ANNA BONOMOLO
LA VOCE PIU' BELLA CHE CI SIA OGGI IN ITALIA
Metti su il disco, c’è quel
‘Round midnight che un tempo lontano auspicammo sparisse per un ventennio da
ogni disco e ogni concerto, tanto se n’era abusato. Colpa e merito del
bellissimo film di Tavernier. Qui, senti che c’è qualcosa di nuovo, di diverso.
Dalle prime note, una ballad piena di pause e sospensioni si riveste di ritmo
sanguigno, di echi latini ma non troppo. E quando Anna Bonomolo attacco,
sobbalzi. La voce è davvero unica. Smokey, come affumicata. Ma non dal fumo del
chiuso di un locale. Quell’affumicato aromatico che rende impagabile la rosea
carne del salmone. E’ una voce da grande scuola, come se ne sentono poco
oramai, tra tutte quelle vocine anemiche, mielose, pallide, da piano bar per
cruising di basso profilo. Anna Bonomolo mastica il pezzo di Monk con
strafottenza amara, come se le mezzanotti fossero cosi note e conosciute che se
ne può anche ricordarne l’oscurità sorridendo.
Segue Ain’t no sunshine, e
la voce s’ammorbidisce, tira fuori la componente soul, cui fa da ottimo
controcanto la chitarra di Tony Remy. Anna Bonomolo rivisita magnificamente un
classico standard come Tenderly, ma anche songs di Annie Lennox (Why), dei
Massive Attack (Teardrop), Sting (Roxane) le splendide Impressioni di settembre
della PFM (cantata con una diafana trasparemza, tutta in punta di voce). Muovendosi in un territorio di confine che mescola sapientemente
soul e pop, sostenuta da una ritmica di alta qualità (Diego Spitalieri,
tastiere; Sebastiano Alioto, batteria; Riccardo Lo Bue e Filippo Rizzo basso) e
ospiti eccellenti (tra cui Roberto Gervaso, fisarmonica; Miriam Alasia,
violino), Anna Bonomolo, in un disco indipendente ma curatissimo in ogni
dettaglio, lancia un sasso nelle acque della vocalità italiana: sperando che le
onde generate giungano molto, ma molto lontano. Lo merita appieno, questa straordinaria cantante.
Sergio
Albertini
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