percorso in grado di dialogare con tutte le persone disposte ad accogliere un tempo di silenzio interiore nel quale lasciarsi abitare dal suono. 
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Cecilia Drago, si è laureata in violino presso il Conservatorio G. Verdi di Milano e presso il Conservatorio G. Cantelli di Novara. Ha Studiato jazz e improvvisazione con Marco Confalonieri (Conservatorio Milano 2012/2013) e con Carlo Morena (Conservatorio Milano 2022). Svolge attività concertistica in Italia e all’estero in orchestra e formazioni da camera, spaziando dal repertorio classico, sinfonico e operistico, alle avanguardie del Novecento, alla musica contemporanea, al repertorio jazz e al musical. Ha partecipato a diverse masterclass con Simone Bernardini, Aiman Mussakajajeva, Amiram Ganz (Vienna). Ha superato con lode i corsi di pedagogia e psicologia musicale e pedagogia e psicologia. Svolge un’intensa attività didattica insegnando violino presso diverse scuole musicale e conducendo laboratori di propedeutica musicale, anche presso il Museo degli Strumenti Musicali del Castello sforzesco di Milano.

Davide Santi, in qualità di direttore artistico della rassegna di musica classica Palazzo Marino in Musica dal 2011 ha collaborato con diversi progetti speciali con importanti istituzioni quali Gallerie d'Italia Milano abbinando alle opere esposte un percorso musicale dal vivo. Presso il Museo Novecento di Firenze ha organizzato concerti e performances e coinvolgendo i principali compositori del contemporaneo. Al Museo della Scienza e della tecnica di Milano e Accademia della Scala di danza contemporanea nella realizzazione di video d’arte con coreografie all’interno degli spazi museali. Diplomato in violino press il Conservatorio di Milano. Ha studiato Jazz e Musica elettronica al Conservatorio di Parma. Ha perfezionato le tecniche antiche con Cinzia barbagelata all’Accademia Tadini. Molto attivo nel campo della musica cross over, ha collaborato con artisti quali Ennio Morricone, Andrea Bocelli, Michael Bouble, Laura Pausini, Gianna Nannini e partecipato a concerti in dodici nazioni. Alla musica suonata affianca lo studio di quella elettronica e di altri media come fotografia video e regia teatrale. Da qualche anno si interessa alle nuove relazioni tra arte e tecnologia.

Venerdì 29 marzo - ore 13 - Emanuele Cisi - Una Via Crucis contemporanea - Basilica Santa Maria presso San Satiro - Milano

 

Venerdì 29 marzo 2024, ore 13
una Via Crucis contemporanea
testi di Angelo Casati
Giulia Gaudenzi, voce narrante
Emanuele Cisi, sassofono
Matteo Galli, organo

Alle 13 saranno le parole poetiche di Angelo Casati (nella foto a sinistra)ad essere contrappuntate di suoni che scaturiranno direttamente dai testi delle stazioni a disegnare una polifonia a tre voci. Un linguaggio musicale che sgorga dalle radici culturali del nostro tempo, dalla tradizione improvvisativa che collega straordinariamente secoli di cultura liturgica con la modernità del jazz (inteso come luogo della musica certamente non omologante). Un sassofono d'eccezione, con la sua voce quasi umana fatta di respiro, di aria, di forza e di sussurri per interpretare una Via Crucis contemporanea senza timore di spendere linguaggi inusuali che toccano la radice della spiritualità.
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Emanuele Cisi
, nato a Torino nel 1964, Emanuele Cisi è oggi uno dei compositori e sassofonisti (tenore e soprano) più apprezzati della scena jazz internazionale. Un suono personale e ricercato, un approccio energico, uniti a una profonda conoscenza della tradizione e a uno spiccato senso della melodia e dello swing, sono i tratti salienti del suo stile. Nel 1995, viene premiato dalla rivista Musica Jazz come miglior nuovo talento. Da allora la sua carriera professionale si snoda tra Italia, Europa e Stati Uniti, ma si è esibito anche in Cina, in Russia, in Oceania e Sud America. Ha suonato con: Clark Terry, Nat Adderley, Jimmy Cobb, Sting, Albert Heath, Benny Golson, Billy Cobham, Branford Marsalis, Joe Lovano, Robert aGambarini, Aldo Romano, Enrico Rava, Paolo Fresu e molti altri. Al suo attivo 10 dischi a suo nome e più di 100 come sideman o co-leader. E’ l’unico artista europeo ad essere stato pubblicato da una delle più prestigiose etichette specializzate statunitensi, la Maxjazz (“Where or When”, 2013). Inizia a studiare il sax alto a 16 anni, passando presto al tenore e al soprano. Dopo pochi anni, inizia ed esibirsi nei jazz club della sua città e dei dintorni, e nel 1984 riceve il suo primo ingaggio professionale importante, col gruppo Area II, riedizione degli storici Area, guidati dal batterista Giulio Capiozzo. Si mette così in luce a livello nazionale, e inizia a collaborare con molti musicisti trasferendosi a Milano. Nel ’94 registra il primo disco a suo nome, destando molta attenzione tra il pubblico e la critica. Espatria sempre più spesso, soprattutto in Francia, dove registra due lavori a suo nome e dove, nel 2001, viene chiamato a far parte del gruppo di Aldo Romano “Because of Bechet” con cui si esibisce in tutti i principali festival e teatri transalpini. Nel 2006 fonda, insieme al collega di Detroit Chris Collins, il Detroit-Torino Urban Jazz Project, un ambizioso e articolato progetto multidisciplinare (che vede coinvolti anche due fotografi) che esplora differenze e similitudini culturali tra le due “città dell’auto”. Nel 2008 pubblica 3 nuovi progetti discografici, tra cui uno realizzato in Belgio col gruppo di Bart DeFoort che ha ottenuto il premio Django d’Or come miglior disco dell’anno. A fine agosto dello stesso anno si è esibito, unico artista europeo, al prestigioso Detroit International Jazz Festival con una formazione americana. Nel 2009 è stato in tournée in Cile, partecipando al festival jazz di Providencia, ha partecipato ad alcuni reading-musicali con gli scrittori Paolo Giordano e Luca Ragagnin, si è esibito in tour con un suo quartetto (presentando il cd “The Age of Numbers” – Auand Records), col pianista americano Xavier Davis, si è esibito in Norvegia, e ha compiuto una tournée negli Stati Uniti con il progetto Detroit-Torino Urban Jazz Project. Sempre nello stesso anno risiede per quattro mesi a Washington DC, dove collabora con molti artisti rappresentativi della scena U.S.A., esibendosi in vari jazz clubs e rassegne, e compie nuovamente un lungo tour tra Belgio e Olanda. Nel 2010 si esibisce ancora negli U.S.A. e da vita ad un nuovo progetto, il Northbound, un quartetto “pianoless” con trombone. Il 9 maggio 2011 si è tenuta con grande successo al Teatro Regio di Torino la prima mondiale del DTUJP (Detroit-Torino Urban Jazz Project) in versione “sinfonica”, dove l’orchestra Filarmonica ’900 diretta dal M° Damian Iorio ha eseguito insieme al quartetto guidato da Cisi e Collins le due partiture commissionate appositamente ai compositori Carlo Boccadoro e James Hartway. Tra le sue più singolari collaborazioni, su disco e dal vivo, spicca quella con il prestigioso ensemble di musica barocca La Venexiana, in cui fonde la sua personale sonorità e il suo stile in un repertorio classico che spazia tra Monteverdi e Handel. Con loro si esibisce frequentemente all’estero, soprattutto in Germania. Il suo cd, “Homecoming”, registrato per l’etichetta giapponese Albore Jazz, lo vede guidare un quartetto con alcuni vecchi compagni di viaggio: Luigi Bonafede, Rosario Bonaccorso e Francesco Sotgiu, in un programma di composizioni originali. Nel 2015 e nel 2016 ha vinto il Jazzit Readers Poll (indetto dalla rivista italiana Jazzit) come migliore Sax Tenore italiano. A maggio 2016 ha compiuto un lungo tour in Russia riscuotendo consensi entusiastici. Nel 2016 è stato pubblicato un pregevole lavoro discografico che lo vede al fianco del pianista afroamericano Eric Reed. A maggio 2018 il suo primo disco prodotto dalla Warner Music, “No Eyes – Looking at Lester Young” un sentito omaggio a uno dei massimi geni della storia del Jazz e “inventori” del sax tenore. Negli anni è stato invitato a tenere una masterclass alla Juilliard School di New York. In campo didattico, dal 2010 è docente di Sassofono jazz al Conservatorio di Torino.

Giulia Gaudenzi
, è attrice, scrittrice, redattrice e autrice, si occupa di danza e di comunicazione. sviluppa un forte interesse per la scrittura e nel 2018 consegue la laurea in Lettere presso l’università di Bergamo. Poco dopo si avvicina al mondo del teatro grazie alla conoscenza dell’artista Franz Cancelli e delle sue maschere teatrali con il quale collabora per spettacoli ed eventi a Bergamo e Venezia. Nel frattempo frequenta corsi di danza classica attraverso i quali scopre la sua forte passione per la danza. Nel 2019 viene accettata alla scuola di Teatro Arsenale di Milano dove si diploma come attrice nel 2021. Il 2021 è anche l’anno in cui si trasferisce a Milano: va in scena per lo spettacolo Infinito Nero di Salvatore Sciarrino (2021) e lavora al progetto di danza Amante con la danzatrice e coreografa Michela Priuli (2022). 
 Inizia a collaborare con diverse realtà creative che vanno dal teatro, alla danza, al disegno, alla fotografia, alla moda e alla scrittura. Pubblica degli articoli per la rassegna teatrale Prima del Teatro Arsenale di Milano.


Matteo Galli, nato nel 1971, si è diplomato a pieni voti in organo e composizione organistica presso il conservatorio di Piacenza, sotto la guida di Giuseppina Perotti. Si è perfezionato, con E. Kooiman, Ch. Stembridge, M. Torrent, e in particolare con M. Radulescu presso la Cattedrale di Cremona e alla Academie d'Orgue  di Porrentruj (Svizzera). Svolge attualmente un’intensa attività concertistica in tutta Europa e negli Stati Uniti d’America dove ha condotto complessivamente diciassette tournée. Ha suonato presso la Philarmonia di San Pietroburgo e al Conservatorio Tchaikovsky di Mosca nell’ambito dell’International Organ Festival. In Italia è regolarmente invitato in importanti festival e rassegne concertistiche. Suona stabilmente in duo con il pianista Francesco Attesti e collabora con il sassofonista jazz Emanuele Cisi. E' impegnato nell’attività di analisi, valorizzazione e tutela del ricco patrimonio nazionale di strumenti antichi, in collaborazione con i presidi della Soprintendenza e le Curie. E' direttore musicale e organista titolare della Comunità Pastorale Santi Magi di Milano che unisce le Basiliche di San Lorenzo Maggiore, S. Maria presso S. Satiro, San Giorgio al Palazzo, Sant’Alessandro e Sant’Eustorgio. E’ coordinatore dell’ampio progetto didattico del  Museo degli Strumenti Musicali del Castello Sforzesco di Milano. E’ direttore artistico di diverse rassegne concertistiche e programmi culturali fra cui, in particolare, “Le Voci della Città - Antichi organi un patrimonio di Milano”. Conduce un’intensa attività di sperimentazione musicale e teatrale anche dedicato al pubblico più giovane. All’attività di musicista affianca l’interesse per il management artistico occupandosi della progettazione, dell’organizzazione e della realizzazione di varie manifestazioni musicali. E’ autore di testi e regie teatrali, in particolare di spettacoli di carattere musicale. Ha collaborato con Arnoldo Foa e con Giovanna Bozzolo.

Carlo Fuortes è il nuovo sovrintendente della Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino

 

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha firmato nel pomeriggio del23 marzo 2024, il decreto di nomina di Carlo Fuortes a sovrintendente della Fondazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Nominando il dottor Fuortes il Ministro Sangiuliano  ha dichiarato: “Auguro buon lavoro al Sovrintendente Fuortes, che con il suo mandato è chiamato a rilanciare una delle maggiori istituzioni culturali della Nazione, risanata grazie all’opera del commissario straordinario Onofrio Cutaia cui rendo merito, e a dare lustro alla sua vocazione internazionale”.
Il sindaco di Firenze Dario Nardella, presidente della Fondazione del Maggio ha espresso la sua soddisfazione: “La nomina di Carlo Fuortes a sovrintendente del Teatro del Maggio è una bellissima notizia che finalmente chiude una fase molto difficile e dolorosa e apre nuova fase di futuro, rilancio e ottimismo. Ringrazio il Ministro per aver valorizzato la leale cooperazione tra tutte le istituzioni, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina e Bernabò Bocca, presidente di Fondazione Cr Firenze.  C’è stato un grande gioco di squadra che ha messo al centro l'interesse del Teatro del Maggio con i suoi lavoratori e il suo prestigio artistico. Fuortes è una figura con indubbia esperienza grazie al lavoro svolto con risultati eccellenti al Teatro dell'Opera di Roma e alla direzione della Rai oltre ad altre istituzioni culturali. Lo conosco peraltro molto bene, fin da quando ha iniziato il suo lavoro alla direzione del Parco della Musica di Roma e da allora non ci siamo mai persi di vista.
Con il Consiglio d’Indirizzo nel suo nuovo assetto e con il nuovo Sovrintendente, si gettano le basi per un rilancio della Fondazione alla vigilia dell’apertura del Festival senza trascurare l’importanza del consolidamento economico-finanziario di questa istituzione. Sono felicissimo di concludere il mio mandato con questo successo, dopo mesi molto difficili. Non abbiamo mai smesso di credere nella forza del Teatro e la leale collaborazione da tutti i soci ci dimostra che quando si guarda all’interesse generale si possono conseguire risultati importanti”.
 

Il dottor Carlo Fuortes nell’assumere il nuovo incarico ha dichiarato: “Sono felice e onorato di poter contribuire nel ruolo di sovrintendente alla grande storia di questo Teatro, che dal 1933 arricchisce il patrimonio musicale del nostro Paese. Il Maggio Musicale Fiorentino è una delle più prestigiose tra le istituzioni che rappresentano l’eccellenza culturale italiana nel mondo. Ringrazio per questo incarico il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il presidente del Teatro e sindaco di Firenze Dario Nardella e tutti i componenti del Consiglio di Indirizzo per la fiducia confluita sul mio nome. Estendo il mio ringraziamento ai Soci della Fondazione, il Ministero della Cultura, la Regione Toscana, il Comune di Firenze, la Città Metropolitana e i Soci privati, la Fondazione Cassa di risparmio di Firenze e Intesa Sanpaolo, ricordando il fondamentale contributo che hanno dato nell’ultimo anno per il risanamento della Fondazione. A questo proposito desidero ringraziare anche il commissario Onofrio Cutaia per l’importante lavoro di risanamento svolto dopo il gravissimo dissesto della gestione precedente.
Sono consapevole delle responsabilità che mi attendono e dei compiti che questo incarico comporta. Sebbene sia troppo presto per annunciare programmi, mi impegnerò a lavorare per un nuovo progetto culturale e artistico, che possa confermare il ruolo straordinario di questo grande teatro,  attraverso l’eccellenza artistica della programmazione ma anche grazie alla sua sostenibilità operativa, economica e finanziaria.
So di poter contare su due compagini artistiche, l’Orchestra e il Coro, di assoluto valore internazionale; sulla guida di Daniele Gatti, direttore principale al quale sono legato personalmente e professionalmente, e del maestro Zubin Mehta, direttore emerito, uno dei più grandi direttori di tutti i tempi. A fianco dell’Orchestra e del Coro, so di poter fare affidamento su tutte le persone che fanno parte del Maggio, dai tecnici dei vari settori, agli amministrativi che sono impegnati quotidianamente nel loro lavoro con competenza e professionalità.
Tutto ciò mi convince delle enormi potenzialità del Maggio Musicale Fiorentino e mi permette di dire che la mia non è una scommessa, ma una certezza che darà ottimi frutti, degni della storia del Maggio”.

(le foto sono di Michele Monasta)

L’Accademia Musicale Chigiana piange la scomparsa di una leggenda, Maurizio Pollini (1942-2024)

Nel cuore della musica si è spenta una stella. Maurizio Pollini, il virtuoso pianista che ha incantato generazioni con la sua straordinaria maestria, ci ha lasciati, la mattina del 23 marzo, all'età di 82 anni. L’Accademia Musicale Chigiana, profondamente addolorata, si unisce nel cordoglio e nella commozione a tutto il mondo della musica e della cultura.
Pollini si era appena diplomato al Conservatorio di Milano quando, a partire dagli anni Sessanta, il Conte Guido Chigi Saracini lo invitò a più riprese a esibirsi a Siena in concerti rimasti indelebili nella memoria, fino a portarlo a divenire presto Maestro in quell’Accademia che riuniva i più grandi musicisti della sua generazione. Nelle aule e nei concerti di Palazzo Chigi Saracini in quegli anni si potevano incontrare Andrés Segovia, Sergiu Celibidache, Martha Argerich e tantissimi altri che hanno contribuito ad affermare la Chigiana e la città di Siena come il centro di massima attrazione per tutti i giovani talenti musicali del mondo.
Il suo lascito artistico è smisurato, come l'impatto sulla vita di coloro che hanno avuto il privilegio di ascoltarlo e di averlo come maestro. Con oltre 60 anni di attività musicale fenomenale, Maurizio Pollini resterà per sempre una leggenda nella storia dei grandi pianisti, una luce che continuerà a brillare nel firmamento della musica classica e dell’Accademia Musicale Chigiana.

Giovedì 28 e venerdì 29 marzo 2024 Myung-Whun Chung alla Fenice dirige il Requiem di Giuseppe Verdi in occasione dei 150 anni dalla prima esecuzione assoluta

 
Myung-Whun Chung sarà di nuovo protagonista nell’ambito della Stagione Sinfonica 2023-2024 della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia. Giovedì 28 marzo 2024 ore 20.00, in replica venerdì 29 marzo 2024 ore 20.00, il maestro sudcoreano dirigerà la Messa da Requiem per soli, coro e orchestra di Giuseppe Verdi, monumentale composizione di musica sacra di cui ricorre nel 2024 il centocinquantesimo anniversario della prima esecuzione assoluta. Insieme all’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice – quest’ultimo istruito da Alfonso Caiani – saranno impegnate le voci soliste del soprano Angela Meade, del mezzosoprano Annalisa Stroppa, del tenore Fabio Sartori e del basso Riccardo Zanellato. La prima di giovedì 28 marzo 2024 ore 20.00 sarà trasmessa in diretta radiofonica su Rai Radio3.
Il programma musicale del concerto inaugurale propone una delle pagine più affascinanti del repertorio sacro, considerata a buon ragione il monumento sinfonico-corale più importante del repertorio italiano. L’idea di comporre una Messa da Requiem interessò Giuseppe Verdi fin dal 1868, anno della morte di Gioachino Rossini: fu in quel momento che il compositore propose all’editore Ricordi di farsi da intermediario nella creazione di una composizione funebre di carattere collettivo, coinvolgendo i maggiori musicisti del tempo per tributare un omaggio al più illustre rappresentante della tradizione musicale italiana. Verdi compose allora il «Libera me», ma il progetto a più mani della ‘Messa per Rossini’ naufragò e il compositore dovette temporaneamente rinunciare al desiderio di completare la sua composizione sacra. L’occasione per tornarvi giunse al bussetano qualche anno più tardi, quando a morire fu un’altra figura centrale della cultura nazionale, lo scrittore Alessandro Manzoni, verso il quale Verdi provava una grandissima ammirazione. Il Requiem vide così la luce nel 1874 e il 22 maggio, nel primo anniversario della scomparsa dell’autore dei Promessi sposi, poté debuttare nella Chiesa di San Marco a Milano sotto la direzione dello stesso Verdi.

Come di consueto, il concerto di giovedì 28 marzo sarà preceduto da un incontro a ingresso libero con il musicologo Roberto Mori, che dalle 19.20 alle ore 19.40 illustrerà il programma musicale nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice.
I biglietti per il concerto (da € 15,00 a € 130,00; ridotto abbonati da € 15,00 a € 90,00) sono acquistabili nei punti vendita Eventi Venezia Unica, tramite biglietteria telefonica (+39 041 2722699) e biglietteria online su www.teatrolafenice.it. Il concerto di giovedì 28 marzo rientra nell’ambito del progetto «La Fenice per la città»; quella di venerdì 29 marzo in «La Fenice per la città metropolitana», iniziative realizzate in collaborazione con la Municipalità e con la Città metropolitana di Venezia dedicate ai residenti nel comune e nel territorio della città metropolitana di Venezia. 

Maggio Fiorentino: 29 marzo 2024 alle ore 20, in Sala Mehta, il maestro Vitali Alekseenok alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio. Musiche di Bach e Rossini



Il 29 marzo alle 20 in sala Mehta, il maestro Vitali Alekseenok (nella foto di apertura) - al suo debutto fiorentino – alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio sale sul podio per il concerto sinfonico-corale che chiude la Stagione Invernale del Teatro. In programma,  “Ricercata”, Fuga a 6 voci da Musikalisches Opfer di Johann Sebastian Bach (orchestrazione di Anton Webern) e il celebre Stabat Mater di Gioachino Rossini.
Solisti, nella composizione sacra rossiniana, il soprano Nikoleta Kapetanidou (nella foto in basso) e il tenore Dave Monaco artisti che si sono formati all’Accademia del Maggio, il contralto Aleksandra Meteleva, talento che attualmente la frequenta e il basso Alessandro Abis.
Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.
 
Vitali Alekseenok, al suo debutto fiorentino, completa il gruppo dei quattro giovani e luminosi direttori  che il Maggio ha deciso di affiancare al direttore principale Daniele Gatti nel corso della Stagione Invernale: Nikolas Nägele, che ha diretto il Peer Gynt in forma concertante e Hankyeol Yoon e Min Chung che hanno diretto due concerti sinfonici corali, tutti e tre accolti con grande calore dal pubblico della Sala Mehta, dalla stampa e la critica. Il maestro Alekseenok ha vinto nel 2021 il prestigioso “Concorso Arturo Toscanini per direttori d’orchestra” di Parma, dove ha ricevuto anche il “Premio del pubblico” e quello per la migliore esecuzione in un atto d’opera verdiana (Macbeth). Dal novembre 2022 Alekseenok è Kapellmeister alla Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf - Duisburg, dove dirige riprese di Turandot, Tosca, Hänsel und Gretel e Die Zauberflöte, nonché una nuova prodizione de Le Sacre du Printemps e composizioni di Igor Stravinskij e Richard Strauss. Recentemente ha debuttato al Teatro alla Scala con la première mondiale dell’opera Il piccolo principe di Pierangelo Valtinoni.
 
Il concerto si apre dunque con  Ricercata, Fuga a 6 voci da Musikalisches Opfer BMW 1079 di Johann Sebastian Bach nell’orchestrazione di Anton Webern che costituisce quasi un’appropriazione compiuta dal musicista relativamente alla musica di Bach; la tecnica peculiare di questa strumentazione si collega alla tecnica compositiva di Webern: la Musikalisches Opfer appartiene all’ultimo periodo di vita di Bach, quando l’autore, conscio dell’inattualità delle proprie scelte rispetto all’affermazione del nuovo stile galante, andava sempre più concentrando la propria attenzione sulle potenzialità della scienza contrappuntistica. 
Il programma in locandina si completa con una delle più celebri composizioni di Gioachino Rossini, lo Stabat mater. Dopo essersi ritirato dall’attività teatrale, nell’inverno del 1831 Rossini si recò in viaggio in Spagna dove incontrò l’arcidiacono Manuel Fernández Varela, al quale promise una sua composizione in segno di amicizia. Varela non se lo fece ripetere e gli chiese addirittura uno Stabat Mater. Dopo quasi un anno di impegni e indecisioni, con il supporto di Giovanni Tadolini, direttore al Théâtre Italien di Parigi, Rossini consegnò all’arcidiacono la partitura di vaste dimensioni e per un grande organico con soli, coro e orchestra, facendosi promettere di conservarla senza mai eseguirla. Ma, una volta morto il prelato, i suoi eredi misero all’asta i suoi beni, Stabat Mater rossiniano incluso. Spaventato dall’idea che un giorno qualcuno potesse attribuire a lui i numeri musicali in parte composti da Tadolini, si tutelò firmando immediatamente un contratto per la pubblicazione dello Stabat Mater in versione completa e revisionata da lui stesso, che andò in scena per la prima volta a Parigi nel gennaio del 1842.  In marzo fu eseguita per la prima volta in Italia, nell’Aula Magna dell’Archiginnasio di Bologna con la direzione di Gaetano Donizetti.
 
 
La locandina:
 
JOHANN SEBASTIAN BACH 
Fuga (Ricercata) a 6 voci dal Musikalisches Opfer BWV 1079 per orchestra 
GIOACHINO ROSSINI
Stabat Mater per soli, coro a 4 voci miste e orchestra 
su testo attribuito a Jacopone da Todi 
Stabat Mater/Cuius animam/Quis est homo/Pro peccatis/Eja Mater/ Sancta Mater/Fac ut portem/Inflammatus/Quando corpus/Amen 
 
Soprano Nikoleta Kapetanidou
Contralto Aleksandra Meteleva
Tenore Dave Monaco
Basso Alessandro Abis
 
 Direttore Vitali Alekseenok

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino 
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
 
  
Prezzi:
 Settore D: 20€; Settore C: 35€; Settore B: 50€; Settore A: 70€