Sarà Tosca di
Giacomo Puccini il prossimo appuntamento con la stagione lirica al Teatro
Comunale Luciano Pavarotti di Modena, in scena venerdì 25 ottobre 2019 alle 20,
domenica 27 alle 15,30 e martedì 29 alle ore 20. Lo spettacolo si vedrà in una
nuova coproduzione fra i teatri Regio di Parma, Municipale di Piacenza e
Comunale di Modena che riprende un allestimento scenico di Parma (2009) firmato
dal regista Joseph Franconi Lee da
un’idea di Alberto Fassini, con scene e costumi di William Orlandi. La
direzione musicale è affidata a Matteo Beltrami, attivo da oltre vent’anni
nei maggiori teatri italiani, fra i quali Opera di Firenze, La Fenice di
Venezia, San Carlo di Napoli, Massimo di Palermo, Comunale di Bologna, Carlo
Felice di Genova e all’estero in istituzioni quali NCPA di Pechino, Semperoper
di Dresda, Opera Reale Svedese di Stoccolma, Staatsoper di Amburgo, Teatro
dell’Opera di Montpellier e Teatro Arriaga di Bilbao. Il ruolo di Tosca sarà
interpretato da Ainhoa Arteta,
soprano di fama internazionale ospite nei più prestigiosi teatri del
mondo, fra i quali Carnegie Hall di New York, San Francisco Opera, Liceu de
Barcelona, Teatro Real de Madrid, Bayerische Staatsoper di Monaco, Teatro
Bolshoi di Mosca, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Comunale di Bologna. Fra le
sue interpretazioni più celebri si ricordano La bohème (Mimì), La
traviata (Violetta) e Carmen (Micaela) al Metropolitan Opera di
New York e Musetta ne La bohème alla Royal Opera House Covent Garden
di Londra e all’Arena di Verona. Al suo fianco, si ascolteranno nei ruoli
principali il Mario Cavaradossi di Luciano Ganci e il Barone
Scarpia di Dario Solari,
entrambi interpreti di esperienza e prestigio internazionale.
“Quello con Fassini è stato
un sodalizio artistico lungo e profondo - racconta il regista dello spettacolo
-, che mi ha lasciato una preziosa eredità di insegnamenti. Una delle regole
più importanti ricevute dal mio maestro, cresciuto al fianco di Visconti e suo
grande amico, è quella di costruire lo spettacolo affidandosi alla musica.
Questo presupposto è stato il perno delle sue regie e io ne ho fatto la base
nelle riprese dei suoi lavori. La tradizione operistica è, nella lezione di
Fassini che ho fatto mia, un patrimonio vivo e mai ridotto a vuota routine.
Questo significa che nell'allestimento c'è il massimo rispetto del libretto,
anche se in scena compaiono molte immagini stilizzate, poetiche piuttosto che
realistiche.”
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