L'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Presidente - Sovrintendente Michele dall'Ongaro, il Direttore Musicale designato Daniel Harding, il Direttore Emerito Antonio Pappano, l'Orchestra, il Coro e i lavoratori tutti piangono la scomparsa di Maurizio Pollini, uno dei grandi musicisti del nostro tempo e Accademico di Santa Cecilia dal 1978.
Considerato tra i maggiori pianisti del XX e XXI secolo, sulla breccia ormai da più di 60 anni, da quando cioè la vittoria del concorso Chopin di Varsavia del 1960 – unico italiano di sempre ad esserselo aggiudicato – lo lanciò nell’empireo dei grandi, acclamato ovunque e con una discografia che anno dopo anno aggiunge titoli su titoli. Si è esibito in Accademia in oltre sessanta produzioni: è il 22 gennaio 1961 quando il giovane Pollini debutta con l’Orchestra ceciliana interpretando il Quarto concerto per pianoforte di Beethoven. Fu lui il protagonista, insieme a Myung-Whun Chung, dell’inaugurazione della Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma con la Fantasia corale di Beethoven il 21 dicembre 2002. La sua ultima esibizione a Santa Cecilia risale al 7 febbraio del 2022.
In principio ad ammaliare fu il virtuosismo, la nitidezza del suono e la velocità strabiliante dell’articolazione, poi – già nei primi anni Settanta – colpì la scelta di non restare legato solo al repertorio romantico ma di ampliare gli orizzonti con programmi di vasto respiro, che esploravano J.S. Bach ma tendevano l’orecchio anche a Schönberg e Webern. La carriera internazionale di Pollini, costellata di premi e riconoscimenti si è così dipanata – per più di mezzo secolo – con movimenti eccentrici e concentrici che hanno condotto il pianista milanese a un tour a tutto tondo nella letteratura pianistica di tutte le epoche. Proprio a Santa Cecilia, nel 2003, con il ‘Progetto Pollini’ ha cercato una liason tra autori apparentemente lontani ma legati da assonanze culturali. Nuovamente a Santa Cecilia, nel gennaio 2008, Pollini ha presentato ‘Prospettive’, una maratona di cinque concerti con incursioni nella musica contemporanea, tra gli altri, di Nono, Boulez e Stockhausen, proprio perché il Maestro è stato un interprete capace di rivoluzionare la percezione di autori come Chopin, Debussy e lo stesso Beethoven e promuovere con infaticabile dedizione l'ascolto delle avanguardie storiche e della musica di oggi. Non va dimenticata, tra l’altro, la sua testimonianza sul ruolo stesso della musica, intesa come componente essenziale della cultura e della vita civile e come strumento di trasformazione della società.
Il nome di Maurizio Pollini evoca una carriera inestimabile, storia di uomo e d’artista riconosciuta in tutto il mondo, applaudita dal pubblico e dalla critica di ogni latitudine e di più generazioni.
Protagonista presso tutti i maggiori centri musicali d’Europa, America e Giappone, Maurizio Pollini ha suonato con i più celebri direttori. Le orchestre più importanti del mondo, così come le istituzioni concertistiche e i festival più prestigiosi lo hanno ospitato. Molti sono i riconoscimenti che gli sono stati tributati: l’Ehrenring, consegnatogli dai Wiener Philharmoniker (1987), il Goldenes Ehrenzeichen della città di Salisburgo (1995), l’Ernst-von-Siemens Musikpreis di Monaco (1996), il Premio “Una vita per la musica – Arthur Rubinstein” ricevuto a Venezia (1999) e il Premio Arturo Benedetti Michelangeli del Festival di Brescia e Bergamo (2000), nonché, nell’estate 2004, la nomina di Artiste étoile al Festival di Lucerna. Il suo repertorio si estendeva da Bach ai contemporanei e la sua discografia include, oltre alle grandi pagine del repertorio classico-romantico, anche opere di Schönberg, Webern, Berg, Nono, Manzoni, Boulez, Stockhausen. Artista esclusivo della Deutsche Grammophon, DGG gli ha dedicato nei mesi scorsi un cofanetto con tutte le incisioni fatte per loro. Nel marzo 2020 DGG ha pubblicato la prima parte delle ultime Sonate di Beethoven – opp. 109, 110, 111 – registrate dal vivo in studio a Monaco. Inoltre, l'album include un DVD con una conversazione tra Maurizio Pollini e Jörg Widmann, che esplora il rapporto tra Beethoven e la musica contemporanea.
Nel 2010 gli è stato assegnato il Premio Imperiale a Tokyo. Nel 2012 il Royal Philharmonic Society Award per il ciclo di concerti fatto a Londra nel 2011. Nel 2013 l’Università Complutense di Madrid gli ha conferito la Laurea Honoris Causa.
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