Sarà il direttore di origini iraniane Hossein Pishkar a guidare la OTO – lunedì 17 marzo – nel quarto concerto della stagione sinfonica 2024/25 ospitata al Teatro Comunale di Vicenza.
Nato nel 1988 a Teheran in una famiglia che non aveva alcun legame con la musica, a 4 anni manifesta una forte attitudine per gli strumenti musicali e viene avviato dai genitori al cosiddetto “Metodo Orff”. A 12 anni, dopo aver ascoltato il terzo movimento della Prima Sinfonia di Mahler, decide che avrebbe fatto di tutto per diventare, da grande, un direttore d'orchestra. Nel frattempo approfondisce la musica tradizionale persiana, studia pianoforte e composizione con ottimi insegnanti, segue corsi di storia dell'arte e divora saggi di Nietszche, Kafka e Kant perché secondo lui l'arte, in generale, crea un bagaglio culturale che può essere utile in ogni occasione. A Teheran dirige alcune formazioni giovanili della città, ma poiché in tutto l'Iran non esisteva una classe di direzione d'orchestra, nel 2012 si trasferisce Düsseldorf per frequentare la rinomata Robert Schumann Hochschule. Successivamente segue un percorso di alto perfezionamento nel repertorio sinfonico e in quello operistico con direttori del calibro di Riccardo Muti e Sir Bernard Haitink e nel 2017 arrivano importanti riconoscimenti come il Deutschen Dirigentenpreis di Colonia e una borsa di studio dalla Fondazione Ernst-von-Schuch.
Negli ultimi anni le quotazioni di Hossein Pishkar nei circuiti musicali internazionali sono in continua crescita. Fra le prestigiose formazioni che ha diretto finora ci sono la Beethoven Orchester Bonn, le Filarmoniche di Belgrado, Strasburgo e Losanna, la Danish Royal Opera Orchestra, l'Orquesta Ciudad de Granada, la Staatsorchester di Stoccarda, la NDR Radiophilharmonie di Hannover e la WDR-Sinfonieorchester. Quest'anno guiderà per la prima volta la Wuhan Philharmonic Orchestra e lo vedremo al Festival di Spoleto.
Il programma che Pishkar ha scelto per il suo debutto sul podio della OTO è particolarmente intrigante perché ripercorre le prime esperienze sinfoniche di tre compositori-simbolo dell'epoca romantica. Il concerto inizia con l'Ouverture da “La casa del diavolo” – titolo originale “Des Teufels Lustschloss” – un magico singspiel che Franz Schubert compose diciassettenne mentre seguiva ancora gli insegnamenti di Antonio Salieri.
A seguire Robert Schumann, con l'Ouverture, Scherzo e Finale Op. 52 composta in un anno di febbrile attività – il 1841 – nel quale l'autore tedesco si dedicò con passione alla scrittura orchestrale. L'Opera 52, che il compositore avrebbe voluto chiamare “Fantasia sinfonica”, dimostra quanto Schumann volesse rimodellare gli schemi del genere sinfonico seguendo il suo libero spirito romantico.
Chiude il programma la Sinfonia n. 1 in Do minore di Mendelssohn, che debuttò nel febbraio del 1827 a Lipsia. Nonostante avesse solo 15 anni, Felix aveva già creato – tra i 12 e i 14 anni – una dozzina di Sinfonie per soli archi ma è solo con questo lavoro, che prevede l'utilizzo anche di fiati e timpani, che di fatto inizia la sua breve ma intensa attività di sinfonista.
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