venerdì 15 novembre 2024

Orchestra Sinfonica di Milano | Emmanuel Tjeknavorian e Daniel Lozakovich | 22-24 novembre, Auditorium di Milano | Mendelssohn, Schumann, Schubert



Venerdì 22 novembre 2024 ore 20
Domenica 24 novembre 2024 ore 16
Auditorium di Milano, Largo Mahler

Felix Mendelssohn
Le Ebridi, Ouverture in Si minore op. 26
Robert Schumann
Concerto per violino e orchestra in Re minore
Franz Schubert
Sinfonia n. 6 in Do maggiore D 589 “La piccola”

Orchestra Sinfonica di Milano
Daniel Lozakovich Violino
Emmanuel Tjeknavorian Direttore

Con il contributo del Ministero della Cultura.
Fondatori Istituzionali: Regione Lombardia, Comune di Milano.
Fondatori Promotori: Città metropolitana di Milano, Camera di Commercio di Milano Monza
Brianza Lodi, Banco BPM, Pirelli, Intesa Sanpaolo.
Con il sostegno di Fondazione Cariplo.

Il concerto sarà trasmesso in diretta su Radio Tre

Emmanuel Tjeknavorian (nella foto a sinistra), Direttore Musicale dell’Orchestra Sinfonica di Milano dalla Stagione 2024/25, ritorna sul podio dell’Auditorium di Milano venerdì 22 novembre (ore 20) e domenica 24 novembre (ore 16) con un programma che propone tre diverse anime del romanticismo: Franz Schubert, di cui si esegue la Sinfonia n.6 in Do maggiore “La piccola”, Felix Mendelssohn, di cui viene proposta l’Ouverture in Si minore op.26, Le Ebridi, e Robert Schumann, con il raro Concerto per violino e orchestra in Re minore.
Un solista d’eccezione: Daniel Lozakovich. Classe 2001, Exclusive Artist della Deutsche Grammophon, descritto da Le Figaro come “musicista eccezionale, dotato di perfetta maestria”, tra i più interessanti violinisti della sua generazione.
Vero enfant prodige, Daniel Lozakovich (nella foto a destra) ha iniziato a suonare il violino a soli 7 anni e ha debuttato da solista due anni dopo con i Virtuosi di Mosca e Vladimir Teodorovič Spivakov. “Io cerco di cogliere quanto più posso, a livello emotivo e spirituale dal pezzo che sto studiando. È’ sempre una ricerca, un buco nero dove poter trovare sempre qualcosa di nuovo”, afferma Lozakovich, nato in Svezia nel 2001 da una famiglia multiculturale – il padre è proveniente dalla Bielorussia mentre la madre dal Kyrgyzistan – qualcosa che innegabilmente influenza il suo modo di essere nel mondo. Altro tratto comune con il Direttore Musicale Emmanuel Tjeknavorian, austriaco di origine armena, che con Lozakovich spartisce anche, e soprattutto, la radice violinistica, visto che, come è noto, la sua carriera direttoriale è stata preceduta da una scintillante carriera violinistica a livello planetario.
Così, Emmanuel Tjeknavorian e Daniel Lozakovich, due talenti smisurati oltre che amici di vecchia data, si incontrano in Auditorium per un concerto tutto dedicato all’universo romantico mitteleuropeo. Nel Concerto per violino di Robert Schumann, a detta dello stesso Lozakovich, è possibile rintracciare “la lotta del compositore durante gli ultimi anni della sua vita, dove sembra che egli assaggi il Paradiso prima della fine del suo viaggio terreno. Nella melodia c’è il dettato di Schumann e Mendelssohn, ma anche la lotta tra bellezza e terrore: sembra venir evocata la bellezza dei dipinti di Raffaello, ma anche il dolore dell’Urlo di Munch o la pazzia di Francis Bacon”.
Di Felix Mendelssohn viene invece proposto un lavoro che è frutto dell’esperienza che l’ha ispirato, un tour che Mendelssohn effettua nel 1829 e che lo porta fino alla Scozia. Le isole Ebridi, che danno il nome all’Ouverture in Si minore op.26, si trovano a ovest di quest’ultima, e, nell’ambito del viaggio, il compositore rimane molto colpito da una di esse (Staffa) nella quale può visitare la suggestiva Grotta di Fingal (nell'immagine, una stampa di Thomas Pennant datata 1774), che nient’altro è, se non la protagonista di questa splendida pagina sinfonica, all’interno della quale Mendelssohn raccoglie ancora fresche le sue suggestioni sulle leggende gaeliche e i paesaggi che così tanto lo avevano colpito. L’Ouverture pare del resto essere dipinta proprio sul movimento delle onde e sugli echi della grotta che tanto impressionò il compositore.
Ancora diversa la declinazione del Romanticismo nell’austriaco Franz Schubert della Sinfonia n.6 in Do maggiore, “La piccola”, che, come afferma Tjeknavorian, “rappresenta senza dubbio la più ‘italiana’ delle sinfonie di Schubert”. Non è un caso, dal momento che, negli anni in cui viene composta (1817-1818), a Vienna si esegue tantissima musica del compositore pesarese, ed è proprio in questo clima che il ventenne Schubert compone questo lavoro. Per avere un’idea della portata di questa “febbre italiana”, basti pensare che il compositore interromperà la stesura della sinfonia per scrivere le due pregevoli ouverture “in stile italiano”. Con le due ouverture “in stile italiano” la sinfonia condivide la chiara ascendenza rossiniana e la giocosità dello stile.

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