giovedì 14 novembre 2024

Torna a Musica Insieme uno dei massimi violoncellisti del nostro tempo, Enrico Dindo; accanto a lui, l’orchestra di cui è creatore e direttore, I Solisti di Pavia

I CONCERTI 2024|2025
XXXVIII edizione
Lunedì 18 novembre 2024 | ore 20.30
Teatro Auditorium Manzoni
(Via de’ Monari 1/2 – Bologna)

I SOLISTI DI PAVIA
ENRICO DINDO violoncello solista e direttore

DAVID POPPER (1843-1913)
Requiem per tre violoncelli e archi (1892)
(orchestrazione di Enrico Dindo)
solisti ENRICO DINDO, JACOPO DI TONNO e ANDREA AGOSTINELLI
 
SERGEJ PROKOF’EV (1891-1953)
Sonata in do maggiore op. 119 (1949)
(versione per violoncello e archi di E. Dindo)
solista ENRICO DINDO
 
MIECZYSLAW WEINBERG (1919-1996)
Sinfonia da camera n. 1 op. 145 per orchestra d’archi (1987)
 
Il programma non prevede intervallo  

Lunedì 18 novembre 2024 alle 20.30, Musica Insieme accoglierà all’Auditorium Manzoni il violoncellista Enrico Dindo con l’orchestra di cui è fondatore e direttore, I Solisti di Pavia. «Bologna – afferma Dindo – è una città nella quale torno molto volentieri a fare musica. Ho sempre trovato un pubblico attento, preparato, colto ed entusiasta. Suonare al Teatro Manzoni, che per inciso ha una delle acustiche più belle d’Italia, a mio avviso, è sempre un grande piacere. A Bologna con Musica Insieme mi sento particolarmente a casa, anche se non c’è un particolare motivo che mi lega alla città. Ma è una sensazione che vivo innegabilmente ogni volta». E a proposito del suo legame con I Solisti di Pavia aggiunge: «Il tempo passato e il fatto che il gruppo abbia resistito a tante vicissitudini fa sì che la compagine oggi sia una delle più longeve d’Italia. L’orchestra è nata nel 2001 e il nostro rapporto è rimasto sempre molto positivo. È stata un’esperienza straordinaria. Abbiamo sviscerato programmi e repertori amplissimi e vastissimi, passando anche attraverso organici di tutti i tipi, da sempre una delle peculiarità dei Solisti di Pavia, ovvero essere un organico modulabile: dalla musica da camera, come il trio e il quartetto, fino ad alcune produzioni dove siamo diventati addirittura orchestra sinfonica». 

Il programma poi è particolarmente affascinante: Dindo, solista, trascrittore e direttore, propone la rilettura per orchestra di pagine di tre autori coi quali egli stesso conferma il forte legame, come dichiara Dindo stesso: «Popper, per la sua rinomanza come violoncellista concertista e pedagogo, con il quale conservo un rapporto quasi quotidiano di confronto artistico; Prokof’ev, per la sua stretta interazione con Rostropovic, e Weinberg, il cui lavoro rappresenta il mio più recente e fervido interesse artistico. Cerco sempre di lasciarmi affascinare non solo dalla qualità della musica che interpreto, ma anche dall’essere umano che ha creato quella musica. Soprattutto nel caso di Weinberg, che è un autore al quale mi sono molto avvicinato in questo periodo. La sua storia personale mi ha interessato molto ed è quello che mi spinge ad approfondire il suo linguaggio musicale. Nel caso dei brani di Prokof’ev e Popper si tratta di un repertorio più tradizionale, ma rimodulato da me nella veste di orchestratore, un’attività che ultimamente mi appassiona molto».
Si parte quindi con il Requiem per tre violoncelli e archi di Popper, versione orchestrata da Enrico Dindo dell’originale per tre violoncelli e pianoforte. Dedicato alla memoria dell’amico ed editore Daniel Rahter, i poco meno di otto minuti di questa breve pagina sono quasi “lacrime trasformate in musica”. Questo Adagio in tre parti nel cuore del quale spicca la citazione dell’Ave Maria di Schubert è infatti una pagina commovente, che si apre con una meditazione affidata ai solisti e nella quale la malinconia e il dolore si risolvono in una lunga pensosa meditazione. Cuore del programma sarà la Sonata in do maggiore op. 119 di Sergej Prokof’ev, nella versione per violoncello e archi di Dindo. Nata dalla virtuosa collaborazione e con la supervisione di un giovane, straordinario virtuoso come Mstislav Rostropovič, che la eseguì per la prima volta a Mosca con l’autore al pianoforte, la Sonata presenta tre movimenti formalmente legati alla tradizione classica, e riuscì all’epoca a superare l’accusa di formalismo grazie all’apparente semplicità melodica, alla discorsività, a un qualche ammiccamento al linguaggio popolare, e alla prevalenza del registro grave “quasi umano” della parte del violoncello. Se il primo movimento gioca sull’andamento moderato e sulla cantabilità, appena velata nel primo tempo da increspature, il secondo, pur mantenendo un tono dimesso, sembra riferirsi all’antica forma dello “scherzo”, mentre finalmente nel terzo il solista può fare sfoggio di tutta la sua bravura virtuosistica in una vera fantasmagoria tecnica dove recupera la sua centralità, se pur in questa originalissima versione dove l’orchestra d’archi sostituisce il pianoforte. Conclude il programma, in un tempo unico senza intervallo, la Sinfonia da camera n. 1 op. 145 per orchestra d’archi di Mieczysław Weinberg, dedicata alla memoria della madre e della sorella, e ricca degli influssi del folklore yiddish che facevano parte della cultura del suo autore, molto amato dal grande Sostakovic, ma oggi di raro ascolto nelle sale da concerto. Un’occasione quindi per riscoprirne la scrittura dalla lievità quasi mozartiana e la felice vena melodica.

Il concerto vedrà come Main Sponsors la Galleria d'Arte Maggiore GAM e Datalogic e sarà introdotto dallo stesso Enrico Dindo.

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