Domenica 19 novembre, alle 15.30, Tosca conclude il primo trittico d’opera della Trilogia d’Autunno 2017 (repliche 23 e 26, rispettivamente alle 20.30 e 15.30), al termine di un weekend dedicato all’opera italiana sotto il segno del Verismo in musica. In attesa che gli altri due capolavori “sull’orlo del Novecento” tornino in scena - Cavalleria il 21 e 24 novembre, Pagliacci il 22 e 25 - sarà Tosca, rappresentata per la prima volta nel gennaio 1900, ad accompagnarci proprio all’alba del nuovo secolo, con lo sguardo già puntato sugli sviluppi di quel teatro musicale che al compositore lucchese è profondamente debitore. Si completa così la titanica impresa della Trilogia d’Autunno, che anche quest’anno ha portato tre opere sullo stesso palcoscenico, sera dopo sera, in una maratona lirica che celebra l’opera come eccellenza della cultura italiana e rappresenta un motivo di attrazione per l’incoming turistico.
“Tosca era una scelta inevitabile per questa Trilogia,” sottolinea Cristina Mazzavillani Muti, ideatrice e regista dell’intero progetto, “debutta nei primi giorni del 1900 ed è simbolo del nuovo secolo, dove Puccini proietta l’immediatezza e il gesto fulmineo già illuminati da Mascagni e Leoncavallo: tutte e tre le vicende si svolgono nell’arco di una giornata, e in tutte e tre l’onda emozionale non si interrompe mai, lungo una tensione che conduce inevitabilmente al grido, alla lacerazione del grido. Ed è questo, credo, il segreto della straordinaria efficacia espressiva del Verismo”.
Se a popolare Cavalleria e Pagliacci è un’umanità povera, persino deforme, sono borghesi e aristocratiche le vicende di Tosca, tratta dal dramma di Victorien Sardou. Sul palcoscenico dell’Alighieri luci e proiezioni scolpiscono una Roma chiusa e soffocante, in chiaroscuri da cui emerge la passione politica ancor più che quella amorosa: è infatti dalla rivolta, dall’amor di patria che tutto muove. Dopo il Te Deum per il quale il popolo romano si raccoglie a testimoniare gli eventi, l’assoluta solitudine della camera di tortura - luogo di sofferenza solo evocato dalle grida straziate di Cavaradossi - si duplica nell’altrettanto assoluta solitudine di Tosca sugli spalti di Castel Sant’Angelo, che si apre sull’abisso e sul mattino, finendo per rappresentare l’unica via di fuga per la donna. Tosca è Virginia Tola - proprio con questo ruolo la soprano argentina si è imposta all’attenzione internazionale come vincitrice del concorso “Queen Sonja” - mentre veste i panni di Cavaradossi Diego Cavazzin, che nonostante l’infortunio al braccio durante le prove copre tanto questo ruolo quanto quello di Canio in Pagliacci. Debutta invece nel ruolo di Scarpia Andrea Zaupa; Paolo Gatti e Giorgio Trucco sono rispettivamente Angelotti e il sagrestano, mentre Spoletta e Sciarrone sono interpretati da Filippo Pollini e Ion Stancu. Menzione speciale per il pastore, interpretato dalla quindicenne Julie Cassanelli, studentessa del Liceo Musicale di Forlì che porta in Tosca il contributo di quelle giovani energie creative impegnate in Cavalleria e Pagliacci remix e già protagoniste del censimento in forma di audizioni promosso a maggio da Cristina Muti. Il team creativo che affianca la regista Cristina Muti è composto da Vincent Longuemare light design, David Loom visual design, Davide Broccoli video e Alessandro Lai costumi. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Cherubini Vladimir Ovodok mentre il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è preparato da Corrado Casati e le voci bianche del coro Ludus Vocalis sono dirette da Elisabetta Agostini.
L’impegno affrontato dal Teatro Alighieri e da Ravenna Festival, a conclusione della XXVIII edizione, non sarebbe possibile senza tutti i sostenitori del progetto: Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, BPER Banca, Cooperativa Muratori e Cementisti CMC, Poderi dal Nespoli, Unipol Banca e Morina, nonché i partner istituzionali Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Comune di Ravenna, Regione Emilia Romagna e APT.
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