mercoledì 18 settembre 2024

Maggio Fiorentino: concerto sinfonico diretto da Alessandro Bonato. Solista al pianoforte Francesco Libetta che si cimenta con il secondo concerto di Rachmaninov

 

Giovedì 19 settembre 2024 alle ore 20, continua la programmazione autunnale del Teatro con il secondo concerto sinfonico in sala Zubin Mehta: al suo debutto al Maggio, Alessandro Bonato (nella foto in alto, di Leonardo Ferri) sul podio alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino.
In locandina, un programma interamente dedicato alla musica russa: apre la serata il celebre Concerto n. 2 in do minore op. 18 per pianoforte e orchestra di Sergej Rachmaninov presentato a Mosca il 9 novembre del 1901 sotto la direzione di Alexander Ziloti (con Rachmaninov solista). Solista è Francesco Libetta. È una composizione che unisce una scrittura pianistica assai difficoltosa a un’enfasi melodica ricca di pathos, che vede in primo piano il pianoforte rispetto all’orchestra, qui chiamata a supportare il solista. Il brano è celebre anche per essere molto citato nella cultura di massa cinematografica, o nell’ambito della musica pop, tra cui si ricorda la scena del film Quando la moglie è in vacanza in cui l’attrice Marylin Monroe veniva ‘scossa’ dalla musica.
Alessandro Bonato è considerato uno dei più giovani promettenti direttori italiani, nasce a Verona e studia violino, composizione e direzione d’orchestra presso il locale Conservatorio con Piercarlo Orizio. Si è imposto all’attenzione internazionale nel 2018, a soli 23 anni, conquistando il terzo premio alla “Malko International Competition” di Copenhagen ed è stato il più giovane Direttore Principale dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana per il biennio 2021-2022. In Italia ha diretto l’Orchestra della Toscana, la Filarmonica della Scala, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, la Filarmonica del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo ed è regolarmente ospite de I Pomeriggi Musicali, mentre all’estero è stato ospite della Danish National Symphony Orchestra e della CRR Symphony Orchestra di Istanbul. Dalla stagione 2024/25 sarà Direttore Ospite dell’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano. “Eseguiremo brani tratti dal repertorio russo - spiega il maestro Alessandro Bonato - iniziando con il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, uno dei più celebri di tutto il repertorio pianistico, per proseguire con la suite da Il lago dei cigni che contiene i più noti passi del balletto che tutti conosciamo. In chiusura, ci sarà il Capriccio italiano: una dedica del compositore all’Italia, paese nel quale è venuto diverse volte, in cui sentiremo tantissimi temi che ricordano la nostra musica”.
Solista al pianoforte durante l’esecuzione, Francesco Libetta (nella foto di Michele Monasta/MMF) che torna al Maggio dopo il suo concerto con l’Accademia Bartolomeo Cristofori dello scorso aprile: pianista italiano, Steinway Artist, considerato tra i più versatili e stimati nel mondo (le cui registrazioni sono pluripremiate da Diapason, Le Monde de la Musique, Classique e Amadeus), ha collaborato con direttori quali Antonio Pappano, Marc Andreae e Christian Mandeal; artisti, fra i quali Giovanni Sollima, Anna Caterina Antonacci, Mariella Devia; attori quali Alessio Boni, Marisa Laurito, Alessandro Preziosi, Simona Marchini e danzatori quali Carla Fracci, oltre ad aver fondato il gruppo di ballo Corerofonie. Del concerto di Rachmaninov dice: “Quando si decide di studiare il pianoforte, si ha di fronte un piccolo gruppo di pezzi del repertorio pianistico conosciuti da sempre come “Per Elisa” di Beethoven o “La Polacca” di Chopin. Per i concerti con pianoforte e orchestra, c’è sicuramente il secondo concerto di Rachmaninov: un concerto che piace a tutti. Il compositore l’ha scritto in un momento catartico anche per sé stesso, poiché voleva uscire da un periodo complicato, in cui si misura con dei messaggi di grande passionalità. Con il maestro Bonato abbiamo iniziato a provare ed è come aver avuto una Lamborghini per divertirci insieme a fare musica”.
 
In chiusura al concerto la suite da Il lago dei cigni, suite op. 20a e il Capriccio italiano op. 45 di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Nonostante sia oggi tra i balletti più amati in assoluto, il Lago dei cigni non divenne noto al suo debutto nel 1877, ma anni dopo (nel 1882) grazie ad una Suite da concerto (elaborata dal compositore stesso) e articolata in sei numeri che riassumono i momenti salienti della vicenda: l’apparizione di Odette, accompagnata dal celeberrimo e malinconico tema intonato dall’oboe, la festa danzante a ritmo di valzer, la danza caratteristica dei piccoli cigni, la Scena di Odette e Siegfried al lago, la Danse hongroise e la scena finale che descrive la disperazione di Odette per il tradimento subito. Il Capriccio italiano op. 45, composto tra il 1879 e il 1880, fu ispirato dal soggiorno in Italia di Pëtr Il’ič Čajkovskij che cercò di mettere in musica il calore, la solarità e le tradizioni degli italiani dando origine ad una partitura dai colori smaglianti e dalle sonorità italiche: dalla fanfara di apertura, al canto popolare toscano intonato dagli oboi, dallo stornello romanesco pieno di slancio, alla trascinante tarantella posta in chiusura.
 
 
La locandina
 
Alessandro Bonato, direttore
Sergej Rachmaninov
Concerto n. 2 in do minore op. 18 per pianoforte e orchestra
Moderato/Adagio sostenuto/Allegro scherzando
Francesco Libetta, pianoforte
-
Pëtr Il’ič Čajkovskij
Il lago dei cigni, Suite dal balletto op. 20a
Scène nn. 10 e 14/Valse n. 2/Danse des cygnes n. 13, Variazione 4/Scène n. 13, Variazione 5/
Danse hongroise. Czardas n. 20/Scène n. 28 e inizio n. 29

Pëtr Il’ič Čajkovskij
Capriccio italiano in la maggiore op. 45
Andante un poco rubato. Pochissimo più mosso. Allegro moderato. Andante. Allegro moderato. Presto
 
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
 
SALA ZUBIN MEHTA
Giovedì 19 settembre 2024 ore 20

martedì 17 settembre 2024

Il Teatro alla Scala ricorda Beppe Menegatti



Il Teatro alla Scala ricorda Beppe Menegatti, scomparso oggi, straordinaria figura di uomo di spettacolo, regista di opere e balletti, perno di un indissolubile, devoto e fecondo sodalizio, quasi una simbiosi, di arte e vita con la “sua” Carla Fracci.
È storia il suo primo incontro alla Scala con Carla, allorché fu chiamato come assistente di Luchino Visconti per la regia del balletto Mario e il mago di Léonide Massine che andò in scena alla Scala nel 1956, e una giovane Fracci fu scelta come sostituta della prima ballerina Luciana Novaro. Da quell’incontro la vita di entrambi cambiò per sempre.
Il nome di Menegatti appare in 17 produzioni della Scala per un totale di 135 rappresentazioni, come regista, ideatore di balletti, librettista e sceneggiatore, oltre che consulente per il film a Carla Fracci dedicato e alla Scala presentato in anteprima nel 2021. Ricordiamo Francesca da Rimini, con coreografia di Mario Pistoni di cui fu librettista, Cristoforo Colombo, di cui fu drammaturgo e regista, portato dal Balletto della Scala in diverse trasferte italiane, e l’ideazione di spettacoli che hanno esaltato la figura artistica e teatrale tout-court di Carla Fracci nel dare corpo a grandi donne e grandi figure della storia, come Dalla Taglioni a Diaghilev, Splendori e miserie delle celebri allieve della Scuola di Ballo dell’Imperial Regio Teatro alla Scala di Milano o anche Carla Fracci racconta di Eleonora Duse e Isadora Duncan – Adieu et au revoir, Alma M.G.W - La bambola di Kokoschka o Images d’Ida Rubinstein.
“Beppe è stato protagonista e testimone di un periodo floridissimo per lo spettacolo in generale,e per il balletto in particolare – così commenta il Direttore del Ballo Manuel Legris - a lui non posso che dire un enorme grazie per tutto ciò che ha fatto per la danza in Italia, per la sua grande ammirazione per il balletto, la danza e le grandi interpreti , non solo italiane - ricordo l’entusiasmo nel parlare di Ghislaine Thesmar, Noëlla Pontois, Yvette Chauviré, e naturalmente Carla. Con Beppe ci siamo spesso consultati quando ho voluto creare il Gala Fracci, era davvero contento di questo omaggio e anche se non ha potuto assistervi alla Scala, ad ogni edizione ci ha sempre inviato il suo saluto. Certamente da ora in poi i nostri Gala saranno anche per lui, sarà nei nostri pensieri nelle prossime edizioni “



Le foto, dall'alto in basso
1964 Carla Fracci e Beppe Menegatti. - Ph Erio Piccagliani © Teatro alla Scala
1954 La vestale - Luchino Visconti e Beppe Menegatti. - Ph Erio Piccagliani © Teatro alla Scala
1999 Carla Fracci e Beppe Menegatti. - Ph Andrea Tamoni © Teatro alla Scala  

POSTIGNANO MUSIC FESTIVAL Da 1 al 6 ottobre 2024

 

Considerato uno dei migliori restauri conservativi per la rinascita del patrimonio dei piccoli borghi storici di collina, definito dall’architetto americano Norman Carver come l’archetipo dei borghi italiani nel suo celebre libro fotografico ad essi dedicato, nato come Castrum nel secolo XI ed abbandonato nel 1963 dalle ultime otto famiglie residenti, il progetto di recupero iniziò nel 1994 e con meticolosa cura è giunto al suo compimento dal 2012. Oggi il Castello di Postignano non è un semplice relais, ma un vero borgo, con negozi, ristoranti, ma soprattutto con un’inesausta vocazione alla cultura, al bello ed al dialogo fra le arti. Dunque assai naturale che la star del violoncello e direttore d’orchestra che per primo ha riportato il Mozarteum in Italia dopo lunga assenza, Luigi Piovano, abbia trovato casa proprio qui per il suo primo festival come direttore artistico.
Piovano ha disegnato una prima edizione rispettosa del genius loci di Postignano e della sua vocazione trasversale alle arti, nonché dello spirito di collaborazione tra il rinnovato Castello e il territorio che lo circonda, creando progetti atti a coinvolgere le realtà regionali come il Conservatorio Morlacchi di Perugia.
Il calendario musicale si intreccerà poi costantemente con i tanti appuntamenti di alta enogastronomia a cui il pubblico affezionato a Postignano è già abituato grazie all’impegno delle tante eccellenze presenti nel borgo per un’esperienza sensoriale a tutto tondo, nonché con intriganti conversazioni a tema guidate dal musicologo Carlo Cavalletti per indagare i repertori presentati nei concerti dal vivo.
Il Festival apre il 1 ottobre con Modernità Barocca, in cui il violino dell’eccellente solista, camerista e prima parte d’orchestre Grazia Raimondi danzerà su una parata musicale che spazia dal Seicento del raro napoletano Nicola Matteis al brano di Gabriele Mangano Scisma, commissionato da Postignano Music Festival agli allievi di composizione del Conservatorio Morlacchi di Perugia e scelto da giuria internazionale, poi pubblicato da Suvini Zerboni, quindi si tornerà al Settecento di Tartini e Nardini, per chiudere con il grande Novecento di Luciano Berio con Sequenza VIII.
Il 2 ottobre il virtuoso del flauto Massimo Mercelli, collaboratore dei maggiori compositori del suo tempo fra cui Penderecki, Gubaidulina, Glass, Nyman, Bacalov, Galliano, Morricone, Sollima, Piovani e Gabriel Prokofiev, insieme all’ottima arpista di carriera internazionale Nicoletta Sanzin presenteranno un originale impaginato da Bach, Rossini
e il settecentesco veneziano Giovanni Battista Pescetti fino al Novecento di Ravel, la star hollywoodiana Williams e Ravi Shankar con L’aube enchantée, rielaborazione dell’antica Raga, ossia melodia, indiana Todi.
Il 3 ottobre il programma Voci&Contrappunti vedrà l’eccellente clarinettista Claudio Mansutti, già collaboratore anche degli ensemble cameristici dei Berliner, e l’ottima pianista Federica Repini raccontare in note il dialogo tra Bach, anche nella trascrizione per clarinetto e pianoforte del celeberrimo Ich ruf zu dir di Anna Molaro, e grandi del Novecento come il nostro Nino Rota, Ferruccio Busoni nel Centenario della morte e la sonata del 1939 di Hindemith, periodo in cui l’autore era già bandito dalla Germania hitleriana come autore degenerato.
Il 4 ottobre invece si avrà una vera e propria incursione tra musica e pittura con il grande pianista Maurizio Baglini impegnato su testi che già in sé sollecitano la sinestesia tra occhio ed orecchio, come i Quadri di un’Esposizione di Musorgskij, L’Isle joyeuse di Debussy e Sposalizio da Années de Pélérinage, II anno, Italia di Liszt, mentre la pittrice Francesca Lucugnano, allieva dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, si esibirà in una live performance traducendo in immagini e colori le suggestioni musicali. Il quadro prodotto in questa rara occasione verrà poi messo all’asta per beneficenza il 6 ottobre.
Il 5 ottobre Viva Mozart vedrà la FORM Filarmonica Marchigiana diretta da Luigi Piovano su due sinfonie fondanti il mito di Mozart: la n.1 composta dall’enfant prodige a soli otto anni durante la permanenza a Londra, poi la n.29 che rappresenta forse la sua più celebre composizione giovanile giacchè apre stilisticamente le porte al nuovo Mozart della maturità.
La giornata di chiusura il 6 ottobre presenterà invece un prezioso omaggio alla forma canzone affidato alla cantante jazz Emilia Zamuner, già collaboratrice di Bobby Mc Ferrin, Diana Krall e 99Posse, accompagnata dal solo contrabbasso di una colonna portante della storia musicale italiana, Massimo Moriconi, la cui lista di collaborazioni illustrissime spazia da Lelio Luttazzi a Chet Baker, da Liza Minelli a Jerry Lee Lewis, ma anche Ennio Morricone, Riz Ortolani, Nicola Piovani, Mina, insomma una vera e propria all star dell’ultimo Novecento tra jazz, pop e musica da film.
Dunque un piccolo e prezioso appuntamento d’arte che anima la splendida campagna umbra nella quiete dorata d’ottobre, distinguendosi per trasversalità d’approccio, intimità cameristica e cesello di repertori ed interpreti dalle consuete e forse ormai un po’ usurate logiche festivaliere imperanti, stabilendo una nuova buona abitudine nel sofisticato cenacolo amicale di Postignano.

1° ottobre - “Modernità barocca”
Nicola Matteis (1645 circa -1700 circa ) Da “Ayres for the violin”
-Preludio
-Passaggio rotto
-Andamento veloce
-Fantasia in si bemolle
Gabriele Mangano
Scisma - Brano del vincitore del concorso bandito dal Postignano Music Festival e rivolto agli studenti di composizione del Conservatorio di Musica Francesco Morlacchi di Perugia
Giuseppe Tartini (1692-1770) Sonata XIII in re maggiore Andante
Allegro assai Giga
Pietro Nardini (1722-1793) Capricci n. 20, 27, 13
Luciano Berio (1925-2003) Sequenza VIII
Grazia Raimondi violino

2 ottobre - “Angeli e Demoni”
J. S. Bach: Sonata in sol minore BWV 1020
J. S. Bach: Sonata in mi bemolle maggiore BWV 1031 Rossini: Andante con Variazioni
Pescetti: Sonata in do minore per arpa Ravel: Pavane
Williams: Theme from Schindler’s List
Shankar: L’aube enchantée
Massimo Mercelli flauto
Nicoletta Sanzin arpa

3 ottobre - “Voci e Contrappunti”
J.S.Bach Ich ruf zu dir BWV 639
Trascrizione per clarinetto e pianoforte di Anna Molaro
F. Busoni Alcuni brani scelti tra Early Character Pieces per clarinetto e pianoforte J.S.Bach Nun komm der Heiden Heiland
Trascrizione per clarinetto e pianoforte di Anna Molaro
P. Hindemith Sonata in si bemolle maggiore
per clarinetto e pianoforte
Mäßig bewegt – Lebhaft - Sehr langsam- Kleines Rondo, gemächlich
N. Rota Sonata in re per clarinetto e pianoforte
Allegro – Andante (quasi adagio) - Allegro
Claudio Mansutti clarinetto Federica Repini pianoforte

4 ottobre - “Musica suonata… e dipinta”
Franz Liszt (1811-1886)
Sposalizio da Années de Pélérinage, II anno, Italia
Claude Debussy (1862-1918)
L’Isle joyeuse
Modest Petrovič Musorgskij (1839-1881): Quadri di un’Esposizione
Promenade Gnomus Promenade
Il vecchio Castello Promenade Tuileris
Bydlo
Promenade
Balletto dei pulcini nei loro gusci Samuel Goldenberg and Schmuyle Promenade
Limoges. Le marché.
Catacombae (Sepulcrum romanum ) Baba - Jaga
La grande Porta di Kiev
Maurizio Baglini pianoforte

5 ottobre -  “Viva Mozart”
W.A. Mozart sinfonia n.1 in Mi bemolle maggiore
W.A. Mozart sinfonia n.29 in La maggiore
Orchestra da Camera della FORM Direttore Luigi Piovano

6 ottobre - “Doppia Vita”
Omaggio alla forma canzone
Emilia Zamuner voce
Massimo Moriconi contrabbasso


Maggio Fiorentino: riprende dal 20 settembre la programmazione operistica con La Cenerentola, di Gioachino Rossini

 

 Il Teatro del Maggio riprende la programmazione operistica con La cenerentola, ossia la bontà in trionfo, di Gioachino Rossini. La prima è in cartellone il 20 settembre alle ore 20 e le repliche il 22 ( alle ore 15.30), poi il 24 e 27 settembre alle ore 20.  Sul Podio dell’Orchestra e del Coro del Maggio, Gianluca Capuano. La regia è di Manu Lalli. Il direttore del Coro è Lorenzo Fratini. Nella parte di Cenerentola/Angelina, il mezzosoprano Teresa Iervolino, con lei Patrick Kabongo (Don Ramiro), William Hernandez (Dandini), Marco Filippo Romano (Don Magnifico), Maria Laura Iacobellis (Clorinda), Aleksandra Meteleva (Tisbe), Matteo D’Apolito (Alidoro). La prova generale del 17 settembre alle ore 20 grazie a Unicoop Firenze è aperta gratuitamente al pubblico di giovani fino ai 30 anni.
L’allestimento, l’ultima volta visto al Maggio nel 2018 per le celebrazioni del 150enario dalla morte del Compositore, nasce dalla messa in scena ridotta del 2017 ideata per il pubblico dei giovani e giovanissimi, sempre di Manu Lalli per Venti Lucenti, e poi ampliato per “i grandi” ancora nel giugno 2017 a Palazzo Pitti.  Nella versione di Lalli piena di spirito e fascino, si ricompongono con efficacia narrativa molti dei tratti favolistici della trama liberamente tratta da Perrault e che Rossini aveva tuttavia messo in secondo piano a favore invece di elementi comici e realistici. Si giova delle magnifiche scene dipinte e gli elementi architettonici di Roberta Lazzeri e dai costumi fantasiosi ed eloquenti di Gianna Poli. Le luci sono di Vincenzo Apicella, riprese da Valerio Tiberi. A sottolineare i tratti fiabeschi inoltre non mancano grazie a Manu Lalli le fate che danzano, la pioggia di stelline brillanti e la zucca che si trasformerà in carrozza per portare Angelina alla festa dove incontrerà il principe. Nella fiaba rossiniana la matrigna è sostituita dallo spassosissimo don Magnifico, “intendente dei bicchier e presidente al vendemmiar”; Cenerentola non perde la scarpetta, ma è il furbo Alidoro a organizzare la festa che le farà incontrare il principe, inscenando un falso incidente per permettere a lei di essere riconosciuta. Il lieto fine è assicurato, con una punta di malizia, dalla novella sposa che rivolgendosi al patrigno e alle sorellastre canta “sarà mia vendetta il lor perdono”.
Il direttore Gianluca Capuano, premio Abbiati come miglior direttore del 2022, nel 2017 diresse nel corso dell’80esimo Festival del Maggio, Idomeneo di Wolfgang Amadeus Mozart con la regia di Damiano Michieletto messa in scena al Teatro Manzoni di Pistoia e più recentemente, nell’ottobre 2022,  Alcina di Georg Friedrich Händel, ancora con la regia di Michieletto e sul podio di “Les Musiciens du Prince” con Cecilia Bartoli come protagonista, torna ora al Maggio cimentandosi con Rossini e con Cenerentola, compositore e opera a lui molto congeniali e che ha diretto frequentemente nella sua carriera. Dell’opera dice: “Cenerentola è la fiaba che tutti noi conosciamo, la regia di Manu Lalli ritorna all’essenza della favola, sottolineandone il lato magico e favolistico; e tutti noi, i cantanti con l’Orchestra e il Coro, ci siamo molto divertiti a montarla. Frequentemente dirigo orchestre con strumenti originali e quando affronto Rossini magari con una Orchestra meravigliosa (e moderna) come quella del Maggio m’impegno con i musicisti a riprodurre il suono e l’archetipo di articolazione come se fosse un’orchestra composta da strumenti originali. Il mio approccio è dettato dall’essere il più fedele possibile, con una lettura stretta e rigorosa, al testo e alla partitura rossiniana per “scrostare” una certa tradizione che ha stravolto questo aspetto e lo ha rivestito di elementi che e a mio avviso vanno ripensati proprio per tornare alla freschezza originaria di Rossini”.


“Cenerentola – spiega la regista Manu Lalli - è certo una fiaba (e in questa versione le suggestioni narrative della fiaba classica sono mantenute quasi per intero, dalla fata, alla zucca), ma è anche molto di più. Rossini scrive come uomo del suo tempo e ciò che scrive, pur senza un dichiarata intenzione edificante, risponde al sentire comune del tempo nel quale l’artista vive e lavora. È la storia del desiderio di un riscatto sociale che così tanto in quel momento storico l’Italia sta vivendo. Un desiderio di libertà, ma più ancora di rivendicazione di diritti, che in tutto il paese, come in casa del cattivo Barone, patrigno di Angelina, sono stati repressi dalla stupidità e dall’ignoranza”.
Nel cast, torna come protagonista Teresa Iervolino una dei più importanti mezzosoprano della scena internazionale e una delle voci più acclamate e apprezzate del repertorio belcantista che già rivestì i panni di Angelina nell’edizione del 2018; Iervolino è anche presto attesa in un concerto di canto in cartellone il prossimo 29 settembre con l’Orchestra del Maggio diretta da Matteo Permeggiani. Il cast schiera poi Patrick Kabongo (Don Ramiro) tenore che ha mosso i suoi primi passi all’Accademia del Maggio e ora è impegnato in una importante carriera tutta in ascesa;  William Hernandez dà voce alla verve e alla simpatia di Dandini,  anche lui “sfornato” dall’Accademia. Il celebre baritono, considerato un vero riferimento per questa parte,  Marco Filippo Romano (già presente nel cast del 2017) interpreta Don Magnifico e recentemente è stato Don Pasquale nell’allestimendo di Jonathan Miller dell’opera donizettiana lo scorso mese di marzo 2024. Le due sorellastre acide, esuberanti e dispettose di Angelina sono  Maria Laura Iacobellis che interpreta Clorinda e Aleksandra Meteleva, ora tra i talenti “residenti” dell’Accademia che sostiene la parte di Tisbe. Il basso-baritono Matteo D’Apolito è Alidoro l’indubbio motore  - deus ex machina in luogo della fata - della vicenda rossiniana.

lunedì 16 settembre 2024

Da mercoledì 18 a domenica 22 settembre, i giovani musicisti dell’Orchestra Filarmonica Settenovecento saranno i protagonisti dell’8a edizione del festival di Rovereto, che in 13 appuntamenti coinvolge più di 200 artisti tra solisti, cori e orchestre


Da mercoledì 18 a domenica 22 settembre, la città di Rovereto sarà invasa da più di duecento musicisti, in gran parte giovani under 30, in occasione dell’ottava edizione del festival Settenovecento. Il festival è un’iniziativa di rete che raccorda varie associazioni musicali della città, con la direzione artistica di Federica Fortunato (Centro Studi “R. Zandonai”), Klaus Manfrini (Associazione Filarmonica di Rovereto) e Angela Romagnoli (WAM Festival Mozart). La manifestazione gode inoltre della partnership di APT Rovereto, Vallagarina e Monte Baldo.
Saranno i 60 giovani musicisti dell’Orchestra Filarmonica Settenovecento ad avere l’onore e l’onere di aprire e chiudere la manifestazione, in due eventi speciali, sotto la guida del direttore sudcoreano Beomseok Yi. Il concerto di inaugurazione si terrà mercoledì 18 alle ore 20.30 nel Cortile di Palazzo Alberti e sarà dedicato a Riccardo Zandonai: assieme a Stefano Guarino, violino solista, i ragazzi tributeranno il loro omaggio al compositore roveretano nell’ottantesimo anniversario della morte.
L’Orchestra dà inoltre appuntamento domenica 22 settembre alle 19.45 alla Campana dei Caduti per un’eccezionale rappresentazione del “Sogno di una notte di mezza estate”, in cui Giovanni Vettorazzo, celebre attore roveretano (nella foto a sinistra), narrerà la commedia di Shakespeare accompagnato dalle musiche di scena composte dall’ispiratissimo Felix Mendelssohn. A popolare ulteriormente la scena, le voci soliste di Elena Di Marino e Juana Shtrepi e le cinquanta coriste del Coro da Camera Trentino e del Coro La Gagliarda.
L’Orchestra Filarmonica Settenovecento è nata nel 2018 dall’unione delle forze dell’Associazione Filarmonica di Rovereto e del festival Settenovecento, nel contesto del progetto “Balli Plastici Remix”, un omaggio all’opera di Fortunato Depero in collaborazione con la Compagnia Abbondanza/Bertoni. Da allora, il progetto orchestrale ha coinvolto più di 250 musicisti e musiciste under 30 provenienti da tutta Italia in oltre 30 produzioni, cameristiche e sinfoniche, e si è caratterizzato come “incubatore di avviamento professionale” per coloro che desiderino intraprendere il mestiere di musicista. Lo scopo del progetto è quello di creare, per i giovani coinvolti, esperienze lavorative che prestino però particolare attenzione all’acquisizione di quelle competenze specifiche che si rivelano poi utili nell’inserimento nel mondo professionale. Le prime parti sono affidate a strumentisti di solida caratura e lunga pratica - che durante le produzioni ricoprono anche la funzione di tutor -, che possano garantire il giusto trait d’union tra esperienza e freschezza.
Tra apertura e chiusura, ben altri 11 concerti, alla scoperta di location inusuali per la musica classica, come giardini e palazzi della città aperti per l’occasione.
Giovedì 19 settembre alle 20.30 spazio all’interessante produzione di “Dido and Aeneas” di Henry Purcell, eseguita in forma di concerto da giovani musicisti specializzati nell’esecuzione di musica barocca: un capolavoro senza tempo, punta di diamante del teatro musicale barocco inglese, in cui ci appassioneremo alle vicende di Didone (interpretata da Maria Giuditta Guglielmi, mezzosoprano veronese, nella foto a destra) e dei suoi compagni di avventura, accompagnati da ensemble strumentale e coro sotto la guida del M° Matteo Valbusa.
Venerdì 20 settembre, alle 17.30 incontriamo le giovani del Quartetto Klem (nella foto a sinistra), vincitrici a dicembre 2023 della seconda edizione del Concorso per Quartetto d’Archi “Pietro Marzani”. In omaggio alle ventinove edizioni del Festival Mozart, che ha caratterizzato la città dalla seconda metà degli anni ottanta e di cui il festival Settenovecento è erede diretto, verrà eseguito il Quartetto Prussiano KV575 del compositore salisburghese, nella suggestiva cornice del Giardino di S. Osvaldo. Il giorno successivo, sabato 21 alle 15.30, ritroveremo il Quartetto Klem alle prese con il Quartetto n. 1 “Sonata a Kreutzer” di L. Janáček, in un altro spazio aperto per l’occasione: il Chiostro delle Dame Inglesi, ora sede dell’Istituto Arcivescovile.
Il polo della Manifattura Tabacchi, aperto grazie alla collaborazione con Trentino Sviluppo, ospiterà ben tre appuntamenti: venerdì 20 alle 20.30 l’ensemble di ottoni della Rovereto Wind Orchestra ci porterà alla scoperta dei “Colori dell’Arte”, sotto la guida del M° Andrea Loss.
Sabato 21 alle 20.30 sarà la volta dell’Orchestra Haydn, che sotto il corridoio dal tetto in legno di viale Lazzari e con la guida di Fabio Maestri eseguirà musiche di Gluck e Milhaud, concludendo con una raffinata proiezione del film muto “Entr’acte” del 1924 con la musica di E. Satie che sarà eseguita dal vivo.
Il terzo appuntamento negli spazi della Manifattura sarà dedicato a Riccardo Zandonai, le cui liriche per voce e pianoforte verranno eseguite dal Cobalto Ensemble sabato 21 alle ore 11.00. La stessa formazione la ritroveremo domenica 22 alle ore 17.30 sulla Terrazza del Mart, in un concerto dedicato alle liriche di Ottorino Respighi e della moglie Elsa Olivieri Sangiacomo.
Domenica 22 settembre alle ore 11.00 visitiamo il luogo mozartiano per eccellenza di Rovereto: il Giardino Bridi de Probizer è un luogo di ispirazione massonica edificato dopo la morte di Mozart da Antonio Bridi proprio in memoria dell’amico compositore. Questa location ricca di fascino ospiterà l’Accademia Strumentale Italiana con lo spettacolo “Commedia, Commedia!”: il commediante Lorenzo Bassotto (nella foto a sinistra) ci conduce sulle tracce della Commedia dell’Arte, dalla sua nascita, al suo fortunato sviluppo, alla creazione di alcuni tra i suoi più caratteristici personaggi.
Infine, due eventi sperimentali dedicati a due compositori celeberrimi quali Schönberg (sabato 21 alle 17.30) e Bach (domenica 22 alle 15.30): nello spazio di Oriente Occidente Studio, la danzatrice e coreografa Elena Ajani propone dapprima un dialogo tra corpo e suono nella Fantasia op. 47 di Arnold Schönberg, assieme al violinista Davide Amodio. Il giorno dopo è la volta di dare nuovi significati alla celeberrima Suite n. 3 per violoncello di Johann Sebastian Bach, con il violoncellista Federico Toffano e lo storico della musica Mauro Masiero. 
Sabato 21 settembre alle 23.00 ci auguriamo infine la buonanotte con il Coro S. Ilario e il Minicoro di Rovereto, in un appuntamento dedicato alla pace nella giornata internazionale ad essa dedicata. E scopriamo insieme una location appena donata alla città: vi aspettiamo nel nuovo sottopassaggio della stazione, con ingresso da piazzale Orsi.
Accanto agli appuntamenti concertistici, un’esperienza imperdibile: vieni e prova a dirigere un’orchestra sinfonica! In collaborazione con la Fondazione Haydn, per tutto il periodo del festival Settenovecento in piazza Urban City ti aspetta la Haydn VR Experience. Grazie alla realtà virtuale, muovi le tue mani e dirigi l’Orchestra Haydn! Aperta a tutti, questa opportunità permette di scoprire la musica sinfonica divertendosi.

Per la rassegna pianistica “Milano MITO d’Europa” si va nell’Inghilterra del primo Novecento Al Teatro dal Verme un concerto per percussioni


Undicesima giornata di MITO SettembreMusica a Milano, mercoledì 18 settembre, con il concerto a pranzo (ore 13) al Teatro Dal Verme (Sala Piccola) della rassegna pianistica Milano MITO d’Europa: il viaggio alla scoperta della Sonata nei vari paesi europei. Si arriva in Inghilterra con la Sonata H. 160 di Frank Bridge eseguita da Diego Petrella, pianista vincitore di numerosi premi internazionali, si è diplomato con menzione d’onore al Conservatorio di Milano, allievo di Cristina Frosini e Davide Cabassi.
Grande attenzione per l’appuntamento serale (ore 21), sempre al Teatro Dal Verme, per un concerto dedicato alle percussioni con due organici di rilievo internazionale, come lo Schlagquartett Köln (Thomas Meixner, Boris Müller, Dirk Rothbrust, Achim Seyler) e la Percussion Orchestra Cologne (Zoi Argyriou, Jacqueline Dourado, Moe Fukuda, Ramòn Gardella, Juliette Serré, Rita Soares, Rie Watanabe, Yukari Yagi, Leqi Yang) - nella foto di apertura - diretti da Peter Rundel (foto in basso).


«Nella storia della musica, gli strumenti a percussione – scrive sul programma di sala Gianluigi Mattietti – si sono gradualmente moltiplicati e diversificati all’interno degli organici orchestrali, ma solo nel Novecento i compositori hanno cominciato a riconoscere loro una funzione non accessoria e una vera dignità compositiva. In più, la ricerca di nuove sonorità ha stimolato l’esplorazione di tradizioni musicali lontane (dell’Africa, dell’Oriente), con la loro ricca dotazione di strumenti etnici, oltre che la trasformazione in senso percussivo di strumenti della tradizione colta (si pensi all’uso del pianoforte in numerose composizioni di Bartók o di Stravinskij). Tra i primi lavori scritti per sole percussioni c’è Ionisation di Edgard Varèse, nato tra il 1929 e il 1931, destinato a diventare un vero prototipo della letteratura novecentesca per questi strumenti. Ispirato alle sonorità del mondo industriale e metropolitano apparve subito come una novità straordinaria, che si staccava non solo dalla tradizione “classica”, ma anche da tutti i modelli del modernismo europeo. Impressionò per la varietà e la ricchezza timbrica, per la capacità di creare una dimensione “armonica” e “polifonica” con strumenti ad altezza indeterminata, di costruire un discorso musicale basato sulla combinazione e il contrasto di registri, colori strumentali, pattern ritmici. La partitura originale chiama in causa tredici musicisti che suonano 37 strumenti a percussione, disposti secondo una precisa spazializzazione sulla scena, raggruppati in famiglie timbriche distinte: membrane, legni, metalli, strumenti a scuotimento e strumenti a intonazione variabile, come le due sirene. Le continue trasformazioni ritmiche e timbriche sembrano alludere al fenomeno fisico della “ionizzazione”, che si verifica quando gli elettroni si dissociano da un atomo trasformandosi così in ioni. […] A parità di numero degli esecutori, l’armamentario delle percussioni è ancora più vasto e diversificato in Erdenmarsch (Marcia della terra) di Fabio Nieder. In questo lavoro, composto nel 2022, dodici percussionisti sono suddivisi in quattro gruppi (definiti “colonne”) di tre musicisti ciascuno, disposti a semicerchio sul palcoscenico; indipendente dagli altri, il tredicesimo percussionista, che suona un enorme tamburo al centro della scena, rappresenta una sorta di cuore pulsante dell’intero pezzo, un motore che innesca, con i suoi impulsi molto gravi, le strutture ritmico-metriche degli altri strumenti». I due pezzi sopra descritti sono separati da Herbstfestival for 4 percussionists di Nicolaus Anton Huber, compositore del 1939 legato nella formazione a Stockhausen e Nono.


Mercoledì 18 settembre
Teatro Dal Verme, Sala Piccola, ore 13

Diego Petrella pianoforte (nella foto in alto)
Frank Bridge (1879-1941)
Sonata H. 160
-        Lento ma non troppo. Andante ben moderato
-        Andante ben moderato
-        Lento. Allegro ma non troppo
 

Mercoledì 18 settembre
Teatro Dal Verme, ore 20

Schlagquartett Köln (nella foto in alto)
Thomas Meixner
Boris Müller
Dirk Rothbrust
Achim Seyler
 
Percussion Orchestra Cologne
Zoe Argyriou
Jacqueline Dourado
Moe Fukuda
Ramòn Gardella
Juliette Serré
Rita Soares
Rie Watanabe
Yukari Yagi
Leqi Yang
 
Peter Rundel direttore 
 
Edgar Varèse (1883-1965)
Ionisation per tredici percussioni
 
Nicolaus Anton Huber (1939)
Herbstfestival for 4 percussionists
 
Fabio Nieder (1957)
Erdenmarsch per orchestra di percussioni
PRIMA ITALIANA


Mercoledì 18 settembre ore 21, al Teatro Pergolesi, si chiude il XXIV Festival Pergolesi Spontini con lo spettacolo di Social Opera “Nessun muoia!” ispirato alle donne protagoniste delle opere Giacomo Puccini. Sul palcoscenico, la compagnia “OperaH” con attori disabili; dietro le quinte, gli studenti delle scuole cittadine, impegnati nella progettazione di scene e costumi, luci e contenuti multimediali grazie al progetto PCTO “Banco di scena”.


Si chiude al Teatro Pergolesi di Jesi il 24/o Festival Pergolesi Spontini. Mercoledì 18 settembre ore 21, va in scena lo spettacolo di Social Opera “Nessun muoia!”, originale performance di teatro sociale e danza movimento terapia ispirata alle donne protagoniste delle opere di Giacomo Puccini, nell’anno del centenario della morte del grande compositore.
Lo spettacolo vede sul palcoscenico la Compagnia OperaH, un gruppo di persone con disabilità fisica/intellettiva e, dietro le quinte, gli studenti delle scuole cittadine, impegnati insieme alle maestranze della Fondazione nella progettazione di scene, costumi, luci e contenuti multimediali grazie ad al progetto PCTO “Banco di scena”.
 
La Social Opera è un format di spettacolo in cui l’opera lirica, il teatro e la danza incontrano il mondo dell’educazione e della disabilità ; il progetto, nato nel 2011, ha vinto nel 2022 il Premio nazionale “Inclusione 3.0” indetto dall’Università degli Studi di Macerata, ed è tutt’ora monitorato dai ricercatori dell’università come caso studio e buona pratica di inclusione e di benessere attraverso l’esperienza del palcoscenico. Ogni anno a Jesi, nell’ambito delle attività di welfare culturale della Fondazione Pergolesi Spontini, la Social Opera coinvolge - in un percorso laboratoriale e infine sul palcoscenico - un gruppo di utenti dei servizi socio-sanitari del territorio, studenti, educatori, operatori culturali, teatrali e socio-sanitari, tramite i progetti “OperaH” (XIII edizione) e “Banco di scena” (XI edizione).
 

La regia è di Simone Guerro e Arianna Baldini, danza movimento terapia sono a cura di Sara Lippi e Beatrice Guerri. Protagonisti in scena sono gli attori della Compagnia “OperaH” (Rebecca Avenali, Cristopher Balercia, Aurora Bonci, Valentino Campana, Lorenzo Cantarini, Maria Rita Di Palma, Silvia Falappa, William Gallagher, Rita Giatti, Valentina Giuliani, Daniele Marcellini, Michele Torri), ed inoltre l’attore Enrico Desimoni, Carlo Morganti al pianoforte, e gli educatori Marta Filippini, Silvia Albertini, Eva Luccioni, Andrea Accoroni.
Collaborano allo spettacolo 22 studenti del Liceo Artistico “E. Mannucci” e dell’IIS Marconi-Pieralisi (Matilde Agostinelli, Justine Arpaia, Maddalena Ciriaci, Erika Conversazioni, Daniela Koci, Laura Manoni, Gloria Milici, Edoardo Paolucci, Melissa Ramirez, Ginevra Schiavoni, Angelica Benigni, Thanaporn Champon, Mbangala Kawana Rodjanni, Lucia Radini, Ilaria Varvella, Daniel Karaj, Yugi Zhan, Arianna Belli, Raffaele Miosi, Elisabetta Pastor, Matilde Recanatesi, Valentina Taini), coordinati da Chiara Ulisse, Mattia Federici, Roberta Fratini, Sara Pitocco, Simone Caproli, Mario Spinaci , Adelaide Cascia.
 
A raccontare come nasce e si sviluppa una “Social Opera” c’è, alla Galleria degli Stucchi di Palazzo Pianetti, la mostra fotografica di Marco Pozzi dal titolo “ALETHEIA (Ovvero lo svelamento di una verità profonda)”, aperta fino al 29 settembre dal martedì alla domenica (ore 10-13; 16-19).
 
Il progetto “OperaH 2024” è realizzato dalla Fondazione Pergolesi Spontini con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e A.S.P. – Ambito 9 – Comune di Jesi in collaborazione con UMEA Unità Multidisciplinare Età Adulta ambito Fabriano-Jesi-Senigallia AST ANCONA, COOSS Marche, Teatro Giovani-Teatro Pirata, Nuovo Spazio Studio Danza.
Il progetto “Banco di scena 2024” è realizzato in collaborazione con il Liceo Artistico “E. Mannucci” e I.I.S. “Marconi – Pieralisi” di Jesi.
La mostra “Aletheia” vede il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, ed è in collaborazione con Musei Civici di Palazzo Pianetti

(foto di Marco Pozzi)

domenica 15 settembre 2024

LUNEDì 16 SETTEMBRE "IL GIOCO DELLE DANZE" DI PAOLA ERDAS E ROLF LISLEVAND RISUONERÀ NEL SALONE DEGLI INCANTI DI TRIESTE


Si terrà nel magico Salone degli Incanti di Trieste, lunedì 16 settembre, alle 20.30, il concerto "Il Gioco della Danza" in cui si intrecciano i suoni antichi, inconfondibili e unici della tiorba, della chitarra barocca e del clavicembalo. L'appuntamento fa parte di un  percorso speciale dal titolo “Danze e Contraddanze” ospitato all'interno del "Festival di Trieste - il Faro della Musica" -  la rassegna organizzata dalla Società dei Concerti Trieste e dal Comune di Trieste - ed è una sezione dedicata alle danze di tutti i periodi e di vari stili che hanno rappresentato diversi popoli e culture (dal periodo Rinascimentale al Flamenco).
In questo concerto Paola Erdas, cembalista eclettica e una delle più importanti specialiste di strumenti a tastiera rinascimentali, e Rolf Lislevand, liutista di fama, disegnano col suono due quadri che mostrano delle scene di ballo, uno ambientato in Francia e un altro in Italia su musiche di Vizée, Couperin, Perrine, d’Anglebert, Corbetta, Piccinini, Kapsberger e Valente.
Gli strumenti sono «diversi come aspetto, ma strettamente legati dalla magia della corda pizzicata, alle volte rivali, ma spesso amorosamente insieme», come spiega Paola Erdas, protagonista insieme a Rolf Lislevand (nella foto a destra) di questo incontro dove la tiorba e il clavicembalo saranno portati in vita dalle loro sapienti mani, tra le navate e le vetrate dei grandi finestroni sul mare e sulla città del Salone degli Incanti di Trieste. 
«Questo concerto - spiega Paola Erdas (nella foto a sinistra), è un incontro tra due anime, simili e diverse al tempo stesso che giocano sulle note delle danze tra la fine del Seicento e gli albori del Settecento, tra Francia e Italia. Una sfida a colpi di corde pizzicate, un gioco di danze appunto, un concerto intellettuale e ludico a un tempo, per la gioia di chi suona e il diletto di chi ascolta.»
Qui infatti la tiorba e il clavicembalo, due strumenti cugini simbolo dell’apoteosi del suono pizzicato, si troveranno a ricreare l’atmosfera specialissima della Parigi a cavallo tra Seicento e Settecento. In quel magico momento il repertorio dei due strumenti si mescola, si confonde in un repertorio in cui fioriscono le sonorità, le atmosfere raffinate e al tempo stesso dense di passione. Ed è la danza la forma musicale che pervade questo repertorio, ed è danzando che tiorba, chitarra barocca e cembalo si rincorrono in un’evocazione sonora, nuova e antica al tempo stesso che riporta il pubblico a rivivere le serate conviviali in cui si ritrovavano liutisti e cembalisti, a suonare, a bere un buon bicchiere di vino, a godere reciprocamente della loro incredibile musica. Ma tiorba e cembalo furono anche protagonisti delle notti dell’Europa Latina, dove nei palazzi si danzava e nelle strade i musicisti sfidavano le ronde suonando e improvvisando per ore. 

Tre concerti in una settimana al Conservatorio di Sassari


Il Conservatorio di Sassari apre le porte al pubblico per tre volte in una settimana. Sono diversi, infatti, gli appuntamenti con la musica in calendario per i prossimi giorni. Martedì 17 e venerdì 20 settembre alle 21 la sala Sassu dell’istituto di piazzale Cappuccini ospiterà gli ultimi due concerti della rassegna estiva “Notturni contemporanei” 2024, che si aggiungono al tradizionale “Mercoledì” fissato per il giorno 18 alle ore 19.

Martedì 17 settembre
alle 21 si esibirà l’Ensemble strumentale del Conservatorio di Cagliari, formato da 9 elementi tra fiati, fisarmonica e percussioni, con musiche dell’allievo Riccardo Caredda e del compositore contemporaneo Louis Andriessen (nella foto a destra); a seguire, la studentessa di chitarra del “Canepa” Chiara Cagnoni eseguirà brani di Heitor Villa-Lobos, William Walton e dell’allievo Fabio Carta. 

Venerdì 20
 alle 21 gli studenti cagliaritani Paola Lilliu (clarinetto), Andrea Malara (corno di bassetto) e Gregorio Corcione (pianoforte) proporranno i Konzertstücke 1-2 op. 113 e 114 di Felix Mendelssohn Bartholdy e un brano dell’allievo Andrea Nonnis; chiuderà il programma della serata Francesca Sanna, iscritta al corso di Pianoforte del Conservatorio di Sassari, con musiche del giovane compositore del “Canepa” Nadir Doghmane e la Suite bergamasque di Claude Debussy. La rassegna “Notturni contemporanei” è realizzata in collaborazione con il Conservatorio “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari, la Scuola civica “Antonietta Chironi” di Nuoro e l’Associazione “Arte in musica” di Alghero.

Il 18 settembre alle 19 il tradizionale appuntamento con “I mercoledì del Conservatorio” in sala Sassu sarà con l’Ensemble di percussioni del “Canepa” (nella foto in alto), formato dagli allievi percussionisti Federico Pintus, Simone Argiolas, Irene Carbone, Alessandro Catuogno, Andrea Cubeddu, Nicola Masala, Gabriele Desole, Laura Carta col docente Andrea Bini, insieme all’ottavino di Eleonora Denegri e alle voci di Federica Piu e Antonella Dasara. L’Ensemble proporrà Drumming di Steve Reich: il concerto è il culmine del lavoro svolto dalla classe di Percussioni del Canepa con l’obiettivo di affrontare il repertorio cameristico per strumenti a percussione dei principali compositori del Novecento. La serata sarà dedicata a Roberto Pellegrini, primo insegnante di Percussioni del Conservatorio sassarese, nel decennale della sua scomparsa. Tutti i concerti del “Canepa” sono a ingresso libero e gratuito.