mercoledì 10 dicembre 2014

Il viaggio di Roberto, un treno verso Auschwitz
al Comunale di Modena

Va in scena domenica 14 dicembre alle ore 16 per la rassegna Musica Su Misura al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena Il viaggio di Roberto, un treno verso Auschwitz, azione scenica musicale in un atto allestita dal Teatro Alighieri di Ravenna, dove è stata rappresentata con successo domenica 7 dicembre in prima assoluta, e coprodotta dalla Fondazione Teatro Comunale di Modena e dalla Fondazione Teatri di Piacenza. Gli autori incontreranno il pubblico in sala mezz’ora prima dello spettacolo.
Nato a Torino nel 1929, Roberto Bachi giunge a Ravenna in seguito al trasferimento del padre Armando, a cui era stato affidato il comando della divisione di fanteria Rubicone di stanza a Ravenna. Dopo l’arresto avvenuto a Torrechiara (Parma) il 17 ottobre 1943, il 6 dicembre dello stesso anno, Roberto parte dal Binario 21 della stazione di Milano, stipato all’interno del vagone di un treno diretto ad Auschwitz. Le ricerche condotte dalla madre consentono di venire a conoscenza del suo numero di matricola, 167973, e del fatto che Roberto è morto probabilmente di tubercolosi. Il viaggio di Robertoracconta quindi una storia che ci riguarda da vicino. Ricostruita nel 2002, grazie ad alcuni ex compagni di classe di Roberto Bachi che nell’anno scolastico 1937-1938 frequentavano con lui la Scuola Mordani, la vicenda è ora trasformata in una azione scenica musicale commissionata a Guido Barbieri - che ha curato il libretto - e al compositore Paolo Marzocchi che lo ha messo in musica, mentre la regia è stata affidata ad Alessio Pizzech. Lo stesso compositore, Paolo Marzocchi, è direttore musicale dell’esecuzione che prevede la partecipazione del Quartetto Fauves, del contrabbassista Marco Forti, di Tetraktis Percussioni, del Quartetto Vocale Myricae, del Sassofonista David Brutti e del Coro “Libere Note” della Scuola Primaria Filippo Mordani di Ravenna. L’autore del testo, Guido Barbieri, ha scelto di incentrare la vicenda sul “buco, nero e profondo che circonda la sua morte: il viaggio. Quei sei giorni, tra il 6 e il 12 dicembre, che lo hanno fatto arrampicare su per l’Europa, tra due pareti di legno senza finestre. La memoria di quel viaggio non ha lasciato alcun oggetto dietro di sé”.Guido Barbieriha quindi immaginato un dialogo tra un personaggio
immaginario, un compagno di viaggio di Roberto, Vittorio, e una persona realmente esistita, la madre Ines. Roberto, il protagonista della storia, invece è muto ed è interpretato da un ragazzo che ha solo funzioni di mimo. Ai racconti di Vittorio, immaginati, e di Ines, basati invece su memorie e documenti che ci sono pervenuti, si intercalano gli interventi cantati delle apparizioni di personaggi dei libri letti da Roberto, del padre Armando e dallamaestra Maria Rosa Gambi.

Dunque parola e musica si intrecciano fortemente in questo lavoro che si colloca, secondo il compositore Paolo Marzocchi, “più o meno a metà tra l’opera intesa in senso tradizionale e il melologo. Nel melologo il canto è assente, ma la parola detta intrattiene con la musica un dialogo strettissimo e costante”. Se “il livello dei vivi è dominato dalla parola recitata” continua il compositore, “il piano della visione è affidato alla parola cantata”. La musica è costruita di ‘memorie musicali’, in parte richieste dalla drammaturgia e in parte scelte dallo stesso Paolo Marzocchi. “Un lavoro incentrato sulle relazioni, verosimili e immaginarie, che è stato possibile costruire attorno a Roberto”.Afferma il regista, Alessio Pizzech: “quel viaggio diventa un racconto di legami che costituiscono il centro della nostra vita: la famiglia, gli amici più cari, le persone che abbiamo incontrato sono in noi insieme alle voci, agli sguardi di chi non c’è più e verso cui abbiamo il dovere morale di vivere con pienezza la nostra vita”.

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