Da sabato 13 maggio ore 20 e fino al 23 maggio torna al Teatro Regio dopo 29 anni La figlia del reggimento (La Fille du régiment), la più fortunata opera francese di Gaetano Donizetti, in un nuovo allestimento coprodotto con il Teatro La Fenice di Venezia. La regia, fresca e divertente, mescola con umorismo elementi reali e surreali, com’è tipico delle celebrate produzioni del duo Barbe & Doucet. L’opera – spassosa quanto impegnativa – è diretta da Evelino Pidó, ambasciatore dell’opera romantica e del belcanto nel mondo, che torna al Regio alla guida dell’Orchestra, del Coro del Regio e di un cast superbo di specialisti del repertorio: il soprano Giuliana Gianfaldoni nella parte di Marie, il grande tenore statunitense John Osborn in quella di Tonio; il mezzosoprano Manuela Custer interpreta la marchesa di Berkenfield e il baritono Roberto de Candia è Sulpice. Partecipazione speciale per Arturo Brachetti nel ruolo della duchessa di Crakentorp, un personaggio cameo che saprà esaltare le doti dell’artista, vera e propria icona del trasformismo internazionale. Nel ruolo di Marie, il 14, 17 e 20 maggio, troviamo Caterina Sala e in quello di Tonio, il 14 e 20 maggio, Pablo Martínez. Completano il cast: Lorenzo Battagion/Riccardo Mattiotto (un caporale); l’attore Federico Vazzola (un notaio); Alejandro Escobar/Andrea Antognetti (un contadino).
La regia è ripresa per l’occasione da Florence Bas, le luci sono di Guy Simard, la regia video è di Guido Salsilli. Il maestro Andrea Secchi istruisce il Coro del Regio.
L’opéra-comique in due atti viene eseguita in lingua originale francese (con i sopratitoli in italiano), il libretto è di Jean-François Alfred Bayard e Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges e l’edizione critica è a cura di Claudio Toscani (Casa Ricordi, Milano e Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo); la durata è di 2 ore e 35 minuti.
Evelino Pidó, direttore d’orchestra nato a Torino e residente a Parigi, torna al Regio dopo Medea del 2008 e racconta: «Sono contento di essere al Regio proprio nel periodo in cui festeggia il cinquantesimo anniversario. La figlia del reggimento è un grande affresco umano che segue gli stilemi, i contenuti e le strutture dell’opera comica. Donizetti la scrisse in appena quindici giorni e questa freschezza si sente molto: il pubblico potrà godersi splendide pagine musicali e sorridere molto».
André Barbe e Renaud Doucet costituiscono un sodalizio artistico che ha dato vita a più di quaranta allestimenti applauditi nel mondo. «Abbiamo guardato La Fille du régiment nel rispetto della tradizione, prendendo in considerazione la situazione storica in cui l’opera nasce: Napoleone, il patriottismo all’epoca molto forte in Francia, i sentimenti di due giovani che si innamorano del rispettivo nemico – raccontano i registi e aggiungono – è un lavoro sulla memoria della guerra; i ricordi hanno la tendenza a rendere le cose più leggere: attraverso questa “memoria buona” ci è stato possibile mantenere il senso di commedia e leggerezza, dando vita a uno spettacolo che coinvolge chi guarda ricordando che tutte le persone anziane sono state un tempo giovani. È una storia bellissima, e nonostante sia una commedia abbiamo voluto esprimere anche gli aspetti più commoventi, perché tutti noi abbiamo genitori o nonni e spesso dimentichiamo la loro vita passata. Il nostro desiderio era quello di creare uno spettacolo festoso, dopo due anni di Covid: la guerra intorno al mondo, i cambiamenti climatici… Insomma, abbiamo bisogno di andare all’opera per sentirci felici e commossi allo stesso tempo».
Di una semplicità disarmante, interamente fondata sulla manifestazione di sentimenti schietti, espressi “cuore in mano”, non senza una vena di ironia, la trama della Fille du régiment è lineare: i personaggi sono pochi: due i protagonisti, Marie e Tonio, cui si aggiunge il Reggimento, del quale Sulpice è il comandante. La vicenda è ambientata in un paesino del Tirolo. Marie, trovata sul campo di battaglia quando era bambina, è stata allevata dai soldati ed è circondata dal loro affetto, tanto da considerarli tutti suoi padri. La fanciulla è innamorata del giovane austriaco Tonio che, per amore, si arruola nell’esercito francese diventando, di fatto, un traditore, anche se questa parola non viene mai pronunciata. Quando la marchesa di Berkenfield – che si presenta come sua zia – per vincoli di sangue e familiari vuole portare Marie a casa sua per educarla, la giovane è disperata. Marie è stata allevata come un maschio, ma con lo status di donna, per cui non sente sua la vita che le viene prospettata e ancor meno il matrimonio con un nobile. Con un colpo di scena, la marchesa rivela di essere la madre di Marie, per indurla al matrimonio programmato, ma alla fine decide di non ripetere, con la figlia, l’errore che i suoi genitori avevano commesso con lei. Comprende che la felicità è più importante: la marchesa ha perso l’amore della sua vita, Robert, ma non vuole che le questioni di rango rendano misera la vita della figlia.
L’opera è percorsa da una vocalità brillante e leggera per l’ascoltatore, ma molto impervia per gli interpreti, che si cimentano in numeri vocali dal virtuosismo sbalorditivo, come l’aria di Tonio «Ah! Mes amis», scherzosamente conosciuta come “il monte Everest dei tenori”, con i celebri nove ‘do’ di petto. Li ascolteremo dalla voce impeccabile e preziosa del grande tenore americano John Osborn. Belcantista doc, tenore romantico di rara specie, inizia ad avvicinarsi alla musica semplicemente cantando in famiglia, imitando il fratello. Con la stessa semplicità vince a soli 22 anni il Metropolitan Opera Young Artists Program, che lo porta a imparare dalle star della lirica mondiale: Domingo, Pavarotti, Vargas, Alagna, Freni, Fleming, Dessay, Caballé, Nucci. Lo ritroviamo al Regio dopo il suo Arnoldo del Guglielmo Tell del 2014.
Se la popolarità dell’aria “dei nove do” tende a focalizzare l’attenzione degli ascoltatori sulla figura di Tonio e sul tenore che lo interpreta, protagonista dell’opera – tanto sul piano drammaturgico quanto su quello vocale – è senza dubbio Marie, interpretata dal soprano tarantino Giuliana Gianfaldoni, quasi onnipresente in scena: la vivandiera e “figlia del reggimento” dà voce, con ardite colorature, alla leggerezza dell’opéra-comique, divenendo emblema di un ambiente, un’epoca, un genere e una vocalità. È Marie, che accoglie il pubblico all’ingresso in sala attraverso un filmato, che dà il “la” allo spettacolo: gli spettatori vedono il video di un’anziana signora che guarda malinconicamente fuori dalla finestra di un edificio, presumibilmente la casa di riposo dove è ricoverata. Partita l’Ouverture, il volto della signora si rianima: la sua famiglia è venuta a trovarla. Mentre gli adulti discutono con l’infermiera sul suo stato di salute, che pare non promettere nulla di buono, la felicissima nonna si intrattiene con i nipotini parlando dei suoi ricordi di gioventù, la maggior parte dei quali sono esposti sul mobile accanto al suo letto: un carillon, una collana, un orologio da taschino, persino una medaglia al valore militare. La nonna è per l’appunto un’anziana Marie, i cui ricordi si mescolano al suo vissuto presente: la scenografia è infatti costituita da una copia ingigantita degli oggetti che si vedono sul mobile, tra cui una statua della Madonna, la lampada e le scatole delle medicine.
Molto amato dal pubblico torinese, e uno dei più apprezzati baritoni degli ultimi trent’anni, torna al Regio Roberto de Candia: la sua capacità di leggere la musica lo ha spinto a cimentarsi con molte opere contemporanee, da Testoni a Galante, da Petrassi a Maderna a Vlad, ma il suo repertorio naturale è quello belcantistico. Graditissimo ritorno anche per Manuela Custer, mezzosoprano nato a Novara, che ha debuttato giovanissima proprio al Teatro Regio. Incide per Dynamic, Tactus, Naïve Records, Opus 111, ha confermato la sua versatilità di artista anche nel campo del repertorio contemporaneo, sia con la Sankt-Bach Passion di Kagel alla radio di Lipsia diretta da Luisi sia con l’acclamatissima piéce Le bel indiferent di Tutino con la regia di Livermore per il Teatro Stabile di Torino. Ha inoltre debuttato nel mondo del cinema interpretando per la prima volta, con ottimo riscontro di critica, il ruolo di Zita nel film sul Gianni Schicchi di Puccini con la regia di Damiano Michieletto. Guillaume Andrieux sarà uno spassosissimo Hortensius, come ha già dimostrato bene a Venezia.
La partecipazione speciale di Arturo Brachetti aggiungerà sicuramente sale e pepe quanto basta a uno spettacolo già di per sé molto gustoso. «Avrò una parrucca ondulata, ma non posso svelare altro – aveva raccontato al Regio in occasione della presentazione e lo abbiamo visto in questi giorni in brevi clip social già agghindato di tutto punto. La Caballé cantava uno jodel, io una canzone degli Anni Trenta, che abbiamo scelto insieme ai registi, al direttore d’orchestra e al direttore artistico. Farò un cameo che solitamente è affidato a vecchi soprani, sono elettrizzato e onorato: cantare al Regio! Mi sono preparato con un vocal coach e ho avuto modo di approfondire anche la storia del Regio, attraverso i racconti di chi ha lavorato qui. Sono sicuro che mi divertirò un sacco in questo ruolo e che farò divertire: noi facciamo spettacoli divertenti che sono anche cultura».
Mercoledì 10 maggio alle ore 18 al Piccolo Regio Puccini con ingresso libero, appuntamento con la Conferenza-concerto condotta dalla giornalista Susanna Franchi, con la partecipazione del direttore d’orchestra Evelino Pidò e del baritono Roberto de Candia, oltre al soprano Amélie Hois, al tenore Francesco Lucii (entrambi artisti del Regio Ensemble) e al basso Guillaume Andrieux, che interpreteranno arie dall’opera di Donizetti, accompagnati al pianoforte da Carlo Caputo.
Ricordiamo che in tutte le recite serali il pubblico ha la possibilità di degustare una cena a buffet nel Foyer del Toro durante l’intervallo: Opera buffet si può acquistare online al costo di € 27 oppure direttamente la sera dello spettacolo, presso le casse nel foyer d’ingresso, a € 30.
Per la recita in programma domenica 14 maggio alle ore 15, è attivo Bimbi Club. Il servizio è rivolto a genitori e/o nonni che desiderano godersi lo spettacolo, mentre i bambini (dai 6 ai 10 anni) partecipano a divertenti laboratori di canto e di danza a partire dalle ore 14.30 e fino al termine della recita. È consigliata la prenotazione e la merenda al sacco. Il costo di Bimbi Club è di € 10 e per accedere è necessario essere in possesso del biglietto per lo spettacolo.
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