La Fondazione Rete Lirica delle Marche apre la Stagione 2024/2025 con una delle opere più note di Giuseppe verdi, Un ballo in maschera. In scena un allestimento realizzato in collaborazione con il Teatro Regio di Parma, che ha visto la luce nel XIV Festival Verdi e che debutterà al Teatro dell’Aquila di Fermo sabato 16 novembre alle ore 21, preceduto giovedì 14 novembre alle 17 dalla ormai consueta anteprima giovani. Lo spettacolo sarà in replica sabato 23 novembre alle ore 20.30 al Teatro Ventidio Basso (anteprima giovani giovedì 21 novembre alle ore 17.00) e sabato 30 novembre alle ore 20.30 al Teatro della Fortuna di Fano (anteprima giovani il 28 febbraio alle ore 17.00).
A dirigere la partitura verdiana sarà il celebre musicista Fabio Biondi che salirà sul podio della FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana; in scena il Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno preparato da Pasquale Veleno. Per la recita del 30 novembre a Fano sul podio salirà il giovanissimo Giuseppe Mengoli. Protagonista un cast di giovani e talentuose voci, molte delle quali provenienti dall’Accademia Verdiana del Teatro Regio di Parma: Davide Tuscano (Riccardo), Kang Hae (Renato), Ilaria Alida Quilico (Amelia), Danbi Lee (Ulrica), Licia Piermatteo (Oscar); Giuseppe Todisco (Silvano), Agostino Subacchi (Samuel), Lorenzo Barbieri (Tom) e Mauro Sagripanti (Un giudice, Servo di Amelia). In scena anche il gruppo di performer-danzatori composto da Filippo Bonacchi, Carlo Pucci e Giovanni Rotolo.
Melodramma in tre atti ispirato alla figura del re di Svezia, Gustavo III, vittima di una congiura ordita durante un ballo in maschera, l’opera era originariamente destinata al Teatro di San Carlo di Napoli. Dopo travagliate vicende, il libretto di Antonio Somma, da Gustave III ou Le balmasqué di Eugène Scribe, fu adattato ai dettami della censura, spostando l’azione dall’Europa all’America e facendo del sovrano protagonista il governatore di una colonia inglese. Con queste e altre significative modifiche, l’opera debuttò nel febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma segnando un brillante successo nella carriera di Verdi.
«L’orchestrazione della partitura di Un ballo in maschera – dichiara il direttore Fabio Biondi – sembra allontanarsi dal processo noto di un Verdi che da uno “scheletro” (ovvero una prima stesura che via via, durante le prove, viene completata dall’orchestrazione, dettata da esigenze contestuali o pratiche) cerca una tinta decisa parallelamente all’ispirazione melodica e nella quale la ricchezza degli strumenti non passa da una applicazione di regole tipica dell’Ottocento (il languido al clarinetto, il doloroso al corno, il bucolico al flauto, secondo gran parte della trattatistica sull’orchestrazione, che potrebbe avvicinare le opere del giovane Verdi a quelle di Bellini e Donizetti), ma piuttosto una sorprendente sperimentazione di novità timbriche che il direttore ha il compito di rendere chiare al pubblico. In questo senso andrebbe esposta la vitalità che Verdi destina a ciò che lui stesso definiva il “roboare dell’orchestra” e che non significa una dinamica eccessiva, ma una serie di dettagli che servono a non relegare l’orchestra ad un ruolo di “accompagnatrice” ma di “collaboratrice” all’espressione del cantare».
«Lo scoppio di un palloncino alla fine di una festa – scrive il regista Daniele Menghini nelle note di regia – Tanto sembra durare una vita. Non c’è tempo. Bisogna vivere, godere, ardere. E allora: “Ogni cura si doni al diletto”. È con questo manifesto quasi “eretico” che Riccardo esorta la sua pazza corte a seguirlo in piena notte nell’antro di una maga messa al bando. Parole che sembrano scolpire nella sala del trono il suo inno al piacere, con tutta la vitalità irriverente che gli appartiene. Parole in cui sentiamo l’eco di quel “Chi vuol esser lieto, sia” che aveva infiammato un’altra corte qualche secolo prima. Che sia la Firenze del Quattrocento, la Boston del Seicento, o la Svezia del Settecento, la vita resta una manciata di ore da sbranare voracemente, proprio perché “di domani non c’è certezza”. Ma cosa accade quando questa amara consapevolezza tocca il cuore di un Re? Non dobbiamo dimenticare che dietro le fantasie barocche di Riccardo, Conte di Warwick, si celano le ben più storiche smanie settecentesche di Gustavo III, Re di Svezia.Un sovrano stravagante, un despota illuminato. Poeta, drammaturgo, letterato, amante del Teatro, dell’Opera e delle Arti, assassinato forse perché troppo libero. È questo che può accadere quando un artista sale sul trono e indossa la corona. Riccardo è un uomo libero che vive costantemente sul precipizio dell’eccesso. Fuori dalla regola. Vive il potere come sovvertimento dell’ordine, l’amore come ricerca del limite, la vita come tensione verso la fine. Questo è Un ballo in maschera: un monumento al piacere sopra cui aleggia l’ombra della morte. “Dunque signori aspettovi”. Non ci resta che vivere e festeggiare. La festa come fuga. La vita come festa. Un eterno bal masqué rutilante, indiavolato, senza tregua. Si danzi, si viva a tempo di minuetto. La morte si avvicina. E allora “ognuno s’abbandoni e folleggi con me”. Musica».
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UN BALLO IN MASCHERA
musica di Giuseppe Verdi
libretto di Antonio Somma
direttore Fabio Biondi / Giuseppe Mengoli (30 novembre)
regia Daniele Menghini
scene Davide Signorini
costumi Nika Campisi
luci Gianni Bertoli
Riccardo Davide Tuscano
Renato Kang Hae
Amelia Ilaria Alida Quilico
Ulrica Danbi Lee
Oscar Licia Piermatteo
Silvano Giuseppe Todisco
Samuel Agostino Subacchi
Tom Lorenzo Barbieri
Un giudice / Un servo di Amelia Mauro Sagripanti
Performer danzatori Filippo Bonacchi, Carlo Pucci, Giovanni Rotolo
FORM – Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno
Maestro del coro Pasquale Veleno
In coproduzione con il Teatro Regio di Parma
(foto di Marilena Imbrescia)
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