È dedicato alla musica dell’età dei Lumi il concerto che Enrico Onofri dirigerà al Teatro Malibran, venerdì 14 marzo 2025 ore 20.00 (turno S) e domenica 16 marzo 2025 ore 17.00 (turno U), in occasione del prossimo appuntamento della Stagione Sinfonica 2024-2025 della Fondazione Teatro La Fenice. Il maestro, impegnato in questi giorni anche con le ultime repliche del Trionfo dell’onore di Alessandro Scarlatti– dirigerà l’Orchestra del Teatro La Fenice in un concerto volto a far risuonare la grazia e la passione della musica del Settecento, con l’esecuzione di un programma originale che affiancherà brani conosciuti a vere e proprie riscoperte: Onofri, massimo esperto di questo repertorio, proporrà in particolare pagine firmate da Franz Joseph Haydn, Antonio Sacchini, Michael Haydn, Joseph Martin Kraus, Giovanni Battista Sammartini e Luigi Boccherini.
Il programma prenderà il via con l’Allegro luminoso ed energico dell’ouverture del Mondo della luna di Franz Joseph Haydn, dramma giocoso, basato su un libretto di Carlo Goldoni, composto nel 1777 . L’ouverture dell’opera è in stile italiano, ma vi si stagliano ben riconoscibili le doti di sinfonista di Haydn. Successivamente al debutto dell’opera, Haydn riutilizzò questa pagina come primo movimento della Sinfonia n. 63, a dimostrazione che anche quando scriveva un’ouverture di un dramma giocoso dava alla sua musica uno spessore sinfonico tale da poter assumere il ruolo il primo e principale movimento di una sinfonia.
Di grande interesse sarà l’ascolto della Chaconne in do minore di Antonio Sacchini, una vera e propria riscoperta. Sacchini nacque nel 1730 a Firenze, si formò come musicista a Napoli, fece i primi passi come operista a Venezia nel 1757, proseguì la sua attività nelle principali ‘piazze’ italiane (Napoli, Venezia, Roma), si trasferì a Londra nel 1772, poi a Parigi dal 1781 fino alla morte, avvenuta nel 1786, quand’era all’apice della gloria. Non si hanno notizie di suoi contatti personali con il pressoché coetaneo Haydn ma sicuramente Haydn conobbe e apprezzò la sua musica. Lo dimostra il ritrovamento nel suo archivio personale di questa Chaconne, rimasta inedita finché lo stesso Enrico Onofri ne ha commissionato la trascrizione: è una delle tante musiche di autori italiani che Haydn si fece inviare durante gli anni in cui fu al servizio degli Esterhazy. Non si sa in quale occasione l’abbia utilizzata ma si può ipotizzare che sia servita in un balletto oppure come intermezzo di danza in una delle tante opere proprie e altrui che Haydn era incaricato di dirigere nel teatro del castello di Fertöd.
Riconduce a Joseph Haydn anche la Sinfonia n. 39 in do maggiore, composta nel 1788 da suo fratello Michael. Nato nel 1737, quattro anni dopo Joseph, nonostante la minore notorietà Michael Haydn è autore da considerarsi degno della massima attenzione per i meriti intrinseci della sua musica e anche per l’influsso che ebbe sul giovane Wolfgang Amadeus Mozart. Ultima di un gruppo di sei sinfonie da lui composte all’inizio del 1788 e terz’ultima delle sue quarantuno sinfonie, la Sinfonia n. 39 in do maggiore, proposta in questo programma, è un’opera della piena maturità, concentrata e potente.
La seconda parte del programma si aprirà con l’ouverture dall’Olympie di Joseph Martin Kraus, compositore nato nel 1756 e morto nel 1792, anch’egli probabilmente messo in ombra dall’inevitabile confronto col suo coetaneo Mozart. Non giovò alla sua notorietà l’aver trascorso gran parte della sua breve vita in una città allora periferica come Stoccolma, dove fu maestro di cappella di re Gustavo iii, re illuminato e grande mecenate. Nonostante l’ammirazione di Haydn, le sue sinfonie caddero presto in un lungo oblio e andarono in gran parte perdute, cosicché attualmente se ne conoscono soltanto dodici. Restano inoltre varie composizioni vocali, soprattutto sacre, e musiche per il teatro. Fa parte di queste ultime proprio l’ouverture Olympie, che apre le musiche di scena da lui composte nell’ultimo anno di vita per l’omonima tragedia del poeta svedese Johan Henric Kellgren.
Giovanni Battista Sammartini nacque nel 1700, quindi appartiene a una o due generazioni prima dei compositori austro-tedeschi appena citati; scrisse le sue prime sinfonie da concerto quando Joseph Haydn, considerato il ‘padre’ della sinfonia, non era ancora nato. In questo campo Sammartini raggiunse la fama europea e diede un contributo importante alla nascita della sinfonia classica. La sua Sinfonia in la maggiore j-c62, scelta per questo programma, appartiene a un gruppo di sei sinfonie pubblicate nel 1750 e, come le altre sinfonie di Sammartini stesso e dei compositori di quell’epoca, è in tre brevi movimenti, sul modello della ‘sinfonia avanti l’opera’ italiana.
Chiuderà la serata la Sinfonia n. 6 in do minore g519 di Luigi Boccherini: composta nel 1788, questa partitura rivela tutti gli sviluppi della sinfonia nei quasi quarant’anni intercorsi da quando Sammartini scrisse la sinfonia di cui sopra: i movimenti ora sono quattro e di maggior respiro e l’orchestra si è ampliata. È più che probabile che il modello di riferimento di Boccherini fosse Joseph Haydn, però il compositore italiano non era attratto da architetture sonore rigorose e robuste e si distinse invece per uno stile fluido e accattivante, associato alla freschezza e alla varietà melodiche italiane.
In occasione del concerto diretto da Enrico Onofri, si rinnoverà il consueto appuntamento con le conferenze di approfondimento della Stagione Sinfonica: il concerto di venerdì 14 marzo 2025 sarà infatti preceduto da un incontro a ingresso libero con il musicologo Roberto Mori, che dalle 19.20 alle ore 19.40 illustrerà il programma musicale della serata.
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