Il progetto di esecuzione del ciclo completo di sinfonie di Gustav Mahler, con la direzione di Daniel Harding (nella foto in alto), prosegue giovedì 18 dicembre alle ore 20 (repliche il 19 dicembre alle ore 20 e il 20 dicembre alle ore 18) con la Terza Sinfonia. Con lui sul palco della Sala Santa Cecilia saranno presente anche Orchestra, Coro femminile e Voci Bianche, assieme al mezzosoprano Wiebke Lehmkuhl (nella foto in basso a sinistra).
Inoltre, venerdì 19 dicembre, alle ore 18.30, è previsto un incontro con Ernesto Napolitano, all’interno della rassegna Spirito Classico, durante il quale il musicologo proporrà una guida all’ascolto per il concerto. L’appuntamento sarà a Spazio Risonanze (Auditorium Parco della Musica).
Composta tra il 1893 e il 1896 ed eseguita per la prima volta solo nel 1902, la Terza è la sinfonia dalla durata più estesa tra quelle stabilmente presenti nel repertorio sinfonico. Un monumento musicale che Mahler concepì come un vasto affresco della natura e dell’esistenza. È infatti il più ampio progetto sinfonico mai ideato dal compositore, originariamente concepito in sette movimenti, uno dei quali – il Lied Das himmlische Leben – venne poi destinato a diventare il finale della Quarta Sinfonia.
Wiebke Lehmkuhl sarà solista nel quarto e quinto movimento, due momenti centrali nella struttura dell’opera. Il quarto movimento, un Lied per contralto e orchestra intitolato “Quello che sussurra la notte”, presenta versi tratti da Also sprach Zarathustra di Nietzsche: un momento di sospensione e introspezione, in cui la voce umana si misura con le domande più profonde dell’oscurità e dell’essere.
Il legame con Nietzsche non è soltanto letterario, ma spirituale: Mahler pensò inizialmente alla Terza come alla sua “gaia scienza”, una sinfonia impregnata di vitalità e di consapevolezza filosofica, “una risata colossale sul mondo intero”, come lui stesso la definì; «La sinfonia deve essere come il mondo. Deve contenere tutto».
La simbologia naturale che attraversa la sinfonia riflette un dualismo che Mahler avvertiva profondamente: la natura come forza creatrice e benefica, e la natura come energia caotica e distruttiva. Nel primo movimento – il più vasto dell’intero ciclo mahleriano – emerge il richiamo di Pan e di Dioniso, “lo spirito della terra”, la cui tempesta primordiale dà avvio alla vicenda sonora. È un immenso poema cosmogonico, in cui fanfare, marce e scoppi tellurici si alternano a momenti di rarefatta sospensione, secondo quella concezione enciclopedica della sinfonia come “mondo costruito con tutti i mezzi tecnici esistenti”.
L’Accademia di Santa Cecilia è stata l’unica istituzione musicale italiana ad aver ospitato Mahler come direttore d’orchestra, il quale è salito sul podio ceciliano in ben quattro occasioni, tra il 1907 e il 1910. È inoltre notevole il numero di esecuzioni che l’Orchestra e il Coro hanno dato dei suoi capolavori, soprattutto a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso, in concomitanza con il successo del film di Visconti "Morte a Venezia": anche in quella occasione fu l’Orchestra di Santa Cecilia a eseguire la colonna sonora incentrata sull’Adagietto dalla Quinta Sinfonia.
Questo percorso prosegue sino a oggi: attualmente la musica di Mahler ha quella popolarità che lo stesso compositore aveva profetizzato quando pronunciò la frase “il mio tempo verrà”.


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