Un’opera raccontata, in cui manca quasi del tutto l’azione, che diventa un
contenitore di personaggi in cui nessuno diventa mai veramente libero,
in cui nessuno raggiunge mai la felicità. Il trovatore di
Giuseppe Verdi, su libretto di Salvadore Cammarano, ultima opera della
Stagione lirica 2019, andrà in scena venerdì 6 e domenica 8 dicembre al
Teatro Comunale di Sassari, in un nuovo allestimento originale dell’Ente
Concerti “Marialisa de Carolis”. L’opera è stata presentata stamane nella
sala Sassu del Conservatorio “Luigi Canepa”, davanti a oltre cento
persone, dal regista Roberto Catalano e dal direttore d’orchestra Alberto
Maniàci. Moltissimi gli studenti che hanno potuto assistere alla
presentazione in cui il regista ha in parte svelato l’allestimento: un
palco ricoperto di cenere nera, simbolo del passato bruciato nel
trauma di Azucena che ha visto la madre morire sul rogo e assassina
del proprio figlio; un disegno di una prospettiva rinascimentale come
se davanti a un palazzo distrutto rimanesse costante la doppia immagine
del bello che è stato e che non esiste più. Questa idea registica
accompagna la musica immortale di Giuseppe Verdi che, come ha spiegato
Alberto Maniàci, sottolinea il contenuto del libretto con tanti
aspetti spesso nascosti richiamati da un accento, una tonalità, un
particolare elemento ritmico. Regista e direttore hanno ricordato
come questo Trovatore sia frutto di un lavoro di squadra, portato
avanti insieme allo scenografo Emanuele Sinisi, alla light designer
Fiammetta Baldiserri e alla costumista Ilaria Ariemme, che hanno
ricostruito uno scenario difficilmente inquadrabile nel tempo e
giocato continuamente sul contrasto tra luci ed ombre, tra nero e bianco.
L’aspetto storico della vicenda trattata da Verdi e Cammarano è
stato illustrato dalla musicologa Paola Cossu che ha inquadrato la
storia, ricordando come l’opera di Verdi abbia attraversato molte
trasformazioni e sia stata d’ispirazione per altre forme d’arte: si ha
notizia di una sua messa in scena in Egitto già nel 1855 – due anni
dopo la prima rappresentazione al Teatro Apollo di Roma – ed stata ripresa
in varie forme da importanti intellettuali nel secondo Novecento:
Luciano Berio e Italo Calvino con la Vera storia, Eugenio
Montale, Luigi Pirandello e Giorgio de Chirico.
L’opera è andata in scena nel pomeriggio al Comunale, tutto esaurito, nella tradizionale Anteprima giovani dedicata agli studenti.
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