Anche nel 2025 la Stagione della Filarmonica ospita una tra le migliori compagini sinfoniche a livello internazionale: lunedì 10 marzo alle ore 20 il coro e l’orchestra del Collegium Vocale Gent sono al Teatro alla Scala, guidati dal fondatore e direttore principale Philippe Herreweghe. Sui leggii uno dei grandi capolavori della musica sacra del XVII secolo, il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi, con un cast di voci di altissimo livello che include i soprani Dorothee Mields, Barbora Kabátková, i tenori Benedict Hymas, William Knight, Guy Cutting, Samuel Boden, i bassi Johannes Kammler e Jimmy Holliday.
Composto poco dopo l’Orfeo e dedicato a Papa Paolo V, il Vespro di Monteverdi sorprende ancora oggi per audacia e forza emotiva. Combina stile antico e moderno, polifonia in stile rinascimentale, monodia accompagnata e concertato. Philippe Herreweghe e il Collegium Vocale Gent lavorano sul Vespro dal 2018, quando lo hanno registrato per la loro etichetta discografica φ (PHI). Nel 1970, all’Università di Gent, Philippe Herreweghe (nella foto a sinistra) ha fondato il Collegium proprio per lavorare sui capolavori del passato con la massima dedizione e libertà. Attenzione al testo, all’autenticità delle fonti e cura dell’interpretazione hanno creato in cinquantacinque anni il suono cristallino per il quale l’ensemble è conosciuto in tutto il mondo. Con 130 concerti all’estero ogni anno, il Collegium è estremamente versatile, capace di affrontare il repertorio Rinascimentale per piccoli gruppi da camera come gli oratori moderni per più di ottanta voci.
Carla Moreni scrive nelle note di sala: «Il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi rappresenta il primo grande monumento nella storia della musica sacra. Prima delle Passioni, delle Messe e dei Requiem di Bach, Mozart, Beethoven, Verdi, Brahms. Tutto quello che lo ha sin qui preceduto – le iperboliche Messe dei fiamminghi, quelle candide di Palestrina, le gemme sparse con dovizia nei drappi organistici veneziani – pur nella storica importanza e nella poetica bellezza, non arrivano a raggiungere il suo livello di costruzione architettonica: sia per l’invenzione degli ingredienti, che per la fantasia inesausta, nella feconda commistione tra sacro e profano, dove l’antico canto gregoriano sprigiona ancora tutta la propria inesausta forza, con un toccante riverbero di colore. Nessuno prima del 1610, data della prima stampa di questa composizione, aveva immaginato le possibilità creative nascoste nei Salmi della sera: rappresentavano il momento della penultima preghiera, prima della compieta, che portava direttamente al sonno, a concludere la liturgia quotidiana delle ore. Vespro indica il momento del tramonto del giorno. Non è detto che si tratti di un giorno qualsiasi, o di quello ultimo, di una vita. Vespro è ancora il momento delle riflessioni possibili, delle richieste di aiuto, dei bilanci a precedere la quiete, il riposo. La ritualità della chiesa impone ai Vespri una precisa scansione, ampia e così strutturata: Versetto introduttivo, cinque Salmi con relative antifone, Capitolo, Inno, Magnificat e orazione finale. Monteverdi si allinea a questo impianto di tradizione, non lo scardina. Tuttavia, lo nutre di una invenzione tanto spettacolare da trasformarlo, radicalmente».
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