giovedì 23 novembre 2017

Un ballo in maschera di Verdi inaugura la nuova stagione del Teatro La Fenice



 

La Fondazione Teatro La Fenice inaugura la Stagione Lirica e Balletto 2017-2018 con Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi. Il melodramma in tre atti, su libretto di Antonio Somma, torna sul palcoscenico di campo San Fantin a quasi vent’anni dalla sua ultima messinscena veneziana in un nuovo allestimento con la regia di Gianmaria Aliverta, le scene di Massimo Checchetto, i costumi di Carlos Tieppo, le luci di Fabio Barettin e i movimenti coreografici di Barbara Pessina. A guidare l’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice sarà il pluripremiato maestro coreano Myung-Whun Chung. La prima di venerdì 24 novembre 2017 alle ore 19.00, trasmessa in diretta su Rai Radio3, sarà seguita da quattro repliche, il 26 e 29 novembre, e l’1 e 3 dicembre 2017.


            La genesi del Ballo in maschera risale al febbraio 1857, quando il Teatro San Carlo di Napoli avviò dei contatti con Giuseppe Verdi per un’opera da rappresentare nel carnevale dell’anno successivo. Verdi propose un soggetto che s’ispirava a un fatto storico accaduto nel 1792: l’omicidio del monarca svedese Gustavo iii, perpetrato da un cortigiano durante un ballo. Nonostante fosse presto ben chiaro che la censura napoletana non avrebbe accettato di veder portato sulle scene l’omicidio d’un re, Un ballo in maschera fu terminato senza tener troppo da conto le avvisaglie sull’atteggiamento dei censori partenopei. Ma quando questi imposero che il protagonista dell’opera non fosse un monarca, che il ruolo d’Amelia fosse quello d’una sorella anziché d’una moglie, che il tema della cospirazione non recasse alcuna motivazione politica, che l’omicidio avesse luogo fuori scena, che la datazione venisse portata all’epoca medievale e che si eliminassero le scene del ballo e del sorteggio, Verdi abbandonò l’impresa.

Per presentare al pubblico la sua nuova opera, Verdi dovette pertanto attendere un’occasione più propizia: Un ballo in maschera esordì il 17 febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma e il pubblico ne decretò il successo che dura tuttora. Da rimarcare è che nemmeno la censura romana aveva accettato di veder rappresentata l’uccisione di un re; di conseguenza Verdi e Somma apportarono all’opera i cambiamenti destinati a rimanere definitivi: l’ambientazione venne trasferita da Stoccolma a Boston e Gustavo iii assunse i panni d’un Riccardo conte di Warwick e governatore del Massachusetts.

«La magia di quest’opera – spiega Chung, che per la quinta volta si misura con un’opera di Verdi in Fenice, dopo La traviata, Rigoletto, Otello e Simon Boccanegra – sta nel fatto che è un diamante che brilla, anzi un insieme di diamanti che brillano. Ognuno dei personaggi è un gioiello, ci troviamo di fronte a tanti gioielli circondati da una musica particolarmente brillante. Non conosco un altro titolo di Verdi che lo sia altrettanto. È davvero un ballo, una festa musicale con una brillantezza che non ritrovo normalmente in Verdi. Anche nella Traviata ci sono momenti del genere, ma non tutta l’opera ne è pervasa».

«La mia idea scenica – spiega il regista Gianmaria Aliverta, già applaudito a Venezia per la messinscena di Mirandolina – parte dal fatto che sia la politica a generare gli avvenimenti che portano alla catastrofe finale. Antonio Somma, per assecondare le esigenze della censura trasponendo la trama in America, introduce diversi personaggi di colore o creoli: questo elemento non può che richiamare alla mente il problema della schiavitù e le condizioni della popolazione nera americana. Per enfatizzare quest’aspetto ho pensato di ambientare l’opera non nel periodo previsto dagli autori, una Boston della fine del Seicento, ma all’epoca in cui è stata composta, cioè la seconda metà dell’Ottocento, e per essere più precisi il ventennio che va dal 1867 al 1887. Siamo alla fine della guerra di Secessione, quando è stato già approvato il xiii emendamento, con il quale la schiavitù viene abolita per sempre».

Nella nuova messinscena fenicea, Riccardo sarà interpretato dal tenore Francesco Meli, Renato da baritono Vladimir Stoyanov, Amelia dal soprano Kristin Lewis. Figurano inoltre nel cast Silvia Beltrami nel ruolo dell’indovina Ulrica, Serena Gamberoni in quello di Oscar, William Corrò in quello del marinaio Silvano; Simon Lim e Mattia Denti interpreteranno i due congiurati Samuel e Tom, Emanuele Giannino sarà un giudice, mentre gli artisti del Coro del Teatro La Fenice Roberto Menegazzo e Dionigi D’Ostuni si alterneranno nel ruolo del servo d’Amelia. Oltre al Coro del Teatro La Fenice preparato da Claudio Marino Moretti, sarà impegnato anche il coro di voci bianche dei Piccoli Cantori Veneziani preparati da Diana D’Alessio.

L’opera, che sarà proposta con i sopratitoli in italiano e in inglese, sarà in scena al Teatro La Fenice venerdì 24 novembre 2017 ore 19.00 (turno A), domenica 26 novembre 2017 ore 15.30 (turno B), mercoledì 29 novembre 2017 ore 19.00 (turno D), venerdì 1 dicembre 2017 ore 19.00 (turno E) e domenica 3 dicembre 2017 ore 15.30 (turno C).


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