venerdì 2 novembre 2012

LA NAVE di Montemezzi e D'Annunzio ripresa dalla compagnia newyorkese 'Teatro Grattacielo'



Di Italo Montemezzi L’amore dei tre re (1997), I cavalieri di Ekebù (2000), La farsa amorosa (2006), L’incantesimo (2007), e poi Iris, L’Arlesiana, Risurrezione, La Wally, La cena delle begge, Guglielmo Ratcliff, Zazà, L’oracolo (di Franco Leoni, Il piccolo Marat, I gioielli della Madonna, Il Re, I compagnacci (di Primo Riccitelli): ecco il repertorio verista (ma anche post-verista) che la compagnia operistica professionale Teatro Grattacielo ha proposto a partire dal 1997 alla Alice Tully Hall che, necessitando di alcuni lavori di ristrutturazione tra il 2006 e il 2009, è stata sostituita al Rose Theater, Home of Jazz al Lincoln Center. Fondato nel 1994 dal soprano e insegnante di canto Duane Printz, oggi Direttore Artistico ed Esecutivo, il Teatro Grattacielo (che prende il nome dal cinema genovese che ospitò le stagioni liriche durante il lungo periodo di silenzio postbellico del Carlo Felice) vede oggi Direttore Onorario Jolanda Tarquinia Zandonai, figlia del compositore. Celebri voci hanno contribuito ad alcuni allestimenti, come Aprile Millo (in Zazà), o Lando Bartolini (ne La cena delle beffe). L’ultimo allestimento è La nave di Zandonai, che il compositore stesso diresse a Chicago nel 1919, e fu l’ultima esecuzione americana.
Questo uno dei giudizi della critica dopo la ripresa, nel ’38, con Gina Cigna e diretta da Tullio Serafin:
“Opera di un musicista fornito di buoni studi e notevolmente esperto della tecnica dell’orchestrazione, e che possiede un certo suo senso teatrale, la Nave del maestro Montemezzi è nondimeno una di quelle opera sulle quelle ben poco la critica può dire. Accuratamente composte e orchestrate come è sarebbe ingiusto farla oggetto di censure dal punto di vista della correttezza tecnica. Ma d’altra parte non mi pare che essa presenti alcun proprio carattere estetico, o alcuna arditezza, o alcuna novità – di concezione fondamentale o di forme architettoniche o di lunguaggio – per cui la critica, per poi consentire o disapprovare, possa discuterla … Se negli eposodi più dolcemente affetuosi e idillici la musica del maestro Montemezzi, sempre accuratissimamente composta, ma scolastica, è di un romanticiso che può ricordare quello fine e amabile dello Zandonai, negli episodi più drammatici e concitati, e ancora più nelle scene maggiormente complesse e movemente, essa è di un romanticism che proviene dalla cosidetta “grande opera” pseudoctorica, o che è di derivazione nettamente straussiana.
Il che su può comprendere potesse avvenire a un musicista il quale scrivendo, in età più giovanile, quella notevolissima opera che è l’Amore dei tre Re (pa più importante delle sue opera) era stato in Italia il più wagneriano tra I più rinomati compositori di opera teatrali della sua generazione. ("La Tribuna” 15 dicembre, Pizzetti).
Sergio Albertini



31 ottobre 2012, 8:00 p.m. Rose Theater Home of Jazz
at Lincoln Center's Frederick P. Rose Hall
Time Warner Center, NYC
Teatro Grattacielo orchestra conducted by
Israel Gursky
featuring
The Dessoff Symphonic Choir,
Christopher Shepard, director

I Giullari di Piazza dancers
        
Marco Gràtico
Robert Brubaker
Basiliola
Tiffany Abban
Sergio Gràtico
Daniel Ihn-kyu Lee
Orso Faledro
Ashraf Sewailam
Gauro, the Stonecutter/ Pietro Orseolo
Matthew A. Kreger
Traba, the Monk
Joseph Flaxman
The Master of the Waters
John Tiranno
Simon d’Armario, the Helmsman
Rod Gomez
Lucio Polo, the Pilot/the Exorcist
Damian Savarino
Floca, the Archer
Joshua South
The Master’s Mate
Austin Kness (début)
The Miller/The Survivor
Kirt Dougherty
A Voice
Suzanne Stadler


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