lunedì 3 luglio 2023

STABANT MATRES, UNA NUOVA SACRA RAPPRESENTAZIONE PER LA BASILICA DI SAN VITALE - Da martedì 4 a domenica 9 luglio, alle 19.30, musiche di Paolo Marzocchi e testo di Guido Barbieri

 
 
Se nell’Antico Testamento le figure femminili che appaiono sono poche e di scarso rilievo, è nel Nuovo Testamento, e in particolare nel Vangelo di Matteo, che la loro presenza emerge con maggiore incisività per tracciare una sorprendente genealogia di Gesù. Seguendo questo filo narrativo, risalendo di generazione in generazione, si dipana Stabant Matres, in scena da martedì 4 a domenica 9 luglio, sempre alle 19.30, al cospetto dei mosaici della Basilica di San Vitale. Questa parabola spirituale per cinque voci soliste, tre attrici, coro misto e ensemble strumentale è stata commissionata da Ravenna Festival al compositore Paolo Marzocchi, su un nuovo testo di Guido Barbieri. 

Questa prima è un lavoro composito, come si intuisce dall’organico che ha per protagoniste il soprano Valentina Coladonato (nella foto) e le voci del Master in canto dedicato al repertorio novecentesco del Conservatorio “Verdi” di Ravenna, ovvero i soprani Manuela Rasori, Clara La Licata, Benedetta Gaggioli e il mezzosoprano Simona Mastropasqua; poi alcune attrici della Scuola di teatro “Alessandra Galante Garrone” di Bologna, nonché il Coro Ecce Novum diretto da Silvia Biasini e l’ensemble strumentale LaCorelli, diretto in questo caso dallo stesso Marzocchi.
 
Libretto e partitura si modellano secondo architetture simboliche – la genealogia si suddivide in 3 parti ognuna delle quali costituita di 14 antenati – ma per ricondurre Gesù a Davide e prima ancora ad Abramo e Isacco, ecco che in primo piano si portano le “antiche” madri. Tamar, sposa di Giuda, poi Rahab, moglie di Salmon che ha generato Booz, e infine Rut, sposa di Booz, che ha generato Obed, padre di Iesse che infine genera Davide; eppoi Betsabea che con Davide genera Salomone. Alle antenate che mai hanno visto il Salvatore, si aggiunge infine Maria.
 
Una “ascendenza” che fa si che «Gesù sia figlio di cinque madri simboliche di antenati che appartengono per via diretta al suo albero genealogico». Ma soprattutto, come spiega Guido Barbieri, c’è una cosa che accomuna le quattro madri antiche: «sono quattro “straniere”, donne che non appartengono alla stirpe del popolo eletto, che provengono da luoghi lontani nel tempo e nello spazio, anche se tutte ambiscono ad essere ammesse alla “comunità” di Israele». Insomma, sono quattro “immigrate” e, tranne Betsabea, appartengono agli strati più umili della società. Perché Cristo è figlio del “popolo eletto”, ma per discendenza matrilineare rappresenta tutta l’umanità senza distinzione di censo, origine e identità.
 
La musica di Paolo Marzocchi (nella foto), a sua volta, sembra germinare dalle parole che, secondo un celebre dipinto di Caravaggio, Matteo ispirato da un angelo vede comparire nell’incipit del suo Vangelo: “Elle Hattoledot”, ossia “Queste sono le generazioni”. È una musica che nasce «da un silenzio dinamico» dal quale sembrano comparire rumori lievi, forse una voce, «respiri invisibili che lentamente si rivelano sillabe e fonemi» e che progressivamente prendono il corpo del suono e del canto, fino a sviluppare vere e proprie arie che caratterizzano, anche nella varietà del rivestimento timbrico strumentale, ciascuna delle protagoniste.


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