Mercoledì 13 novembre ore 20.30
Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone – Sala Sinopoli
Fiati di Santa Cecilia
flauto Andrea Oliva | oboe Francesco Di Rosa
clarinetto Alessandro Carbonare |corno Guglielmo Pellarin
fagotto Andrea Zucco |pianoforte Emilio Aversano
Beethoven da L’orologio meccanico WoO: Adagio assai; Allegro non più molto
Mozart Quintetto K 452 per fiati e pianoforte
Ibert Trois Pièces brèves per quintetto di fiati
Berio Opus number zoo, per quintetto di fiati
Gershwin Porgy and Bess: suite (arr. Holcombe)
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biglietti da € 18 a € 38
L’Orchestra dell’Accademia di Santa
Cecilia è stata la prima in Italia a dedicarsi al grande repertorio
sinfonico, ma riserva uno spazio sempre maggiore anche alla musica da
camera. All’interno dell’Orchestra si sono formati diversi gruppi
cameristici che vantano collaborazioni con prestigiosi artisti quali
Heinz Holliger, Alexander Lonquich e Antonio Pappano. Il 13
novembre alle ore 20.30 la Sala Sinopoli (Auditorium
Parco della Musica) accoglierà i Fiati di Santa Cecilia, un
ensemble composto da prime parti dell’Orchestra dell’Accademia di
Santa Cecilia a cui, per l’occasione, si
unirà il pianista Emilio
Aversano. I Fiati apriranno la serata con due brani tratti
dall’Orologio meccanico WoO (Adagio assai e Allegro
non più molto) scritti originariamente da Beethoven nel
1799 per orologio meccanico, un singolare strumento composto da un
orologio combinato con un piccolo organo che attiva un rullo sul
quale è inciso il brano da riprodurre. I brani, senza indicazione di
strumento, nel tempo sono stati oggetto di diverse
trascrizioni. Seguirà il Quintetto K 452 per
fiati e pianoforte di Mozart, eseguito a Vienna nel 1784, di cui
lo stesso autore riferì al padre in una
lettera del 10 aprile di
quello stesso anno: “è la cosa migliore che abbia mai scritto
finora in vita mia”. Quindi sarà la volta dei Tre pezzi
brevi di Jacques Ibert e del Quintetto opus
number zoo di Berio. Chiuderà il concerto una
selezione di brani tratti da Porgy and
Bess di Gershwin nell’arrangiamento di Bill Holcombe
che ripropongono la ricchezza melodica, ritmica e la vitalità delle
più belle melodie dell’opera composta nel 1935.
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