venerdì 6 dicembre 2019

Il Pinocchio di Pierangelo Valtinoni e Paolo Madron in scena al Teatro Malibran, regia Gianmaria Aliverta e direzione Enrico Calesso


La magica storia del burattino vivente più famoso di tutti i tempi si fa opera in musica: Pinocchio, fiaba musicale del compositore vicentino Pierangelo Valtinoni su libretto di Paolo Madron liberamente ispirato alle Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, sarà in scena al Teatro Malibran nel periodo immediatamente prenatalizio e nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2019-2020 della Fenice. Lo spettacolo, adatto al pubblico di tutte le età, è un nuovo allestimento firmato dal giovane e innovativo regista Gianmaria Aliverta, che si avvale per questa produzione delle scene di Alessia Colosso, dei costumi di Sara Marcucci, del light design di Elisabetta Campanelli e dei movimenti coreografici di Silvia Giordano. La parte musicale sarà affidata al maestro Enrico Calesso, che guiderà l’Orchestra del Teatro La Fenice e il coro di voci bianche dei Piccoli Cantori Veneziani, preparati da Diana D’Alessio. Cinque le repliche questo mese, il 13, 15, 17, 19 e 21 dicembre 2019; altre cinque sono programmate a marzo 2020.


Pinocchio di Valtinoni e Madron è nato nel 2001, come atto unico per il Teatro Olimpico di Vicenza; ma è nel 2006, alla Komische Oper di Berlino, che prende davvero forma, ‘scolpito’ nei due atti in cui il libretto riesce a condensare senza sacrificio le avventure del burattino che vuole diventare bambino con un ritmo drammaturgico incalzante e coinvolgente. Da allora, come il suo predecessore di inchiostro e carta, anche l’opera Pinocchio ha girato tutto il mondo, da Mosca a Madrid a Hong Kong, riscuotendo ovunque unanime successo. Al Teatro Malibran sarà proposta la versione definitiva – sempre in due atti – rappresentata per la prima volta al Teatro Regio di Torino nel maggio di quest’anno.
Benedetto Croce lo definì «il più bel libro della letteratura infantile italiana» e certamente Pinocchio di Carlo Collodi, dalla sua nascita nel 1881, ha conosciuto un successo degno di tale fama. È stato tradotto in più di duecentosettanta lingue, raccontato da tutte le arti, dal cinema al fumetto passando per la danza e la televisione, interpretato secondo chiavi di lettura tra le più complesse. «Pinocchio – secondo Croce – che tanto piacque e piace ai bambini, piace anche agli adulti, e non già per il ricordo del piacere che vi provarono un tempo, o non solo per questo, ma proprio per se stesso. È un libro umano e trova le vie del cuore».
A dargli voce e vita ‘musicale’, due autori poliedrici, preparati e accomunati dall’attenzione alla poetica del mondo infantile come Valtinoni e Madron. Pierangelo Valtinoni è il secondo compositore italiano vivente più eseguito al mondo; si è formato e ha lavorato anche come direttore di coro e d’orchestra, organista e insegnante. Le sue composizioni, tra cui quattro opere dedicate all’infanzia, sono state incise e pubblicate da importanti etichette ed editori musicali. Paolo Madron, una grande passione per cinema, teatro e poesia e una carriera da librettista, è giornalista esperto in economia: ha scritto per «Il Foglio», «Il Giornale», «Panorama», «Il Sole 24 Ore» e il settimanale «Economy» (di cui è stato fondatore); e attualmente dirige il quotidiano online Lettera43.it.



«L’operazione messa in atto insieme a Paolo Madron – spiega il compositore Pierangelo Valtinoni – ha cercato di eliminare quel moralismo un po’ fastidioso tipico della fine dell’Ottocento, concentrando invece l’attenzione sugli episodi che avrebbero potuto funzionare meglio in un’opera musicale. […] Il fulcro della nostra interpretazione sta nella ricerca, da parte di Pinocchio, del proprio padre, che perde all’inizio e ritrova soltanto alla fine. Il romanzo non è semplicemente (e non solo) un libro per ragazzi. Come sempre accade nelle fiabe, sono presenti due livelli di lettura: il primo è quello che ogni bambino può cogliere leggendo la storia, il secondo è molto più complesso e sofisticato. In questo caso secondo noi il punto centrale sta appunto nella ricerca di una figura importante come il padre».
«Per quanto riguarda la musica – continua Valtinoni – è sempre difficile parlare del proprio linguaggio. Sicuramente sono presenti chiari riferimenti al sistema tonale, che però utilizzo in maniera diversa rispetto a come viene solitamente usato in senso ‘tradizionale’. Questo probabilmente permette una comunicazione maggiore con il pubblico. Il mio sistema compositivo nasce dalla sintesi tra le tante cose che ho amato e studiato. In Conservatorio, com’è naturale, ascoltavo moltissima musica classica, ma durante l’adolescenza molti amici mi facevano sentire anche brani pope tanto rock progressivo. Quindi ho assorbito di tutto, e nel mio linguaggio attuale c’è traccia dell’amore che ho provato per tutte quelle esperienze musicali».
«Nella partitura – spiega il direttore d’orchestra Enrico Calesso – noto, da parte del compositore, una grande consapevolezza di tante esperienze musicali del ventesimo secolo. Pur nel suo stile del tutto originale, mi sembra di ravvisare avvisaglie delle modalità con cui – per fare soltanto due nomi – un Hindemith o uno Stravinsky nella sua fase non atonale e dodecafonica utilizzavano la tonalità. Ci troviamo in presenza di strutture armoniche riconoscibili, però sovrapposte. Per questo quello di Valtinoni è un linguaggio veramente personale».
Dal punto di vista della messinscena, «scene e costumi strizzano un po’ l’occhio agli anni Quaranta del secolo scorso – spiega il regista Gianmaria Aliverta – un’epoca che inizia a essere un po’ lontana e nella quale i nonni ancora raccontavano le fiabe. […] All’interno di questa ambientazione ho inserito anche degli elementi che guardano e parlano più direttamente alla contemporaneità, per far capire che certe cose possono cambiare nella forma in cui si presentano ma non nella sostanza. Il mio obiettivo non è stato quello di ‘riscrivere’ Pinocchio, che è già stato rielaborato da compositore e librettista, ma di evidenziare il suo essere una storia senza tempo. Qualche volta ho anche un po’ giocato con la musica: molte scene sono come delle scatole chiuse, e a livello musicale non comunicano con quelle che le hanno precedute: mi piaceva che quest’idea fosse fruibile anche per lo spettatore, come se si trovasse di fronte alle puntate di una miniserie di Netflix».


Di indiscusso
prestigio il cast di questo nuovo allestimento veneziano di Pinocchio: il burattino sarà interpretato dal soprano Silvia Frigato; il falegname Geppetto, dal basso-baritono Omar Montanari; la fata sarà incarnata dal soprano Giovanna Donadini mentre Chiara Brunello interpreterà il gatto e dottor Gufo; Christian Collia la volpe e dottor Corvo; Rocco Cavalluzzi Mangiafuoco e l’oste; Lara Lagni Lucignolo e Arlecchino; e Rosa Bove il tonno, la lumaca e Pulcinella. A dare voce ai gendarmi, al grillo parlante, ai conigli, al coro di burattini, al coro di bambini e al coro dei pesci saranno i Piccoli Cantori Veneziani. Calcheranno la scena di Pinocchioinoltre i ballerini Davide Bellomo, Matilde Cortivo, Eva Dabalà, Samuel Moretti, Ilario Marco Russo e Nik Simonetti.
Pinocchiosarà proposto con sopratitoli in italiano e andrà in scena venerdì 13 dicembre 2019 ore 19.00 (turno A), domenica 15 dicembre 2019 ore 15.30 (turno B), martedì 17 dicembre 2019 ore 19.00 (turno D), giovedì 19 dicembre 2019 ore 19.00 (turno E) e sabato 21 dicembre 2019 ore 15.30 (turno C). Le repliche del 13 e del 19 dicembre fanno parte del progetto «La Fenice per la città» promosso in collaborazione con la Municipalità del Comune di Venezia; la recita del 15 dicembre è invece parte del progetto «La Fenice per la città metropolitana» promosso in collaborazione con la Città Metropolitana di Venezia. Lo spettacolo sarà poi ripreso mercoledì 11 marzo 2020 ore 11.00 (recita riservata alle scuole), giovedì 12 marzo 2020 ore 11.00 (recita riservata alle scuole), venerdì 13 marzo 2020 ore 11.00 (recita riservata alle scuole), sabato 14 marzo 2020 ore 15.30 e domenica 15 marzo 2020 ore 15.30.

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