RAINS/LES PERCUSSIONS DE STRASBOURG
32° Festival Milano Musica
Teatro Elfo Puccini - Sala Shakespeare - MILANO (MI)
lunedì, 15 maggio, ore 20:00
Les Percussions de Strasburg
RAINS
Hosokawa, Kishino, Taïra, Takemitsu
Rains: un programma giapponese intorno alla metafora della pioggia
La concentrazione su strumenti di non
comune ascolto, capaci di grande forza comunicativa come le
percussioni, è al centro del concerto con cui, lunedì 15 maggio, il
Festival Milano Musica torna al Teatro Elfo Puccini.
«Il
ricchissimo e davvero contemporaneo mondo delle percussioni e della
musica per sole percussioni – sono diverse centinaia, ognuna fa
cantare la materia di cui è fatta e che serve a classificarla come
metallo, legno, membrana, corde, e poi ci sono le percussioni
eccezionali che usano acqua, ceramica, carta, oggetti vari... –
deriva molto dalla conoscenza e dalla fascinazione del Novecento per
le musiche non europee, segnatamente africana e asiatica […].
Dunque accanto al ritmo – cardine delle poche percussioni classiche
occidentali – le “nuove” percussioni apportano timbro e colore
con una gamma praticamente infinita di sfumature, dinamiche,
connotazioni espressive. Sono usate in brani sempre più articolati e
complessi, e all’interprete è chiesto non più solo un (modesto)
apporto a punteggiare la partitura, ma un virtuosismo talvolta
addirittura acrobatico».
«L’eccezionale programma è un
omaggio dei virtuosi de Les Percussions de Strasbourg a “quattro
compositori giapponesi dagli ammirevoli universi. Ballare con la
pioggia per evocare, solo per un attimo, ciò che credevamo
invisibile.” La tradizione delle percussioni giapponesi è davvero
un “ammirevole universo” a sé; l’amore dei giapponesi per la
pioggia poi è testimoniato da letteratura, arti visive e, più
vicino a noi, dalle parole del personaggio di un film di Hidekazu
Kore-eda che tornato alla sua terra natale (dove piove a dirotto)
esclama felice: “Come mi mancava la stagione delle
piogge!”.
L'aspetto profondamente performativo e quasi di danza
è abbastanza evidente nei gesti degli interpreti, ed è comune ai
quattro brani – nel titolo di Hosokawa, nei petali sparsi
di Kishino, nelle luci precisamente prescritte del brano
di Takemitsu, nel respiro rituale del brano di Taïra.
Il
suono delle circa duecento percussioni in scena, in maggioranza ad
altezza indeterminata, veicola una diversa sintassi fatta di
agglomerati e onde sonore piuttosto che frasi, in accordo con le
tradizioni di una cultura musicale come la giapponese che ha sempre
privilegiato la complessità del suono rispetto alla complessità
della struttura». (Luciana Galliano)
Toshio Hosokawa (1955)
Regentanz (2018, 18')
per sei percussionisti
Prima esecuzione in Italia
Malika Kishino (1971)
Sange (2016,
19')
per sei percussionisti
Yoshihisa Taïra
(1937-2005)
Hiérophonie V (1975, 17')
per sei
percussionisti
Tōru Takemitsu (1930-1996)
Rain
Tree (1981, 12')
per tre percussionisti
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