Appena pochi giorni fa, mercoledì 15
marzo, Raffaele Mellace, tra i più influenti studiosi e
conoscitori della musica di Bach, presentando il suo ultimo libro “La
voce di Bach” spiega a un certo punto come occorra sempre
mettersi nella luce del tempo e del pensiero del musicista di
Eisenach per comprenderne più a fondo l’arte compositiva. Tra i
tratti definitori di quell’epoca, in quella terra impregnata di
Lutero, Keplero e Leibniz, compare la considerazione della musica
come arte totale e immaginifica dell’ordine del cosmo, dell’armonia
di natura, e dunque del pensiero divino che ne è stato artefice,
architetto.
È una considerazione che spesso dimentichiamo di fare
quando la musica che ascoltiamo rientra nella nostra categoria di
arte “profana”, ma è una mancanza importante, forse volutamente
attuale e che Bach oggi non comprenderebbe, tale era l’unitarietà
di intenzione nella sua produzione musicale, qualunque fosse la
destinazione o il pretesto – sua come di molti suoi
contemporanei.
Ecco perché abbiamo deciso di far precedere la
locuzione che Bach ha apposto a moltissime sue opere, S. D.
G. (Soli Deo Gloria), a questo focus su una delle forme più
libere e aperte di cui sia stato compositore di assoluta genialità:
la Toccata.
Potrebbe sembrare di facile conquista comunicativa
ricordare, tra le molte, la Toccata e Fuga in re minore più
famosa, quella BWV 565 che è diventata jingle, colonna sonora
di film e cartoni animati, suoneria di cellulare: ma proprio da lì
partiamo per ricordarla nella sua completezza, nella sua dinamicità,
in un ascolto complessivo che, per una banale facilità che tanto
l’ha investita, è spesso sconosciuto ai più. Una facilità che
però ugualmente richiama un'evidenza, quella di un gesto musicale
cui evidentemente nessuno riesce a sottrarsi: impossibile non
riconoscere l’attrazione impressionante verso ogni passaggio, ogni
nuova variazione, ogni nuova proposta linguistica. Moltiplichiamo
questa capacità per cinque esemplari di Toccate con pedale,
inframezzati dai quattro Duetti per organo che sono parte
della Terza parte della Clavier-Übung, e avremo il
programma che Alessio Corti eseguirà per la sesta
edizione del Progetto BACH venerdì 31 marzo alle
20.30 all’Organo Tamburini della Chiesa di S. Maria Segreta a
Milano. A questa forma, così esplorata da Bach con impressionante
varietà, rigore e immaginifica fantasia, e a queste opere
organistiche Carlo Fiore ci introdurrà mercoledì
29 marzo alle ore 19, nell’Auditorium di via Bazzoni 2 (Milano) in
un’ora di viaggio, percorso, ascolto.
Un programma, dunque,
che partendo dal divino dono dell’armonia che imperversa nella
musica e nell’universo di Bach, finisce per esaltare il genio e
l’arte umana dell’invenzione e dell’equilibrio, dell’estro e
del modo in cui incanalarlo in un discorso che giunga a chiunque.
Perché ancora, come spiegava Christoph Wolff in una intervista a
Repubblica del 2004, riflettendo sulla prospettiva umanistica insita
nella musica di Bach: «La sua è una musica che parla all'individuo.
Pur derivando da strutture astratte, sa esprimere amore e dolore,
sentimenti vasti e profondi. Il suo non è mai soltanto un bel suono:
è un universo carico di significati». (G. C.)
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