Lunedì 18 novembre
2024 alle 20.30, Musica Insieme accoglierà
all’Auditorium Manzoni il violoncellista Enrico Dindo con
l’orchestra di cui è fondatore e direttore, I Solisti di
Pavia. «Bologna – afferma Dindo – è una città nella quale
torno molto volentieri a fare musica. Ho sempre trovato un pubblico
attento, preparato, colto ed entusiasta. Suonare al Teatro
Manzoni, che per inciso ha una delle acustiche più belle d’Italia,
a mio avviso, è sempre un grande piacere. A Bologna con Musica
Insieme mi sento particolarmente a casa, anche se non c’è un
particolare motivo che mi lega alla città. Ma è una sensazione che
vivo innegabilmente ogni volta». E a proposito del suo legame con I
Solisti di Pavia aggiunge: «Il tempo passato e il fatto che il
gruppo abbia resistito a tante vicissitudini fa sì che la compagine
oggi sia una delle più longeve d’Italia. L’orchestra è nata nel
2001 e il nostro rapporto è rimasto sempre molto positivo. È stata
un’esperienza straordinaria. Abbiamo sviscerato programmi e
repertori amplissimi e vastissimi, passando anche attraverso organici
di tutti i tipi, da sempre una delle peculiarità dei Solisti di
Pavia, ovvero essere un organico modulabile: dalla musica da camera,
come il trio e il quartetto, fino ad alcune produzioni dove siamo
diventati addirittura orchestra sinfonica».
Si parte quindi con il Requiem per tre violoncelli e archi di Popper, versione orchestrata da Enrico Dindo dell’originale per tre violoncelli e pianoforte. Dedicato alla memoria dell’amico ed editore Daniel Rahter, i poco meno di otto minuti di questa breve pagina sono quasi “lacrime trasformate in musica”. Questo Adagio in tre parti nel cuore del quale spicca la citazione dell’Ave Maria di Schubert è infatti una pagina commovente, che si apre con una meditazione affidata ai solisti e nella quale la malinconia e il dolore si risolvono in una lunga pensosa meditazione. Cuore del programma sarà la Sonata in do maggiore op. 119 di Sergej Prokof’ev, nella versione per violoncello e archi di Dindo. Nata dalla virtuosa collaborazione e con la supervisione di un giovane, straordinario virtuoso come Mstislav Rostropovič, che la eseguì per la prima volta a Mosca con l’autore al pianoforte, la Sonata presenta tre movimenti formalmente legati alla tradizione classica, e riuscì all’epoca a superare l’accusa di formalismo grazie all’apparente semplicità melodica, alla discorsività, a un qualche ammiccamento al linguaggio popolare, e alla prevalenza del registro grave “quasi umano” della parte del violoncello. Se il primo movimento gioca sull’andamento moderato e sulla cantabilità, appena velata nel primo tempo da increspature, il secondo, pur mantenendo un tono dimesso, sembra riferirsi all’antica forma dello “scherzo”, mentre finalmente nel terzo il solista può fare sfoggio di tutta la sua bravura virtuosistica in una vera fantasmagoria tecnica dove recupera la sua centralità, se pur in questa originalissima versione dove l’orchestra d’archi sostituisce il pianoforte. Conclude il programma, in un tempo unico senza intervallo, la Sinfonia da camera n. 1 op. 145 per orchestra d’archi di Mieczysław Weinberg, dedicata alla memoria della madre e della sorella, e ricca degli influssi del folklore yiddish che facevano parte della cultura del suo autore, molto amato dal grande Sostakovic, ma oggi di raro ascolto nelle sale da concerto. Un’occasione quindi per riscoprirne la scrittura dalla lievità quasi mozartiana e la felice vena melodica.
Il concerto vedrà come Main Sponsors la Galleria d'Arte Maggiore GAM e Datalogic e sarà introdotto dallo stesso Enrico Dindo.
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