La
Fondazione Arena di Verona presenta la sua stagione artistica al Teatro
Filarmonico per tutta la durata del 2020: dal 10 gennaio al 31 dicembre saranno
24 le alzate di sipario per la stagione lirica, 27 quelle per la sinfonica, e
numerosi i progetti e le anteprime dedicati al mondo della scuola. Se il
Festival areniano propone le opere più celebri in allestimenti colossali, per
tutto l’anno i complessi artistici e tecnici areniani si cimentano al Teatro
Filarmonico in capolavori meno rappresentati nell’anfiteatro ma noti in tutto
il mondo, con diversi capisaldi del repertorio assenti da molti anni dai
cartelloni lirici e sinfonici e molte rarità in prima esecuzione veronese.
«La
stagione invernale al Teatro Filarmonico è una delle due colonne portanti del
nostro Ente lirico – spiega il sindaco Federico Sboarina, Presidente di
Fondazione Arena –. Se da un lato, infatti, abbiamo lavorato per alzare la
qualità del nostro festival lirico, che ha registrato quest’anno numeri oltre
le aspettative, dall’altro abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo
prefissati, ossia garantire la stagione invernale. È una grande soddisfazione
poter presentare quest’anno un cartellone unitario, con tutta la produzione
artistica del 2020 al Filarmonico, frutto di un grande lavoro di squadra e di
un controllo oculato dei conti da parte del Consiglio di Indirizzo».
Il
Sovrintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia esprime profonda
soddisfazione per l’offerta artistica: «Sono molto orgogliosa di presentare una
Stagione lirica e sinfonica che torna a svolgersi per l’intero anno solare e
che costituisce per me una grande scommessa. Infatti, parallelamente alle
grandi opere proposte in Arena che hanno registrato un aumento delle presenze e
un gradimento da parte della stampa, ho voluto proporre al Teatro Filarmonico
alcuni titoli mai rappresentati a Verona e addirittura in prima esecuzione
contemporanea come L’Amleto del compositore veronese Franco Faccio.
Direttori, interpreti e solisti della Stagione sono stati scelti nell’ottica di
affiancare artisti di fama internazionale a giovani scoperte di grande talento.
Credo
fermamente che il Filarmonico debba essere terreno fertile per educare, come ho
detto anche ai ragazzi pochi giorni dopo la mia nomina a Sovrintendente. Mi
rivolgo a loro, alla città e a tutto il pubblico che ci segue con tanto
affetto, invitandoli a Teatro per riscoprire la bellezza di una vita
all’insegna della musica».
La
stagione inaugura venerdì 10 e sabato 11 gennaio con un grande
concerto sinfonico che ha come protagonista Alexander Lonquich, artista
dalla carriera internazionale che si presenta nella duplice veste di direttore
e pianista. Il programma, articolato interamente su musiche di Mozart, si
inserisce all’interno di una serie di iniziative cittadine volte a celebrare
i 250 anni dall’arrivo di Mozart a Verona.
Il
concerto inizia con l’Ouverture da Le nozze di Figaro per
proseguire con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 27 in si bemolle maggiore K
595 per terminare con la Sinfonia n. 41 in do maggiore “Jupiter” K
551.
La
prima produzione del cartellone 2020 ci porta subito “nel cuore dell’Opera” con
il capolavoro drammatico di Donizetti, Lucia di Lammermoor, in scena per
quattro recite dal 26 gennaio al 2 febbraio. Il titolo, assente dal 2014, ha registrato a
Verona la presenza delle più grandi voci del Novecento, tra cui Toti Dal Monte,
Renata Scotto, Mariella Devia, Luciano Pavarotti, Renato Bruson.
L’allestimento, proveniente dal Teatro Verdi di Salerno, è firmato da Renzo
Giacchieri per regia e costumi, con le scene ed il projection design
di Alfredo Troisi e le luci di Paolo Mazzon. A concertare è il
maestro ucraino Andriy Yurkevych, esperto direttore d’opera acclamato in
tutti i più importanti teatri del mondo, mentre nel cast potremo apprezzare le
voci di Ruth Iniesta e Enkeleda Kamani nel ruolo del titolo, Biagio Pizzuti
come Enrico, Enea Scala e Pietro Adaini come Sir Edgardo e Simon
Lim come Raimondo.
Il
7 e l’8 febbraio torna sul podio dell’Orchestra dell’Arena di Verona il
maestro Michael Balke, dopo il fortunato debutto nella nuova Salome straussiana
del 2018. Il programma del concerto comprende tre capolavori
dell’Ottocento tedesco, l’Ouverture da Oberon di Weber, la Missa
in honorem Sanctissimae Trinitatis in do maggiore K 167, gemma poco conosciuta
che impegna orchestra e coro scritta da un Mozart poco più che diciassettenne
al rientro dal suo ultimo viaggio in Italia, per terminare con la Sinfonia
n. 2 in
re maggiore, op. 36 di Beethoven, pagina sintesi della nuova concezione
sinfonica del compositore che risente fortemente della lezione delle ultime
sinfonie di Mozart.
Dal
23 febbraio al 1° marzo per quattro recite l’aurea comicità di Gioachino
Rossini diventa protagonista al Filarmonico con L’Italiana in Algeri, tra
le massime opere del Pesarese. L’allestimento è firmato dal regista Stefano
Vizioli per il Teatro Verdi di Pisa con le scene dell’artista Ugo
Nespolo, i costumi del prestigioso Atelier Nicolao, le luci di Paolo Mazzon e
la direzione di Francesco Ommassini, già più volte alla testa dei
complessi artistici veronesi in occasioni sinfoniche e non. Carlo Lepore e
Alessandro Abis daranno voce all’arrogante Mustafà, Daniela Cappiello
sarà Elvira, il giovane soprano russo Vasilisa Berzhanskaya darà voce ad Isabella, mentre
il capitano Haly sarà il basso coreano Dongho Kim.
Negli
stessi giorni il maestro Francesco Cilluffo si cimenta con
l’Orchestra e il Coro areniani nel concerto del 28 e 29 febbraio nel
segno di Mendelssohn e Ponchielli: si inizia con le onde atlantiche dell’Ouverture
Le Ebridi e si conclude con il grandioso affresco shakespeariano del Sogno
di una notte di mezza estate. Accanto a queste due vette della musica
romantica sono proposte due pagine rare, entrambe affidate al dialogo tra due
clarinetti e l’orchestra: il Konzertstűck n. 2 dello stesso
Mendelssohn e Il Convegno di Amilcare Ponchielli. Come solisti si
esibiranno la prima parte dell’Orchestra Giampiero Sobrino e il
giovane veronese Alessandro Beverari, che ha brillato nell’ultima edizione
del “Concorso internazionale Čajkovskij”.
Per il concerto
del 6 e 7 marzo è la volta del debutto veronese del maestro Giampaolo
Pretto, direttore e solista di due capolavori giovanili di Mozart: l’Andante
in do maggiore K 315 e il Concerto n. 1 in sol maggiore K 313 entrambi
per flauto e orchestra. La seconda parte del programma è invece dedicata
alla Sinfonia 9 in
do maggiore di Franz Schubert, “la Grande”, imponente ed estremo lascito
sinfonico del grande viennese.
La
settimana seguente, il 13 e 14 marzo, torna sul podio veronese per
un concerto sinfonico il maestro Francesco Ommassini che
ben conosce l’Orchestra areniana, per continuare l’esplorazione del
repertorio tardo ottocentesco con due capolavori che vedono la luce a
pochi anni di distanza l’uno dall’altro: la Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88 di
Dvořák e il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore op. 23 di
Čajkovskij.
Al
pianoforte, per la seconda parte del programma, debutterà Xiaolu Zang,
vincitore del Concorso pianistico Città di Verona 2019 tra 57 giovanissimi
candidati da tutto il mondo.
Grande
attenzione è rivolta a Verona dal 29 marzo al 5 aprile per la
riscoperta dell’Amleto di Franco Faccio: il musicista veronese
(1840-1891), considerato il migliore direttore d’orchestra della sua
generazione e preferito dallo stesso Giuseppe Verdi, fu anche compositore e
l’opera tratta dalla tragedia shakespeariana (1865) doveva essere il suo lavoro
più ambizioso, grazie anche al libretto del massimo letterato scapigliato
Arrigo Boito. Per la prima rappresentazione in Italia in epoca
contemporanea, Amleto risorge con la direzione esperta di Francesco
Ivan Ciampa e un nuovo allestimento firmato da Paolo Valerio, altro talento
veronese, Direttore del Teatro Stabile di Verona, esperto regista di prosa e
profondo conoscitore dell’opera shakespeariana. Per questa nuova produzione,
le scene ed il projection design sono affidate a Ezio
Antonelli, il coordinamento dei costumi a Silvia Bonetti e
le luci a Paolo Mazzon. Il cast è ricco di interpreti di
altissimo livello, tra cui Saimir Pirgu e Samuele Simoncini nel ruolo del
titolo a fianco di Damiano Salerno nel ruolo del Re e Marko Mimica
come Spettro. Tra le interpreti femminili potremo apprezzare le voci
di Ruth Iniesta ed Eleonora Bellocci come Ofelia e Annalisa Stroppa
come Geltrude.
Per
il concerto di Pasqua, il 17 e 18 aprile debutta a Verona
il giovane maestro emergente Michele Gamba, alla guida di Orchestra e Coro
areniani in un programma interamente dedicato a Luigi Cherubini: dopo l’Ouverture dell’opera Lodoïska verrà
proposto il Requiem in do minore, grande e toccante pagina
sinfonico-corale di non frequente esecuzione.
La
musica di Giacomo Puccini è protagonista del quarto appuntamento della stagione
lirica 2020: dal 10 al 17 maggio va in scena un dittico inedito,
composto dal primo cimento operistico del genio lucchese, la breve opera-ballo Le
Villi, ispirata alle fate vendicatrici d’amore, alla sua prima
rappresentazione in assoluto a Verona, proposto insieme all’atto unico sensuale
e verista Il Tabarro (assente dalle scene veronesi da vent’anni). I
due diversi titoli, in replica per 4 recite, separati da un intervallo, sono
diretti da Michele Gamba che prosegue la sua collaborazione con i
complessi veronesi, mentre la realizzazione scenica è affidata ai registi Paolo
Gavazzeni e Piero Maranghi, al debutto veronese, con le scene di Leila
Fteita, i costumi di Silvia Bonetti e le luci di Paolo Mazzon.
Le coreografie sono eseguite dal Ballo dell’Arena, con le coreografie di Gaetano
Petrosino. Tra gli interpreti principali si segnalano in entrambe le produzioni
Kiril Manolov (Michele e Guglielmo), Maria José Siri (Giorgetta e Anna)
e Samuele Simoncini (Luigi e Roberto).
La
stagione primaverile si conclude con il concerto del 22 e 23
maggio diretto da Orazio Sciortino, nella triplice veste di solista
al pianoforte (nel poco eseguito Concerto per pianoforte n. 19 in fa maggiore K 459 di
Mozart), maestro concertatore alla guida di due raffinate pagine del Novecento
francese (Pastorale d'été di Honegger e la Sinfonietta di
Poulenc) e compositore di una nuova creazione appositamente commissionata da
Fondazione Arena e qui proposta in prima esecuzione assoluta.
Dopo
il denso Festival 2020 all’Arena di Verona (54 appuntamenti dal 13 giugno al 5
settembre), l’Orchestra e il Coro torneranno all’opera, letteralmente, al
Teatro Filarmonico con altri due atti unici eseguiti la stessa sera per quattro
recite, dal 18 al 25 ottobre. Viene proposto in prima esecuzione assoluta
sulle scene veronesi il divertente Il Segreto di Susanna, elegante
intermezzo del compositore veneziano Ermanno Wolf-Ferrari. A seguire, con Suor
Angelica, raffinatissima elegia poco rappresentata, si compie la presentazione
al pubblico delle tre opere che compongono il Trittico pucciniano
(1918) comprendente Gianni Schicchi e Il Tabarro. L’allestimento
è affidato ad una squadra di creatrici, comprendendo due titoli dal cast
interamente femminile, con l’eccezione di un baritono: l’atto unico pucciniano
ha la regia di Giorgia Guerra, mentre l’intermezzo di Wolf-Ferrari è
firmato dall’erede dell’autore Federica Zagatti Wolf-Ferrari con le
luci di Paolo Mazzon. Entrambi i titoli hanno le nuove scene di Serena
Rocco e i costumi di Lorena Marin; sul podio sale il maestro Erina
Yashima, giovane direttrice al debutto veronese. Lavinia Bini e Vittorio Prato
saranno rispettivamente la Contessa e il Conte del Segreto di Susanna,
mentre Donata D’Annunzio Lombardi, recentemente vincitrice del Premio Puccini,
interpreterà Suon Angelica a fianco di illustri comprimarie.
Il
Coro areniano sarà impegnato anche nel concerto del 23 e 24 ottobre in
un ricco programma diretto dal maestro stabile del Coro Vito Lombardi, che
delizierà il pubblico con alcune tra le più belle pagine di Bellini, Donizetti
e Verdi.
Il
30 e il 31 ottobre torna sul podio areniano Vittorio Bresciani,
proseguendo la propria ricerca lisztiana con tre Rapsodie ungheresi (composte
originariamente per pianoforte e qui proposte nella trascrizione di Doppler per
grande orchestra) inserite in un programma autenticamente ungherese, con Kodály
(le rare Danze di Marosszék) e Bartók, di cui viene proposto il poco
eseguito Concerto per viola e orchestra con la partecipazione della
prima parte Giuseppe Mari come solista.
Il
mese di novembre è interamente dedicato alla stagione sinfonica, con
concerti ogni settimana volti a fare conoscere e riscoprire pagine orchestrali
e forme sinfoniche nate intorno a Beethoven (1770-1827), di cui nel 2020 si
celebrano i 250 dalla nascita e a cui il Festival areniano dedica una spettacolare
esecuzione della Nona sinfonia con solisti e coro, il 23 agosto, diretta da
Ezio Bosso.
L’appuntamento
dei giorni 6 e 7 novembre è diretto dal maestro Alessandro
D’Agostini al suo esordio veronese e presenta tre sinfonie di diversa
provenienza e destinazione: quella di Gluck per la sua opera Alceste (1767),
quella di Spontini per La vestale (1807) e quella rarissima in re
minore di Bellini (1801-1835). La seconda parte del concerto è
invece tutta dedicata alla celeberrima Messa “dell'incoronazione” (Krönung-messe)
per soli, coro e orchestra in do maggiore K 317 di Mozart.
Il
13 e il 14 novembre si entra nel pieno Ottocento con la direzione del
giovane talento Nikolas Nägele per la prima volta a Verona con un
programma dedicato allo Schubert maturo (Ouverture da Rosamunde op.
26) e al primo cimento sinfonico di Robert Schumann, la Sinfonia n. 1 in si bemolle maggiore op.
38 nota anche come “Primavera”. Al centro del concerto c’è
spazio per dialogare con i solisti Gűnther Sanin al violino e Sara
Airoldi al violoncello (prime parti dell’Orchestra areniana) per il
raffinato Doppio concerto in la minore op. 102 di Johannes Brahms.
Per
il concerto dei giorni 20 e 21 novembre, in occasione della
celebrazione di Santa Cecilia, patrona della musica, dei musicisti e dei
cantanti, torna a Verona Fabrizio Maria Carminati con la grande Messa
solenne in sol maggiore in onore di Santa Cecilia, composta da Charles Gounod
nel 1855 per tre solisti, coro, orchestra e organo, preceduta dalle Antiche
danze e arie per liuto, Suite n. 1 e dalle Vetrate di chiesa P 150 di
Ottorino Respighi.
Il
27 e il 28 novembre avrà luogo l’ultimo concerto in abbonamento,
che vede il ritorno del direttore Andriy Yurkevych alla guida
dell’Orchestra areniana nell’Ouverture Leonore n. 3 di Beethoven e della
monumentale Sinfonia 1 in
do minore op. 68 di Brahms, che più di tutte raccoglie il testimone
della Nona del genio di Bonn. La prima parte Peter Szanto sarà
impegnata come solista nel raro Poème di Ernest Chausson per violino
e orchestra.
L’opera
torna in scena dal 13 al 20 dicembre con una attesissima produzione
di Un Ballo in maschera di Giuseppe Verdi, firmata dal grande
baritono verdiano Leo Nucci, leone del palcoscenico ed esperto conoscitore
della musica e della drammaturgia di Verdi, eppure esordiente alla regia di
questo allestimento del Teatro Comunale di Piacenza, che si avvale delle scene
di Carlo Centolavigna e dei costumi di Artemio Cabassi. Sul podio del
Filarmonico fa il suo atteso ritorno il maestro Daniel Oren. Il cast
sarà impreziosito da esperti conoscitori del repertorio verdiano: Murat
Karahan, dopo i grandi successi areniani delle ultime stagioni, farà il suo
ritorno al Filarmonico come Riccardo, Simone Piazzola sarà Renato,
mentre Anna Pirozzi, soprano dalla brillante carriera richiesta dai maggiori
teatri internazionali, vestirà i panni di Amelia in alternanza al
soprano albanese Enkeleda Kamani.
Il
2020 si conclude come da tradizione con l’atteso appuntamento del 31
dicembre: Orchestra e Coro dell’Arena di Verona, insieme a prestigiosi solisti,
daranno vita a un inedito Concerto di Capodanno (fuori abbonamento)
sulle più celebri arie d’operetta, diretti da Steven Mercurio, che ha
recentemente brillato a Monaco nel maggio 2019 alla guida dell’orchestra
areniana occasione del concerto “Amore & Amicizia”.
Le
produzioni della Stagione Artistica 2020 vedono impegnati Orchestra, Coro,
Ballo e Tecnici dell’Arena di Verona.