“Rota/Visconti”: questo è il titolo del concerto che verrà eseguito dall’Orchestra Sinfonica Siciliana venerdì 15 marzo alle ore 21 e sabato 16 marzo alle ore 17,30 al Politeama Garibaldi. Si tratta di un vero e proprio viaggio nella musica di Nino Rota, apprezzato compositore di colonne sonore per il cinema e di noti brani di musica classica. Il programma, infatti, prevede l’Ouverture da Il cappello di paglia di Firenze, il Concerto soirée per pianoforte e orchestra e la Sinfonia sopra una canzone d’amore, quest’ultima fonte di ispirazione per il film Il Gattopardo di Luchino Visconti. Dirige Luciano Acocella con solista al pianoforte Maurizio Baglini.
Prova generale aperta alle ore 10 di venerdì 15 marzo (costo del biglietto € 5).
Biglietti concerti (€ 25 platea; € 20 palco; € 15 anfiteatro con riduzioni del 20% per abbonati 2023/24, docenti, convenzioni e del 50% per studenti, under 16 + accompagnatore, ipovedenti e diversamente abili con necessità di accompagnatore) presso il Botteghino del Politeama o online su Vivaticket
(dal programma di sala. Testi di Riccardo Viagrande)
Nino Rota (Milano 1911 - Roma 1979)
Il Cappello di paglia di Firenze, Ouverture
Periodo di composizione: 1945-1955
Prima rappresentazione: Teatro Massimo di Palermo, 21 aprile 1955.
Nell’ambito del teatro musicale il nome di Rota è principalmente legato a Il cappello di paglia di Firenze, in quattro atti su libretto scritto dallo stesso compositore in collaborazione con la madre Ernesta Rinaldi e tratto dalla commedia Le chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel. La trama dell’opera, la cui composizione, iniziata quasi per divertimento nel 1945, fu completata soltanto dieci anni dopo su richiesta di Simone Cuccia, direttore del Teatro Massimo di Palermo, dove fu rappresentata il 21 aprile 1955 riscuotendo un grandissimo successo, insolito per un’opera del Novecento, ha per protagonista Fadinard le cui nozze vengono messe in discussione dagli equivoci causati da un cappello di paglia di Firenze di proprietà di una certa Anaide. Proprio il giorno delle nozze, infatti, il cavallo del giovane aveva mangiato il cappello di paglia di Firenze che una donna, una certa Anaide, aveva appeso al ramo di un albero prima di allontanarsi con il suo amante. Per non suscitare i sospetti del geloso marito, la donna e il suo amante Emilio pretendono che Fadinard li risarcisca con un cappello simile. Dopo una serie di avventure comiche, alle quali partecipano anche gli invitati alle nozze, lo scioglimento avviene grazie all’intervento dello zio sordo del giovane il quale aveva portato come dono di nozze proprio un cappello di paglia di Firenze che, finalmente, può essere indossato da Anaide. Grande conoscitore degli stili della tradizione musicale, Rota riuscì con maestria a imitarli in questa partitura, introducendo elementi rossianiani, ma anche rievocazioni di Mascagni evidenti nella rappresentazione del calesse, mentre le minacce del suocero assumono gli accenti del Commendatore del Don Giovanni di Mozart. La brillante partitura si distingue per la raffinata orchestrazione e per una scrittura che dà l’impressione di un moto perpetuo, idoneo a rappresentare in modo efficace il susseguirsi delle azioni. L’ouverture è un breve brillante brano nel quale, come in una sorta di pot-pouri, vengono proposti alcuni dei temi dell’opera della quale è anticipato il carattere frenetico.
Concerto soirée per pianoforte e orchestra
Walzer-Fantasia. Tempo di walzer tranquillo
Ballo figurato. Allegretto calmo, con spirito
Romanza. Andante malinconico
Quadriglia. Allegro con spirito
Can-can. Animatissimo
Periodo di composizione: 1961-1962
Prima esecuzione: Vicenza, Teatro Olimpico, 23 settembre 1963.
“Ho sentito di lui un concerto per cello e orchestra. L’ha accennato al pianoforte riserbando la parte dello strumento solista alla sua vocina bianca e tenue in fondo alla quale tremava un po’ di emozione. Squadernata sul leggio la partitura ho potuto seguirla battuta per battuta, e dentro di me ogni ruga di preoccupazione e di sospetto s’è andata spianando innanzi all’opera d’arte. Tutto ciò che di ingenuo e di infantile – che invano cercheremo oggi tra le pagine dei nostri maggiori artisti – una chiarità di luce così suggestiva che, una volta tanto, anch’io ho dovuto ricredermi su quella che a me era sembrata una verità incontrovertibile, cioè sull’inesistenza del fanciullo prodigio inteso come fenomeno naturale puro e mondo di ogni incrostazione artificiosa e da ogni espediente effettistico pour épater il grosso pubblico sempre avido di sensazioni nuove”.
Queste parole, tratte da un articolo firmato da Silvino Mezza e uscito nel 1926 sulla rivista «Cronache Musicali», tracciano il ritratto fedele di un giovanissimo Nino Rota, nell’atto in cui al pianoforte fa sentire un suo concerto per violoncello e orchestra. Inoltre l’articolo di cui sopra fornisce un’efficace testimonianza sia della preparazione di Rota in composizione, fin da allora, sia della precocità del suo talento musicale, che già, all’età di 15 anni, non temeva di confrontarsi con la difficile forma del concerto solistico, sia pure per violoncello e orchestra. Il suo spontaneo virtuosismo di pianista fu, inoltre, evidenziato da Fedele D’Amico con un’efficace metafora, quando scrisse che Rota suonava il pianoforte come altri mangiano. Del resto il compositore milanese si servì proprio del pianoforte, diventato il fedele e insostituibile compagno della sua attività musicale, per comporre le melodie che lo avrebbero reso famoso come compositore non solo di colonne sonore, ma anche di tutti gli altri temi delle sua vastissima produzione. Al pianoforte Rota dedicò ben tre concerti, tra i quali spicca il Concerto Soirée, composto tra il 1961 e il 1962 ed eseguito per la prima volta il 23 settembre 1963 al Teatro Olimpico di Vicenza. Dalla struttura formale alquanto originale e inconsueta, il Concerto, che senza ombra di dubbio può essere considerato come un piccolo capolavoro per gli spunti tematici frutto della sua straordinaria inventiva, si presenta come una suite di danze con pianoforte solista. Aperto, infatti, da un elegante Walzer-fantasia (Tempo di walzer tranquillo), il cui tema, esposto inizialmente dal pianoforte, si segnala per le delicate ornamentazioni melodiche, prosegue con un Ballo figurato (Allegretto calmo, con spirito), il cui clima spensierato e sbarazzino è inclinato da episodi più aggressivi di cui sono protagonisti i fiati. Ad esso segue una Romanza (Andante malinconico) di carattere malinconico, nella quale, insieme al pianoforte, sono protagonisti anche una viola e un violoncello, ai quali sono affidati degli episodi solistici. Una Quadriglia (Allegro con spirito), basata su arpeggi di fiati che ritornano spesso, e un travolgente Can-can (Animatissimo) concludono brillantemente il concerto nel quale la straordinaria creatività artistica di Rota nel comporre melodie di suggestiva bellezza si adatta alle movenze della danza che, tante volte, ha trovato spazio nelle sue colonne sonore.
Sinfonia sopra una canzone d’amore
Allegro
Allegro vivace
Andante sostenuto
Allegro impetuoso
Periodo di composizione: 1947-1972
Prima esecuzione: Roma, Auditorium del Foro Italico, 17 giugno 1972.
Pur essendo meno nota rispetto a quella di colonne sonore per film, la produzione “seria”, riguardante i generi classici, come oratori, opere e sinfonie, di Nino Rota è altrettanto consistente e non stabilisce con l’altra un rapporto gerarchico di maggiore o minore importanza, anzi è con essa intrecciata al punto tale da creare reciproci interscambi. Questo è il caso della Sinfonia sopra una canzone d’amore, prima delle quattro sinfonie di Rota, che, composta nel 1947 nella versione pianistica, fornì il materiale musicale per il film Il Gattopardo di Luchino Visconti e per La leggenda della montagna di cristallo (1949) di Henry Cass. Quando nel 1962, ben 15 anni dopo, Visconti chiese a Rota di scrivere la colonna sonora del suo capolavoro cinematografico, Il Gattopardo, una volta risolta la scena del ballo con il famoso valzer di Verdi che Rota riorchestrò e al quale aggiunse nuovi ballabili, si pose il problema di cercare delle musiche in stile romantico per le altre scene. Il grande regista, in particolar modo, aveva chiesto a Rota di adattare, tagliare e ricomporre una sinfonia romantica, come aveva fatto in precedenza per il film Senso per il quale erano stati utilizzati temi tratti dalla Settima di Bruckner, ma la ricerca non fu semplice e per molto tempo rimase infruttifera. Un giorno Rota accennò al pianoforte questa giovanile sinfonia che piacque subito a Visconti prima ancora di sapere che l’autore fosse proprio Rota. Per la pellicola di Visconti Rota adattò, riorchestrando, per un organico più complesso formato da legni, ottoni, pianoforte, arpa, celesta e da una nutrita sezione di archi, il terzo e il quarto movimento, mentre alcuni temi del primo movimento erano già stati utilizzati per la già citata pellicola di Henry Cass. Eseguita per la prima volta il 17 giugno 1972 a Roma, la Sinfonia si distingue per una fluida cantabilità che pervade sia il primo che il secondo danzante tema del primo movimento, Allegro, in forma-sonata ed estremamente ricco di contrasti timbrici. Il secondo movimento, Allegro vivace, è un brillante Scherzo che si distingue ancora una volta per la freschezza dell’invenzione melodica e per una straordinaria vitalità ritmica. Un clima malinconico pervade, invece, il terzo movimento, Andante, formalmente una canzone tripartita (A-B-A), mentre l’ultimo movimento, Allegro impetuoso, aperto da un tema di grande effetto, è un Rondò nel quale il fluire della melodia prende a volte delle pieghe drammatiche. Molto suggestivo è il finale in pianissimo scandito dai colpi dei timpani.
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