martedì 30 settembre 2025

La settimana del Fortissimissimo Firenze Festival: 30 settembre - 5 ottobre

 

E’ in corso il Fortissimissimo Firenze Festival, manifestazione degli Amici della Musica di Firenze, nata nel 2017 da un’idea di Andrea Lucchesini, che raccoglie in un unico cartellone alcuni dei più interessanti giovani rappresentanti della musica classica nazionale e internazionale.
Oggi, martedì 30 settembre, alle ore 19:00, al Lyceum Club Internazionale di Firenze, il Trio Fenice eseguirà musiche di Biscione, Brahms e Del Principio.
Il Trio Fenice, costituitosi nel 2021, prende il nome dalla figura mitologica che, come la musica, resiste e rinasce come valore superiore e assoluto, luce vincente e permanente attraverso il tempo. È formato da Elenoir Javanmardi (nella foto in alto) al violino, Eleonora Testa al violoncello e Federico Del Principio al pianoforte. Nel 2022 è stato selezionato per entrare nella rete de “Le Dimore del Quartetto” e nell’ottobre dello stesso anno è stato ammesso all’Accademia “W. Stauffer”.
Ha suonato per gli Amici della Musica di Firenze, la Fondazione Walton, l’Accademia Perosi, l’Associazione Luigi Barbara di Pescara, Amici della Musica di Campobasso, il Campus Internazionale di Musica di Latina, il Festival Musica Insieme e il Festival Concertando di Roma. È vincitore del primo premio al Concorso Internazionale di Musica da Camera “Rotary Club Teramo Est” e del secondo premio al Concorso Internazionale “G. Rospigliosi”.


Giovedì 2 ottobre, la Sala del Buonumore Pietro Grossi del Conservatorio Cherubini di Firenze ospiterà il pianista Gianluca Bergamasco (nella foto in alto), che proporrà due grandi architetture pianistiche del repertorio tardo-romantico e novecentesco: la Kreisleriana di Schumann e la Sonata n. 6 di Prokof’ev. Nato a Chioggia nel 2001, Gianluca Bergamasco nel 2024 ha vinto la quarantesima edizione del “Premio Venezia”, riservato ai migliori diplomati nei conservatori italiani. È vincitore di molti altri concorsi nazionali ed internazionali tra cui il XIX concorso pianistico “Marco Bramanti”, il XXXIII concorso “Città di Albenga” ed il Premio Speciale “J.S.Bach” al concorso “Città di Arona”.


Venerdì 3 ottobre, al Lyceum Club Internazionale di Firenze si esibirà invece il Quantum Clarinet Trio (nella foto in alto), formato da Bokyung Kim al violino, Johannes Przygodda al violoncello e Elena Veronesi al clarinetto. In programma gli autori protagonisti del loro CD di debutto, pubblicato nel 2023 in coproduzione con Deutschlandfunk Kultur per l’etichetta Hänssler Classic: Frühling, Kahn e Brahms. I tre musicisti, che si sono conosciuti mentre studiavano all’Università Mozarteum di Salisburgo, suonano insieme dal 2019 e già dopo pochi mesi dall’inizio della loro attività hanno attirato l’attenzione vincendo il terzo premio al Concorso Internazionale di Musica da Camera Fischoff (USA). Per la stagione 2024/25, il trio è stato Artist in Residence presso il Britten Pears Arts Program nel Regno Unito.

Nel week end, ultimi due appuntamenti con Fortissimissimo Metropolitano, in collaborazione con il Centro Studi Musicali Ferruccio Busoni e con il Comune di Figline e Incisa Valdarno. Il 4 ottobre al Ridotto del Teatro Comunale Garibaldi di Figline Valdarno alle ore 18.00 si esibirà Dario Concialini al pianoforte, il 5 ottobre al Cenacolo degli Agostiniani di Empoli sempre alle 18.00 suoneranno i chitarristi Michelangelo Salvini e Niccolò Chiaramonti.
I concerti a Firenze hanno il costo di 5 €, i concerti metropolitani sono gratuiti.


España al Teatro Malibran il 3, 4 e 5 ottobre 2025 I colori e i ritmi della danza bolera nello spettacolo della Compagnia Larreal - Real Conservatorio Profesional de Danza Mariemma

 

I colori e i ritmi della danza spagnola inonderanno il palcoscenico del Teatro Malibran nello serata che vedrà protagonista la Compagnia Larreal - Real Conservatorio Profesional de Danza Mariemma: punta di diamante della tradizione spagnola, che da ottant’anni porta in scena il fascino della danza bolera, la compagnia proporrà, nell’ambito di un unico spettacolo dal titolo España, sei coreografie: Mosaico barroco di Antonio Pérez su pagine di Johann Sebastian Bach e José de Nebra; Sevillanas de autor di Irene Tena e Albert Hernández su musica di La Flor del Romeo e Manuel Pareja Obregón; Amalurra di Eduardo Martínez su musiche di Kalan&Amp, Euskadiko Orkestra, Pascal Gaigne e Manuel García Matos; Entre cuerdas di Axel Galán su musiche di Victor Guadiana e Alberto Iglesias; Requibro di Antonio Pérez su musica di Camille Saint-Saëns; infine Nada más y nada menos di Miguel Fuente su musica di Carlo Núñez. Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Malibran il 3, 4 e 5 ottobre 2025, nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024-2025 della Fondazione Teatro La Fenice.
            Si legge nelle note di Valentina Bonelli, redatte per questo spettacolo: «Il programma proposto per il Teatro la Fenice dalla compagnia Larreal, ovvero i Laboratori Coreografici del Real Conservatorio Professional de Danza Mariemma, appare ideale per far compiere allo spettatore un breve viaggio nella ricchezza della tradizione coreutica spagnola. Un corpus sempre vivo e aperto alle influenze, come dimostrano le discipline impartite nel corso di studi agli allievi (dai 6 ai 18 anni d’età): non solo danze spagnole, anche balletto classico e danza contemporanea, nient’affatto di contorno, bensì da apprendere ai massimi livelli. Lo dimostra, per il classico, anche la recente vittoria di un allievo del Mariemma al Prix de Lausanne, Millán De Benito: un nome da ricordare, così dotato e preparato che potremmo sentirne parlare presto. Mentre la propensione al contemporaneo si deduce dai nomi dei coreografi, tra i più apprezzati del nostro tempo, anche spagnoli, che concorrono a firmare il repertorio dell’accademia: Nacho Duato, Itzik Galili, Goyo Montero, Sharon Fridman. Dell’emergente Axel Galán, Entre cuerdas è un ensemble rappresentativo della ricchezza di sfumature di cui la danza spagnola può screziarsi nell’ibridazione col miglior contemporaneo.
           

A ritroso nel tempo – continua Valentina Bonelli – per la sua storia iniziata con la fondazione nel 1830, il Real Conservatorio è tra i custodi dell’escuela bolera: lo stile spagnolo di danza affermatosi in Europa in concomitanza con la diffusione del balletto romantico. Fonti quali cronache, memorialistica, stampe dell’epoca, ne documentano l’età d’oro, dalle connessioni impossibili da districare: dai trionfi a Parigi di Dolores Serral e Mariano Camprubí alla carriera all’Opéra di Rosita Mauri. Di riflesso, le dive del balletto romantico non mancavano di avere in repertorio pas spagnoli: Maria Taglioni, Fanny Cerrito, Lucile Grahn, sulla scia di Fanny Elssler che faceva furore con la sua cachucha. Per non dire di Marius Petipa che cavaliere di Marie Guy-Stéphan si esibì in tournée in Andalusia, dove apprese le danze locali: ne farà tesoro da maître de ballet in Russia per i suoi grands ballets imperiali. Sopravvissuta a decenni di oblio, fino al rischio di estinzione, dell’escuela bolera ammiriamo gli esiti odierni in Mosaico barroco. Dove grazia ed eleganza restano, nel braceo (ovvero il port de bras) à la española, e nell’uso delle nacchere, così come nel costume, romantico nella silhouette con decori di carattere, ai piedi le scarpette da salto. Elementi di stile, da combinare a una tecnica assai complessa, strutturata su salti, giri, ricami di gambe. La stessa coreografia è occasione per ammirare un altro stile spagnolo, disciplina al Conservatorio: la danza estilizada, ovvero eseguita su musiche ‘classiche’ di autori dell’’800 e del ’900, spagnoli e non, da De Falla a Bizet. Calzati gli zapateado, sarà interessante ritrovare, nell’esibizione dei giovani interpreti, i movimenti tipici del flamenco e i suoi giochi ritmici di piedi. Né cedono a compromessi con una facile spettacolarizzazione, senza tuttavia rinunciare alla brillantezza, le danze regionali storiche citate in Amalurra e Nada más y nada menos, varie quante le declinazioni di ogni regione e paese, ognuna col suo stile di movimento, la foggia del costume, le calzature in corda intrecciata come allora, l’uso differente delle nacchere».

Tre opere moderne in un atto a Terni per il festival OperaInCanto

 

Dopo qualche settimana di pausa, che ha fatto seguito all’ottimo esito della ricca serie di concerti estivi, il festival OperaInCanto ricomincia alla grande con una appendice autunnale, che consiste di pochi appuntamenti ma tutti ricchi di interesse e di grande richiamo. Il primo è venerdì 3 ottobre al Teatro Secci di Terni (nella foto in alto), dove saranno rappresentate tre opere moderne in un atto, alle 10.30 per Operascuola e alle 21.00 per tutti.
Questo genere di opere di breve durata e di soggetto comico, con due soli personaggi, scenografia semplice e ambientazione contemporanea, sono state un genere di successo negli scorsi decenni e proprio in questi anni tornano ad esserlo. Si tratta di  piccoli capolavori, che con la brillantezza del testo e della musica facevano da contraltare  alla complessità della musica delle avanguardie, che spesso risultava di difficile comprensione per gli ascoltatori.
I nomi dei due compositori degli atti unici che chiudono e aprono quest’appuntamento sono una garanzia: Nino Rota e Gian Carlo Menotti.


La serata inizia con “La scuola di guida” di Nino Rota (nella foto in alto), famoso nel mondo intero per le musiche da lui scritte per i film di Federico Fellini, che finché il compositore milanese scomparve volle soltanto lui come suo collaboratore musicale. Scrisse le musiche anche per altri grandi registi, tra cui Luchino Visconti, King Vidor e Franco Zeffirelli e vinse vincendo l’Oscar con la sua musica per “Il Padrino“ di Francis Ford Coppola.
“La scuola di guida”, composta nel 1959 su libretto di Mario Soldati, ha per protagonisti un istruttore cerca di guida e una romantica allieva negata per il volante. Il finale è a sorpresa… ma sicuramente l’avete già indovinato.
A commissionarla a Rota fu il Festival dei Due Mondi di Spoleto, nella persona del suo fondatore e direttore Gian Carlo Menotti, che a sua volta chiuderà la serata con il suoi atto unico intitolato “Il telefono o l’amore a tre”, di cui scrisse anche il testo. Rappresentato la prima volta in un piccolo teatro di New York nel 1947, ebbe un successo tale da essere subito riproposto a Broadway e poi al Metropolitan, il maggior teatro lirico americano, e in mezzo mondo. La trama é questa: Ben fa visita a Lucy col proposito di chiedere la sua mano (espressione oggi totalmente desueta) ma Lucy è sempre impegnata in interminabili telefonate, cosicché a Ben non resta che uscire e chiamarla da una cabina telefonica (altro termine desueto). Lei acconsente e l’opera si conclude con un romantico duetto d’amore via telefono.
Tra questi due atti unici del recente passato s’inserisce la prima assoluta de “La discussione” di Danilo Comitini (nella foto a destra), compositore italiano nato a Londra nel 1986, con studi presso i conservatori di Pesaro e Milano e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. È vincitore di vari concorsi, tra cui spicca il Concorso Internazionale “2 agosto” per un brano dedicato alle vittime della strage alla stazione di Bologna. Troppo lungo elencare le città e gli stati in cui la sua musica è stata eseguita. “La discussione” porta in scena un normale e quotidiano battibecco tra partner. È un duello verbale all'ultimo sangue nato dal nulla e che nel nulla si spegne, quando i due innamorati cedono al sonno.
Gli interpreti delle tre opere sono Mariska Bordoni, giovane soprano che sta inanellando una serie di successi sui palcoscenici italiani, e il baritono Gianandrea Navacchia, che ha cantato in importanti teatri e festival prestigiosi, come il Maggio Musicale Fiorentino il Ravenna Festival. Sul podio dell’Orchestra Filarmonica Umbra sarà Jacopo Rivani (nella foto in basso), nel cui sostanzioso curriculum figurano capolavori del repertorio operistico e sinfonico e importanti orchestre italiane. A firmare la regia è Lorenzo Giossi, poliedrico artista che si dedica sia all’opera che alla prosa come regista e scenografo (firma infatti anche le scene, mentre i costumi sono di Giulia Merlini) ed è anche attore e pittore.


VENERDÌ 3 OTTOBRE ORE 10.30 (OPERASCUOLA)
VENERDÌ 3 OTTOBRE ORE 21.00

Nino Rota: La Scuola di Guida
Danilo Comitini: La discussione
(prima esecuzione assoluta)
Gian Carlo Menotti: Il Telefono

Mariska Bordoni soprano
Gianandrea Navacchia baritono
costumi Giulia Merlini
regia e scene Lorenzo Giossi
Orchestra Filarmonica Umbra Vittorio Calamani
Jacopo Rivani direttore


Musica Insieme - AFFRESCHI MUSICALI a Palazzo Fava: l'8 e il 22 ottobre due conversazioni-concerto aspettando la grande mostra Michelangelo e Bologna

 
AFFRESCHI MUSICALI A PALAZZO FAVA
Due conversazioni-concerto anticipano l’apertura della mostra MICHELANGELO E BOLOGNA promossa dalla Fondazione Carisbo e prodotta da Opera Laboratori


PALAZZO FAVA
Via Manzoni, 2 - Bologna

Mercoledì 8 ottobre, ore 18.30
Deh dimmi Amor – Madrigali, canzoni e balletti nell’Italia di Michelangelo

Mercoledì 22 ottobre, ore 18.30
Gli occhi miei vaghi delle cose belle 
Da Michelangelo a Britten: canti d’amore attraverso i secoli

Fondazione Carisbo per la prima volta apre le sale storiche di Palazzo Fava alla musica dal vivo, in collaborazione con Opera Laboratori nell’ambito del progetto culturale Genus Bononiae. Un ciclo di due conversazioni-concerto accompagnerà il pubblico verso l’apertura della mostra Michelangelo e Bologna, dal 14 novembre, in occasione del 550° anniversario della nascita di Michelangelo Buonarroti (1475-1564). L’iniziativa, intitolata “Affreschi musicali a Palazzo Fava”, è organizzata con la Fondazione Musica Insieme e propone nei due appuntamenti in programma, l’8 e il 22 ottobre, un percorso che intreccia musica, poesia e parola recitata.
 
Mercoledì 8 ottobre, ore 18.30
Deh dimmi Amor – Madrigali, canzoni e balletti nell’Italia di Michelangelo


Il Coro da Camera Euridice e l’Ensemble di Strumenti Antichi “Circe”, diretti da Pier Paolo Scattolin, offriranno al pubblico un’antologia di madrigali, canzonette e balletti del XVI secolo, con musiche di Palestrina, Arcadelt, Tromboncino e altri autori.
La prolusione di Nicola Badolato (Università di Bologna) guiderà gli ascoltatori in un viaggio attraverso le sonorità e i testi poetici che animarono le corti rinascimentali italiane, in dialogo con i versi dello stesso Michelangelo.
 


Mercoledì 22 ottobre, ore 18.30
Gli occhi miei vaghi delle cose belle – Da Michelangelo a Britten: canti d’amore attraverso i secoli


Il secondo concerto vedrà protagonisti il tenore Mark Milhofer e il pianista Marco Scolastra, che proporranno pagine di Liszt (Il Pensieroso) e i celebri Seven Sonnets of Michelangelo op. 22 di Benjamin Britten, composti nel 1940 e dedicati al compagno e interprete prediletto Peter Pears.
L’introduzione sarà affidata a Diego Tripodi, mentre gli allievi della Scuola di Teatro “Galante Garrone” daranno voce ai sonetti michelangioleschi nella loro versione originale.
 
Con questo doppio appuntamento, Palazzo Fava inaugura una nuova stagione di dialogo tra le arti, in cui la musica diventa strumento privilegiato per iniziare a riscoprire la figura di Michelangelo nel 550° anniversario della sua nascita. In attesa della grande mostra a lui dedicata, il pubblico potrà così sperimentare una prospettiva inedita: quella di un Michelangelo non solo scultore e pittore, ma anche poeta capace di ispirare, nei secoli, compositori e musicisti.

'Suono e materia nel contrabbasso contemporaneo' / Emiliano Amadori / Cagliari, 28 settembre 2025

 

Il contrabbasso non ha mai goduto di un certo appeal solistico. C'è solo una breve stagione in cui vennero creati dei concerti per contrabbasso e orchestra, da Carl Ditters von Dittersdorf (1739-1799) e Domenico Dragonetti (1763-1846) a Giovanni Bottesini (1821-1889). Poca roba.
Poi, arriva il Novecento. E questo strumento ingombrante, dalla ampia cassa acustica, diventa luogo di ricerca e sperimentazione.
Nella Sala del Consiglio del Palazzo Regio (in realtà, viceregio) di Cagliari, tra gli affreschi tardo ottocenteschi del perugino Domenico Bruschi, tra un apparato decorativo di cornici e stucchi ispirato al classicismo rinascimentale l'Associazione Incontri Musicali, per il loro interessante ciclo di 'Cammei contemporanei' ha presentato 'Suono e materia nel contrabbasso contemporaneo', un recital di Emiliano Amadori (nella foto in alto). Cagliaritano, classe 1975, collabora dal 1999 con l'Orchestra Arturo Toscanini, dal 2001 con l'Orchestra del Teatro Regio di Parma, dal 2007 con l'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta da Riccardo Muti, dal 2009 con l'Orchestra dell'Accademia della Scala di Milano.
Oltre all'attività all'interno di fondazioni liriche e sinfoniche si dedica da diversi anni alla musica contemporanea. Fa parte del FontanaMIX Ensemble, con il quale ha partecipato a numerosi festival come Angelica, Il Nuovo l’Antico per Bologna Festival, il Festival REC di Reggio Emilia,  il Festival Milano Musica. Con l'ensemble ha eseguito l'opera L'Angelo e il Golem di Francesco La Licata nel 2003 e nel gennaio 2008, all'interno della rassegna "L'altro Comunale" del Teatro Comunale di Bologna ha eseguito Mantram per contrabbasso solo di Giacinto Scelsi in un concerto dedicato al compositore per il ventennale dalla scomparsa con la partecipazione della fondazione "Isabella Scelsi". Collabora con il gruppo di musica contemporanea MDI-ensemble di Milano con il quale ha registrato nel 2007 il cd monografico "Antiterra" sul compositore Stefano Gervasoni uscito per l'etichetta AEON. Collabora con gli Icarus Ensemble con i quali ha partecipato alla Biennale di Venezia con prime assolute di compositori italiani, all'opera di Nicola Sani il tempo sospeso del volo della quale è stato tratto un DVD e al progetto Miracolo a Milano di Giorgio Battistelli con la regia di Daniele Abbado eseguito al Teatro Valli di Reggio Emilia con replica al Parco della Musica di Roma.
Il programma proposto da Amadori si è aperto con un brano della compositrice britannica Rebecca Saunders (nella foto a destra), Leone d’oro alla carriera della Biennale Musica nel 2024.
Prima compositrice a essere insignita del prestigioso Ernst von Siemens Musikpreis nel 2019, il premio della Biennale Musica a Rebecca Saunders è stato deciso “per la raffinatezza della sua ricerca e delle sue intenzioni compositive, per l’attenzione che dedica al microcosmo sonoro, per la sua capacità di creare nell’ascoltatore un’area riservata di ascolto, uno spazio acustico intimo e interiore che evolve e amplifica l’immaginario sonoro. La sua elaborazione del materiale sonoro è profondamente speculativa e allo stesso tempo fortemente empirica e materica, legata alla performance e alle strategie esecutive.”
'Fury' (questo il titolo del brano eseguito), nasce nel 2005 su commissione della Casa da Musica di Porto, ed ha avuto come primo esecutore António A. Aguiar. Per l'esecuzione del brano Amadori ha utilizzato uno strumento a cinque corde, la cui quinta corda, dal suono grave e potente, è spesso sollecitata dalla scrittura intensa, cupa, rapsodica della Saunders. La stessa autrice dichiara: “Nonostante la natura rabbiosa del materiale sonoro, il silenzio è considerato la tela sulla quale tutti gli eventi sonori emergono e scompaiono. Fury è stata concepita come una melodia, tesa fino al punto di rottura.”
Il secondo brano, dedicato allo stesso Amadori, è di Alessandro Milia (nella ffoto a sinistra), giovane compositore sardo che tra i suoi insegnanti conta Salvatore Sciarrino (dal 2013 al 2016) e la frequentazione di corsi, tra i tanti, con Stefano Gervasoni e Francesco Filidei. Il brano, 'Ikoro' (2021), come dichiara l'autore, prende il titolo da “gli Ikoro, antichi e sacri tamburi monumentali a fessura della Nigeria. [...] Riescono a produrre suoni molto profondi che i guerrieri della tribù facevano risuonare nella foresta in occasione di rituali periodici [...] ciò mi ha fatto pensare al contrabbasso: un enorme strumento che assomiglia a un vecchio tronco vuoto all’interno.”
Terzo brano, di Luciano Berio (nella foto a destra) Sequenza XIVb, nato nel 2002 per lo storico violoncellista del quartetto Arditti Roham del Saram, proveniente dallo Sri Lanka e poi trascritta per contrabbasso da Stefano Scodanibbio, promossa da Berio stesso. Tutti gli aspetti del pezzo vivono una doppia vita. Vengono usate le corde, naturalmente, con l’arco e con diversi modi, anche inediti, di contatto diretto con le mani, ma viene anche usata la cassa del violoncello come fosse uno strumento a percussione. Vengono contrapposti, assimilati e sviluppati moduli ritmici tradizionali dello Sri Lanka (il paese d’origine di Rohan de Saram) che sono elaborati in proporzioni di durata variabili e differenziate. Amadori riesce perfettamente a definire un paesaggio sonoro quanto mai instabile e diversificato, e, come dichiara l'esecutore, “Scodanibbio attua una riscrittura funzionale alle sonorità del contrabbasso inserendo nuovi elementi che rendono la riscrittura una ricomposizione del brano. In occasione dei cento anni dalla nascita un doveroso tributo a questo importante compositore.”
Il contrabbassista e compositore marchigiano Stefano Scodanibbio (1956-2012 - nella foto a sinistra), con cui Amadori ha studiato approfondendo il repertorio contemporaneo, è l'autore del quarto brano proposto, 'Geografia amorosa' del 1991; Scodanibbio rivede completamente il contrabbasso come fonte sonora multipla, con particolare ististenza di una componente ritmica e percussiva, lcon un archetto ridisegnato ed una mano sinistra che alterna tecniche estese; semplicemente eccellente la resa del tremolo da parte di Amadori (su uno strumento che dovrebbe essere opera di liuteria francese dell'Ottocento. Chiediamo conferma).
Infine, Mantram (1990) canto anonimo, del compositore Giacinto Scelsi in collaborazione con la contrabbassista Joelle Leandre. Una delle ultime composizioni di Scelsi, rappresenta un unicum nella sua produzione in quanto si staglia netto l’elemento melodico - una melodia di tradizione orale, anonima, pertanto senza tempo, che emerge dal silenzio e rientra nel silenzio secondo la visione del suono dell’autore. "Mi diede lo spartito di Mantram , - dichiara Scodanibbio - dicendomi che era la trascrizione di un canto anonimo. Questo ha un senso particolare per me, poiché lo considero il più grande compositore anonimo del nostro tempo". Poiché il pezzo non era scritto per uno strumento specifico, Scodanibbio lo adattò per contrabbasso. "In generale, non si concentrava sui piccoli dettagli, ma piuttosto sul suono, sull'espressione e sulla visione d'insieme del pezzo. La sua 'idea fissa' era il 'suono rotondo', non un suono con un inizio, un corpo centrale e una fine, ma piuttosto un suono circolare, fuori dal tempo". Amadori tira fuori dal suo strumento un canto quasi mistico e trascendente, ipnotico nella sua apparente ripetitività. La vibrazione di un mantra, potente ed etereo assieme, sillabico come una formula magica.
Pubblico attento, partecipe, generoso di applausi. Grande serata.

Sergio Albertini
Cagliari, 28 settembre