lunedì 1 maggio 2023

Enrico Onofri e Imaginarium Ensemble, rinomati interpreti del repertorio barocco su strumenti storici, in concerto al Teatro Argentina per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana giovedì 4 maggio

Ultimo concerto al Teatro Argentina per l’Accademia Filarmonica Romana giovedì 4 maggio (ore 21) con un omaggio alla musica strumentale del primo Seicento fino al tardo barocco affidato al violinista e direttore Enrico Onofri (nella foto) e all’ensemble da lui fondato Imaginarium Ensemble, formato per quest’occasione da Alessandro Palmeri (violoncello), Simone Vallerotonda (arciliuto) e Riccardo Doni (clavicembalo).
Fra i più rinomati interpreti del repertorio del Sei-Settecento, fin dai primi studi musicali Enrico Onofri ha sviluppato una profonda passione per le esecuzioni storiche; la conoscenza delle antiche prassi sono diventate per lui fonte di ispirazione per nuove idee e panorami interpretativi. La sua carriera iniziata ancora studente con l'invito di Jordi Savall come primo violino de La Capella Real, oggi, fra le tante collaborazioni maturate, lo ha portato ad essere direttore principale della Filarmonica Toscanini di Parma, direttore della Haydn Philharmonie, nonché direttore musicale dell’Accademia Montis Regalis (una delle migliori compagini orchestrali con strumenti antichi a livello internazionale) e della Real Câmara Baroque Orchestra.
Non udite lo parlare?” è il titolo del concerto che presenta un programma, interamente eseguito su strumenti storici, dedicato al rapporto tra voce umana e virtuosismo strumentale italiano dal primo Seicento sino al tardo Barocco. Il Seicento fu epoca di grande fermento che – accanto alla nascita dell’opera – vide gli strumenti musicali affrancarsi dal semplice ruolo di sostegno delle voci. All’inizio del diciassettesimo secolo il violino comincia dunque la propria emancipazione dal repertorio vocale, grazie alla stampa di brani espressamente dedicati a questo strumento da parte di alcuni virtuosi. Nell’esplorare i sottili diaframmi che separano voce e strumento, il concerto sarà occasione per ascoltare musica oggi di raro ascolto di autori come Giovanni Paolo Cima, Richardo Rognoni, Dario Castello, accanto ai nomi più celebri, e di qualche decennio successivo, di Antonio Vivaldi, Alessandro Stradella e Arcangelo Corelli. Era proprio quest’ultimo nel mostrare ai propri allievi la sublime arte del suo arco. che diceva loro "Non udite lo parlare?”.
“Il primo cinquantennio del Seicento – racconta Onofri  –  è un’epoca magica, una terra di confine dove la dotta prassi compositiva di ispirazione vocale si fonde con la ricerca timbrica ed idiomatica strumentale; un’epoca dove, grazie all’emancipazione da un testo che supporti gli affetti musicali, lo strumentista-compositore è costretto ad andare oltre, creando quel metalinguaggio che è il canto senza parole degli strumenti – espressione a volte sottile, a volte potente, di immagini complesse e di passioni non meno intense di quelle evocate dai testi poetici”.

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