martedì 9 dicembre 2014


FIDELIO ALLA SCALA
Trionfo vigoroso e convincente
di Laureto Rodoni


La Regione Ticino
9 dicembre 2014
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Un grande e meritato successo, senza alcuna contestazione, ha riscosso il Fidelio in scena al Teatro alla Scala per l'apertura della stagione lirica 2014/2015. Positivo quindi l'esordio del nuovo sovrintendente Alexander Pereira, anche se il capolavoro di Beethoven è stato messo in cartellone dal suo predecessore Stéphane Lissner, il quale ha scelto, insieme a Barenboim, anche il cast. L'ambientazione della vicenda da parte della scenografa Chloe Obolensky è contemporanea, tra la fine del Novecento e i tempi nostri. L'azione si svolge infatti in una fabbrica abbandonata, utilizzata come prigione provvisoria. "Più che a un carcere vero e proprio ho pensato a certi luoghi di sofferenza oggi tristemente noti. Per esempio dove vengono tenuti i prigionieri dell'Isis" ha dichiarato la regista inglese Deborah Warner. La ricerca della giustizia e della verità nella simbolica oscurità della prigione sotterranea, lo svelamento finale dell'ingiustizia alla luce del sole, il potere dell'amore in grado di conquistare ogni cosa sono i temi fondamentali e atemporali dell'opera. Senza dimenticare l'aspetto politico, inutile dirlo, di grande attualità e ben evidenziato dalla regista.
Attiva soprattutto nel teatro di prosa, la Warner firma un allestimento fluido e coeso in cui l'inesorabile climax ascendente dell'azione e della musica trova una rappresentazione vigorosa e convincente. Splendido il finale con il parossistico tripudio popolare amplificato dal crollo delle mura della prigione. Crollo provocato dal popolo in rivolta che sembra evocare anche l'epocale caduta del muro di Berlino.
Molto interessante l'idea di Barenboim di premettere all'opera non l'ouverture composta da Beethoven per la versione definitiva dell'opera (di cui ricorre quest'anno il bicentenario) e nemmeno la celeberrima Leonore n. 3, bensì la quasi sconosciuta e lunghissima Leonore n. 2 (che Schumann amava molto: la definiva 'demoniaca e ardita'): una sorta di poema sinfonico ante litteram che rappresenta e anticipa la vicenda sul piano sinfonico. Una scelta, quella di Barenboim, connessa intimamente alla sua visione dell'opera, intesa non come aboutissement del Singspiel mozartiano ma già proiettata verso il Romanticismo (quello di Wagner in particolare). Barenboim dà quindi una lettura della partitura densa, tormentata, dai colori bruniti, attenta a cogliere nella musica ogni minima inflessione cupa e tragica, anche nei momenti per così dire leggeri del primo atto, e a evidenziare le atmosfere allucinate che caratterizzano la prima parte del secondo. Una lettura lenta e pensosa nel primo atto che poi man mano evolve fino all'incredibile, travolgente, abbagliante, parossistico finale che ha però creato qualche problema di coesione a cantanti e coro. Un magnifico climax anche sul piano musicale, dunque. Sicuramente perfezionabile nelle repliche.
Tutto sommato di buon livello il cast. Anja Kampe è una Leonore apprezzabile (anche se la sua voce non è del tutto adatta al massacrante ruolo), con il giusto physique du rôle che ha contribuito non poco a rendere credibile e intensa la lettura drammaturgica della Warner. Di grande impatto emotivo i suoi curatissimi recitativi. Una vera e propria discesa agli Inferi, quella di Leonore/Fidelio, che evoca l'analoga impresa mitologica di Orfeo alla ricerca di Euridice. Con però il rovesciamento dei ruoli: in Fidelio è la donna che scende nell'oscurità alla ricerca dell'amato.
Klaus Florian Vogt, che di certo non è un Heldentenor, si è dimostrato più a suo agio nei momenti lirici. Non ha per contro il volume vocale e il colore per sostenere con la necessaria forza i momenti drammatici. Il basso
Kwangchul Youn incarna vocalmente e scenicamente un Rocco generoso e di grande umanità. Tutto sommato soddisfacente la prova degli altri interpreti: da Mojca Erdmann (Marzelline), a Florian Hoffmann (Jaquino), a Peter Mattei (Don Fernando), a Falk Struckmann (Don Pizarro). Ottimi il coro preparato da Bruno Casoni e, pur con qualche smagliatura, l'orchestra scaligera. Come detto grande successo di pubblico, soprattutto per il maestro Barenboim, che dopo Fidelio lascerà il podio scaligero a Riccardo Chailly.

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