Domenica 2 marzo, alle 11, torna Musei in Musica, la rassegna da camera di Fondazione Arena, con un nuovo appuntamento al teatrino di Palazzo Maffei Casa Museo, con la suggestiva vista su piazza Erbe e la ricchezza artistica della collezione Carlon. Il concerto (già sold out) vede protagonista Beethoven, con due brani dell’ultimo decennio del Settecento, quando l’autore non era ancora divenuto il titano della musica romantica ma stava cercando un linguaggio personale nel solco della tradizione più leggera e salottiera. A questa appartengono il Settimino op. 20 e la Serenata op. 25, oggi di rara esecuzione ma di grande successo all’epoca per la fama di Beethoven. Ad eseguire il programma sono chiamati otto prime parti di fiati e archi dell’Orchestra areniana. Prerogativa di Musei in Musica è l’abbinamento del concerto con la visita libera omaggio al museo un’ora prima dell’evento. La rassegna proseguirà nelle diverse sedi museali della città, tra cui il Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, alla tomba di Giulietta, e la Sala Maffeiana, grazie alla collaborazione con i Musei Civici del Comune di Verona e l’Accademia Filarmonica, con programmi che spaziano da Bach alla contemporaneità, tra grandi classici e prime esecuzioni.
venerdì 28 febbraio 2025
BEETHOVEN ALLA CONQUISTA DI PALAZZO MAFFEI CON MUSEI IN MUSICA
Domenica 2 marzo, alle 11, torna Musei in Musica, la rassegna da camera di Fondazione Arena, con un nuovo appuntamento al teatrino di Palazzo Maffei Casa Museo, con la suggestiva vista su piazza Erbe e la ricchezza artistica della collezione Carlon. Il concerto (già sold out) vede protagonista Beethoven, con due brani dell’ultimo decennio del Settecento, quando l’autore non era ancora divenuto il titano della musica romantica ma stava cercando un linguaggio personale nel solco della tradizione più leggera e salottiera. A questa appartengono il Settimino op. 20 e la Serenata op. 25, oggi di rara esecuzione ma di grande successo all’epoca per la fama di Beethoven. Ad eseguire il programma sono chiamati otto prime parti di fiati e archi dell’Orchestra areniana. Prerogativa di Musei in Musica è l’abbinamento del concerto con la visita libera omaggio al museo un’ora prima dell’evento. La rassegna proseguirà nelle diverse sedi museali della città, tra cui il Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, alla tomba di Giulietta, e la Sala Maffeiana, grazie alla collaborazione con i Musei Civici del Comune di Verona e l’Accademia Filarmonica, con programmi che spaziano da Bach alla contemporaneità, tra grandi classici e prime esecuzioni.
I CAMERISTI DELL’ISTITUZIONE SINFONICA ABRUZZESE CON ETTORE PELLEGRINO ALL’AQUILA E ALBA ADRIATICA
Torna, come ogni anno all’interno della Stagione dei Concerti ISA, l’appuntamento con i Cameristi dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese (nella foto in alto), che presenta in prima assoluta un brano commissionato dall’ISA al M° Roberto Molinelli firmata dal compositore. Due gli appuntamenti: domani, Sabato 1° marzo alle 18.00 al Ridotto del Teatro Comunale “V. Antonellini” dell’Aquila e il giorno successivo, domenica 2 marzo, sempre alle 18.00, all’Auditorium dell’Istituto Comprensivo “E. Fermi” di Alba Adriatica.
Saranno impegnati: il violinista Antonio Scolletta, il violista Luigi Gagliano, il violoncellista Andrea Crisante e, ancora, Gianluca Sulli al clarinetto, con la partecipazione del violinista dalla carriera internazionale Ettore Pellegrino (nella foto a sinistra), Direttore Artistico ISA che svolge un’intensa attività concertistica in formazioni cameristiche e con istituzioni liriche e sinfoniche, sia come spalla che come solista, esibendosi in Italia ed all’estero. Ha realizzato centinaia di concerti, tournée con gruppi cameristici, opere liriche, progetti per le scuole, progetti di formazione, festival, corsi di perfezionamento musicale, progetti speciali, grandi eventi; ha inoltre suonato con numerose e prestigiose realtà musicali nazionali e internazionali tra cui l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Teatro alla Scala di Milano, i teatri e le stagioni concertistiche di diverse città italiane. È direttore artistico dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese e della ICO Suoni del Sud di Foggia, e docente di Violino presso il Conservatorio Statale di Musica “A. Casella” dell’Aquila.
Il programma prevede l’esecuzione del Quintetto in si minore per clarinetto e archi op. 115 di Johannes Brahms, una composizione monumentale che compendia il percorso compositivo dell’autore, ergendosi come una delle sue opere più intense ed emotivamente coinvolgenti.
A seguire cambio completo di sonorità con la prima esecuzione assoluta di Scene in movimento per clarinetto e quartetto d’archi, opera commissionata dall’ISA al M° Molinelli (nella foto a destra), che con l’ISA ha ormai un rapporto di collaborazione consolidato, iniziato nei primi anni Duemila. Da allora sono state innumerevoli le produzioni che lo hanno visto protagonista con l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese come direttore, arrangiatore e compositore di lavori originali, confezionando sempre grandi successi in tutti i generi musicali: dal sinfonico al pop, dal rock al jazz, da importanti progetti cross over fino al teatro d’opera, firmando nel 2008 una versione semiscenica per orchestra da camera del Don Pasquale di Donizetti di cui si conserva distintamente il ricordo. In questa stagione concertistica che celebra il cinquantenario dell’ISA è sembrato dunque logico e naturale commissionare alla sua mano due lavori creati specificamente per la speciale ricorrenza: Scene in movimento, che segue l’omaggio a Mozart presentato los corso dicembre, rappresenta a pieno lo stile e la sensibilità di Molinelli, espressi attraverso un linguaggio in cui convivono la grande tecnica compositiva, il gusto per la combinazione di ritmi e armonie appartenenti alle più disparate tradizioni musicali, la profonda conoscenza delle caratteristiche tecniche e timbriche degli strumenti, una vena melodica sempre ispirata e, soprattutto, una rara fantasia.
"I mercoledì del Conservatorio” dal 5 marzo al “Canepa” con un nuovo record per la rassegna concertistica: 38 date nel 2025. Primo appuntamento con la percussionista Silvia Cossu, nel ricordo di Patrizia Manca
Torna il 5 marzo l’appuntamento con la rassegna “I mercoledì del Conservatorio”, il ciclo di concerti più ricco e vario del territorio, organizzato dal “Canepa” di Sassari. Fino a novembre inoltrato saranno 38 le date previste, un record assoluto, tutte a ingresso libero e gratuito. Protagonisti degli appuntamenti musicali, nella sala Sassu del Conservatorio alle ore 19, saranno gli allievi più talentuosi, i prestigiosi docenti e numerosi ospiti nazionali e internazionali, tra cui il Coro da camera del Conservatorio austriaco di Graz il 16 aprile, il Forte Trio dal Kazakistan il 30 aprile, il pianista argentino Daniel Rivera il 7 maggio e, il 12 novembre, la chitarrista Filomena Moretti, insignita del riconoscimento “Una sinfonia per…” in occasione della cerimonia d’apertura dell’anno accademico. Da notare, inoltre, i concerti di organo del 9 aprile con Antonio Frigé e del 15 ottobre con Giulio Piovani ospitati nella basilica del Sacro Cuore.
Il concerto d’esordio, “Ombre”, il 5 marzo alle 19, vedrà salire sul palcoscenico della sala Sassu la percussionista Silvia Cossu (nella foto in alto), allieva del Conservatorio sassarese e vincitrice della borsa di studio offerta dal docente Arminio Sechi in ricordo della moglie, la professoressa Patrizia Manca, prima diplomata in Strumenti a percussione del Canepa e prematuramente scomparsa nel marzo di due anni fa. Docente di grande valore e molto amata da studenti, colleghi e da tutta la comunità musicale sarda, Patrizia Manca si era diplomata a Sassari col massimo dei voti sotto la guida dei Maestri Roberto Pellegrini e Dimitri Fiorin, prima di specializzarsi al Conservatorio di Cesena. Si è distinta come docente di Strumenti a percussione e Educazione musicale nelle scuole del territorio.
Il programma del concerto prevede l’esecuzione di Suomineito per vibrafono solo di Nebojša Jovan Zivković, Retrouvailles per due percussionisti e attori di Georges Aperghis (con Davide Collu), Satzper 5 tom-tom di Bruno Giner, Apollo’s Touch per vibrafono solo di Rodney Sharman e Kerberos per rullante da concerto e voce di Sydney Hodkinson.
Silvia Cossu, percussionista di 26 anni, è laureanda al Conservatorio di Sassari in Strumenti a percussione e Musiche d’insieme. Iniziato lo studio del pianoforte a soli quattro anni, si è avvicinata poi alle percussioni nella scuola media del suo paese d’origine, Sant’Andrea Frius. Ha conseguito la laurea triennale con lode e menzione speciale al Conservatorio di Cagliari prima di trasferirsi al Canepa. Collabora con diversi ensemble e orchestre ed è attualmente docente di Percussioni all’Istituto comprensivo di Tempio Pausania.
Anche quest’anno il Canepa ha deciso di concedere a tutto il pubblico la possibilità di fruire gratuitamente dei concerti, per valorizzare al massimo la propria intensa produzione artistica e contribuire così alla crescita culturale dell’intero territorio. Ai “Mercoledì” si aggiungeranno i concerti dell’Orchestra sinfonica a Pasqua e a fine maggio, il concerto dell’Orchestra di Fiati in settembre e la rassegna “Notturni contemporanei”, in collaborazione con il Conservatorio di Cagliari, tra luglio e agosto.
nelle foto, dall'alto: la percussionista Silvia Cossu, il compositore Rodney Sharman, il compositore Nebojša Jovan Zivković, il compositore Georges Aperghis
giovedì 27 febbraio 2025
Al Carlo Felice di Genova dal 7 marzo Falstaff di Verdi, direttore Jordi Bernàcer, regia di Damiano Michieletto
Nell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, sarà in scena da venerdì 7 marzo 2025 ore 20.00 (turno A) la commedia lirica in tre atti Falstaff, di Giuseppe Verdi, su libretto di Arrigo Boito dalla commedia The Merry Wives of Windsor e dal dramma The History of Henry the Fourth di William Shakespeare. Maestro concertatore e direttore Jordi Bernàcer, regia di Damiano Michieletto, scene di Paolo Fantin, costumi di Carla Teti, luci di Alessandro Carletti, video rocafilm Filmproduktion. Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice. Maestro del Coro Claudio Marino Moretti. Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS. Lo spettacolo sarà in replica domenica 9 marzo alle ore 15.00 (turno C), martedì 11 alle ore 20.00 (turno L) e giovedì 13 alle ore 20.00 (turno B).
Nel cast figurano Ambrogio Maestri (Sir John Falstaff), Ernesto Petti (Ford), Galeano Salas (Fenton), Blagoj Nacoski (Dottor Caius), Oronzo D’Urso (Bardolfo), Luciano Leoni (Pistola), Erika Grimaldi (Alice Ford), Caterina Sala (Nannetta), Sara Mingardo (Mrs. Quickly), Paola Gardina (Mrs. Meg Page).
Falstaff è l’ultima opera di Giuseppe Verdi, composta tra il 1890 e il 1893 su libretto di Arrigo Boito da The Merry Wives of Windsor di William Shakespeare. La commedia lirica, in tre atti, ha un solo precedente nel repertorio del compositore, Un giorno di regno, risalente agli anni giovanili. Con Falstaff Verdi, ormai ottantenne, si assicurò un ultimo grande successo anche nel genere dell’opera buffa. La prima rappresentazione si tenne al Teatro alla Scala il 9 febbraio 1893, tra il pubblico sedevano i più celebri compositori e artisti del tempo, sul palco si esibì un cast d’eccezione e Falstaff riscosse sin da subito ampissimi consensi. Jordi Bernàcer (nella foto a sinistra), che torna a Genova dopo il Rigoletto del 2022, commenta: «La figura di Verdi è fondamentale per tutti noi che amiamo il melodramma ottocentesco, ma in modo particolare per chi oggi ha il privilegio di studiarlo e renderlo vivo nei nostri teatri. Non è solo il genio che ci sorprende con ognuna delle sue opere, tutte perle che compongono una collana di capolavori, ma proprio l’uomo che trasforma l’opera lirica partendo delle forme stabilite nel primo Ottocento e trasfigurandola piano piano attraverso i suoi lavori. Verdi non è solo testimone di un secolo di cambiamenti in tutti gli aspetti, ma protagonista e motore della trasformazione della Musica in Europa».
Damiano Michieletto: «Falstaff è un’opera a cui sono molto legato e questo allestimento pone l’opera di Verdi a contatto con la vita e con l’idea di anzianità del compositore, a questo proposito è ambientata nella casa di riposo che Verdi fece costruire proprio per gli artisti ormai sulla via del tramonto, come è Falstaff. È uno spettacolo che spero possa incontrare il gusto del pubblico, emozionare, divertire, e trasmettere la bellezza dello spettacolo dal vivo, un contatto diretto con il pubblico e con le sue emozioni. Un grande in bocca al lupo a tutti i dipendenti e le maestranze dell’Opera Carlo Felice!»
Ambrogio Maestri – tra i baritoni più acclamati a livello internazionale – si è esibito durante la sua carriera nei più prestigiosi teatri al mondo e in questa occasione canta per la prima volta a Genova. Il suo ruolo più celebre è proprio Falstaff, del quale ha celebrato la 200esima recita al Metropolitan Opera nel 2013 e la sua 250esima recita al Wiener Staatsoper di Vienna nel 2016 con Zubin Mehta.
(le foto dello spettacolo sono di Marco Brescia e Rudy Amisano)
Al Carlo Felice la musica vocale del primo Novento con Paola Gardina e Claudio Marino Moretti
Domenica 9 marzo alle ore 11.00, nel Primo Foyer del Teatro Carlo Felice di Genova, tornano con Chansons e Canzonette gli appuntamenti con il ciclo di musica vocale da camera Novecenti. Il programma spazia tra fine Ottocento e inizio Novecento, tra Francia e Italia, proponendo le raccolte Fêtes galantes, Trois chansons de Bilitis e Trois ballades de François Villon di Claude Debussy, Sei liriche di Ottorino Respighi e Sette canzonette veneziane di Gian Francesco Malipiero. Con Claudio Marino Moretti al pianoforte e il mezzosoprano Paola Gardina (nella foto), apprezzata interprete di un repertorio vasto in alcuni tra i più prestigiosi teatri e festival, come il Teatro alla Scala di Milano, l’Opéra National de Paris, la Bayerische Staatsoper di Monaco, il Teatro Real de Madrid, il Teatro An der Wien, La Monnaie de Bruxelles, il Colon Buenos Aires, La Fenice di Venezia, il Maggio Musicale Fiorentino, il Ravenna Festival, il Regio di Torino, lo Sferisterio di Macerata.
Genova nell'800, il melodramma da Donizetti a Puccini
Venerdì 14 marzo alle ore 20.00,
nella Sala Grande del Teatro Carlo Felice, il concerto Genova
nell’800 propone una selezione di brani in un percorso ideale
che racconta la storia dell’opera italiana ottocentesca attraverso
i lavori di tre dei suoi maggiori esponenti: Gaetano Donizetti,
Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini. In apertura, «Ardir!... Voglio
dire... lo stupendo Elisir», dall’Elisir d’amore di
Donizetti, rappresentato per la prima volta nel 1832 e grande esempio
di melodramma giocoso. Seguono alcuni brani dai più celebri titoli
verdiani, da Otello, La traviata, Simon
Boccanegra e Luisa Miller, a tracciare le significative
evoluzioni del melodramma ottocentesco italiano. In chiusura, due
brani dal repertorio pucciniano che, sul finire del secolo,
raccolgono il grande patrimonio ottocentesco delineando al contempo
un nuovo modo di intendere il teatro musicale. Interpreti il
soprano Maria Agresta (nella foto), il tenore Francesco Demuro, il
baritono Gabriele Viviani e Michele D’Elia al
pianoforte.
Gardiner per la prima volta al Carlo Felice in Beethoven e Schumann, solista Simon Zhu
Mercoledì 12 marzo alle ore 20.00 Sir John Eliot Gardiner (in alto, nella foto di Chris Christodoulou) – tra i più stimati direttori del panorama internazionale, ospite regolare di orchestre quali la London Symphony Orchestra, la Philharmonia Orchestra, l’Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, la Royal Concertgebouw Orchestra e i Berliner Philharmoniker – sarà alla direzione dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice Genova e del solista al violino Simon Zhu (vincitore del 57° Premio Paganini - nella foto in basso a destra) con il concerto Beethoveniano, nell’ambito della Stagione Sinfonica dell’Opera Carlo Felice.
Il programma musicale si apre
con l’ouverture di Coriolano, del 1807, di Ludwig van
Beethoven, segue il Concerto per violino e orchestra in re minore di
Robert Schumann. In chiusura, la Sinfonia n. 8 di Beethoven, ispirata
ai modelli classici di Mozart e Haydn da cui Beethoven con preziose e
innovative innovazioni armoniche, e giochi di timbri e colori che
arrivarono ad anticipare certi aspetti del sinfonismo romantico.
Sir John Eliot Gardiner, per la prima volta alla guida dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice, è uno dei protagonisti del panorama musicale internazionale odierno, riconosciuto come uno tra i musicisti più innovativi e dinamici del mondo. Il lavoro di Gardiner come fondatore e direttore artistico del Monteverdi Choir, degli English Baroque Soloists e dell’Orchestre Révolutionnaire et Romantique lo ha reso una figura centrale nel revival della musica antica e un pioniere dell’esecuzione storicamente informata. Ospite regolare delle principali orchestre sinfoniche del mondo, si è esibito nelle principali sedi e festival del mondo, tra cui i Festival di Salisburgo, Berlino e Lucerna, la Carnegie Hall e la Royal Albert Hall.
Sir John Eliot Gardiner, per la prima volta alla guida dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice, è uno dei protagonisti del panorama musicale internazionale odierno, riconosciuto come uno tra i musicisti più innovativi e dinamici del mondo. Il lavoro di Gardiner come fondatore e direttore artistico del Monteverdi Choir, degli English Baroque Soloists e dell’Orchestre Révolutionnaire et Romantique lo ha reso una figura centrale nel revival della musica antica e un pioniere dell’esecuzione storicamente informata. Ospite regolare delle principali orchestre sinfoniche del mondo, si è esibito nelle principali sedi e festival del mondo, tra cui i Festival di Salisburgo, Berlino e Lucerna, la Carnegie Hall e la Royal Albert Hall.
Nuova tappa della grande impresa del ciclo completo dei Quartetti di Shostakovich, realizzato dal Quartetto Guadagnini per la stagione concertistica di Roma Sinfonietta all’Università Roma “Tor Vergata”
Prosegue l’integrale dei quindici Quartetti per archi di Dmitrij Shostakovich che il Quartetto Guadagnini, uno dei migliori in campo non solamente italiano ma internazionale, ha iniziato lo scorso anno e porterà a termine nell’ambito della prossima stagione concertistica di Roma Sinfonietta. Il terzo appuntamenti si svolgerà mercoledì 5 marzo 2025 alle 18, come gli altri all’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Università di Roma “Tor Vergata” (Macroarea di Lettere e Filosofia, via Columbia 1).
Il quartetto può essere considerato il genere principe della musica da camera e quelli di Shostakovich costituiscono uno dei cicli quartettistici più importanti non solamente del Novecento ma di ogni epoca. Questi quindici quartetti non hanno solamente un valore specificamente musicale ma raccontano la storia della Russia nel periodo che va dalla vigilia della seconda guerra mondiale all’inizio del disgelo, perché rispecchiano le vicende personali del compositore, i suoi difficili rapporti col regime sovietico, la tragedia della guerra e le speranze nell’avvenire.
In questo concerto si ascolteranno i
Quartetti n. 6, 7 e 8, il primo dei quali è stato scritto nel 1956 e
gli altri due nel 1960. Il Quartetto n. 6 inizia in modo spensierato,
usando melodie infantili e un allegro ritmo di danza, ma prosegue in
modo più serioso con una severa ciaccona e con riferimenti a due
capolavori della musica del Novecento, la Suite lirica di
Berg e Metamorfosi di Richard Strauss. Il breve Quartetto
n. 7 è dedicato alla memoria della prima moglie del
compositore, scomparsa nel 1954, e contiene riferimenti personali che
per la loro forza e pregnanza giustificano la forzatura della
classica struttura quartettistica da parte di Shostakovich. Il
Quartetto n. 8 è dedicato alle vittime del fascismo e della guerra e
fu composto in soli tre giorni a Dresda, dove Shostakovicj si era
recato per prendere accordi sulla musica che avrebbe dovuto scrivere
per un film sul terribile bombardamento di Dresda del 1945: si
racconta che il compositore stesso ascoltò per la prima volta questa
sua musica nascondendo il volto tra le mani e piangendo.
In questo concerto il Quartetto Guadagnini affiancherà ai quartetti di Shostakovich il Quartetto n. 4 del compositore svizzero di origini armene Haig Vartan (nella foto a destra), che accosta questo suo quartetto all’ottavo di Shostakovich: "Entrambi i quartetti rappresentano le atrocità della guerra. Shostakovich rappresenta il bombardamento di Dresda, che lui dipinge come un inferno eterno dove non c'è speranza. Nel mio quartetto, malgrado il contesto tragico [ovvero i cento anni di Yeghern, il Grande Male, che è l’espressione con la quale gli armeni nel mondo designano l’epoca delle deportazioni e dei massacri subiti tra il 1915 e il 1916 da parte del governo e dell’esercito dell’Impero Ottomano] ho provato ad usare un linguaggio poetico, anche ottimista. La speranza è sempre presente."
Il Quartetto Guadagnini è stato fondato nel 2012 e dopo appena due anni ha vinto il premio Piero Farulli, attribuito dalla critica musicale italiana al miglior giovane gruppo di musica da camera. Da allora si è esibito nelle più importanti sale da concerto in Italia, Francia, Austria, Germania, Svizzera, Giappone, Cina, Thailandia ed Emirati Arabi. Ha collaborato anche a spettacoli teatrali con la regia di Mario Martone e la partecipazione di Alba Rohrwacher. Incide per Tactus e Brilliant Classics.
In questo concerto il Quartetto Guadagnini affiancherà ai quartetti di Shostakovich il Quartetto n. 4 del compositore svizzero di origini armene Haig Vartan (nella foto a destra), che accosta questo suo quartetto all’ottavo di Shostakovich: "Entrambi i quartetti rappresentano le atrocità della guerra. Shostakovich rappresenta il bombardamento di Dresda, che lui dipinge come un inferno eterno dove non c'è speranza. Nel mio quartetto, malgrado il contesto tragico [ovvero i cento anni di Yeghern, il Grande Male, che è l’espressione con la quale gli armeni nel mondo designano l’epoca delle deportazioni e dei massacri subiti tra il 1915 e il 1916 da parte del governo e dell’esercito dell’Impero Ottomano] ho provato ad usare un linguaggio poetico, anche ottimista. La speranza è sempre presente."
Il Quartetto Guadagnini è stato fondato nel 2012 e dopo appena due anni ha vinto il premio Piero Farulli, attribuito dalla critica musicale italiana al miglior giovane gruppo di musica da camera. Da allora si è esibito nelle più importanti sale da concerto in Italia, Francia, Austria, Germania, Svizzera, Giappone, Cina, Thailandia ed Emirati Arabi. Ha collaborato anche a spettacoli teatrali con la regia di Mario Martone e la partecipazione di Alba Rohrwacher. Incide per Tactus e Brilliant Classics.
Musica Insieme in Ateneo dà il via al progetto Schumann si fa in tre, ideato dal Trio Hermes, giovane formazione tutta al femminile, e realizzato in collaborazione con il Centro La Soffitta del Dipartimento delle Arti
MIA – MUSICA INSIEME IN ATENEO
2025
XXVII edizione
DAMSLab / Auditorium (Piazzetta P.P.
Pasolini 5, Bologna)
Mercoledì 5 marzo 2025 ore 19.30
Schumann si fa in tre: Energia
TRIO HERMES
GINEVRA
BASSETTI violino
FRANCESCA GIGLIO violoncello
MARIANNA
PULSONI pianoforte
ALBERTO MIODINI pianoforte
PIERPAOLO
MAURIZZI pianoforte
presenta il concerto MAURO MASIERO
In collaborazione con
Centro
La Soffitta – Dipartimento delle Arti
MUSICA INSIEME AL SANT’ORSOLA
2025
III edizione
Mercoledì 5 marzo 2025 ore
11
Policlinico Sant’Orsola di Bologna
Day Hospital
Oncologia Ardizzoni (Pad. 2, IV piano)
ALBERTO MIODINI e
PIERPAOLO MAURIZZI
pianoforte a quattro mani
Energia, Fuoco e Passione sono le chiavi di accesso per il meraviglioso mondo della musica da camera di Robert Schumann che andrà in scena a partire da mercoledì 5 marzo alle ore 19.30 presso il DAMSLab Auditorium, in Piazzetta Pier Paolo Pasolini 5 (Bologna), per la stagione MIA – Musica Insieme in Ateneo 2025 (ingresso gratuito per tutti gli studenti e il personale d’Ateneo). Un progetto originale, articolato in tre tappe nelle quali le giovani interpreti del Trio Hermes si confronteranno con musicologi e interpreti riconosciuti per addentrarsi tra le sfumature dell’animo schumanniano. Il primo appuntamento vedrà il Trio “scomporsi” in differenti formazioni per suonare insieme a due Maestri del concertismo italiano e non solo, come Alberto Miodini del Trio di Parma e il pianista e docente Pierpaolo Maurizzi. Il primo affiancherà Francesca Giglio nelle intime sonorità dei Fünf Stücke im Volkston op. 102 per violoncello e pianoforte, mentre Maurizzi accompagnerà Ginevra Bassetti nella passionale e incantevole Sonata n. 1 op. 105 in la minore per violino e pianoforte, per concludere con le Ballszenen op. 109 n. 1, 2, 3, 4 e 8 per pianoforte a quattro mani, interpretate da Alberto Miodini e Marianna Pulsoni. Il tutto sarà arricchito dalla presentazione del musicologo Mauro Masiero, docente di Storia della Musica al Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine, che ci farà immergere nella personalità geniale quanto complessa di Robert Schumann per poterne apprezzare pienamente le variegate sfaccettature.
Lo stesso mercoledì 5 marzo alle 11, Alberto Miodini e Pierpaolo Maurizzi interpreteranno musiche per pianoforte a quattro mani di Grieg, Ravel, Brahms e Bach al Day Hospital del reparto di Oncologia Ardizzoni (Pad. 2, IV piano) del Policlinico Sant’Orsola, dove grazie alla generosità della famiglia Cillario dal 2023 è presente in residenza un pianoforte storico Steinway & Sons. L’iniziativa si realizza nell’ambito di Musica Insieme al Sant’Orsola, la serie di matinée giunta alla sua III edizione e dedicata ai pazienti e ai loro familiari per portare la bellezza e la forza della musica là dove le persone sono maggiormente provate nel corpo e nello spirito.
mercoledì 26 febbraio 2025
Il Collegium Vocale Gent e Philippe Herreweghe ospiti della Stagione Filarmonica per il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi
Anche nel 2025 la Stagione della Filarmonica ospita una tra le migliori compagini sinfoniche a livello internazionale: lunedì 10 marzo alle ore 20 il coro e l’orchestra del Collegium Vocale Gent sono al Teatro alla Scala, guidati dal fondatore e direttore principale Philippe Herreweghe. Sui leggii uno dei grandi capolavori della musica sacra del XVII secolo, il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi, con un cast di voci di altissimo livello che include i soprani Dorothee Mields, Barbora Kabátková, i tenori Benedict Hymas, William Knight, Guy Cutting, Samuel Boden, i bassi Johannes Kammler e Jimmy Holliday.
Composto poco dopo l’Orfeo e dedicato a Papa Paolo V, il Vespro di Monteverdi sorprende ancora oggi per audacia e forza emotiva. Combina stile antico e moderno, polifonia in stile rinascimentale, monodia accompagnata e concertato. Philippe Herreweghe e il Collegium Vocale Gent lavorano sul Vespro dal 2018, quando lo hanno registrato per la loro etichetta discografica φ (PHI). Nel 1970, all’Università di Gent, Philippe Herreweghe (nella foto a sinistra) ha fondato il Collegium proprio per lavorare sui capolavori del passato con la massima dedizione e libertà. Attenzione al testo, all’autenticità delle fonti e cura dell’interpretazione hanno creato in cinquantacinque anni il suono cristallino per il quale l’ensemble è conosciuto in tutto il mondo. Con 130 concerti all’estero ogni anno, il Collegium è estremamente versatile, capace di affrontare il repertorio Rinascimentale per piccoli gruppi da camera come gli oratori moderni per più di ottanta voci.
Carla Moreni scrive nelle note di sala: «Il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi rappresenta il primo grande monumento nella storia della musica sacra. Prima delle Passioni, delle Messe e dei Requiem di Bach, Mozart, Beethoven, Verdi, Brahms. Tutto quello che lo ha sin qui preceduto – le iperboliche Messe dei fiamminghi, quelle candide di Palestrina, le gemme sparse con dovizia nei drappi organistici veneziani – pur nella storica importanza e nella poetica bellezza, non arrivano a raggiungere il suo livello di costruzione architettonica: sia per l’invenzione degli ingredienti, che per la fantasia inesausta, nella feconda commistione tra sacro e profano, dove l’antico canto gregoriano sprigiona ancora tutta la propria inesausta forza, con un toccante riverbero di colore. Nessuno prima del 1610, data della prima stampa di questa composizione, aveva immaginato le possibilità creative nascoste nei Salmi della sera: rappresentavano il momento della penultima preghiera, prima della compieta, che portava direttamente al sonno, a concludere la liturgia quotidiana delle ore. Vespro indica il momento del tramonto del giorno. Non è detto che si tratti di un giorno qualsiasi, o di quello ultimo, di una vita. Vespro è ancora il momento delle riflessioni possibili, delle richieste di aiuto, dei bilanci a precedere la quiete, il riposo. La ritualità della chiesa impone ai Vespri una precisa scansione, ampia e così strutturata: Versetto introduttivo, cinque Salmi con relative antifone, Capitolo, Inno, Magnificat e orazione finale. Monteverdi si allinea a questo impianto di tradizione, non lo scardina. Tuttavia, lo nutre di una invenzione tanto spettacolare da trasformarlo, radicalmente».
TOSCA ALL’OPERA DI ROMA
Dopo aver festeggiato alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella i 125 anni dalla sua prima rappresentazione assoluta lo scorso 14 gennaio, Tosca, il più romano dei capolavori di Giacomo Puccini torna all’Opera di Roma dal 1° al 6 marzo 2025 con una straordinaria protagonista: Anna Netrebko. Accanto a lei sono impegnati Yusif Eyvazov come Cavaradossi e Amartuvshin Enkbath che canta Scarpia. Nelle repliche del 2 e del 5 marzo i rispettivi ruoli sono invece incarnati da Yolanda Auyanet, Luciano Ganci e Gabriele Viviani. Sul podio è impegnato Daniel Oren. Completano il cast Gabriele Sagona come Cesare Angelotti, Domenico Colaianni nella parte del Sagrestano e Saverio Fiore come Spoletta. Orchestra e Coro, diretto da Ciro Visco, sono del Teatro dell’Opera di Roma. Con la partecipazione della Scuola di Canto Corale. La prima di sabato 1° marzo, ore 20.00, è trasmessa in diretta su Radio3 Rai.
Lo spettacolo è proposto nella versione scenica della prima rappresentazione assoluta, ricostruita dalla fondazione capitolina in collaborazione con l’Archivio Storico Ricordi nel 2015 a partire dagli originali bozzetti e, da allora, in scena regolarmente al Costanzi con la regia di Alessandro Talevi. Le scene e i costumi di Tosca, disegnati da Adolf Hohenstein, sono stati ricostruiti rispettivamente da Carlo Savi e Anna Biagiotti. Luci di Vinicio Cheli. Ospitata anche in Spagna, Israele e Giappone, questa produzione di Tosca ricostruisce per lo spettatore odierno la Roma vissuta dal compositore lucchese. «Non ho mai smesso di ammirare la sottigliezza e la cura dei particolari con cui Puccini crea i suoi scenari – dice Alessandro Talevi – e il modo in cui richiedono costantemente un’indagine psicologica profonda da parte di cantanti e regista». Le vedute dell’alba romana dalla terrazza di Castel Sant’Angelo, gli interni dorati di Sant’Andrea della Valle, i rintocchi del Mattutino che Giacomo Puccini aspettava di cogliere all’alba per annotare l’intonazione corretta da inserire in partitura. Seguendo le originali volontà pucciniane, l’allestimento punta a far rivivere al pubblico l’opera così come Puccini la vide per la prima volta.
In occasione del 125° anniversario della prima assoluta di Tosca, per esplorarne e approfondirne la genesi, l’Opera di Roma allestisce la mostra ‘Tosca 125. Oltre la scena’, con preziosi documenti, bozzetti, fotografie, manufatti e costumi provenienti dall’Archivio Storico Ricordi e dalle proprie collezioni. Un coinvolgente percorso espositivo in sette tappe, che svela le origini di Tosca nell’omonimo dramma di Victorien Sardou ammirato da Puccini; racconta aspetti poco noti del lavoro del compositore, del suo editore e dei suoi librettisti; illustra come vennero concepite scene, costumi e attrezzeria dell’originario allestimento di Adolf Hohenstein; e narra attraverso contributi audiovisivi in che modo il Teatro dell’Opera di Roma abbia ridato vita, nei propri laboratori e sul proprio palcoscenico, alla prima Tosca. ‘Tosca 125’ è curata da Giuliano Danieli, Maria Pia Ferraris, Pierluigi Ledda e Alessandra Malusardi, ed è frutto della collaborazione istituzionale tra Teatro dell’Opera di Roma e Archivio Storico Ricordi, con l’apporto di LeviDigiLab – Fondazione Ugo e Olga Levi per i contenuti audiovisivi. Sarà fruibile gratuitamente prima e durante gli intervalli degli spettacoli, e nel corso delle visite guidate, nella sala-museo al terzo piano del Teatro Costanzi, per l’occasione rinnovata in uno spazio moderno, immersivo e dinamico, che in futuro ospiterà altre esposizioni in dialogo con la programmazione artistica del Teatro.
Il capolavoro di Puccini sarà ripreso nella versione della prima assoluta anche in un ulteriore periodo della Stagione in corso, dal 9 al 13 maggio 2025. A dirigere in questa occasione è James Conlon. Protagonisti Anna Pirozzi nel ruolo di Tosca, Luciano Ganci in quello di Cavaradossi e Claudio Sgura come Scarpia.
IL TCBO VOLA PER LA PRIMA VOLTA A HONG KONG
La lirica italiana arriva a Hong Kong sulle note dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Donato Renzetti, insieme alle voci del mezzosoprano Cecilia Molinari e, diversamente da quanto già annunciato, del basso-baritono Simone Alberghini. Per la prima volta la fondazione lirico-sinfonica felsinea è protagonista nella “città più verticale del mondo” con due concerti impaginati in modo differente, in programma venerdì 28 febbraio alle 20.00 e sabato 1° marzo alla stessa ora alla Concert Hall del Cultural Centre, aprendo la 53esima edizione dell’Hong Kong Arts Festival.
Il primo appuntamento del 28 febbraio – che in parte ricalca il concerto inaugurale della Stagione Sinfonica 2025 dello scorso 12 gennaio all’Auditorium Manzoni – si concentra su pagine dalle opere di Gioachino Rossini: dalla Gazza ladra vengono proposte l’Ouverture e l’aria di Fernando “Accusata di furto!”, interpretata da Alberghini (nella foto), artista che dalla vittoria del Concorso Operalia nel 1994 ha calcato palcoscenici prestigiosi come quello della Royal Opera House di Londra e del Metropolitan di New York, ha cantato con compagini come la Staatskapelle di Dresda e la Gewandhausorchester di Lipsia, ed è stato ospite frequente del Rossini Opera Festival e del Teatro Comunale di Bologna. Da Semiramide si ascoltano, sempre con la voce del basso-baritono bolognese, l'aria di Assur “Deh ti ferma… Ti placa… Perdona…” tratta dalla scena della pazzia, e il duetto tra Assur e Semiramide “Se la vita ancor t’è cara”, insieme a Molinari. Tra le voci belcantiste più promettenti del panorama lirico odierno, già sul palco del Festival di Salisburgo, del Teatro alla Scala e della Staatsoper di Vienna, il mezzosoprano di Riva del Garda canta anche l’aria di Desdemona “Assisa ai piè d’un salice” da Otello e la cavatina nella parte en travesti di Edoardo “Piange il mio ciglio, è vero” da Matilde di Shabran. Direttore emerito del Teatro Carlo Felice di Genova, già Direttore musicale del Macerata Opera Festival e della Filarmonica Rossini di Pesaro, Renzetti completa questa prima serata a Hong Kong con l’esecuzione della Sinfonia n. 4 in la maggiore op. 90 detta “Italiana” di Felix Mendelssohn, e con il suo caratteristico Saltarello del Finale, lavoro scaturito dal viaggio da Venezia a Roma che il compositore tedesco – all’epoca ventunenne – fece in Italia tra il 1830 e il 1831 sulla scia dei connazionali Goethe e Heine.
Rossini è protagonista anche del secondo appuntamento ancora con l’Ouverture dalla Gazza ladra, cui si aggiungono La danza “Già la luna è in mezzo al mare” dalle Soirées musicales e l’aria di Rosina “Una voce poco fa” dal Barbiere di Siviglia, entrambe interpretate da Cecilia Molinari (nella foto, di Alina Fejzo), impegnata poi con Simone Alberghini nel duetto tra Figaro e Rosina “Dunque io son… tu non m’inganni?” sempre dal Barbiere di Siviglia. Alberghini canta, inoltre, l’aria di Gianni Schicchi “Era uguale la voce” dall’opera omonima di Giacomo Puccini e l’aria di Enrico “Mesci, mesci e sperda il vento” dalla farsa Il campanello di Gaetano Donizetti. Questo concerto del 1° marzo è dedicato alle famiglie, che possono ascoltare anche – sotto la bacchetta di Renzetti – celebri pagine orchestrali di Maurice Ravel come la suite Ma Mère l’Oye (Mamma oca), cinque pezzi infantili ispirati alle fiabe più amate, tra cui La bella addormentata nel bosco, Pollicino e La bella e la bestia, la lenta danza cinquecentesca Pavane pour une infante défunte, il cui titolo rimanda all'idea di descrivere “una pavana che una piccola principessa (una infanta) può aver ballato in tempi passati presso la corte spagnola”, e la suite Le tombeau de Couperin, omaggio al noto compositore e all’intera musica francese del XVIII secolo, nella quale ogni pezzo è dedicato da Ravel a un amico scomparso nella Grande Guerra.
Questi tre capolavori di Ravel accostati alla Sinfonia “Italiana” di Mendelssohn saranno, poi, al centro del concerto della Stagione Sinfonica del TCBO diretto sempre da Renzetti (nella foto) giovedì 6 marzo alle 20.30 all’Auditorium Manzoni.
«Siamo orgogliosi di tornare in Oriente e per la prima volta a Hong Kong con la nostra Orchestra diretta da Donato Renzetti – dice il Sovrintendente Fulvio Macciardi – proponendo pagine dal repertorio operistico italiano con due apprezzati interpreti del belcanto come Cecilia Molinari e Simone Alberghini. Bologna e il canto lirico – riconosciuti dall’UNESCO rispettivamente Città della Musica e Patrimonio Immateriale dell’Umanità – sono nuovamente un ponte culturale, segnando un passo importante nel legame tra le due realtà».
IUC: Sabato 1 marzo - Il Quartetto di Cremona suona L’Arte della Fuga di Bach
Istituzione Universitaria dei
Concerti
I CONCERTI DELL’AULA MAGNA
80a Stagione 2024 | 2025
Sabato 1 marzo . ore 17.30
Quartetto di Cremona
Cristiano Gualco - violino Nicola Amati, Cremona 1640
Paolo Andreoli - violino Paolo Antonio Testore, Milano ca. 1758 (Kulturfonds Peter Eckes)
Simone Gramaglia - viola Giovanni Paolo Maggini “Joyce”, ca. 1605 (Fondazione Pro Canale)
Giovanni Scaglione - violoncello Dom Nicola Amati, Bologna 1712 (Kulturfonds Peter Eckes)
Johann Sebastian Bach
L’Arte
della Fuga BWV 1080
(eseguita con sette strumenti)
Da sempre punto di forza delle programmazioni dell’Istituzione Universitaria dei Concerti, un focus sui quartetti d’archi, tra cui non poteva mancare il Quartetto di Cremona (nella foto di Nikolaj Lund), eccellenza cameristica mondiale legata alla IUC da un rapporto decennale in esclusiva su Roma. Per il loro secondo concerto di questa stagione, sabato 1 marzo alle 17.30 in Aula Magna, i quattro musicisti propongono l’Arte della Fuga di Bach, in una speciale versione eseguita con sette strumenti.
L’Arte della Fuga fa parte delle ultime composizioni bachiane, rimasta incompiuta a causa dell’età e del peggioramento delle condizioni di salute dell’autore. Insieme a L’Offerta musicale, è universalmente considerata come una delle opere più complesse e articolate mai scritte, uno dei vertici più alti della polifonia contrappuntistica nella storia della musica. Composta fra il 1749 e il 1750, L’Arte della Fuga è un compendio di tutte le conoscenze acquisite nell’arco di una vita a proposito dell’utilizzo del contrappunto e della fuga concepito, forse, non tanto per l’esecuzione quanto per lo studio approfondito delle stesse. L’opera comprende 15 fughe e 4 canoni, tutti segnati con l’indicazione originale di contrappunti: un culmine di virtuosismo polifonico, che sfrutta tutti gli espedienti possibili nel rielaborare un soggetto, applicando il principio della variazione a un unico tema dato esposto in apertura. Il principio compositivo risiede nell'interazione di quattro voci in uno stesso discorso, per questo motivo nessuno strumento o voce umana sono specificati per la sua esecuzione. La scelta della combinazione strumentale impiegata in una determinata esecuzione può variare dunque di volta in volta, influenzata dal punto di vista degli esecutori e dall’organico disponibile. L’Arte della fuga, infatti, è stata trascritta per quasi tutte le combinazioni possibili, da un solo strumento a tastiera alla grande orchestra.
Con il principale intento di offrire un'interpretazione fedele alla partitura originale, mantenendo lo sviluppo delle voci così come scritto da Bach ed evitando quindi trascrizioni, in alcuni contrappunti il Quartetto di Cremona introduce nell'ensemble una viola al posto del secondo violino e una viola tenore al posto di una normale. La viola tenore (nella foto), infatti, è più grande e dal suono molto più profondo in quanto accordata Re-Sol-Do-Fa. In questo modo, le linee originali sono accuratamente seguite e chiaramente distinguibili, creando una fusione uniforme di tutte le voci. Per l’occasione, dunque, il secondo violino, Paolo Andreoli, ha imparato a suonare la viola che alterna in maniera strabiliante al violino durante l’esecuzione. Simone Gramaglia invece si è fatto costruire appositamente una viola tenore e ha richiesto delle corde di fattura particolare per il nuovo strumento. Ma non è tutto, Gramaglia affronta un paio di canoni anche con il flauto dolce, dimostrandosi un musicista estremamente versatile. In totale, quindi, nell’esecuzione ad hoc del Quartetto di Cremona, gli strumenti sul palco sono ben sette.
Fin dalla propria fondazione nel 2000, il Quartetto di Cremona (nella foto di Nikolaj Lund) si è affermato come una delle realtà cameristiche più interessanti a livello internazionale.
Tra gli impegni più rilevanti delle passate stagioni, concerti al Concertgebouw (Amsterdam), alla Elbphilharmonie (Amburgo), alla Konzerthaus Berlin, alla Wigmore Hall (Londra), a Stoccolma, Mumbai, Ginevra, Salisburgo, per il Festival Schubertiade, la Chamber Music Society del Lincoln Center di New York e per i principali festival e società di concerto italiani. Nella stagione 23/24, l’acclamato debutto alla Carnegie Hall (ottobre 2023) è stato seguito dal re-invito al Lincoln Center (marzo 2024). Nella stagione 24/25 festeggerà i 25 anni di carriera con concerti in Italia, Giappone, Olanda, Germania, Svizzera, Taiwan e Cina, una tournée in Spagna e due in Nord America. Verrà anche pubblicato un nuovo CD: L’Arte della Fuga di Bach, eseguita con sette strumenti per non alterare la scrittura originaria della partitura (Orchid Classics). Tra le precedenti incisioni, tutte accolte con grande interesse dalla critica internazionale: “Italian Postcards” (2020, Avie Records); un doppio CD dedicato a Schubert (2019, Audite); l’integrale dei Quartetti di Beethoven (2018, Audite). Il Quartetto di Cremona è titolare della cattedra del “Corso di Alto Perfezionamento per Quartetto d’Archi” presso l’Accademia Walter Stauffer di Cremona ed è regolarmente invitato a tenere masterclass in Europa, America, Asia.
MUSICHE DI RAVEL E STRAVINSKY PER IL CONCERTO DIRETTO DA GABRIELE FERRO AL TEATRO MASSIMO
Sabato 1 marzo alle 20:30, torna sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo il direttore musicale onorario Gabriele Ferro, con un programma musicale che rende omaggio al compositore Maurice Ravel, a 150 anni esatti dalla nascita. Il concerto si conclude infatti con la sua composizione più nota in assoluto, il Boléro, col suo ritmo ostinato scandito dal tamburo, e gli strumenti che intervengono uno dopo l'altro ad esporre i due temi principali che per tutta la composizione si alternano, in modo affascinante e ossessivo. Composto nel 1928 come balletto, il Boléro si è affermato fin da subito anche in sala da concerto, diventando uno dei temi classici più conosciuti al mondo. “È il primo esempio di musica minimalista che verrà molto dopo con Philip Glass e altri negli anni ‘70 – dice Gabriele Ferro - Iniziato quasi per gioco, è diventato per l’ossessiva ripetizione dei temi ed il costante crescendo e ispessimento della strumentazione, un lavoro drammatico. Confermato dagli accordi finali che squarciano la composizione”.
Al Boléro sono accostati, nella prima parte del concerto, una composizione di Stravinsky dello stesso periodo (1930) ma di carattere totalmente diverso, cioè la Sinfonia di Salmi, per coro e orchestra, la più famosa tra le sue composizioni sacre. Tre salmi dalla Bibbia sono uniti in successione, in un percorso - dalla supplica al ringraziamento - che già nel testo dà ampio spazio a dettagli musicali, sapientemente sfruttati da Stravinsky. “Una musica che proviene dall’inconscio, primordiale, arcaico, profondo” – come afferma Gabriele Ferro. Orchestra e Coro del Teatro Massimo. Maestro del Coro Salvatore Punturo.
Sempre di Ravel, sarà eseguita un'altra composizione legata alla danza, la Suite n. 2 dal balletto Daphnis et Chloé, scritto nel 1912 per i Ballets russes di Diaghilev, che riporta invece al mondo spensierato della Belle époque: un mondo dove l'attrazione per la Grecia antica, con il riferimento al romanzo ellenistico, non è rivolto all'austera classicità del marmo bianco ma agli intensi colori pastello delle sensuali scene bucoliche. Un mondo della cultura francese che, come sottolinea il maestro Gabriele Ferro, “è già dadaista nella sua ricerca di libertà espressiva”.
Ristori Baroque Festival al via nel segno di Vivaldi con Fabio Biondo ed Europa Galante | sabato 1° marzo, ore 20:30
Sinfonia avanti l’opera da “Ercole sul Termodonte” RV 710
Sinfonia avanti l’opera da “Griselda” RV 718
Sinfonia avanti l’opera da “Dorilla in Tempe” RV 709
“Le Quattro Stagioni” quattro concerti per violino archi e basso continuo da “Il Cimento
dell’Armonia e dell’Invenzione” op.8
Concerto n.1 in Mi maggiore “La Primavera” RV 269
Concerto n.2 in sol minore “L’Estate” RV 315
Concerto n.3 in Fa maggiore “L’Autunno” RV 293
Concerto n.4 in fa minore “L’Inverno” RV 297
Fabio Biondi violino solo e direttore
Fabio Ravasi violino
Beatrice Scaldini violino
Ernest Braucher viola
Alessandro Andriani violoncello
Patxi Montero violone
Giangiacomo Pinardi tiorba
Paola Poncet clavicembalo
Europa Galante, riconosciuta ‘tra le migliori orchestre al mondo’ (Gramophone), nasce nel 1989 dal desiderio di fondare un gruppo strumentale italiano per le interpretazioni su strumenti d’epoca del grande repertorio barocco e classico. La scoperta della musica antica era allora appannaggio esclusivo dei musicisti del Nord d’Europa, e l’esigenza di una rilettura italiana di questo repertorio è stata alla base della costituzione di Europa Galante. L’ensemble ha ottenuto grande successo già dalla pubblicazione e oggi si esibisce in tutti i continenti. L’evento serale sarà preceduto, alle 18:30, dall’inaugurazione ufficiale del Ristori Baroque Festival a Palazzo Canossa di Verona, luogo immerso nella storia progettato dall’architetto e urbanista Veronese, Michele Sanmicheli. Il direttore artistico del Teatro Ristori, Alberto Martini, sarà in dialogo con lo stesso Fabio Biondi. Insieme ripercorreranno l’epoca musicale barocca, caratterizzata dallo stupore e dalla meraviglia, introducendo gli appuntamenti di questa terza edizione. Ingresso gratuito previa prenotazione su Eventbrite.
Silvia Paparelli vince il Premio Buscaroli
L’Associazione “Amici di Piero Buscaroli” e la famiglia Buscaroli sono lieti di comunicare che il premio “Piero Buscaroli” 2024 è stato assegnato a Silvia Paparelli per il suo saggio An die ferne Geliebte. Una ricognizione sul Liederkreis op. 98 di Beethoven.
Il premio, giunto alla sua seconda edizione e dedicato alla memoria di Piero Buscaroli (1930-2016), intende stimolare e sostenere studiosi e ricercatori incoraggiandoli nella redazione di una nuova opera musicologica in lingua italiana ispirata alle principali pubblicazioni dello studioso bolognese.
La commissione, la cui presidenza onoraria è affidata ad Alberto Basso, è composta da Chiara Bertoglio, Sandro Cappelletto, Piero Mioli, Enzo Restagno, Sergio Vartolo; il segretario è Claudio Paradiso.
Il saggio di Silvia Paparelli è risultato vincitore dell’edizione del premio 2024 con la seguente motivazione:
“Il saggio di Silvia Paparelli dal titolo An die ferne Geliebte. Una ricognizione sul Liederkreis op. 98 di Beethoven è apparso alla Commissione del Premio Buscaroli 2024 come un lavoro approfondito, originale, storicamente documentato. All’interno di un percorso che prende in esame numerosi contributi critici, sono state apprezzate in particolare modo le connessioni con l’opera di Piero Buscaroli. Ritenendolo un testo con dignità di pubblicazione che può ampliare la letteratura beethoveniana la Commissione assegna a Silvia Paparelli il Premio Buscaroli 2024."
Il premio prevede la pubblicazione dell’opera presso un editore nazionale e sarà ufficialmente consegnato alla vincitrice durante una cerimonia pubblica organizzata nella prossima primavera a Bologna.
Si segnala che la puntata di Momus di Radio Tre Rai di sabato 1° marzo sarà dedicata al saggio di Silvia Paparelli e al Premio Buscaroli.
Seguono la sinossi dell’opera e una breve biografia dell’autrice.
An die ferne Geliebte. Una ricognizione sul Liederkreis op. 98 di Beethoven
An die ferne Geliebte, il Liederkreis op. 98 di Ludwig van Beethoven, è spesso rimasto, nell’ampia storiografia dedicata al compositore, all’ombra dei grandi “ciclopi” generati dal genio. Le principali monografie dedicano al ciclo per lo più poche righe e non sempre sembra còlto il peso specifico di un’opera che, oltre a essere il primo organico Liederkreis della storia, si colloca a ridosso dell’impervio ultimo decennio beethoveniano. In questo panorama, spicca la lettura di Piero Buscaroli, dalla quale muove questo lavoro con l’obiettivo di fornire una ricognizione storiografica e documentale intorno al ciclo. Sei, come in An die ferne Geliebte, sono le sezioni incui si articola, nelle quali vengono ripercorse letture e analisi: un avvicinamento al ciclo dell’amata lontana, volto a sottolinearne il ruolo profetico e anticipatore che, infatti, la generazione romantica seppe cogliere. Tra circostanze intime e necessità artistiche, An die ferne Geliebte spinge Beethoven verso una ciclicità della forma, che rappresenta uno degli esiti più singolari e straordinari della sua ininterrotta ricerca strutturale
Silvia Paparelli è docente di Storia della musica presso il Conservatorio “Briccialdi” di Terni dal 2001. Tra le sue più recenti pubblicazioni, oltre a saggi in volumi miscellanei, è la monografia Stanislao Falchi e la Roma musicale della Belle Époque, (2022, Lim, Lucca), frutto di sue ricerche sul repertorio e il contesto musicale italiano di inizio Novecento, in particolare sull’ambiente romano. La sua attività comprende regolarmente la partecipazione a convegni, conferenze, trasmissioni radiofoniche, la conduzione di seminari per enti, associazioni, università e conservatori in Italia e all’estero, la collaborazione con festival, stagioni concertistiche e case discografiche. Come pianista svolge attività concertistica nelle maggiori istituzioni italiane (I Concerti del Quirinale – in diretta radiofonica europea - Teatro Comunale and Amici della Musica Modena, Amici della Musica di Firenze, Associazione Scarlatti Napoli, Bologna Festival, Ravello Festival, Festival di Nuova Consonanza, Sagra Musicale Umbra, Festival di Parma, Accademia Filarmonica Romana, Società Barattelli L'Aquila, Amici della Musica di Ancona, Segni Barocchi etc), in Europa (Francia, Germania, Spagna, Norvegia, Polonia, Slovacchia, Estonia, Lituania, Ucraina, Lettonia, Ungheria, Malta) ed Estremo Oriente.
“Presagi”, nuovo appuntamento con il ciclo di concerti dell’Orchestra sinfonica della Città metropolitana di Bari dedicati alle sinfonie di Schubert
Giovedì 27 febbraio, alle ore 20, nell’Auditorium “Nino Rota” di Bari, si terrà il terzo appuntamento con il ciclo di concerti dell’Orchestra sinfonica della Città metropolitana dedicati a Franz Schubert. “Presagi”, questo il titolo della serata che prevede l’esecuzione della Sinfonia n.3 in Re maggiore D.200 composta da Schubert tra il 24 maggio e il 19 luglio 1815, pochi mesi dopo il suo diciottesimo compleanno. La prima esecuzione avvenne il 19 febbraio 1881 a Londra.
La serata si apre con l’esecuzione della Sinfonia da Il curioso del proprio danno di Niccolò Piccinni, brano inedito su commissione della ICO di Bari a cura di Paolo Messa, nell’ottica del recupero di tutto il corpus delle sinfonie e ouvertures del compositore barese portato avanti negli ultimi anni dall’Orchestra.
Il programma del concerto, diretto dal maestro Filipe Cunha (nella foto a destra), prevede, infine, il Concerto in la minore op.54 per pianoforte e orchestra di Robert Schumann con la partecipazione del giovane pianista diciannovenne, Vito Alessio Calianno (nella foto a sinistra).
martedì 25 febbraio 2025
Orchestra Sinfonica di Milano | Claus Peter Flor | Haydn, Dvořák | 7 e 9 marzo, Auditorium di Milano
Venerdì 7 marzo 2025 ore 20
Domenica 9 marzo 2025 ore 16
Auditorium di Milano, Largo Mahler
Franz Joseph Haydn
Sinfonia n. 101 in Re maggiore
Hob.I:101 "L'orologio"
Antonìn Dvořák
Sinfonia n. 5 in Fa maggiore op. 76
Orchestra Sinfonica di Milano
Claus Peter Flor Direttore
Con il contributo del Ministero della
Cultura.
Fondatori Istituzionali: Regione
Lombardia, Comune di Milano.
Fondatori Promotori: Città
metropolitana di Milano, Camera di Commercio di Milano Monza
Brianza Lodi, Banco BPM, Pirelli,
Intesa Sanpaolo.
Con il sostegno di Fondazione Cariplo.
Oggi Direttore Emerito dell'Orchestra Sinfonica di Milano, Claus Peter Flor ha ricoperto il ruolo di Direttore Ospite Principale dell’Orchestra dal 2003 al 2008, per poi diventarne Direttore Musicale dal 2018 al 2022. Anni intensi, che hanno segnato la storia della compagine di Largo Mahler. Con Flor l’Orchestra ha svolto un intenso lavoro di approfondimento sul repertorio dell’Europa centrale e che ha portato l’Orchestra a confrontarsi, sempre con maggior audacia, con i grandi capolavori sinfonici.
In programma Franz Joseph Haydn, nella cui sterminata produzione sinfonica ci offre continuamente momenti di umorismo strumentale insospettati, infondendo le partiture di dettagli estremamente raffinati e di colpi di scena, applicando costantemente il proprio bagaglio contrappuntistico dove necessario e senza strafare altrove, e, non ultimo, il dono della melodia. Ne è un massimo esempio la Sinfonia n.101 in Re maggiore L’orologio di Franz Joseph Haydn, composta nel 1794 e facente parte delle cosiddette “Sinfonie londinesi”. E’ l’accompagnamento ritmicamente regolarissimo dell’Andante ad aver suggerito il titolo con cui la Sinfonia è nota fin dai giorni della prima esecuzione assoluta, il ticchettìo dell’orologio cede a un certo punto a momenti più drammatici, dato che la forma di variazione esige cambiamenti sensibili nella strumentazione, salvo poi tornare (a mo’ di rondò) all’andamento “da orologio”.
Fa contraltare la Sinfonia n.5 di Antonin Dvořák, composizione dell’estate del 1875 dedicata al direttore Hans von Bülow, un vero e proprio punto di svolta nella carriera compositiva del musicista boemo, sempre più incline a utilizzare ritmi e melodie popolari della sua terra natìa e di altre regioni slave, che permea la Sinfonia n.5 con l’allegria rustica delle danze paesane e da un idilliaco romanticismo.
A Palermo, per la FOSS, Wagner, Gershwin, Debussy, Ravel. Dirige Carlo Rizzi
Il viaggio sonoro dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, in occasione della 65a Stagione concertistica 2024/2025, continua a esplorare componitori celeberrimi, creando legami e suggestioni tra loro: questa settimana, venerdì 28 febbraio (ore 21) e sabato 1 marzo (ore 17.30) al Politeama Garibaldi, torna sul podio di Carlo Rizzi – direttore di fama internazionale, acclamato per la sua versatilità e la profondità delle sue interpretazioni nei maggiori teatri del mondo – con un programma che attraversa epoche e linguaggi musicali diversi, dall’Europa agli Stati Uniti, dal secondo Ottocento al primo Novecento. In locandina anche il coro femminile dei “Solisti di Operalaboratorio” diretto da Fabio Ciulla.
In programma: Preludio e morte di Isotta da Tristan und Isolde di Richard Wagner, An American in Paris di George Gershwin, Trois Nocturnes di Claude Debussy e Daphnis et Chloé (suite n. 1 e n. 2) di Maurice Ravel nel 150° anniversario della nascita.
LA MUSICA MIRACOLOSA: FRANCESCO NICOLOSI E STEFANO VALANZUOLO RACCONTANO WŁADYSŁAW SZPILMAN, PIANISTA NEL GHETTO DI VARSAVIA
La cinquantesima stagione della Filarmonica Umbra prosegue domenica 2 marzo alle ore 17:30, al Teatro Sergio Secci, con una felicissima e originale commistione di categorie artistiche e un’emozionante sinergia tra musica e racconto.
“LA MUSICA MIRACOLOSA: storia e leggenda di Władysław Szpilman il pianista del ghetto di Varsavia” ricorda la storia di “Władek”, pianista e compositore polacco, sopravvissuto all’orrore del ghetto di Varsavia, dove, dei 450 mila ebrei rinchiusi dai tedeschi, dopo l’invasione del 1939, si salvarono in ventimila. Władysław Szpilman (nella foto a sinistra) fu tra questi, unico superstite della propria famiglia. A evitargli la morte sarebbe stato un ufficiale tedesco, un carnefice miracolosamente folgorato da un lampo di umanità e di rispetto verso l'arte e la musica. Fu Roman Polanski, con il suo film pluripremiato, a impedire che il ricordo di Szpilman, morto nel 2000, svanisse tra i milioni di morti, tragedie senza nome, della barbarie nazista.
Autore dei testi e voce narrante è Stefano VALANZUOLO, critico musicale e autore di numerose opere, drammi e spettacoli teatrali di successo. Insieme a lui Francesco NICOLOSI, pianista, considerato uno dei massimi esponenti della scuola pianistica partenopea e tra gli artisti internazionali più interessanti della sua generazione.
Le musiche eseguite sono di Chopin, Debussy, Szpilman, Liszt, Rachmaninov.
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