Va in scena al Teatro
Comunale Luciano Pavarotti di Modena il 27 e il 29 novembre 2019 alle 20 e
domenica 1° dicembre alle 15.30 Rigoletto, uno dei titoli più amati del
grande repertorio verdiano, presentato in coproduzione con il Teatro Comunale
di Ferrara e il Teatro del Giglio. Lo spettacolo si vedrà in un nuovo
allestimento costruito dal teatro di Modena per la regia di Fabio Sparvoli,
artista attivo a livello internazionale recentemente applaudito al Teatro
Colòn di Buenos Aires e al Teatro Regio di Torino. Nel ruolo del titolo canterà
il baritono Marco Caria, uno degli allievi di Mirella Freni affermato in
teatri come La Fenice di Venezia, la Staatsoper di Vienna e la Deutsche Oper di
Berlino.
Il tenore Marco Ciaponi sarà
il Duca di Mantova mentre Ramaz Chikviladze sarà Sparafucile. Nei principali
ruoli femminili si ascolteranno Daniela Cappiello e Letizia Bertoldi nella
parte di Gilda e la Maddalena di Antonella Colaianni. Sul podio David
Crescenzi, anche alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del Coro
Lirico di Modena preparato da Stefano Colò.
Insieme a La bohème,
vista a Modena in novembre, Rigoletto viene presentato nell’ambito
delle celebrazioni dedicate a Luciano Pavarotti, in un progetto promosso da
Modena Città del Belcanto che prevede la rappresentazione delle opere liriche
interpretate dal tenore in ordine di debutto.
Composto su commissione del
teatro La Fenice di Venezia, Rigoletto debuttò nel 1851 per proseguire le sue
recite senza interruzione con intramontato successo, e resta ancora oggi fra le
dieci opere più rappresentate al mondo. Scritto da Verdi alla soglia dei
quarant’anni e da una posizione di operista ormai pienamente affermato nei
teatri italiani, Rigoletto rappresenta un momento di svolta decisivo,
sia nella produzione del compositore che per le sorti del melodramma.
Abbandonati i grandi temi di ordine patriottico e risorgimentale, con Rigoletto Verdi
concentrò la propria attenzione sulla figura umana, aprendo una strada che
proseguirà con le successive Traviata e Trovatore, tre titoli
che passeranno alla storia con l’etichetta di trilogia “romantica” o
“popolare”. La novità che accomuna le tre opere, e che Verdi perseguì in Rigoletto come
una necessità ormai irrinunciabile del suo teatro musicale, captava lo spirito
di un romanticismo europeo di matrice moderna. Nell’intenzione di mescolare i
due generi della commedia e della tragedia, Verdi si entusiasmò all’idea di
mettere in musica Le roi s’amuse di Victor Hugo, un dramma dove il
contrasto era sottolineato in massimo grado dal fatto che il protagonista era
giustappunto un buffone. Il pianto e il riso si mescolavano nella vicenda del
personaggio principale.
Fabio Sparvoli ha scelto un
allestimento dalle linee essenziale, un contenitore dove far risaltare le
contraddizioni della figura umana così come messe in musica da Verdi. “Padre?
buffone? oppresso? vendicatore? In Rigoletto c’è qualcosa di tutto ciò, ma
proprio per questo non riusciamo a esaurire per intero la sua figura; è la
prima creatura di Verdi completamente realizzata. È proprio questa mancanza
d’identità che mi ha portato a pensare che tutto diventa un mezzo, una pratica,
tesi al raggiungimento di una verità personale insita nella ‘rappresentazione attoriale’
del buffone”.
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