Condizione del nuovo è l’apertura e la curiosità. Nella prospettiva del festival, questo si traduce anzitutto nella costruzione di nuovi modi di ascolto, a cui si riferisce il titolo L’ascolto inquieto. Tale obiettivo è perseguito lungo percorsi molteplici: nell’uso di spazi non convenzionali, nella scelta e nell’accostamento di repertori e autori, in acustico e con elettronica, nella preferenza per brani che innovano la relazione fra la musica e il pubblico, per la loro stessa forma e per la disposizione e gli organici strumentali.
L’arco del festival si apre con un’anteprima dedicata a giovani e adulti, Tierkreis di Karlheinz Stockhausen (nella foto) nello spettacolo di teatro di figura di Luciano Gottardi, con intermezzi elettroacustici al Teatro Menotti, e si chiude al Pirelli HangarBicocca e al Conservatorio G. Verdi, con due fondamentali lavori di Fausto Romitelli, le cui coraggiose scelte musicali hanno segnato la giovane generazione di compositori a livello internazionale: una nuova lettura della video-opera An Index of Metals e le tre Lessons di Professor Bad Trip.
Grande inaugurazione nel Ridotto dei Palchi del Teatro alla Scala, che si fa spazio del contemporaneo, proponendo una nuova dimensione di ascolto: tre giorni in cui la tradizionale formazione del quartetto d’archi, con il Quartetto Béla per la prima volta ospite del festival in una prima esecuzione di Francesca Verunelli, è messa a confronto con nuovi organici cameristici, come il quartetto di saxofoni del Sigma Project Quartet, la combinazione saxofono-percussioni-pianoforte del Trio Abstrakt o quella saxofono-fisarmonica-contrabbasso del Trio Feedback, legati a una fioritura di nuove musiche, con prime esecuzioni di autori come Alberto Posadas, Giorgio Netti, Silvia Borzelli, José Manuel López López, José María Sánchez Verdú,. Helena Tulve, Marco Momi, Franck Bedrossian.
I tradizionali due concerti nella Sala del Piermarini presentano grandi classici della nuova musica. Con Iannis Xenakis (nella foto, 1975) sono protagoniste Les Percussions de Strasbourg, nel ciclo delle Pléïades e in Persephassa, che prevede la spazializzazione dei sei interpreti nella sala. All’estremo opposto dello scatenamento nello spazio delle percussioni di Xenakis, la riflessiva concisione delle brevi pagine pianistiche di György Kurtág, non a caso accostate all’ultima Sonata di Schubert e a una novità per l’Italia della ventisettenne giapponese Miharu Ogura, è al centro del concerto del giovane pianista Filippo Gorini, realizzato in collaborazione con la Società del Quartetto di Milano.
A vent’anni dalla scomparsa, la vitalità della musica di Romitelli, di cui è in programma anche Amok Koma per ensemble ed elettronica, è accostata alle novità assolute di Pasquale Corrado e Matteo Franceschini, co-commissionate con l’IRCAM di Parigi, il prestigioso Istituto per la ricerca e la coordinazione acustico-musicale fondato da Pierre Boulez nel 1976, che riprende immediatamente dopo il concerto dell’Ensemble Multilatérale al Festival Manifeste 2024.
A segnare ulteriormente il sodalizio con l’IRCAM, Kinderszenen, nuovo concerto per pianoforte e orchestra con elettronica di Marco Momi, omaggio ideale a Schumann co-commissionato insieme alla Biennale di Venezia e ai mecenati francesi Françoise e Jean-Philippe Billarant, con la realizzazione informatica musicale IRCAM, e presentato in prima assoluta in coproduzione con l’Orchestra Sinfonica di Milano diretta da Michele Gamba, con Mariangela Vacatello al pianoforte.
Nosferatu, caposaldo del cinema espressionista di Wilhelm Murnau, rivive in un lungo viaggio onirico al MEET Digital Culture Center grazie alla musica appositamente composta da Filippo Perocco.
Un particolare spazio è riservato a Harrison Birtwistle, il compositore scozzese che poco prima di Luciano Berio si è confrontato con la poesia di Paul Celan nel ciclo Pulse Shadows per soprano, quartetto ed ensemble, accostato all’integrale dei suoi quartetti per archi, affidati al Quartetto Arditti, con la partecipazione del soprano Claron McFadden e del milanese mdi ensemble.
Ascolto inquieto, perché in dialogo con il mondo: all’Orto Botanico di Brera l’Eloge de la plante, installazione per voce ed elettronica di Jean-Luc Hervé, protagonista il soprano Jeanne Crousaud, sconfina in immaginari sonori vegetali.
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