C’è Sharon Eyal tra i
grandi nomi della danza internazionale in programma al 66° Festival
dei Due Mondi. La coreografa e danzatrice israeliana arriva a Spoleto
con la sua nuova creazione Into the Hairy, in scena in prima
nazionale dal 30 giugno al 2 luglio. Sul palco del Teatro Nuovo Gian
Carlo Menotti danza la sua compagnia L-E-V (in
ebraico cuore), uno dei gruppi più curiosi e originali della
nuova generazione israeliana, fondata insieme al compagno Gai Behar,
con il quale firma anche questo spettacolo. Come per ogni spettacolo
di Sharon Eyal i costumi sono parte integrante della creazione
artistica, e in questo caso sono realizzati da Maria Grazia Chiuri
per Christian Dior Couture. È al debutto la collaborazione con
il musicista e produttore di musica elettronica Koreless, tra i
musicisti e producer più influenti della nuova generazione. In un
mix di contemporanea, ambient, garage o trance, la musica di Koreless
si muove tra il dubstep e l’elettronica soul con una identità
fortemente riconoscibile che vede quest’anno la consacrazione anche
al Sónar di Barcellona.
Sharon Eyal si è formata con la Batsheva Dance Company ed è stata la musa del coreografo Ohad Naharin – che il pubblico spoletino ha applaudito nel formidabile spettacolo Decadance nel 2016 –, tra il 1990 e il 2008 prima come danzatrice e poi come coreografa associata.
Lo stile unico di Into the Hairy è quello che da sempre contraddistingue il dirompente duo Eyal & Behar: movimento, musica e spazio si intersecano, la danza esce dai suoi canoni convenzionali, il classico si fonde con la cultura dei club underground e la danza contemporanea viene spinta ben oltre i suoi confini. Uno stile che va al cuore del movimento di ogni danzatore: «Non voglio vedere la coreografia, voglio vedere la magia. Voglio sentire e voglio che le persone sentano quello che intendo dare loro. Per quanto mi riguarda forma mentale, impegno fisico e tecnica di danza, sono un tutt’uno. Quando si è esausti, quando i muscoli sono come in fiamme, l’emozione sale in superficie e diventa impossibile fingere o costruire un discorso. Si può essere solo nel presente» dice Sharon Eyal.
Marinella Guatterini scrive nelle note di sala: «Inchinarsi era poco davanti alla bravura di un gruppo che non si concedeva la minima sbavatura; certo avevano imparato dal metodo “Gaga”, inventato da Naharin, quella loro flessuosità, ma l’input coreografico non aveva più nulla a che vedere con il gran maestro della Batsheva. Lo stile Eyal/Behar è altra cosa assieme alla sua Weltanschaaung così speciale da averci ferito al... cuore. Capiterà ancora?»
Sharon Eyal si è formata con la Batsheva Dance Company ed è stata la musa del coreografo Ohad Naharin – che il pubblico spoletino ha applaudito nel formidabile spettacolo Decadance nel 2016 –, tra il 1990 e il 2008 prima come danzatrice e poi come coreografa associata.
Lo stile unico di Into the Hairy è quello che da sempre contraddistingue il dirompente duo Eyal & Behar: movimento, musica e spazio si intersecano, la danza esce dai suoi canoni convenzionali, il classico si fonde con la cultura dei club underground e la danza contemporanea viene spinta ben oltre i suoi confini. Uno stile che va al cuore del movimento di ogni danzatore: «Non voglio vedere la coreografia, voglio vedere la magia. Voglio sentire e voglio che le persone sentano quello che intendo dare loro. Per quanto mi riguarda forma mentale, impegno fisico e tecnica di danza, sono un tutt’uno. Quando si è esausti, quando i muscoli sono come in fiamme, l’emozione sale in superficie e diventa impossibile fingere o costruire un discorso. Si può essere solo nel presente» dice Sharon Eyal.
Marinella Guatterini scrive nelle note di sala: «Inchinarsi era poco davanti alla bravura di un gruppo che non si concedeva la minima sbavatura; certo avevano imparato dal metodo “Gaga”, inventato da Naharin, quella loro flessuosità, ma l’input coreografico non aveva più nulla a che vedere con il gran maestro della Batsheva. Lo stile Eyal/Behar è altra cosa assieme alla sua Weltanschaaung così speciale da averci ferito al... cuore. Capiterà ancora?»
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