mercoledì 25 settembre 2024

Il maestro Luciano Acocella, al suo debutto al Maggio, con un programma di composizioni di Maurice Ravel, Pëtr Il’ič Čajkovskij e Modest Musorgskij. Solista al pianoforte Giuseppe Albanese in una delle composizioni più note di Pëtr Il’ič Čajkovskij: il Concerto n. 1 in si bemolle maggiore op. 23 per pianoforte e orchestra.


Giovedì 26 settembre 2024 alle ore 20, in sala Zubin Mehta, il terzo concerto sinfonico della Stagione autunnale del Maggio: sul podio, al suo debutto al Maggio, il maestro Luciano Acocella (nella foto in alto) alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Solista al pianoforte nell’esecuzione del concerto n.1 di Čajkovskij, Giuseppe Albanese (foto in basso).
In apertura, una composizione dai toni fiabeschi: Ma mère l’oye di Maurice Ravel. Ipotizzato come dono ai figli di due suoi amici, il musicista s’ispirò ad alcune celebri favole francesi di Charles Perrault, Madame d'Aulnoy e Madame Leprince de Beaumont come “La bella addrormentata nel bosco”, “Pollicino” o “La bella e la bestia”: semplicità di mezzi, trasparenza nella strumentazione e indiscussa raffinatezza stilistica sono gli ingredienti con cui Ravel realizza questo delizioso quadretto fiabesco. 


A seguire una delle composizioni più note e apprezzate di Pëtr Il’ič Čajkovskij: il Concerto n. 1 in si bemolle maggiore op. 23 per pianoforte e orchestra. Composto tra il 1874 e il 1875, salvo poi tornarci sopra altre due volte per darne una versione definitiva nel 1889, è entrato nell’immaginario comune come emblema del concerto tardo romantico caratterizzato da melodie di grande espressività e sentimentalismo. Il pianoforte è indubbiamente il protagonista assoluto con una scrittura altamente virtuosistica. In chiusura del concerto, i celebri Quadri di un’esposizione di Modest Musorgskij. Composti nel 1874, in memoria dell’amico Viktor Hartmann (pittore e architetto), nascono originariamente come ciclo pianistico, che sarà in seguito orchestrato nel 1922 da Maurice Ravel. Nei Quadri, il compositore descrive una passeggiata immaginaria tra le sale dell’Accademia delle Belle Arti di San Pietroburgo dove furono esposti i dipinti di Hartmann dopo la morte. Sono dieci i quadri riproposti in altrettanti pannelli musicali intervallati da una promenade - un interludio dal carattere sempre cangiante - in cui la creatività visionaria dell’autore restituisce immagini molteplici. Molto conosciuti nella cultura popolare, sono stati spesso oggetto di citazioni in film come “Il secondo tragico Fantozzi” (in cui la promenade fa da colonna sonora alla celeberrima sequenza de La corazzata Potëmkin, ricostruita appositamente per quel film) o Il grande Lebwoski o addirittura di una rilettura in chiave progressive rock degli Emerson, Lake & Palmer (con un album, omonimo della composizione, che alterna i brani di Musorgskij a quelli inediti della band).

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