ERNANI
di Giuseppe Verdi
domenica 14 dicembre ore 15.30
mercoledì 17 dicembre ore 19.00
venerdì 19 dicembre ore 20.00
domenica 21 dicembre ore 15.30
Teatro Filarmonico di Verona
In scena una prestigiosa compagnia di canto già apprezzata sui maggiori palcoscenici del mondo: nel ruolo del titolo si alterneranno i tenori Antonio Poli (14, 19 e 21 dicembre) e Paolo Lardizzone (17 dicembre), all’esordio al Teatro Filarmonico come Elvira, che a sarà interpretata dal soprano Olga Maslova. Carlo avrà voce e corpo del baritono Amartuvshin Enkhbat e Silva del basso Vitalij Kowaljow. Nei ruoli di fianco anche Elisabetta Zizzo (Giovanna), Saverio Fiore (Don Riccardo), Gabriele Sagona (Jago). L’Orchestra di Fondazione Arena e il Coro preparato da Roberto Gabbiani saranno diretti da Paolo Arrivabeni, applaudito maestro all’atteso debutto veronese, nell’edizione critica dell’opera per la prima volta al Filarmonico. Repliche il 17, 19 e 21 dicembre.
Eroico e belcantistico, lirico e battagliero, amatissimo dalle grandi voci e tale da infuocare i loggioni di tutta Italia, Ernani è ancora oggi un titolo sfuggente alle etichette. “È l’opera più perfetta delle minori o la meno innovativa delle maggiori?” si chiede Angelo Foletto nel nuovo programma di sala (disponibile dal 14 dicembre anche con testi di Alberto Mattioli, Giorgio Gualerzi e Stefano Poda). Ernani è la quinta opera del catalogo verdiano, la prima scritta per un teatro che non fosse la Scala milanese: la commissione al trentenne Verdi arrivò dalla veneziana Fenice e favorì l’incontro col quasi coetaneo Francesco Maria Piave, all’epoca direttore degli spettacoli e librettista poco più che debuttante. Ne nacque (dopo lunga trattativa per il cast) l’iper-romantico Ernani, che esordì il 9 marzo 1844, e una lunga collaborazione, fra tirannide e amicizia, per alcuni dei maggiori capolavori di sempre, tra cui Macbeth, La Traviata, Rigoletto. Un’opera che continuò a circolare anche nei decenni successivi in tutto il mondo accanto ai titoli più maturi, conquistando le maggiori voci del Novecento, tenorili in primis, e che a Verona trionferà nel 1972 con un leggendario allestimento areniano con Corelli, Ligabue, Cappuccilli e Raimondi. Anche al Teatro Filarmonico, nell’ultimo mezzo secolo, una volta sola vent’anni fa. Ed ora, con grandi voci del panorama internazionale, torna in scena con una nuovissima produzione di Fondazione Arena curata in ogni aspetto da Stefano Poda.
La trama in breve. Spagna 1519. L’anziano Ruy Gomez de Silva sta per sposare la giovane nipote Elvira, la quale però ama, ricambiata, Ernani, nobile decaduto e da anni guida di un gruppo di banditi. Della bella e coraggiosa donna è innamorato anche il re di Spagna, acerrimo nemico della famiglia di Ernani: Carlo d’Asburgo, che approfitta del suo potere per rapire Elvira. Silva ed Ernani si coalizzano contro l’ingiustizia subìta, ad un patto: il prezzo è la testa di Ernani che, per onore, lo stesso bandito offre al vecchio nobile. Ad Aquisgrana, mentre diversi congiurati tramano contro di lui, Carlo è nominato imperatore del Sacro Romano Impero. La sua clemenza permette a Elvira ed Ernani di coronare il loro amore. Ma arriverà il momento di onorare il patto di sangue.
Con Ernani Verdi sperimentò una nuova drammaturgia: in primo piano non sono più i grandi affreschi corali di Nabucco o I Lombardi, pur presenti, ma iconiche figure singole, i forti personaggi dalla vocalità precisa che diventeranno archetipi del grande melodramma romantico. Il tenore-eroe, il soprano angelicato ma impavido, il baritono-rivale, il basso simbolo di maturità e potere. Tutto questo è il mezzo per un soggetto vigoroso, in cui l’azione scorre precipitosa, quasi brutale, nel suo avvicendarsi di agnizioni, promesse, duelli, irruzioni (anche collettive, come il celeberrimo coro dei congiurati Si ridesti il Leon di Castiglia), e la ricca vena melodica di Verdi si inserisce personalmente in una lunga tradizione operistica che affonda le radici nel Belcanto. Per questo, e per la prassi esecutiva del Novecento, è sempre stato arduo definire la vocalità dei protagonisti, a cominciare dal tenore.
Il nuovo spettacolo, dal forte impatto simbolico, coinvolgerà diversi mimi e figuranti, con nuove sfide per i Tecnici areniani. A firmane regia, scene, costumi, luci e movimenti è Stefano Poda, già Premio Abbiati 2024 per il miglior spettacolo d’opera, creatore in Arena dell’Aida “di cristallo” e dell’ultimo Nabucco “atomico”, con l’assistenza di Paolo Giani Cei. Una collaborazione con l’Opera National Capitole Toulouse che ha contribuito per le scene e con il Teatro Regio di Torino per i costumi. Dopo la prima, l’opera replica mercoledì 19 dicembre alle 19, venerdì 21 dicembre alle 20 e domenica 23 dicembre alle 15.30.

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