giovedì 14 novembre 2024

Orchestra Sinfonica di Milano | Emmanuel Tjeknavorian e i Solisti della Sinfonica | domenica 24 novembre ore 11, Teatro Gerolamo

 
Domenica 24 novembre 2024 ore 11
Milano, Teatro Gerolamo, Piazza Cesare Beccaria 8

Arnold Schönberg
Verklarte Nacht op. 4
Felix Mendelssohn
Ottetto per archi in Mi bemolle maggiore op. 20

Emmanuel Tjeknavorian Violino

I Solisti della Sinfonica di Milano
Luca Santaniello Violino
Klest Kripa Violino
Marco Capotosto Violino
Miho Yamagishi Viola
Cono Cusmà Piccione Viola
Tobia Scarpolini Violoncello
Giulio Cazzani Violoncello

Continua domenica 24 novembre alle ore 11 la Stagione da camera dell’Orchestra Sinfonica di Milano, che si svolge al Teatro Gerolamo di Piazza Beccaria, sulle note dell’Ottetto in Mi bemolle maggiore di Felix Mendelssohn e di Verklärte Nacht («Notte trasfigurata») di Arnold Schönberg, che vede salire sul palco Emmanuel Tjeknavorian (nella foto a sinistra), Direttore Musicale dell’Orchestra Sinfonica di Milano, insieme ai Solisti della formazione di Largo Mahler.
 
Prima di essere un eccellente direttore d’orchestra, Tjeknavorian si è affermato a livello mondiale come talento del violino esibendosi nelle sale da concerto più prestigiose insieme a orchestre e in formazioni cameristiche con importanti musicisti del nostro tempo. La musica da camera ce l’ha nel sangue, come afferma in un’intervista: “La musica è la mia lingua-madre, e in particolare la musica da camera, la dimensione intima e conversativa della musica è la mia preferita. La mia intenzione è ritagliarmi per ogni Stagione almeno un’occasione in cui imbracciare il violino e partecipare a un concerto cameristico con i Solisti dell’Orchestra Sinfonica di Milano.” Del resto, a detta del nuovo Direttore Musicale di casa all’Auditorium di Milano, il lavoro cameristico compenetra quello sinfonico e viceversa, ed è di fondamentale importanza, per l’orchestra, coltivare entrambi gli ambiti, assolutamente inscindibili e senz’altro complementari.
Così, domenica 24 novembre Tjeknavorian sale sul palco del Gerolamo insieme ai violini Luca Santaniello, Klest Kripa, Marco Capotosto, le viole Miho Yamagishi e Cono Cusmà Piccione, i violoncelli Tobia Scarpolini e Giulio Cazzani, Vengono proposti due lavori straordinari della letteratura cameristica dell’Otto e Novecento, l’Ottetto per archi di Mendelssohn e il sestetto Verklärte Nacht di Schönberg. Due lavori che raccontano un’epoca.
Da una parte l’Ottetto in Mi bemolle maggiore di Mendelssohn, capolavoro giovanile composto a 16 anni e che mostra la sua precoce maturità intellettuale, artistica e compositiva. Sulla partitura autografa si leggono le parole di Mendelssohn, deciso a sottolineare la natura quasi sinfonica di questo capolavoro da camera: “Questo Ottetto va suonato da tutti gli strumenti nello stile di un'orchestra sinfonica. I piani e i forti debbono essere rispettati attentamente e sottolineati con più forza di quanto si usa in opere di questo genere”. Del resto, passa alla storia un’incisione della versione orchestrale dell’Ottetto, eseguita da Abbado insieme ai Berliner Philharmoniker, a testimoniare quanto il passo dalla dimensione cameristica a quella sinfonica, in questo caso, sia breve, in una scrittura che “non esclude il susseguirsi di sbalzi d'umore repentini e inopinati, in una condotta delle parti d'inesausta fantasia, a dar vita a una sorta di commedia sonora senza scene”, come suggerisce Raffaele Mellace.
Fa da interessante pendant a questa meraviglia cameristica Verklärte Nacht («Notte trasfigurata») di Arnold Schönberg, il primo vero traguardo del compositore austriaco, allora ventiquattrenne. Trascritto per orchestra d'archi nel 1917 e riveduta infine nel 1943, si tratta di un poema sinfonico ispirato a una lirica di Richard Dehmel in cui si narra come, passeggiando una notte in un parco, una donna confessi al suo amante di essersi sposata con un uomo che non ama e di averci concepito un figlio. Teme di essere abbandonata dall'amante, ma l'anima generosa dell'uomo la rassicura. Il calore dell'amore, in armonia con la radiosità della natura, trasfigurerà il figlio della donna, facendolo appartenere a entrambi.

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