Domenica 6 aprile 2025 ore 16
Auditorium di Milano, Largo Mahler
Maurice Ravel
Concerto per pianoforte e orchestra in
Sol maggiore
Maurice Ravel
Menuet sur le nom d’Haydn per
pianoforte
Maurice Ravel
Concerto per pianoforte e orchestra in
Re maggiore per la mano sinistra
Franz Joseph Haydn
Sinfonia n. 45 in Fa diesis minore
Hob.I:45 Sinfonia degli addii
Maurice Ravel
Boléro
Orchestra Sinfonica di Milano
Sergei Babayan Pianoforte
Emmanuel Tjeknavorian Direttore
***
Sabato 5 aprile ore 18
Auditorium di Milano, Largo Mahler
Leóš Janàček
Sonata per violino e pianoforte
Wolfgang Amadeus Mozart
Sonata per violino e pianoforte in Fa
maggiore K 376
Sergej Prokof'ev
Sonata per violino e pianoforte in Fa
minore op. 80
Maurice Ravel
Tzigane. Rapsodie de concert
Emmanuel Tjeknavorian Violino
Sergei Babayan Pianoforte
All’arte di Maurice Ravel, nel 150° anniversario della nascita, l’Orchestra Sinfonica di Milano dedica un intero weekend, accogliendo un pianista leggendario, Sergei Babayan: venerdì 4 (ore 20) e domenica 6 aprile (ore 16), Emmanuel Tjeknavorian dirige un programma che accosta i due concerti per pianoforte (il Concerto il Sol e il Concerto per la mano sinistra) che vedono protagonista Babayan, intervallati dal Menuet sur le nom d’Haydn per pianoforte, e arricchisce ilprogramma con il Boléro e con la Sinfonia n. 45 in Fa diesis minore Hob.I:45 Sinfonia degli addii Tjeknavorian salgono sul palco dell’Auditorium in duo violino e pianoforte, e sviluppano un programma che tiene insieme la Sonata per violino e pianoforte di Leóš Janàček con la Sonata per violino e pianoforte in Fa maggiore K 376 di Wolfgang Amadeus Mozart e con la Sonata per violino e pianoforte in Fa minore op. 80 di Sergej Prokof'ev. Gran finale dedicato proprio a Ravel, con la sua inconfondibile Tzigane. Rapsodie de concert.
Classe 1961, l’armeno-americano Sergei Babayan si è aggiudicato il Casadesus International Piano Competition nel 1989. Pianista sopraffino ed eccellente didatta (fra i suoi allievi primeggiano Daniil Trifonov e Stanislav Khristenko), Babayan è sempre molto generoso nella costruzione dei programmi che lo vedono protagonista. Ne è senza ombra di dubbio questo il caso. L’impaginato del 4 e del 6 aprile si apre con il Concerto in Sol di Ravel, composto tra il 1921 e il 1931 “nello spirito di Mozart e di Saint-Saëns”, come dichiarò lo stesso compositore, facendo dunque tesoro di una tradizione compositiva la cui eredità poteva ancora, a detta sua, essere valorizzata. Composto da tre movimenti (Allegramente - Adagio assai - Presto), il Concerto in Sol rappresenta una pietra miliare del repertorio pianistico, la cui varietà tematica e di carattere viene valorizzata indubbiamente dalla straordinaria ricerca timbrica del grande Babayan. Fa da contraltare il Concerto per la mano sinistra, commissione ricevuta da parte del pianista austriaco Paul Wittgenstein, mutilato della mano destra durante la Prima guerra mondiale. Strutturato in un solo movimento, il concerto presenta una prima parte in cui vengono riproposti alcuni tratti stilistici cari a Ravel, tra cui l’impiego della sarabanda e il ritmo puntato, e una seconda parte in cui fiorisce un forte carattere improvvisativo.
A inframezzare queste due pagine per solista e orchestra, una rarità raveliana, il Menuet sur le nom d’Haydn, composizione nata in seno a una vera e propria “Call for scores” indetta nel 1909 dalla Revue Musicale, con il preciso intento di dedicare un numero speciale per celebrare Franz Joseph Haydn a cento anni dalla morte. Il direttore della rivista, Jules Écorcheville, rivolse esplicita richiesta a sei compositori: Claude Debussy, Paul Dukas, Vincent d'Indy, Reynaldo Hahn e Charles-Marie Widor e Maurice Ravel. Così nacque il Menuet sur le nom d’Haydn. Ma i nomi di Ravel e di Haydn si intersecano ancora, durante l’impaginato eccellentemente costruito da Emmanuel Tjeknavorian. Chiude il programma il binomio costituito dalla “Sinfonia degli Addii” di Haydn e il Boléro di Ravel. La prima è così chiamata perché nell'esecuzione dell'Adagio finale, alla prima esecuzione nel 1772, i musicisti a turno smisero di suonare, spensero la candela del loro leggio e lasciarono la sala, e l'esecuzione venne portata a conclusione solo da due violini con sordina, suonati da Haydn stesso e dal primo violino, Luigi Tomasini. Il secondo, che non necessita di presentazioni, è stato protagonista di decine di omaggi musicali e rappresenta un vero e proprio monumento di aggregazione timbrica, un castello sonoro che si costruisce di fronte alle orecchie di chi ascolta, che da un rullante in pianissimo arriva a un’orchestra intera in fortissimo, crescendo di un decibel alla volta, assuefacendo l’ascoltatore a una pulsazione ritmica (ripetuta 169 volte), e a due temi facili e perfetti, proposti in tutte le loro combinazioni timbriche. Una pagina sinfonica che è giunta in territori apparentemente lontani, diventando protagonista di una cover reggae di Frank Zappa e di una composizione rock di Jeff Beck, senza contare le innumerevoli versioni elettroniche.
Quasi due opposti, i lavori sinfonici che chiudono l’impaginato. In uno si toglie, nell’altro si aggiunge, e che rappresentano, nel concerto celebrativo del 150° anniversario della nascita di Maurice Ravel, un eccellente parallelismo che lo accosta a Haydn, compositore molto amato dal musicista francese.
Contrappunta questo dittico sinfonico un appuntamento in duo violino e pianoforte, sabato 5 aprile alle ore 18. Emmanuel Tjeknavorian imbraccia il violino e sale sul palco dell’Auditorium di Milano insieme a Sergei Babayan. Un programma composito che tiene insieme tre Sonate per violino e pianoforte a cavallo dei secoli: la Sonata per violino e pianoforte di Leóš Janàček, quella in Fa minore op. 80 di Sergej Prokof'ev e quella in Fa maggiore K 376 di Wolfgang Amadeus Mozart.
Gran finale dedicato proprio a Ravel, con la suaTzigane. Rapsodie de concert, brano definito dallo stesso “pezzo virtuosistico nel gusto di una rapsodia ungherese”, la cui scrittura ricorda le “violinisterie" di Sarasate e di un Wieniawski. La violinista Jourdan-Morhange racconta: “Mentre stava componendo questo brano di tecnica trascendentale, Ravel mi mandò un telegramma con la preghiera di precipitarmi a Montfort, portando con me il violino e i Ventiquattro capricci di Paganini. Li voleva riascoltare tutti per non dimenticare nessuna diavoleria.” Come spesso accade nel repertorio di Ravel, le impressioni e le influenze raggiungono un particolare equilibrio e danno vita a capolavori intramontabili. E’ il caso della Tzigane, brano bipartito caratterizzato da una serie di libere variazioni che intendono evocare lo stile improvvisativo dei violinisti tzigani ungheresi.
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