Profondità del suono, nobiltà del fraseggio, pathos interpretativo. Mischa Maisky torna con il suo prezioso violoncello Montagnana del ‘700 a suonare per il pubblico dell’Accademia Filarmonica Romana giovedì 2 marzo al Teatro Argentina (ore 21) le Suites per violoncello solo di Bach. Capolavori della musica di tutti i tempi, veri e propri “monumenti” che il musicista lettone ha eseguito in concerto moltissime volte e inciso in tre diverse registrazioni nella sua lunga carriera artistica, regalando sempre nuove interpretazioni ed emozioni. Nelle Suites regola e invenzione trovano un insuperabile punto d’incontro: “un grande diamante, con tante sfaccettature diverse che riflettono la luce in innumerevoli modi” così Maisky sulle Suites di Bach di cui esegue la n. 1 in sol maggiore BWV 1007, la n. 4 in mi bemolle maggiore BWV 1010 e la n. 5 in do minore BWV 1011, completando il ciclo avviato nella stagione precedente.
È impossibile stabilire una cronologia esatta delle Suites, mancando datazioni e manoscritto originale. Si presume siano state concepite prima o dopo le Sonate e Partite per violino solo. Molti studi indicano il 1720 come periodo più probabile, con Bach in procinto di trasferirsi a Lipsia. Le sei Suites rimangono sconosciute sino agli inizi del ‘900, quando il violoncellista catalano Pablo Casals, appena tredicenne, in un negozio di Barcellona s’imbatte in un’edizione usata della partitura. Dopo anni di studio, esecuzioni e continue ricerche, l’opera bachiana sale alla ribalta internazionale. È il 1930 e Casals decide di registrare tutte le partiture, svelando al mondo la bellezza miracolosa di queste pagine. Ciascuna Suite si compone di sei movimenti: un Prélude seguito da una serie di danze cortesi lente o più vivaci, come Allemande, Courante, Sarabande, Minuet, Bourrée, Gavotte o Gigue. Tutte mostrano un equilibrio perfetto, fra sperimentazione e tradizione, senza dimenticare la spiccata forza espressiva.
Unico violoncellista al mondo ad aver studiato sia con Mstislav Rostropovič sia con Gregor Piatigorsky, Maisky si considera un cittadino del mondo, come ama spesso raccontare: “Suono un violoncello italiano, con archetti francesi e tedeschi, corde austriache e tedesche. Mia figlia è nata in Francia, mio figlio maggiore in Belgio, il terzo in Italia e il più piccolo in Svizzera. Guido un’auto giapponese, indosso un orologio svizzero, una collana indiana e mi sento a casa ovunque ci siano persone che amano la musica classica”. Artista di fama mondiale, ospite fisso nei maggiori festival internazionali, ha collaborato con i più grandi direttori (Bernstein, Giulini, Maazel, Mehta, Muti, Barenboim, Levine, Temirkanov, Gergiev, Petrenko, etc), e con musicisti tra cui Argerich, Lupu, Kissin, Perlman, Lang Lang, Serkin, Kremer, Bashmet, Vengerov. Nel 2000 ha impegnato l’intero anno in una lunghissima tournée dedicata a Bach con più di 100 concerti. Nel 2021 la Deutsche Grammophon – di cui è artista esclusivo da più di trent’anni – ha pubblicato un cofanetto che raccoglie i suoi 44 CD a suggello di una straordinaria carriera musicale. Fra i più recenti riconoscimenti, nel 2021 la nomina ad Accademico Onorario dell'Accademia di Santa Cecilia e il premio Honorary Fellow dell'Accademia di musica e danza di Gerusalemme. A partire dalla stagione 2022/23 è nominato solista onorario della Filarmonica Toscanini di Parma.
Il concerto si inserisce nella rassegna “La musica da camera dal barocco al contemporaneo” sostenuta dalla Regione Lazio con il Fondo Unico 2023 sullo Spettacolo dal Vivo
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