Teatro dell'Opera di Roma:
il Cda ritira i 180 licenziamenti,
ma resta la tensione
Il Consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro dell'Opera di Roma si riunirà domani sotto la presidenza del sindaco Ignazio Marino per decidere sul ritiro dei licenziamenti dei 180 membri di orchestra e coro dopo l'accordo con i sindacati di 5 giorni fa. Il sovrintendente del Teatro Carlo Fuortes proporrà ai colleghi del Cda di revocare la decisione del 2 ottobre scorso, a fronte dell'impegno a una maggiore produttività e di tagli agli stipendi da parte delle sette organizzazioni dei lavoratori. Se non ci saranno sorprese clamorose i licenziamenti verranno ritirati. I lavoratori dell'Opera si riuniranno invece in assemblea martedì per discutere e votare l'intesa e secondo quanto trapela starebbe crescendo il malumore per i sacrifici economici sottoscritti. In particolare i tecnici non gradirebbero di vedersi decurtato lo stipendio - fino al 10 per cento - per ridurre il deficit del Teatro, provocato secondo l'azienda in buona parte dal costo del personale artistico. Una tesi duramente respinta in particolare da Cgil e Fials.
L'assemblea avrebbe dovuto riunirsi nei giorni scorsi, prima del Cda della Fondazione, ma è stata rimandata per il congresso nazionale Uil. Tra i sindacati più critici la Fials, che pure ha sottoscritto l'accordo. In un comunicato di due giorni fa è tornata ad attaccare duramente Fuortes. «La finzione che è tutta colpa del costo del lavoro non regge più - dice la nota -. È necessario impedire che sia un'occasione persa quella che si presenta ora di sostituire i governi degli otto teatri che hanno aderito alla (legge) Bray (per il risanamento degli Enti lirici, ndr) con consigli di indirizzo al servizio della cultura e per i cittadini e non al servizio di interessi privati poco chiari».
(da
www.ilmessaggero.it, 23 novembre 2014)
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