Il contrabbasso non ha mai goduto di un
certo appeal solistico. C'è solo una breve stagione in cui vennero
creati dei concerti per contrabbasso e orchestra, da Carl Ditters von
Dittersdorf (1739-1799) e Domenico Dragonetti (1763-1846) a Giovanni
Bottesini (1821-1889). Poca roba.
Poi, arriva il Novecento. E questo
strumento ingombrante, dalla ampia cassa acustica, diventa luogo di
ricerca e sperimentazione.
Nella Sala del Consiglio del Palazzo
Regio (in realtà, viceregio) di Cagliari, tra gli affreschi tardo
ottocenteschi del perugino Domenico Bruschi, tra un apparato
decorativo di cornici e stucchi ispirato al classicismo
rinascimentale l'Associazione Incontri Musicali, per il loro
interessante ciclo di 'Cammei contemporanei' ha presentato 'Suono e
materia nel contrabbasso contemporaneo', un recital di Emiliano
Amadori (
nella foto in alto). Cagliaritano, classe 1975, collabora dal 1999 con
l'Orchestra Arturo Toscanini, dal 2001 con l'Orchestra del Teatro
Regio di Parma, dal 2007 con l'Orchestra Giovanile Luigi
Cherubini diretta da Riccardo Muti, dal 2009 con
l'Orchestra dell'Accademia della Scala di Milano.
Oltre all'attività all'interno di
fondazioni liriche e sinfoniche si dedica da diversi anni alla musica
contemporanea. Fa parte del FontanaMIX Ensemble, con il quale ha
partecipato a numerosi festival come Angelica, Il Nuovo
l’Antico per Bologna Festival, il Festival REC di Reggio Emilia,
il Festival Milano Musica. Con l'ensemble ha eseguito
l'opera L'Angelo e il Golem di Francesco La Licata nel
2003 e nel gennaio 2008, all'interno della rassegna "L'altro
Comunale" del Teatro Comunale di Bologna ha
eseguito Mantram per contrabbasso solo di Giacinto
Scelsi in un concerto dedicato al compositore per il ventennale
dalla scomparsa con la partecipazione della fondazione "Isabella
Scelsi". Collabora con il gruppo di musica contemporanea
MDI-ensemble di Milano con il quale ha registrato nel 2007 il cd
monografico "Antiterra" sul compositore Stefano Gervasoni
uscito per l'etichetta AEON. Collabora con gli Icarus Ensemble con i
quali ha partecipato alla Biennale di Venezia con prime assolute di
compositori italiani, all'opera di Nicola Sani il tempo sospeso
del volo della quale è stato tratto un DVD e al
progetto Miracolo a Milano di Giorgio Battistelli con la
regia di Daniele Abbado eseguito al Teatro Valli di Reggio Emilia con
replica al Parco della Musica di Roma.

Il programma proposto da Amadori si è
aperto con un brano della compositrice britannica Rebecca Saunders (
nella foto a destra),
Leone d’oro alla carriera della Biennale Musica nel 2024.
Prima compositrice a essere insignita
del prestigioso Ernst von Siemens Musikpreis nel 2019, il
premio della Biennale Musica a Rebecca Saunders è stato deciso “per
la raffinatezza della sua ricerca e delle sue intenzioni compositive,
per l’attenzione che dedica al microcosmo sonoro, per la sua
capacità di creare nell’ascoltatore un’area riservata di
ascolto, uno spazio acustico intimo e interiore che evolve e
amplifica l’immaginario sonoro. La sua elaborazione del materiale
sonoro è profondamente speculativa e allo stesso tempo fortemente
empirica e materica, legata alla performance e alle strategie
esecutive.”
'Fury' (questo il titolo del brano
eseguito), nasce nel 2005 su commissione della Casa da Musica di
Porto, ed ha avuto come primo esecutore António A. Aguiar. Per
l'esecuzione del brano Amadori ha utilizzato uno strumento a cinque
corde, la cui quinta corda, dal suono grave e potente, è spesso
sollecitata dalla scrittura intensa, cupa, rapsodica della Saunders.
La stessa autrice dichiara: “Nonostante la natura rabbiosa del
materiale sonoro, il silenzio è considerato la tela sulla quale
tutti gli eventi sonori emergono e scompaiono. Fury è stata
concepita come una melodia, tesa fino al punto di rottura.”
Il secondo brano, dedicato allo stesso
Amadori, è di Alessandro Milia (
nella ffoto a sinistra), giovane compositore sardo che tra i
suoi insegnanti conta Salvatore Sciarrino (dal 2013 al 2016) e la
frequentazione di corsi, tra i tanti, con Stefano Gervasoni e
Francesco Filidei. Il brano, 'Ikoro' (2021), come dichiara l'autore,
prende il titolo da “gli Ikoro, antichi e sacri tamburi monumentali
a fessura della Nigeria. [...] Riescono a produrre suoni molto
profondi che i guerrieri della tribù facevano risuonare nella
foresta in occasione di rituali periodici [...] ciò mi ha fatto
pensare al contrabbasso: un enorme strumento che assomiglia a un
vecchio tronco vuoto all’interno.”
Terzo brano, di Luciano Berio (
nella foto a destra) Sequenza XIVb, nato nel
2002 per lo storico violoncellista del quartetto Arditti Roham del
Saram, proveniente dallo Sri Lanka e poi trascritta per contrabbasso
da Stefano Scodanibbio, promossa da Berio stesso. Tutti gli aspetti
del pezzo vivono una doppia vita. Vengono usate le corde,
naturalmente, con l’arco e con diversi modi, anche inediti, di
contatto diretto con le mani, ma viene anche usata la cassa del
violoncello come fosse uno strumento a percussione. Vengono
contrapposti, assimilati e sviluppati moduli ritmici tradizionali
dello Sri Lanka (il paese d’origine di Rohan de Saram) che sono
elaborati in proporzioni di durata variabili e differenziate. Amadori
riesce perfettamente a definire un paesaggio sonoro quanto mai
instabile e diversificato, e, come dichiara l'esecutore, “Scodanibbio
attua una riscrittura funzionale alle sonorità del contrabbasso
inserendo nuovi elementi che rendono la riscrittura una
ricomposizione del brano. In occasione dei cento anni dalla nascita
un doveroso tributo a questo importante compositore.”

Il contrabbassista e compositore
marchigiano Stefano Scodanibbio (1956-2012 -
nella foto a sinistra), con cui Amadori ha
studiato approfondendo il repertorio contemporaneo, è l'autore del
quarto brano proposto, 'Geografia amorosa' del 1991; Scodanibbio
rivede completamente il contrabbasso come fonte sonora multipla, con
particolare ististenza di una componente ritmica e percussiva, lcon
un archetto ridisegnato ed una mano sinistra che alterna tecniche
estese; semplicemente eccellente la resa del tremolo da parte di
Amadori (su uno strumento che dovrebbe essere opera di liuteria
francese dell'Ottocento. Chiediamo conferma).
Infine, Mantram (1990) canto anonimo,
del compositore Giacinto Scelsi in collaborazione con la
contrabbassista Joelle Leandre. Una delle ultime composizioni di
Scelsi, rappresenta un unicum nella sua produzione in quanto si
staglia netto l’elemento melodico - una melodia di tradizione
orale, anonima, pertanto senza tempo, che emerge dal silenzio e
rientra nel silenzio secondo la visione del suono dell’autore. "Mi
diede lo spartito di Mantram , - dichiara Scodanibbio -
dicendomi che era la trascrizione di un canto anonimo. Questo ha un
senso particolare per me, poiché lo considero il più grande
compositore anonimo del nostro tempo". Poiché il pezzo non era
scritto per uno strumento specifico, Scodanibbio lo adattò per
contrabbasso. "In generale, non si concentrava sui piccoli
dettagli, ma piuttosto sul suono, sull'espressione e sulla visione
d'insieme del pezzo. La sua 'idea fissa' era il 'suono rotondo', non
un suono con un inizio, un corpo centrale e una fine, ma piuttosto un
suono circolare, fuori dal tempo". Amadori tira fuori dal suo
strumento un canto quasi mistico e trascendente, ipnotico nella sua
apparente ripetitività. La vibrazione di un mantra, potente ed
etereo assieme, sillabico come una formula magica.
Pubblico attento, partecipe, generoso
di applausi. Grande serata.