Nella fiaba di Hans Christian Andersen, le scarpette rosse costringono la protagonista a ballare senza sosta; non a caso l’omonimo film del 1948 – premio Oscar alla regia – rivisitava la storia ambientandola nel mondo del balletto. Ed è proprio la danza che torna a indossare quelle scarpette rosse: sabato 16 marzo alle 20.30 e domenica 17 alle 15.30, la Stagione del Teatro Alighieri di Ravenna continua con The Red Shoes del Nuovo Balletto di Toscana. Fresca del debutto autunnale a Trento, la coreografia di Philippe Kratz, vincitore del 32° Concorso Internazionale di Coreografia di Hannover e Coreografo dell’anno 2019 per Danza&Danza, rilegge la fiaba concentrandosi sulla forza straordinaria rappresentata dal desiderio personale e collettivo. Su drammaturgia di Sarah Ströbele, partitura elettronica originale di Pierfrancesco Perrone e nel variegato linguaggio di Kratz – capace di combinare danza contemporanea, hip hop e stilemi classici – dieci interpreti portano in scena una narrazione ambientata ai giorni nostri e concentrata sul rapporto fra la protagonista e le cose. Le scarpette rosse alimentano i poteri della seduzione ma minano l’autonomia del soggetto; mentre la fiaba originale si conclude con la redenzione di Karen, la coreografia culmina nel completo isolamento della protagonista. Il disegno luci è di Giulia Maria Carlotta Pastore, mentre i costumi sono di Grace Lyell.
“Il mio balletto punta sul tema del desiderio così come lo viviamo oggi, condizionati da quello che hanno gli altri e da un sistema capitalistico che ci spinge di continuo a desiderare nuove cose – spiega il coreografo Philippe Kratz – Siamo immersi in una società che ci invita a volere sempre di più, a consumare di più, a fissarci sulle nostre mancanze e a paragonarci costantemente agli altri. Ma non ho intenti moralistici, voglio solo mettere in luce certi comportamenti. (…) Sebbene si riesca a realizzare una parte dei nostri sogni, qualcosa rimarrà sempre per noi inarrivabile. A differenza della fiaba di Andersen, qui non c’è redenzione: K perde progressivamente il senso della realtà, non riesce più a entrare in risonanza con gli altri e diventa un mostro.”
La severa fiaba di Andersen, nella quale la protagonista è punita per la propria vanità e il proprio egoismo, si trasforma così in una riflessione sulla nostra epoca, ossessionata dal possesso, dall’immagine e dal desiderio di accumulare, in una spirale di ambizione e insicurezza. La protagonista K è interpretata da due danzatrici che si rispecchiano in uno spazio diviso a metà. Da una parte la stanza di K, il mondo che esiste, dall’altra la stanza delle proiezioni, il mondo illusorio. Intorno si aggira una folla di fantasmi, con qualche richiamo ai personaggi della fiaba originale, incluso il vecchio soldato che nella fiaba pulisce le scarpette di Karen prima della messa. Un ruolo di primo piano è affidato alla musica di Pierfrancesco Perrone, chiamato per la prima volta a comporre una partitura per un balletto, “un paesaggio sonoro di musiche abbastanza crude – sottolinea Kratz – Un suono molto elettronico che però possiede qualcosa di malinconico e di fatale al tempo stesso”
Nato in Germania, terra di Tanztheater, Philippe Kratz (nella foto di Lorenza Daverio) ha affinato il classico tra Montréal e Berlino, ma è in seno ad Aterballetto che, dal 2008, ha maturato la sua personalità con uno stile molto fisico e allo stesso tempo raffinato, trasmesso alla sua attività di autore. Il Nuovo Balletto di Toscana è una struttura produttiva di rigoroso impianto professionale, nata nel 2018. Il programma artistico della compagnia fiorentina, anche grazie a un’équipe di collaboratori e autori di fama, al fianco di Cristina Bozzolini, richiama una costante e coerente linea culturale con l’affermazione del primato della coreografia contemporanea e una pluralità di linguaggi espressivi. Da diversi anni vanta un rapporto consolidato con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, ma le collaborazioni si estendono a prestigiosi teatri italiani ed esteri.
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