domenica 14 dicembre 2025

I SOLISTI DELL’ORCHESTRA CITTÀ DI FERRARA E IL PIANISTA MATTEO CARDELLI TRA MOZART, POULENC E BERIO

 

Dopo l’ultimo concerto sinfonico del 10 dicembre scorso, la stagione di Ferrara Musica ritorna alla musica da camera. Lunedì 15 dicembre -  Teatro Comunale “Claudio Abbado”, inizio alle 20.30 - è in programma un concerto davvero inedito, che affianca a un celebre brano di Mozart, il Quintetto per pianoforte e fiati K. 452, due composizioni del Novecento: il Trio per pianoforte, oboe e fagotto FP 43 di Francis Poulenc e Opus Zoo di Luciano Berio, pezzo di raro ascolto. Con la partecipazione anche di Leonardo Rongioletti come voce recitante, protagonisti saranno i Solisti dell’Orchestra Città di Ferrara - Nicola Guidetti (flauto), Giorgio Ferroci (oboe), Giovanni Polo (clarinetto), Vittorio Ordonselli (fagotto), Simone Cinque (corno), affiancati dal pianista Matteo Cardelli.
Il concerto si apre nel segno di Poulenc, con l’esecuzione del Trio per pianoforte, oboe e fagotto, che il compositore francese scrisse nel 1926, all’età di 25 anni. Dedicato a Manuel De Falla, il brano rappresentò il primo grande successo del compositore parigino in ambito cameristico e mise in risalto le sue grandi doti di pianista,  insieme all'ammirazione che provava per gli strumenti a fiato.
A seguire verrà eseguito Opus Number Zoo di Luciano Berio: una serie di racconti musicali per quintetto e voce parlata in cui animali espressivi riflettono, danzano e combattono, dando voce a temi universali. I quattro panelli di questo lavoro – scritto nel 1951, ripensato vent’anni dopo - si rivolgono ai bambini: ciascuno è incentrato su alcune piccole poesie in lingua inglese di Rhoda Levine (di cui Vittoria Ottolenghi curò l’adattamento italiano) che devono leggere i cinque strumentisti, alternandosi durante l’esecuzione. 
A chiudere il concerto sarà l’esecuzione del Quintetto in mi bemolle maggiore per pianoforte e fiati K. 452 di Mozart, completato il 30 marzo 1784 ed eseguito per la prima volta due giorni dopo al Burgtheater di Vienna, con il compositore al pianoforte. Poco dopo il concerto, Mozart scrisse al padre Leopold che la riteneva una delle cose migliori che avesse mai scritto. Considerato da molti il più nobile esempio di musica da camera per strumenti a fiato, la sua perfezione formale fu fonte di ispirazione per Beethoven.

I Solisti dell’Orchestra Città di Ferrara sono nati nel 1992, assieme alla stessa orchestra, con il patrocinio di Claudio Abbado. Affiancano l’attività della compagine orchestrale a pieno organico, organizzando le prime parti in piccoli ensemble da camera, dal duo al decimino. 
Matteo Cardelli (nella foto a sinistra), pianista, è attivo sia come solista sia in gruppi da camera, è regolarmente invitato come visiting professor nelle masterclass del Music Fest Perugia ed è anche fondatore e direttore artistico della rassegna musicale "Ensemble Musik Festival", che si svolge annualmente a Ferrara. 

sabato 13 dicembre 2025

Musica Insieme si prepara ad accogliere a Bologna The Swingle Singers, il gruppo vocale vincitore di ben 5 Grammy Awards, e il 50% del ricavato sarà devoluto a Fondazione Ricerca Scienze Neurologiche

 


MUSICA INSIEME
I CONCERTI 2025|2026
XXXIX edizione

Lunedì 15 dicembre 2025 | ore 20.30
Teatro Auditorium Manzoni
Via de’ Monari 1/2 – Bologna

THE SWINGLE SINGERS
Together at Christmas!

Lunedì 15 dicembre 2025 alle ore 20:30 all’Auditorium Manzoni, Musica Insieme si congederà dal suo pubblico per le festività natalizie con una serata speciale: per la prima volta ospiti del cartellone dei Concerti, gli Swingle Singers, ensemble vocale che ha rivoluzionato il canto a cappella nel panorama internazionale, presenteranno il progetto Together at Christmas!, portando sul palco le loro personalissime riletture dei classici del repertorio e dei grandi successi del musical, e accostandoli ai canti natalizi di tutto il mondo, arrangiati in veste pop, jazz e folk.
Il concerto vedrà come Main Sponsor Zaccanti S.P.A.

«Quest'anno - annuncia la Presidente Alessandra Scardovi - Musica Insieme sarà vicina alla Fondazione Ricerca Scienze Neurologiche, destinando il 50% dell’incasso della serata al progetto del Bellaria Research Center, un polo di ricerca avanzata dedicato allo studio e alla cura delle malattie neurologiche. Partecipare a questo concerto significa dunque non solo condividere la bellezza della musica, ma trasformarla in un gesto concreto di sostegno e speranza per tante persone».
Il programma, che sarà annunciato dagli stessi interpreti sul palco, prevede canti tradizionali, canzoni d’autore e classici del repertorio, comprendendo anche brani iconici del teatro musicale internazionale, in un itinerario che va dall’età d’oro di Broadway a Bernstein e Sondheim, restituiti nella veste sorprendente della polifonia a cappella. The Swingle Singers commentano così l’impaginato della serata: «Together at Christmas! parla di connessione. La stagione natalizia porta con sé un mix di calore, nostalgia e senso di comunità. Quando la musica viene eseguita soltanto dalle voci, i confini tra Bach e Michael Jackson iniziano a dissolversi. Non pensiamo mai che uno stile sia più prezioso di un altro. Ciò che conta è il nucleo emotivo e la storia di un brano. Ecco perché i nostri arrangiamenti trattano ogni genere con lo stesso livello di cura e curiosità. Amiamo sorprendere il nostro pubblico». A rendere la performance degli Swingles un’esperienza sonora di altissimo livello contribuisce anche l’uso di tecnologie all’avanguardia. Grazie all’abilità del Sound Engineer Jacques Golding, le voci vengono arricchite da effetti sonori che creano un’atmosfera immersiva capace di esaltarne ogni sfumatura, favorendo una spazializzazione del suono, dunque una condivisione ancora più potente tra il pubblico. Con le parole degli Swingle Singers: «Per noi, la tecnologia è intrecciata con l’identità del gruppo, non è mai qualcosa di accessorio. Gli Swingles cantano con i microfoni dagli anni Sessanta, e Ward Swingle descriveva il suono del gruppo come “sussurrare nelle orecchie del pubblico”. Quell’intimità è possibile solo grazie all’amplificazione. Oggi consideriamo il nostro fonico come l’ottavo membro dell’ensemble. Plasma l’equilibrio, il colore e la chiarezza in modo da permettere al pubblico di sentire ogni dettaglio di ciò che facciamo».
Ecco allora che il Natale potrà farsi autentico rito musicale collettivo, con l'augurio speciale degli Swingles: «La musica di  Natale ha il potere di unire le persone, e speriamo che il pubblico percepisca quella sensazione di vicinanza ascoltandola. Condividere la musica è una grande parte di ciò che siamo, soprattutto in questo periodo dell’anno. Se le persone escono dal teatro sentendosi incluse, accolte in quell’atmosfera, allora abbiamo fatto il nostro lavoro».

venerdì 12 dicembre 2025

Cambio alla guida delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico: Riccardo Brunelli alla Presidenza

 

L’Assemblea dei soci dell’Associazione Settimane Musicali al Teatro Olimpico ha nominato Riccardo Brunelli nuovo Presidente, in continuità con il percorso che negli anni ha consolidato il ruolo del festival vicentino nel panorama musicale italiano. Brunelli succede a Federico Pupo, che ha guidato le Settimane Musicali per sette anni e che continuerà a far parte dell’organo direttivo in qualità di consigliere.
«Ringraziamo il Maestro Federico Pupo per un percorso caratterizzato da professionalità, dedizione e visione culturale e per il contributo significativo alla crescita e al consolidamento del Festival quale punto di riferimento nel panorama musicale nazionale e internazionale – dichiara Ilaria Fantin, Assessore alla cultura del Comune di Vicenza - Diamo il benvenuto al nuovo presidente, certi  che contribuirà a rafforzare la missione del Festival: promuovere l’eccellenza artistica, valorizzare il patrimonio unico del Teatro Olimpico e sostenere una programmazione innovativa e di prestigio»
Accanto al Presidente Brunelli siedono in Consiglio di amministrazione Annarita Scaramella, Giuseppe Cosaro e Fabio Illetterati, con Sonig Tchakerian nel ruolo di direttore artistico ed Elisabetta Rigon responsabile della segreteria organizzativa. Un gruppo di lavoro coeso, che unisce competenze artistiche, gestionali e organizzative e rappresenta il motore delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico.
«È un piacere continuare a lavorare per il Festival delle Settimane Musicali con un Consiglio di Amministrazione che si può senza dubbio definire un gruppo di amici. Mi appresto a occupare, con un misto di responsabilità ed emozione, il ruolo che negli ultimi anni è stato rivestito dal Maestro Federico Pupo, chiamato a occuparsi della direzione artistica del Teatro Carlo Felice di Genova: una nomina che è motivo di orgoglio per il nostro Festival. Il Maestro Pupo continuerà a sedere nel Consiglio delle Settimane Musicali con il ruolo di consigliere.
La continuità del gruppo e il suo affiatamento sono senza dubbio il nostro punto di forza, la cui massima espressione è la direzione artistica di Sonig Tchakerian: anche nel 2026 proporrà un programma di altissimo livello, che onorerà nel migliore dei modi un traguardo molto importante, la trentacinquesima edizione del Festival. È imprescindibile anche il sostegno esterno di tanti amici e sponsor, alcuni dei quali in passato sono stati consiglieri e che, pur avendo dovuto ridurre il loro apporto per motivi personali, continuano a essere una presenza fondamentale» sottolinea il nuovo Presidente Riccardo Brunelli.
In questo passaggio di testimone, le Settimane Musicali ribadiscono il valore di un percorso condiviso: un festival che rinnova la propria presidenza senza cambiare identità, grazie a un team affiatato che condivide la responsabilità delle scelte artistiche, l’attenzione ai giovani e il legame con il territorio e con il Teatro Olimpico.
«Guidare per sette anni le Settimane Musicali al Teatro Olimpico è stato per me un grande onore e una responsabilità importante. In questo periodo il Festival è cresciuto, ha consolidato collaborazioni significative e ha rafforzato il rapporto con la città. Sono grato al Consiglio di amministrazione, alla direttrice artistica Sonig Tchakerian, agli sponsor e a tutto il team per il lavoro condiviso. La nomina di Riccardo Brunelli rappresenta un passaggio naturale: sono certo che saprà accompagnare il Festival verso nuovi traguardi e continuerò a sostenerne il cammino nel mio ruolo di consigliere»
commenta Federico Pupo.
Fondate nel 1992, le Settimane Musicali al Teatro Olimpico nascono con l’intento di portare la grande musica classica in uno dei luoghi più suggestivi al mondo, il Teatro Olimpico di Vicenza, progettato da Andrea Palladio e riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio mondiale. Nel corso degli anni il Festival ha affiancato ai concerti di musica da camera l’opera lirica, la sinfonica, le conferenze musicologiche e una particolare attenzione ai giovani talenti, costruendo un percorso riconosciuto a livello nazionale. Dal 2019 la direzione artistica è affidata a Sonig Tchakerian.
«La XXXV edizione delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico, con “I canti della terra”, racconta il pensiero che in questi anni abbiamo condiviso all’interno del Festival: l’attenzione ai giovani, il dialogo con la città e la cura per la straordinaria qualità degli interpreti, obiettivi per noi fondamentali. Il cartellone 2026 prosegue su questa linea, intrecciando le diverse anime delle Settimane Musicali in un percorso unitario che guarda alla musica come incontro tra luoghi, storie e comunità. Dal 17 aprile al 7 giugno 2026 il Festival proporrà un calendario che riunisce a Vicenza il Premio Lamberto Brunelli, l’Offerta Musicale, Mu.Vi – Musica.Vicenza, i concerti al Teatro Olimpico e al Teatro Comunale, il Progetto Giovani a Palazzo Chiericati e un ciclo di Matinée domenicali. Il dettaglio dei singoli appuntamenti e dei protagonisti musicali dell’edizione 2026 sarà presentato nelle prossime settimane. Un sincero grazie a Federico Pupo per aver sostenuto con competenza e passione il Festival e congratulazioni al nuovo Presidente Riccardo Brunelli, già amico delle Settimane e grande appassionato di musica. Auguro a tutti buon lavoro e un felice ascolto alle Settimane Musicali al Teatro Olimpico 2026!»

Nato nel 1976, Riccardo Brunelli ha conseguito la maturità classica e la laurea in Filosofia presso l’Università di Padova. Ha studiato pianoforte per dieci anni con il Maestro Enrico Zanovello. Sposato da vent’anni con Cristina, è padre di Cecilia e Camilla. Nel lavoro ricopre un ruolo dirigenziale in una primaria società di servizi nell’ambito delle risorse umane, attiva su tutto il territorio nazionale. Dal 2016 al 2022 è stato Presidente della sezione di Vicenza di UCID – Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, di cui è attualmente vicepresidente. Da diversi anni siede stabilmente nel Consiglio di amministrazione delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico. Nel 2024 gli è stato conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.


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Domenica 14 dicembre ore 11 -| Musica da camera al Ridotto con Professori dell'Orchestra del Teatro alla Scala | Musiche di Beethoven e Brahms


TEATRO ALLA SCALA
MUSICA DA CAMERA 2025/2026
DOMENICA 14 DICEMBRE 2025 - ORE 11
RIDOTTO DEI PALCHI “ARTURO TOSCANINI”
FuoriAbbonamento
Rappresentazione N. 5

FRANCESCO DE ANGELIS, violino
ELENA FACCANI, viola
ALFREDO PERSICHILLI, violoncello
ROBERTO PARUZZO, pianoforte

LUDWIG VAN BEETHOVEN
SONATA N. 7 IN DO MIN. OP. 30 N. 2
per violino e pianoforte
Allegro con brio
Adagio cantabile
Scherzo. Allegro
Finale. Allegro

***

JOHANNES BRAHMS
QUARTETTO IN DO MIN. OP. 60 N. 3
per pianoforte e archi
Allegro non troppo
Scherzo. Allegro
Andante
Finale. Allegro comodo

Inquietudini in doppia B
di Carlo Maria Cella

Un filo lega i due pezzi di Beethoven e Brahms: la Sonata op. 30 n.2 fu scritta nell’anno del testamento di Heiligenstadt, il Quartetto con pianoforte n. 3 op. 60 riverbera eco del giovanile “periodo Werther”.
«Ammasso di cose sapienti senza metodo... niente di naturale, non l’ombra di canto... una foresta nella quale si è fermati a ogni passo da cespugli nemici, dalla quale si esce spossati, senza piacere... un tale viluppo di difficoltà da far perdere la pazienza...». La recensione della “Allgemeine Musikalische Zeitung” si riferisce alle tre Sonate per violino e pianoforte op. 12 (1798), le prime delle dieci che Beethoven compone fino all’op.96 del 1812.
In realtà è una recensione di tutto il primo Beethoven, se non proprio di tutto Beethoven, da parte del suo tempo. Gli argomenti sono sempre gli stessi: grande dottrina, molta invenzione ma troppo spirito dimostrativo, troppa ricerca del nuovo. Troppa ricerca tout-court. Beethoven pianista suonava un po’ “sporco” e angoloso, ma lucido e perentorio. A Vienna prese lezioni di violino e anche su questo strumento ci sono testimonianze ed elementi per intuire un uso dell’arco più portato alla segmentazione che alla continuità. La Sonata op. 30 n. 2, settima delle dieci, è l’elevazione all’ennesima potenza di quei caratteri. Articolatain quattro movimenti, come la Frühlings-Sonate op. 24 del 1801 e la futura op. 96, l’op. 30 n.2 nasce accanto a una piccola folla di sonate per pianoforte – Marcia Funebre, Al chiaro
di Luna, Pastorale –, alla Sinfonia n.2 e al Concerto per pianoforte e orchestra n.3. Il gesto di Beethoven si è fatto ancor più netto e risoluto rispetto all’op. 12.
Nel primo movimento il pianoforte annuncia il tema in piano, accumulando una tensione che il violino sviluppa e carica d’intensità riprendendone il materiale. Anche l’Adagio cantabile lancia avvertimenti inquieti in certi arpeggi della tastiera che si concretizzano in nuovi contrasti nello Scherzo, movimento “aggiunto” ai consueti tre (Beethoven non n era insoddisfatto e fu tentato di toglierlo). Nel caso del Finale, il tentativo di inquadrare il movimento in termini di geometriche corrispondenze fra esposizione, sviluppo e ripresa si scontra con diverse regole infrante. E Beethoven insinua un’altra sua «passion predominante», quella per la variazione.
La Sonata in do minore profila una sorta di pensiero “teorico” cui non può essere estraneo il dramma dell’uomo. L’op. 12 e l’op. 30 aprono e chiudono con precisione il tempo in cui Ludwig avverte i primi sintomi della sordità e guarda in faccia l’inevitabile. In mezzo ci sono le delusioni, i consulti medici, le crisi disperate, il pensiero del suicidio. Nel 1802 Beethoven scrive il testamento di Heiligenstadt e compone l’op. 30 n.2: vie nuove e infermità convergono nello spazio libero dell’orecchio interno. In fuga dal dolore.
Agosto 1875. Simrock si prepara a pubblicare il Quartetto con pianoforte op. 60 e Brahms gli scrive una lettera piena di allegria: «Può anche mettere una figura sul frontespizio: una testa, con puntata una rivoltella. Ora può farsi un’idea di questa musica! Le invierò una mia fotografia! Potrà anche metterci il frac blu, i calzoni gialli e gli stivali alla scudiera, dato che lei predilige la stampa a colori». (Dettaglio: la “mise” suggerita è quella di Werther nel romanzo di Goethe).
Johannes ha quarantadue anni, è per la terza volta direttore artistico dei Musikfreunde di Vienna, sta per ricevere l’offerta di una laurea honoris causa dall’università di Cambridge (Wagner ne fu entusiasta), stringe nuove amicizie, è spesso in tournée con le sue musiche, ha composto i primi due quartetti per archi e le Variazioni su un tema di Haydn, vede ormai la fine della prima, tormentatissima sinfonia e, insieme, dell’ansia da prestazione all’ombra di Beethoven. Non c’è nulla che motivi un autoritratto con pistola. Infatti non è a quel 1875 che il Quartetto op.60 attinge il “clima”. «Fra i grandi – annota Giorgio Pestelli – Brahms è quello che meno si è affrettato a diventarlo». Il tempo era uno stato mentale e un metodo.
Se la Sinfonia n.1 aveva impiegato più di dieci anni per diventare realtà, il Quartetto op. 60 ne impiega venti. La pagina è un work in progress che inizia nel 1854-56, il tempo della malattia di Robert Schumann, dell’amore impossibile per Clara, dell’ansia nella ricerca di una propria identità (venti i pezzi giovanili sparsi un giorno sul pavimento di casa e poi bruciati nel camino: venti). Insomma, il “periodo Werther” di cui narra il biografo Kalbeck.
Il primo movimento composto da Brahms è lo Scherzo, che conserva elementi della prima versione ancora in do diesis minore; un 6/8 libero nella forma, non proprio uno Scherzo con Trio centrale, già un mélange di generi, come nello stile maturo. Il terzo e il quarto movimento sono del 1873-74: l’Andante in mi maggiore, un Lied tripartito in 4/4, espressivo, disteso, un “canto d’amore” inserito in un contesto agitato, e l’Allegro comodo fatto di tre temi intessuti di severo contrappunto. Il primo movimento è l’ultimo composto, nel 1875: un Allegro non troppo che compone in assolvenza il primo tema, bellissimo, catturato a una delle prime versioni del 1854-56, elaborato in una chiave appassionata che contagia l’intero quartetto. Movimento nel quale Brahms invita a immaginare «un uomo che sta per bruciarsi il cervello perché non ha un’altra soluzione», ennesimo riverbero di dolori wertheriani.
Un credo per Brahms resta fermo: «Gli altri facciano come credono, il mio maestro è Beethoven». Ma nella musica da camera, Johannes cercherà e troverà sempre il modo di liberarsi dal peso di «avere un genio che ti cammina due passi avanti». E lo stile dell’op. 60 è totalmente brahmsiano nell’arte di «intrecciare, alludere, rivelare e coprire» (Pestelli), attirandoci nel «velo nebbioso della riflessione» (Hanslick).

LUNEDI' 15 dicembre | Teatro alla Scala | MESSIAH di Georg Friedrich Händel | Christophe Rousset | Monteverdi Choir & English Baroque Soloists

 
(foto Brescia & Amisano/Teatro alla Scala)


Lunedì 15 dicembre 2025 ~ ore 20
Orchestre ospiti

Monteverdi Choir & English Baroque Soloists
Christophe Rousset, direttore

Georg Friedrich Händel
MESSIAH
Oratorio in tre parti HWV 56

Ana Vieira Leite, soprano
Dame Sarah Connolly, mezzosoprano
Andrew Staples, tenore
William Thomas, basso



Lunedì 15 dicembre (ore 20) inaugura il ciclo “Orchestre Ospiti” 2025/2026 il Maestro Christophe Rousset - figura di spicco nell’esecuzione del repertorio preclassico, classico e preromantico secondo la prassi storicamente informata - alla guida del Monteverdi Choir e degli English Baroque Soloists. Gli stessi complessi avevano eseguito lo scorso anno alla Scala un concerto dedicato a Charpentier e Bach. Ora propongono una pietra miliare del repertorio barocco inglese, il “Messiah” di Georg Friedrich Händel, che si ascolterà per la prima volta al Piermarini in forma integrale (la cronologia scaligera ricorda un’esecuzione diretta da Hans Weisbach il 22 ottobre 1944 al Teatro Lirico, dove l’attività era trasferita essendo stata la Scala danneggiata dai bombardamenti).
Composto nel 1741, il Messiah nasce dalla collaborazione fra Händel e il colto librettista Charles Jennens, che assemblò i testi esclusivamente da fonti bibliche, in particolare Libro di Isaia, Salmi e passi dei Vangeli e delle Epistole. Il risultato non è un oratorio narrativo, ma una meditazione teologica sulla profezia, nascita, passione e glorificazione del Cristo. La struttura tripartita alterna recitativi, arie da capo e monumentali interventi corali, nei quali si concentra la forza retorica dell’opera. La scrittura vocale sfrutta modelli operistici, pur adattati alla dimensione sacra, mentre la componente corale utilizza un contrappunto nitido e altamente espressivo. L’orchestra, basata su archi e continuo con l’impiego selettivo di trombe e timpani, crea un tessuto sonoro che sostiene e amplifica la declamazione del testo.
La celebre pagina dell’Hallelujah rappresenta solo uno dei vertici di un percorso musicale concepito come progressione affettiva e teologica, che ancora oggi mantiene intatta la sua forza comunicativa.