giovedì 31 ottobre 2024

ACCADEMIA DI SANTA CECILIA - BIGNAMINI DIRIGE L'ORCHESTRA NELLA QUINTA SINFONIA DI SOSTAKOVIC PER IL GIUBILEO 2025

 

Continuano nei mesi autunnali i “Concerti del Giubileo - Armonie di Speranza”, della Rassegna “Giubileo è cultura”, in preparazione all’Anno Santo.
Il prossimo appuntamento, previsto per il 3 novembre 2024 alle ore 18 presso l’Auditorium di Via della Conciliazione, vedrà protagonista l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che eseguirà la Quinta Sinfonia di Dmítrij Šostakóvič, diretta dal Maestro Jader Bignamini, attualmente Direttore musicale della Detroit Symphony Orchestra e al suo debutto con l’orchestra ciciliana.
L’Accademia di Santa Cecilia, tra le più antiche istituzioni musicali del mondo, è stata fondata da Sisto V nel 1585. La sua Orchestra, considerata una delle migliori d’Europa, eseguirà la Sinfonia n. 5, in quattro movimenti, composta da Šostakóvič nel 1937, della durata di 45 minuti, che prevede un organico di più di 90 Professori d’orchestra.
«Il tema della mia Sinfonia - scrisse lo stesso compositore - è lo sviluppo dell’individuo. Ho considerato come idea centrale dell’opera (...) l’uomo con tutte le sue sofferenze».

Le stelle della danza, a Verona, per una produzione interamente firmata da Fondazione Arena. Dicembre sarà il mese del balletto. Nicoletta Manni, Timofej Andrijashenko e Alessandro Macario saranno i protagonisti del gran finale della Stagione 2024, che si chiude con Il Lago dei cigni di Čajkovskij.


Dal 15 al 22 dicembre, per quattro repliche, torna la danza sul palcoscenico del Teatro Filarmonico, a otto anni di distanza dall’ultimo spettacolo. Il titolo, dal 1877 tra i classici più belli di tutti i tempi, contiene pagine sinfoniche memorabili, scene e passi a due indimenticabili.
Lo spettacolo, una nuova produzione originale di Fondazione Arena, porterà a Verona nomi di assoluto prestigio internazionale. Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko (nella foto in alto), étoile e primo ballerino del Teatro alla Scala, coppia d’arte e nella vita, nei cuori di tanti fan anche per un’indimenticabile proposta di matrimonio sul palcoscenico dell’Arena. Saranno rispettivamente Odette/Odile, ossia i due volti femminili di cigno bianco/cigno nero e il principe Siegfried, per quattro serate indimenticabili dal 15 al 22 dicembre. Accanto a loro ci sarà il mago Rothbart di Alessandro Macario, artista internazionale che dal Teatro San Carlo ha danzato in tutto il mondo, e il Ballo areniano.
Un debutto speciale anche sul podio. L’Orchestra di Fondazione Arena sarà diretta da Vello Pähn (nella foto qui a sinistra), direttore estone poliedrico, applaudito in tutti i principali palcoscenici della danza classica d’Europa, dall’Opéra di Parigi a Vienna e Monaco, già atteso a Londra, Berlino e alla Scala. La produzione vedrà scene dipinte su disegni di Michele Olcese, direttore degli allestimenti scenici di Fondazione Arena, mentre la narrazione seguirà la classica coreografia di Evgenij Polyakov, ripresa per l’occasione da Enrica Pontesilli. Lo spettacolo durerà 2 ore e mezza, compreso un intervallo.
Il Lago dei cigni tornerà anche per la speciale notte di San Silvestro, martedì 31 dicembre alle 19.30, con un cast d’eccezione per una sola serata che verrà svelato a breve.

TCBO: CON “IL BAROCCO” SI CHIUDE LA RASSEGNA “LE ARMONIE DELL’ARTE”. Protagonisti gli storici dell’arte Cristina Acidini e Marco Carminati, insieme alla Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna guidata da Paolo Mancini, solista e concertatore

 

È l’età della meraviglia, ma anche dell’inquietudine e della bizzarria quella a cui è dedicato l’ultimo appuntamento dal titolo “Il Barocco” della rassegna “Le Armonie dell’Arte”, in programma lunedì 4 novembre alle 20.30 all’Auditorium Manzoni. Ospiti per l’occasione saranno gli storici dell’arte Cristina Acidini e Marco Carminati; sul palco insieme a loro la Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna.
 
Acidini è la prima donna a ricoprire il ruolo di presidente dell'Accademia delle Arti del Disegno (fondata nel 1563), oltre ad essere stata anche soprintendente dell'Opificio delle Pietre Dure e del Polo Museale fiorentino. È inoltre autrice di saggi sull’arte del Rinascimento. Accanto a lei Marco Carminati, esperto di storia della pittura e della miniatura rinascimentale e autore di diverse pubblicazioni. Ha lavorato all’inserto “Domenica” del Sole 24 Ore, di cui è stato anche caporedattore responsabile. Nel 2018 è stato nominato Accademico d’onore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia e dal 2023 è vicepresidente degli Amici di Brera.
 
Sebbene segnato da guerre e divisioni, il periodo compreso tra la fine del Cinquecento e la metà del Settecento è caratterizzato da rivoluzioni in ogni ambito: in campo scientifico  con le «sensate esperienze» di Galileo Galilei e le intuizioni di Cartesio, Newton e Bacone; nell’arte con il linguaggio di artisti come Bernini, Rubens, Juvarra e Pietro da Cortona, nel complesso caratterizzato dalla «tensione dinamica, l’andamento curvilineo delle architetture, la proliferazione dell’ornamento e la dilatazione pittorica delle superfici» e da «un acuto senso della teatralità», che dalla Roma del primo Seicento si diffonde in Europa, in Asia e nelle Americhe.
 
Anche la musica è coinvolta in questo cambiamento, come testimoniano le pagine interpretate dalla Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna guidata per l’occasione da Paolo Mancini, solista e concertatore. Alla celebre Marche pour la cérémonie des Turcs di Jean-Baptiste Lully, si accostano il Concerto grosso in re maggiore, op. 6 n. 4 di Arcangelo Corelli – l'altro solista al violino è Marco Ferri – e l’aria Lascia ch’io pianga dall’opera Rinaldo di Georg Friedrich Händel nell’interpretazione del soprano Juana Shtrepi. Il mezzosoprano Aoxue Zu canta invece Erbarme dich, mein Gott dalla Passione secondo Matteo BWV 244 di Johann Sebastian Bach, e dello stesso compositore tedesco è anche il Concerto per violino n. 1 in la minore BWV 1041, di cui viene eseguito il primo movimento. Si torna poi in Italia con le note di Antonio Vivaldi: in programma l'Allegro molto dal Concerto per archi n. 4 in la maggiore RV 158 e il celeberrimo Concerto in sol minore "L’estate" RV 315 dalle Quattro Stagioni.
 
“Le Armonie dell’Arte” è una coproduzione tra Teatro Comunale di Bologna e Innovio, realizzata grazie al supporto di Illumia, PwC Italia e dei Centri di Consulenza Finanziaria di Bologna - Allianz Bank Financial Advisors. La rassegna è curata da Barbara Abbondanza, con la direzione artistica di Valentino Corvino e il coordinamento editoriale di Giovanni Carlo Federico Villa. Le creazioni video sono di Innovio Arts. 

Nelle foto, dall'alto: San Paolo Maggiore, Bologna; Cristina Acidini; Marco Carminati; Paolo Mancini 

7 NOVEMBRE 2024 | TEATRO MUNICIPALE VALLI | Mahler Chamber Orchestra | Elim Chan, direttrice


Teatro Municipale Valli, Reggio Emilia
7 novembre 2024, ore 20.30

Felix Mendelssohn
Sinfonia n.4 in la maggiore “Italiana” op.90
Ludwig van Beethoven 
Sinfonia n.5 in do minore op.67

Mahler Chamber Orchestra
Elim Chan, direttrice

Due sinfonie tra le più celebri e amate dell’intero repertorio sinfonico. La Quarta, ultimata nel 1833, è sicuramente la più famosa delle cinque sinfonie mendelssohniane: omaggio all’Italia e prova del suo “romanticismo felice”, venne abbozzata nel soggiorno italiano del 1831-32. I riferimenti al folclore sono indiretti e stilizzati, mentre il carattere ‘italiano’ risiede piuttosto nella cantabilità e freschezza dei temi, nel piglio brillante e solare e nella luminosità della strumentazione.La Quinta è la più paradigmatica fra le sinfonie di Beethoven. Se la Terza faceva esplodere le proporzioni della sinfonia verso dimensioni fino ad allora inesplorate, la Quinta comprime i processi formali in uno spazio molto più compatto. Il primo movimento, il più breve di tutte le sinfonie di Beethoven, interamente innervato dal famoso tema di apertura di quattro note, è punto di partenza di quel percorso unitario che, comprendendo tutti i movimenti, conduce dal conflitto iniziale al trionfale superamento finale.


Fin dalla sua fondazione nel 1997, la MCO continua a raffinare il suo suono distintivo, la sua identità artistica indipendente e la sua struttura agile e democratica. La MCO è tutt’oggi ancora guidata dai suoi musicisti, in collaborazione con il suo settore dirigenziale. L’orchestra è costantemente in movimento e alla ricerca di nuovi orizzonti culturali e negli anni si è esibita in oltre quaranta Paesi nei cinque continenti.
Il suono della MCO è caratterizzato da uno stile di ‘musica da camera’ che si snoda tra personalità diverse e indipendenti; il suo repertorio principale, che spazia dai periodi classici viennesi e del primo romanticismo fino alle opere contemporanee e alle prime esecuzioni mondiali, riflette l’agilità della MCO nell’attraversare i confini musicali.
L’orchestra ha ricevuto gli impulsi artistici più significativi dal suo mentore fondatore, Claudio Abbado, e dal Conductor Laureate Daniel Harding. La MCO collabora a stretto contatto con una rete di stimati musicisti che ispirano e plasmano l’orchestra: attualmente i principali partner sono i pianisti Mitsuko Uchida e Yuja Wang, nonché il violinista Pekka Kuusisto. I primi violini Matthew Truscott e José Maria Blumenschein dirigono regolarmente l’orchestra nel repertorio dell’orchestra da camera, mentre la collaborazione di lunga data della MCO con il consulente artistico Daniele Gatti si concentra sulle opere sinfoniche più ampie.
I musicisti della MCO condividono tutti un forte desiderio di approfondire continuamente il coinvolgimento con il pubblico. Ciò ha ispirato un numero crescente di incontri musicali e progetti ‘offstage’ che portano musica, apprendimento e creatività nelle comunità di tutto il mondo. Dal 2012 Feel the Music apre il mondo della musica ai bambini non udenti o con problemi di udito, attraverso laboratori interattivi nelle scuole e nelle sale da concerto. I musicisti della MCO sono ugualmente impegnati a condividere la loro passione e competenza con le future generazioni di musicisti: dal 2009, attraverso la MCO Academy, hanno lavorato con giovani musicisti per fornire loro un’esperienza orchestrale di alta qualità e una piattaforma unica per il networking e lo scambio internazionale. Welcome Home: a concert about finding the place where you belong è un format concertistico in cui i gruppi scolastici sono invitati a intraprendere un viaggio multiculturale, favorendo l’introspezione e la contemplazione sul tema dell’’appartenenza’. Queste imprese evidenziano l’impegno della MCO nell’arricchimento la vita delle persone attraverso la musica e nella promozione dell’inclusività.
Ogni estate, la MCO costituisce il nucleo principale della Lucerne Festival Orchestra. Le collaborazioni con Daniel Harding e Daniele Gatti portano la MCO ad esibirsi per numerosi festival e sale da concerto prestigiose in tutta Europa. In questa stagione, la partnership con Mitsuko Uchida abbraccia tre continenti e include una residenza all’Ojai Music Festival in California. Il primo progetto con la più recente Artistic Partner della MCO, Yuja Wang, si è svolto a gennaio, con un programma che attraversa stili musicali diversi. Nel 2024, l’Orchestra completerà il suo anno inaugurale come Artistic Director della Musikwoche Hitzacker, in compagnia della violinista Alina Ibragimova. Alla MCO debutteranno inoltre i direttori d’orchestra Maxim Emelyanychev e Sir Simon Rattle e il violoncellista Kian Soltani.

Una delle artiste più ricercate della sua generazione, Elim Chan esegue un repertorio insolitamente ampio di opere sinfoniche che vanno dal periodo classico ai giorni nostri. Il Sunday Times descrive Elim Chan come “un raro esempio di giovane direttore d’orchestra allo stesso tempo brillante e per nulla ostentato”. Nel gennaio 2022, la rivista Boston Classical Review ha parlato di una “meraviglia di controllo e comprensione” dopo il debutto di Elim Chan con la Boston Symphony Orchestra: “…Chan è stata la rivelazione della serata. Come direttore d’orchestra, è l’incarnazione del principio secondo cui meno è meglio. Come Fritz Reiner o Bernard Haitink, non è eccessivamente espansiva sul podio. Ma il suo ritmo è chiaro, i gesti sono parsimoniosi e gli spunti precisi. Inoltre ha un orecchio eccezionalmente sensibile.“
Elim Chan è stata Direttore Ospite della Royal Scottish National Orchestra dal 2018 al 2023 ed è Direttore Principale dell’Orchestra Sinfonica di Anversa dal 2019. Nella sua ultima stagione come direttore principale (2023/24), ha presentato l’orchestra nel Benelux, con, tra le altre opere, la Sinfonia n. 4 di Gustav Mahler e solisti del calibro di Sol Gabetta e Midori.
Nella stagione 2023-24 Elim Chan ha debuttato con il Festival di Salisburgo, l’Orchestre de Paris, la Staatskapelle di Berlino, la Staatskapelle di Dresda e la New York Philharmonic. Ha inoltre debuttato in Nord America con l’Orchestre Métropolitain di Montreal, la Minnesota Orchestra e la Seattle Symphony. In Europa ha collaborato per la prima volta con l’Orchestra Nazionale Danese e le orchestre radiofoniche delle emittenti tedesche SWR, RSB e WDR. È poi stata invitata nuovamente dalla Los Angeles Philharmonic e dalla St. Louis Symphony Orchestra, nonché dalla Filarmonica di Oslo, dall’Orchestra Sinfonica della Radio Svedese e dalla Philharmonia Orchestra di Londra. Nella primavera del 2023, l’Orquesta Sinfónica de Castilla y León ha annunciato una collaborazione triennale con Elim Chan, in qualità di Direttore Associato, incentrata sui balletti di Stravinsky.
Nata ad Hong Kong, Elim Chan ha studiato allo Smith College (Northampton, Massachusetts), e all’Università del Michigan. Nel 2014 è stata la prima donna vincitrice della Donatella Flick Conducting Competition, che le ha permesso di trascorrere la stagione 2015-16 come Assistente Direttore presso la London Symphony Orchestra, dove ha lavorato a stretto contatto con Valery Gergiev. Per la stagione successiva Elim Chan si è unita al programma Dudamel Fellowship della Los Angeles Philharmonic. Deve molto anche al sostegno e all’incoraggiamento di Bernard Haitink, di cui ha frequentato le masterclass a Lucerna nel 2015. Nelle ultime stagioni, Elim Chan ha debuttato, tra le molte, con la Chicago Symphony Orchestra, la Cleveland Orchestra, la Mahler Chamber Orchestra e la Philharmonia Orchestra di Londra.

3 NOVEMBRE 2024 | TEATRO CAVALLERIZZA | REGGIO EMILIA | U. (un canto) | Alessandro Sciarroni


U.
di Alessandro Sciarroni
con Raissa Avilés, Alessandro Bandini, Margherita D’Adamo, Nicola Fadda, Diego Finazzi, Lucia Limonta, Annapaola Trevenzuoli
casting, direzione musicale, training vocale Aurora Bauzà & Pere Jou
casting, consulenza drammaturgica training fisico Elena Giannotti
styling Ettore Lombardi
disegno luci e cura tecnica Valeria Foti
cura, consiglio e sviluppo Lisa Gilardino
produzione Corpoceleste_C.C.00#, MARCHE TEATRO Teatro di Rilevante Interesse Culturale
coproduzione Progetto RING (Festival Aperto – Fondazione I Teatri Reggio Emilia, Bolzano Danza – Fondazione Haydn, FOG Triennale Milano Performing Arts, Torinodanza Festival, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale), CENTQUATRE – PARIS, Festival D’Automne à Paris..

U. è una performance musicale, un concerto, la cui drammaturgia, curata da Alessandro Sciarroni con Aurora Bauzà e Pere Jou, è costituita da canti corali tratti dal repertorio italiano composti tra la metà del secolo scorso e i giorni nostri. Per l’occasione l’artista mette assieme un nuovo gruppo di interpreti. Attraverso un accurato processo di ricerca e selezione, nasce un coro di sette cantanti con formazione ed esperienze vocali molto diversificate: Raissa Avilés, Alessandro Bandini, Margherita D’Adamo, Nicola Fadda, Diego Finazzi, Lucia Limonta, Annapaola Trevenzuoli.
La prima intuizione sulla ricerca nasce grazie a una commissione della Fondazione Cartier che invita l’artista, assieme al musicista francese Alexis Paul, a co-curare nel Novembre 2022 una delle sue Soirées Nomades. Per l’occasione vengono invitate formazioni soliste e cori vocali a eseguire
a cappella il proprio repertorio negli spazi della Triennale di Milano. Sciarroni rimane particolarmente colpito dai canti dei due gruppi italiani presenti: il coro maschile “Voci dalla Rocca” e quello misto dei giovanissimi “Piccoli Cantori della Brianza”.
È grazie all’incontro con queste due formazioni che l’artista viene a conoscenza per la prima volta del repertorio che in seguito andrà a costituire l’ossatura drammaturgica e musicale di U.
Oltre alla sapienza e alla bellezza della musica di queste composizioni, sono i testi a colpire l’artista. I temi di questi canti parlano della relazione tra l’essere umano e la natura, del tempo che passa scandito dalle stagioni e dal lavoro nei campi, della relazione tra l’elemento umano e quello divino.


La drammaturgia musicale di U. si articola intorno alle figure dei compositori Renzo Bertoldo, Piercarlo Gatti, Bepi de Marzi, Angelo Mazza e Giorgio Susana. I canti scelti per questo lavoro sono stati composti tra il 1968 e il 2019. Si tratta di un repertorio che affonda le radici nel secolo scorso, e che si dirama fino ai giorni nostri.
Gli interpreti di U. eseguono dal vivo i canti scelti uno dopo l’altro, alternando le scritture originali a profondi e lunghi silenzi. Durante tutta la durata della performance, a partire dal fondo dello spazio scenico, i cantanti avanzano verso il pubblico spostandosi lentamente e incessantemente all’unisono. La forza dei contenuti di questi canti sottolinea quanto questa tradizione sia ancora straordinariamente viva. Attraverso il loro avanzare, i performer di U. consegnano agli spettatori la memoria di ciò che eravamo.

2 NOVEMBRE 2024 | TEATRO ARIOSTO | REGGIO EMILIA | The Köln Concert | Trajal Harrell

 

The Köln Concert
coreografia, scene, colonna sonora, costumi Trajal Harrell
musica Keith Jarrett, Joni Mitchell
danzatori New Kyd, Maria Ferreira Silva, Trajal Harrell, Nasheeka Netter, Rob Fordeyn, Songhay Toldon, Ondrej Vidlar
luci Sylvain Rausa
drammaturgia Katinka Deecke
audience development Mathis Neuhaus
educazione teatrale Manuela Runge
assistente di produzione Maja Renn, Camille Charlotte Roduit
assistente alla scenografia Ann-Kathrin Bernstetter, Natascha Leonie Simons
assistenti ai costumi Ulf Brauner, Miriam Schliehe
direttore di scena Michael Durrer
stagista di produzione Moritz Lienhard
stagista di scenografia Reina Guyer
direttore delle prove Steven Thompson
produzione Schauspielhaus Zürich

 
Sette danzatori liberano la loro energia sul palco trasportati da The Köln Concert di Keith Jarrett, la registrazione jazz per pianoforte più famosa di tutti i tempi.
Con la sua ricerca sulla storia, la costruzione e l’interpretazione delle differenti forme della danza contemporanea declinata negli spazi performativi e nei musei di tutto il mondo, Trajal Harrell è oggi uno dei più importanti danzatori e coreografi americani. 
The Köln Concert nasce a partire da un progetto che il coreografo persegue da anni: realizzare una coreografia per l’omonimo capolavoro di Keith Jarrett, la più famosa registrazione di un’improvvisazione solista al pianoforte mai realizzata, che Harrell sceglie di aprire con dei brani di Joni Mitchell.
Accanto al “calore umano” che caratterizza il capolavoro di Jarrett del 1975, la scena si riempie dell’umanità delle danzatrici e dei danzatori (sette compreso Harrell) che la attraversano, disegnando un’atmosfera delicata, profondamente poetica, lirica.

Il coreografo americano Trajal Harrell ha ottenuto un riconoscimento mondiale con la sua serie di opere Twenty Looks or Paris is Burning at the Judson Church ed è ora uno degli ospiti d’onore del circuito internazionale della danza e delle arti visive. Lo stile unico delle opere di Trajal Harrell nasce non solo dall’insolita fusione di influenze provenienti da differenti linguaggi delle danza come il Voguing, la Postmodern Dance e il Butoh, ma anche e soprattutto dalla fragilità e dall’umorismo che pervadono tutte le sue opere. Esteticamente le sue coreografie sono sempre un omaggio a chi sale sulla scena. Per questo veste le/i suoi performer con tessuti accuratamente selezionati, trae grande ispirazione dagli sviluppi dell’haute couture (che a volte usa direttamente sul palco) e con il suo stile di movimento, originale e personale, trasforma le/gli interpreti in esseri insoliti. 
Lui stesso è in scena nella maggior parte delle sue produzioni. Fuori dagli ambienti delle arti visive Harrell ha recentemente diretto una serie di importanti produzioni per il teatro tra le quali l’adattamento dell’Antigone di Sofocle, o quello di Romeo e Giulietta di Shakespeare oggi parte del repertorio della Schauspielhaus. Con The Köln Concert sulla musica di Keith Jarrett e Joni Mitchell, entra in scena la neonata compagnia di danza di Harrell dello Schauspielhaus.

2 E 3 NOVEMBRE 2024 | SALA DEGLI SPECCHI DEL TEATRO VALLI | Save the last dance for me | Alessandro Sciarroni

 

Save the last dance for me 
invenzione Alessandro Sciarroni
con Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini 
collaborazione artistica Giancarlo Stagni
musica Aurora Bauzà e Pere Jou (Telemann Rec.)
abiti Ettore Lombardi 
direzione tecnica Valeria Foti
tecnico di tournée Cosimo Maggini
promozione, consiglio, sviluppo Lisa Gilardino
amministrazione, produzione esecutiva Chiara Fava
comunicazione Pierpaolo Ferlaino
produzione corpoceleste_C.C.00#, MARCHE TEATRO Teatro di Rilevante Interesse Culturale coproduzione Santarcangelo Festival, B.Motion, Festival Danza Urbana
 
In Save the last dance for me, Alessandro Sciarroni lavora insieme ai danzatori Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini sui passi di un ballo bolognese chiamato polka chinata. Si tratta di una danza di corteggiamento eseguita in origine da soli uomini e risalente ai primi del ‘900: fisicamente impegnativa, quasi acrobatica, prevede che i danzatori abbracciati l’un l’altro, girino vorticosamente mentre si piegano sulle ginocchia quasi fino a terra.
Il lavoro nasce in collaborazione con Giancarlo Stagni, un maestro di balli filuzziani che ha ridato vita a questa antica tradizione grazie alla riscoperta e allo studio di alcuni video di documentazione risalenti agli anni ’60.
Sciarroni scopre questa danza nel dicembre 2018 quando la danza era praticata in Italia solo da 5 persone in tutto. Per questa ragione, il progetto è composto da una performance eseguita dai due danzatori e da una serie di workshop volti a diffondere e ridare vita a questa tradizione popolare in via d’estinzione.

Alessandro Sciarroni è un artista italiano attivo nell’ambito delle performing arts, con una formazione nel campo delle arti visive e di ricerca teatrale. I suoi lavori partono da un’impostazione concettuale di matrice duchampiana, facendo ricorso ad un impianto teatrale, e sono ospitati in festival, musei e spazi non convenzionali, in tutta Europa, Nord America, Sud America e Asia. Nelle sue creazioni coinvolge artisti provenienti da diverse discipline, facendo proprie le tecniche della danza, del circo o dello sport. I suoi lavori tentano di disvelare, attraverso la ripetizione di una pratica fino ai limiti della resistenza fisica, le ossessioni, le paure e la fragilità dell’atto performativo, alla ricerca di una relazione empatica tra spettatori e interpreti. Nel 2019 gli viene assegnato il Leone d’Oro alla carriera per la Danza.
Alessandro Sciarroni è artista associato del CENTQUATRE – PARIS e della Triennale Milano Teatro 2022-2024.

Gianmaria Borzillo nasce a Sorrento nel 1995. Danzatore, performer e regista, dopo gli studi classici si diploma alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano e studia, tra gli altri, con Ariella Vidach, Biagio Caravano, Enzo Cosimi, Annamaria Ajmone, Cristina Rizzo, Maria Consagra, Ida Kuniaki, Paola Lattanzi. Agli studi accompagna esperienze formative e laboratoriali con Erna Ómarsdóttir & Valdimar Jóhannsson, Virgilio Sieni, Leonardo Lidi, Dante Antonelli, Collettivo Cinetico e Anagoor. Laureato in lettere moderne con tesi in estetica del cinema, prosegue gli studi in cinema e letteratura. Nel 2018 lavora con la coreografa israeliana Dana Yahalomi e il suo collettivo Public Moviment. Nel 2019 cura i movimenti di scena di Saul di Giovanni Ortoleva. Danzatore in Augusto e Save the last dance for me di Alessandro Sciarroni, Leone d’oro alla carriera della Biennale Danza; performer in Nanaminagura di Antonio Ianniello. Il suo primo lavoro autoriale, under the influence, ha ricevuto la menzione speciale del bando registi under 30 della Biennale di Venezia sotto la direzione di Antonio Latella nel 2020 e una menzione speciale della giuria (Ippolita Di Majo, Maurizio Braucci, Davide Iodice, Roberto Andò, Viola Ardone) del Premio Leo De Berardinis / Teatro di Napoli.

Giovanfrancesco Giannini, nato nel 1990, danzatore e coreografo diplomatosi alla Civica scuola Paolo Grassi Milano. Collabora con Alessandro Sciarroni, Francesca Foscarini, Cie Eco Emilio Calcagno, Fabbrica Europa. È artista associato di Körper- Centro di Produzione della Danza e di Aiep- Ariella Vidach. Ha danzato per Sang Jijia, Dimitris Papaioannou, Stefano Poda, Luca Veggetti, Mathilde Rosier, Dominique Dupuy, Ismael Ivo. I suoi lavori sono stati presentati nei festival Santarcangelo Festival, Nao Performing Festival, FOG Triennale performing festival, Fabbrica Europa, CCDC festival Hong Kong, Korperformer, Secret Florence. Il progetto Memories è tra i vincitori del bando Crossing The Sea 2019. Nel 2020 è tra gli artisti italiani selezionati per CRISOL.

FABIO BIONDI DIRIGE L'ORCHESTRA DEL TEATRO MASSIMO DI PALERMO NELLE LE TRE GRANDI ULTIME SINFONIE DI MOZART


Era l’estate del 1788 quando Mozart, nella sua ultima stagione creativa, componeva con sorprendente rapidità e maestria un gruppo di tre sinfonie: la Sinfonia n. 39 in Mi bemolle maggiore K543, la Sinfonia n. 40 in Sol minore K 550, e la Sinfonia n. 41 in Do maggiore K. 551, conosciuta come la "Jupiter". Composizioni che esprimono tutto il magistero di una personalità matura, a soli 32 anni. Il Teatro Massimo ripropone le tre sinfonie domenica 3 novembre alle 20:30 per l’ultimo appuntamento della stagione sinfonica 2024, e ha chiamato a dirigerle, sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo un palermitano di fama internazionale come il maestro Fabio Biondi.
Il concerto prende le mosse dalla Sinfonia n.39 in mi bemolle maggiore K 543, la prima ad essere composta e, come le altre, probabilmente eseguita in pubblico solo dopo la morte del compositore. Un capolavoro che mostra tutta la grandezza di Mozart nella creazione di musica orchestrale e la sua capacità di combinare melodie eleganti con una strumentazione brillante: dall’introduzione del primo movimento con il suo tema maestoso e solenne, fino alla delicatezza del movimento lento, e alla vitalità del finale. Segue la celebre Sinfonia n. 40 in Sol minore K 550, forse tra le sue opere più ammirate ed eseguite e una delle poche sinfonie di Mozart in tonalità minore. “Dotata di "leggerezza e grazia greca" - come Robert Schumann la definì - e apprezzata anche da Beethoven al quale, si dice, probabilmente ispirò la composizione del terzo movimento della sua Quinta Sinfonia. Chiude il concerto la Sinfonia n. 41 in Do maggiore K 551, la più lunga e complessa tra le sinfonie mozartiane, poi battezzata Jupiter, come il più grande dei pianeti del sistema solare, probabilmente dall’impresario londinese Salomon che, dopo aver assicurato la carriera inglese di Haydn, si adoperò anche per far conoscere a Londra le composizioni di Mozart.

Sul podio dell’Orchestra del Teatro Massimo dirige il Maestro Fabio Biondi, direttore d’orchestra e violinista dalla carriera internazionale. Nato a Palermo, ha iniziato la sua carriera molto giovane, e ha collaborato quale primo violino con i più famosi ensemble specializzati nell’esecuzione di musica antica con strumenti e prassi esecutiva originali. Nel 1989 ha fondato Europa Galante che grazie a un’intensa attività concertistica estesa in tutto il mondo e a un incredibile successo discografico, è divenuto l’ensemble italiano specializzato in musica antica più famoso e più premiato in campo internazionale. Con Europa Galante è invitato nei più importanti Festival e nelle sale da concerto più famose del mondo, dal Teatro alla Scala di Milano all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, dalla Suntory Hall di Tokio al Concertgebouw di Amsterdam, dalla Royal Albert Hall di Londra al Musikverein a Vienna, dal Lincoln Center di New York alla Sydney Opera House. Oggi incarna il simbolo della perpetua ricerca di uno stile libero da condizionamenti dogmatici e interessato alla ricerca del linguaggio originale. Questa inclinazione lo porta a collaborare in veste di solista e direttore con orchestre quali: Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma, Chicago Symphony Orchestra, Opera di Halle, Orchestra da Camera di Zurigo, Orchestra da Camera di Norvegia, Orchestra del Mozarteum di Salisburgo, Mahler Chamber Orchestra. Nelle ultime stagioni, in qualità di solista, si è esibito al Théâtre de la Ville di Parigi, alla Reading Concert Hall e al Kings Place di Londra con le Sonate e Partite di Bach, pubblicate per Naïve nel 2022.

Mercoledì 6 novembre il Quartetto Guadagnini prosegue la sua integrale dei Quartetti di Shostakovich nell’ambito della stagione di Roma Sinfonietta all’Università di Roma “Tor Vergata”

 

Il Quartetto Guadagnini torna a Roma per continuare, dopo il successo dei primi due concerti nella scorsa stagione, la sua integrale dei quartetti di Dmitrij Shostakovich, che si concluderà nella stagione 2025-2026. Il prossimo appuntamento è per mercoledì 6 novembre 2024 alle 18 nell’ambito dei concerti di Roma Sinfonietta presso l’Auditorium “Ennio Morricone”, situato in via Columbia 1nella Macroarea di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
L’integrale dei quindici quartetti di Shostakovich, composti fra il 1938 e il 1974, è un viaggio non soltanto nella musica ma anche nella storia del secolo scorso, perché vi si rispecchiano le pesanti – a dir poco - interferenze nella vita privata del musicista da parte del regime sovietico e dell’atroce guerra contro il nazifascismo. Creazione artistica, drammatici eventi esterni ed esperienze personali si intrecciano indissolubilmente in queste composizioni, che sono un vertice della musica di Shostakovich e di tutto il Novecento.
Diversamente dai compositori dell’avanguardia suoi contemporanei, che si rinchiudevano in questioni tecniche e formali e si disinteressavano a ciò che avveniva nel mondo esterno, la musica di Shostakovich è immersa nei drammi del suo tempo, rivive quel che egli ha vissuto e lo commenta in modo talvolta diretto e drammatico e talvolta invece ambiguo e ironico, per sfuggire alle censure del regime. Bisogna comunque tener conto che l’occhio vigile del ministero della cultura sovietico controllava soprattutto le sinfonie e le opere, in quanto erano destinate al vasto pubblico, mentre lasciava a Shostakovich un maggior margine di autonomia nelle composizioni che si rivolgevano ad un ristretto numero d’intenditori, come appunto i quartetti.
In questo concerto sono in programma i Quartetti n. 3, 4 e 5, composti rispettivamente nel 1946, 1949 e 1952. Il Quartetto n. 3 op. 73 è dedicato al Quartetto Beethoven, che lo eseguì a Mosca proprio nell’anniversario della nascita di Beethoven. In quell’occasione il compositore diede i seguenti titoli ai cinque movimenti: “Calma consapevolezza del futuro cataclisma”, “Brontolii di disordini e aspettative”, “Le forze della guerra scatenate”, “Omaggio ai morti”, “L’eterna domanda: per che cosa?” Tuttavia questi titoli non compaiono nell’edizione stampata, probabilmente perché suscitarono i sospetti della censura. Il Quartetto n. 4 op. 83 è dedicato da Shostakovich alla memoria del suo amico Pyotr Williams, pittore e scenografo, quindi è più intimo e personale degli altri, senza implicazioni politiche evidenti. Il Quartetto n. 5 op. 92 dimostra l’insofferenza di Shostakovich verso le regole del realismo socialista, che non ammetteva armonie fortemente dissonanti ed esigeva una conclusione positiva e ottimistica, di cui qui non c’è traccia. Questo spiega perché, sebbene Shostakovich l’avesse completato nel 1952, sia stato eseguito soltanto dopo la morte di Stalin, nel 1953.

Il Quartetto Guadagnini è nato nel 2012 e dopo appena due anni ha vinto il prestigioso premio Piero Farulli, attribuito dalla critica musicale italiana. Da allora si è esibito nelle più importanti sale da concerto d’Italia, Francia, Austria, Germania, Svizzera, Finlandia, Ungheria, Giappone, Cina, Thailandia ed Emirati Arabi. Ha collaborato con musicisti di altissimo livello quali artisti quali Louis Lortie, Beatrice Rana, Avi Avital, Enrico Bronzi, Giovanni Gnocchi, Federico Colli e Il regista Mario Martone. È stato scelto, dalla fondazione Stauffer di Cremona, per rappresentare l’eccellenza italiana in Cina.

mercoledì 30 ottobre 2024

L’Orchestra dell’Opera Carlo Felice invitata all’Opéra de Monte-Carlo per La rondine di Puccini in forma di concerto, dirige Giacomo Sagripanti

 
Prosegue il progetto internazionale che vede l’Opera Carlo Felice Genova sempre più presente sul panorama europeo e statunitense. Dopo i successi delle tournée a Muscat (Oman) con A Midsummer Night’s Dream dello scorso febbraio e a New York nell’ambito di A Bridge of Music l’8 e il 9 ottobre 2024, l’Orchestra dell’Opera Carlo Felice è stata invitata dall’Opéra de Monte-Carlo a prendere parte mercoledì 30 ottobre all’esecuzione in forma di concerto
de La rondine di Giacomo Puccini, opera che ebbe la sua prima rappresentazione proprio a Monte Carlo nel 1917. L’esecuzione si svolge nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della morte di Puccini (1858 -1924), l’Orchestra del Carlo Felice e il Coro dell’Opéra de Monte-Carlo (preparato da Stefano Visconti) saranno diretti da Giacomo Sagripanti.


Solisti: Pretty Yende (Magda), Deanna
Breiwick (Lisette), Charles Castronovo (Ruggero), Juan Francisco Gatell (Prunier), Roberto De Candia (Rambaldo), Marta Pluda (Bianca), Valentina Corò (Suzy), Aleksandrina Mihaylova (Yvette), Przemyslaw Baranek (Périchaud / Rabonnier), Vincenzo Di Nocera (Gobin), Stefano Arnaudo (Crébillon /Un maggiordomo), Chiara Iaia (Georgette), Rossella Antonacci (Gabriella), Federica Spatola (Lolette), Pasquale Ferraro (Adolfo / Studente / Un giovane), Galia Bakalov (Un cantante).
 
Dichiara il Sovrintendente: «L’invito dell’Orchestra dell’Opera Carlo Felice all’Opéra de Monte-Carlo è motivo di grande orgoglio per la Fondazione, che continua a perseguire un progetto di internazionalizzazione sempre più esteso e a consolidare il rapporto con prestigiose Istituzioni, nella condivisione di valori culturali e artistici che vedono le nostre maestranze in primo piano. L’esecuzione de La rondine di Puccini in occasione del centenario della morte del compositore si pone inoltre in continuità con le rappresentazioni di Madama Butterfly e La bohème che la Fondazione ha proposto al proprio pubblico con un caloroso riscontro nei i mesi di gennaio e aprile 2024, a celebrare uno dei più importanti nomi della storia dell’opera italiana».

Nelle foto, dall'alto: Pretty Yende, Charles Castronovo, Deanna Breiwick, Juan Francisco Gatell

3 novembre 2024 | Teatro Consortium | Massa Martana | un viaggio musicale per flauto e chitarra

 
Associazione Filarmonica Umbra
CONCERTI D’AUTUNNO
MASSA MARTANA
Emanuele Orsini e Elia Portarena
un viaggio musicale tra classico e contemporaneo


In occasione dei Concerti d’Autunno della Filarmonica Umbra, il flautista Emanuele ORSINI e il chitarrista Elia PORTARENA presenteranno un programma affascinante che spazia dal repertorio classico a influenze moderne. L’appuntamento è fissato al Teatro Consortium di Massa Martana per il 3 novembre 2024 alle ore 17:00.


Emanuele Orsini, riconosciuto a livello internazionale per le sue interpretazioni poetiche e tecnicamente impeccabili, ha calcato i palcoscenici di alcune delle più prestigiose sale da concerto nel mondo. La sua carriera è caratterizzata da una continua ricerca della bellezza sonora e dell'espressione artistica, rendendolo uno dei flautisti più apprezzati della sua generazione. 


Elia Portarena, dal canto suo, si distingue per la sua capacità di fondere diversi stili musicali, creando un dialogo unico tra il pianoforte e il flauto. La sua esperienza e la sua sensibilità musicale arricchiranno ulteriormente questo concerto, promettendo un’esperienza indimenticabile per tutti gli spettatori.

La serata si aprirà con la Fantaisie Brillante sur Carmen di François Borne, un'opera che combina virtuosismo e melodia per flauto, accompagnata da una chitarra avvolgente. A seguire i Cinque Preludi per Chitarra di Heitor Villa Lobos con la Sonata in la minore per flauto Solo WQ132 – H562 di Carl Philipp Emanuel Bach. Non mancheranno i toni romantici e passionali della Sonata, Op. 140 (Appassionata) di Sigfrid Karg-Elert, che promette di incantare il pubblico con la sua introspezione musicale. La serata si concluderà con una delle composizioni più celebri di Astor Piazzolla: Histoire du Tango.
 
La manifestazione è realizzata con il patrocinio e il sostegno di
MIC Ministero della Cultura, Regione Umbria, Comune di Massa Martana, Associazione Pianofort&voce
Con il sostegno della FONDAZIONE PERUGIA

Quest’anno la Filarmonica Umbra aderisce all’Art Bonus, grazie al quale è possibile sostenere l’Associazione affinché continui la sua attività artistica e culturale. L’Art bonus consente ai mecenati di detrarre, per tre anni, le imposte del 65% di quanto donato. La ripartizione del credito d’imposta maturato avverrà in tre quote annuali di pari importo.

Prosegue venerdì 8 novembre 2024 alle 20.30 la rassegna autunnale di ModenaDanza al Teatro Comunale di Modena con Contempotango, nuovo spettacolo firmato da Octavio de la Roza e Camilla Colella.

 

La nuova creazione arriva per la prima volta in Italia per portare al pubblico, come dice il titolo, la danza argentina secondo la tradizione, sì, ma nella sua dimensione contemporanea. “Non il tango di cent’anni fa - dicono i danzatori - ma raccontato con il linguaggio di oggi. Come argentino sono contento di essere rappresentante della mia cultura - prosegue de la Roza -, ma ho cercato un punto di vista contemporaneo, non volevo uno dei tanti spettacoli nostalgici che ci riportano con il tango al tempo passato”.
Per il danzatore di Buenos Aires, il tango è una radice forte, affascinante, imprescindibile, anche se la sua storia si evolve attraverso una carriera nella danza contemporanea, come étoile nella compagnia di Maurice Béjart prima di tutto. “Anche se ho vissuto di danza contemporanea, il tango era sempre presente nel mio lavoro, interpretando per esempio i tanti ruoli legati a questo genere”. È stato proprio il tango, con lo spettacolo Tango mon amour, a inaugurare, tredici anni fa, la prima collaborazione con Camilla Colella, formando da allora una coppia nella vita e sulla scena. La coreografia quella volta partiva dalla danza contemporanea per cercare contaminazioni nella tradizione argentina. “Questa volta abbiamo deciso invece di partire dal tango - spiegano ancora i danzatori -. Abbiamo fatto uno studio approfondito, con i migliori maestri, ballerini, musicisti, guidati dalla passione per questo genere, per fare una proposta di tango tradizionale rivisitato attraverso lo stile contemporaneo”.
Sulla scena, lo spettacolo scorre sul filo rosso di un percorso ai confini con l’autobiografia, dove i danzatori raccontano l’intimità della coppia, la famiglia, la quotidianità, il lavoro… “Mostriamo anche il percorso professionale che sta dietro lo spettacolo, con il quale abbiamo unito contemporaneo e tango tradizionale, la sua commistione con la modernità”, come la musica ad esempio, che lo stesso Octavio de la Roza, nella veste anche di compositore ed esecutore, ha creato per l’occasione.
Una particolarità dello spettacolo, che coinvolge sette coppie di ballerini provenienti dalla scuola LaCapriola di Modena, è il richiamo alla ‘milonga’, il luogo tradizionale dove gli appassionati in tutto il mondo si trovano per danzare. “Volevamo ricreare in scena quello che succede nelle milonghe, un fenomeno internazionale, unico, dove ovunque si vada, dal Giappone agli Stati Uniti, ballerini adulti, anche anziani che studiano tango, si incontrano, senza barriere linguistiche, comunicando solo attraverso la danza. Sia come argentino che come ballerino mi ha sempre sorpreso come questo fenomeno abbia creato tanto interesse, e ho voluto integrarlo nello spettacolo. Per questo abbiamo pensato che potevamo coinvolgere le scuole locali: portare gli allievi in scena per creare l’effetto di una milonga e mostrarla al pubblico che non la conosce. Allo stesso tempo ci piace l’umanità che questi danzatori, interpretando se stessi, con le loro fragilità, portano in scena; non come ballerini che interpretano un ruolo, ma come persone che ballano per il piacere di ballare”.
Octavio de la Roza è stato l’étoile dei balletti più celebri di Maurice Béjart, tra cui il Boléro di Ravel, immortalato per la televisione dal canale ARTE. Affascinato dal suo talento, il coreografo Mauro Bigonzetti gli ha affidato la creazione delle musiche originali e il ruolo di primo ballerino dello spettacolo Carmen, presentato in prima assoluta nel 2020. Camilla Colella ha danzato sotto la direzione dei più celebri coreografi contemporanei. Nel 2022 riceve il premio nazionale Sfera d’Oro dedicato agli artisti italiani che si sono distinti sulla scena internazionale nella danza contemporanea.

foto di Vito Lorusso

IUC: 5 NOV - 20.30 Concerto di Michael Barenboim, per il 100° anniversario della nascita di Pierre Boulez

 
 Istituzione Universitaria dei Concerti
I CONCERTI DELL’AULA MAGNA
80a Stagione 2024 | 2025
Martedì 5 novembre . ore 20.30


Michael Barenboim violino/viola 
Natalia Pegarkova pianoforte 
Gilbert Nouno live elettronics 
In occasione del 100° anniversario della nascita  di Pierre Boulez

Lili Boulanger 3 Morceaux per pianoforte 
Pierre Boulez Anthèmes 1 per violino solo 
Henri Vieuxtemps Sonata in si bemolle maggiore op. 36 per viola e pianoforte 
Maurice Ravel Sonate posthume per violino e pianoforte 
Pierre Boulez Anthèmes 2 per violino e live electronics

Apre la kermesse dei grandi ospiti internazionali, martedì 5 novembre alle 20.30 in Aula Magna, il violinista e violista Michael Barenboim. In occasione del 100° anniversario della nascita di Pierre Boulez, autore a cui è particolarmente legato e con il quale ha coltivato un intenso rapporto artistico e di amicizia, Barenboim propone il brano Anthèmes 1 per violino solo e, insieme a Gilbert Nouno, Anthèmes 2, quest’ultimo un complesso brano per violino e live electronics già eseguito in varie capitali europee, per le celebrazioni del 90esimo compleanno del compositore francese. Il programma accosta a Boulez, anche brani di Lili Boulanger, Henri Vieuxtemps, Maurice Ravel, con la presenza sul palco dell’Aula Magna della pianista Natalia Pegarkova.
L’universo musicale presenta in ogni suo ambito sfide costanti - racconta Michael Barenboim - che aprono nuove prospettive su brani del grande repertorio passato come del futuro, proprio per questo sono sempre intensamente coinvolto nella musica contemporanea. La musica del XX e XXI secolo è sempre molto presente nei miei concerti e il programma proposto alla IUC non fa eccezione. 
Il concerto del 1985 alla Philharmonie di Colonia, con in programma il Concerto per violino di Schoenberg diretto da Pierre Boulez e Michael Barenboim solista, è stato l'inizio di una carriera straordinaria. Dopo l’importante debutto, Michael ha infatti eseguito il concerto di Schoenberg con le orchestre ed i direttori più importanti quali Filarmonica di Vienna e Daniel Barenboim, la Chicago Symphony e Asher Fisch, la Filarmonica di Israele e Zubin Mehta, la Filarmonica di Berlino se Vasily Petrenko e la Los Angeles Philharmonic e Gustavo Dudamel. Come solista ha poi lavorato con orchestre quali l'Orchestra Sinfonica della Radio Bavarese, l'Orchestre Philharmonique du Luxembourg, l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la Filarmonica della Scala, la Philharmonia Orchestra di Londra, l'Orchestra della Tonhalle di Zurigo, l'Academy of St Martin in the Fields, l'Orchestre de Paris e l'Orchestra Nazionale Spagnola. I recital solistici vedono regolarmente Michael Barenboim esibirsi nelle sale più famose per le stagioni e festival più rinomati come la Wigmore Hall di Londra, la Elphilharmonie di Amburgo, la Sydney Opera House, il Teatro di San Carlo di Napoli ed il Festival di Lucerna. 
Con opere selezionate di Pierre Boulez, con cui, negli ultimi anni di vita ha instaurato un rapporto artistico molto stretto, ha tenuto recital alla Philharmonie di Berlino, alla Carnegie Hall, alla Konzerthaus di Dortmund, al Barbican Centre di Londra, all'Opéra national de Paris e al Festival di Salisburgo. La musica da camera è una parte fondamentale dell’attività di Michael Barenboim. Tiene regolarmente concerti cameristici al Jerusalem Chamber Music Festival, al Verbier Festival, alla Beethovenhaus di Bonn, alla Mendelssohn-Haus di Lipsia, alla Philharmonie di Parigi e al Musikverein di Vienna. Tra i suoi partner abituali figurano musicisti del calibro di Pinchas Zukerman, Daniel Hope, Elena Bashkirova, Kian Soltani, Daniel Barenboim, Jörg Widmann e altri. Michael Barenboim è profondamente convinto che il mondo dell’arte e della musica presentino in ogni ambito sfide costanti, aprendo nuove prospettive su brani del grande repertorio passato come del futuro. Per questo motivo è intensamente coinvolto nella musica contemporanea: l'interpretazione di brani del XX e XXI secolo gioca un ruolo fondamentale nel suo lavoro, sia come solista con orchestra (Widmann, Dutilleux, Ligeti) sia nella musica da camera. Michael ha infatti già eseguito in prima assoluta numerose nuove composizioni, tra cui opere di Jörg Widmann, Kareem Roustom, Matthias Pintscher e altri. Ma non è solo la musica contemporanea, tuttavia, a trovare spazio nel suo lavoro: Michael ama alimentare il suo spirito musicale con brani delle epoche più diverse. Oltre ai suoi intriganti programmi da concerto, anche le sue registrazioni testimoniano questo costante impulso al rinnovamento. Nei suoi ultimi album per Accentus si è dedicato a opere di Bach, Bartók, Boulez, Tartini, Berio, Paganini e Sciarrino. Inoltre, tra il 2018 e il 2020, Deutsche Grammophon ha pubblicato i quartetti e i trii per pianoforte di Mozart e l'integrale dei trii per pianoforte di Beethoven insieme a Kian Soltani e Daniel Barenboim. Nel settembre 2023 Michael Barenboim ha pubblicato su Linn Records una registrazione del Concerto per violino di Elgar con la Philharmonia Orchestra London diretta da Alessandro Crudele, e nella primavera del 2024 le "Songs without Words" di Mendelssohn, in un arrangiamento di Ferdinand David, con Natalia Pegarkova - Barenboim al pianoforte, per la stessa etichetta.

nelle foto, dall'alto: Michael BarenboimNatalia Pegarkova, Gilbert Nouno


La boîte à joujoux (La scatola dei giocattoli) ballet all’insegna del sogno e della fantasia di Debussy, inaugura la stagione di musica da camera dell’Accademia Filarmonica Romana giovedì 7 novembre al Teatro Argentina.

 

Un omaggio all’innocenza, all’infanzia e alla fantasia (dei piccoli come degli adulti) per l’inaugurazione della stagione da camera dell’Accademia Filarmonica Romana al Teatro Argentina giovedì 7 novembre (ore 21) con La boîte à joujoux di Claude Debussy, un ballet pour enfants del 1913 dalla scrittura raffinata, ricca di umorismo, ispirato all’amata figlia Emma, detta Chouchou.
“Pensando all’apertura di stagione – racconta il nuovo direttore artistico Domenico Turi – sono partito da una pagina di grande dolcezza di Debussy per poi individuare alcune musiche che ci portassero indietro negli anni, ci facessero tornare un po’ bambini. Un concerto però, non solo per bambini, anzi: un concerto per riscoprire il bambino che è dentro ognuno di noi e pronto a stupirsi sempre”.
La boîte à joujoux (La scatola dei giocattoli) nasce inizialmente come spettacolo per marionette, destinato all’orchestra, ma completato solo nella stesura per pianoforte, a causa della malattia del compositore, che morì nel 1918. Solo nel 1919 il balletto fu orchestrato da André Caplet e coreografato.
Proposto per l’occasione nella versione per pianoforte, voce recitante e danzatori, a interpretarlo sul palco dell’Argentina ci saranno la pianista Costanza Principe (nella foto a sinistra), classe 1993, fra le più interessanti e affermate della sua generazione, Paola Giannini attrice di teatro e volto noto della tv, insieme ai tre danzatori della Compagnia spagnola Du’K’to (nell'ultima immagine in basso, a sinistra), impegnati nella coreografia di Carlo Massari.
Nella Boîte vi si intrecciano le due dimensioni del mondo dei giocattoli e quello della realtà vissuta, con una musica che è vivida, delicata, ricca di citazioni. Il racconto è quello di un triangolo amoroso fra una bambola, un soldatino e Pulcinella (ognuno dei personaggi con il proprio tema musicale) che escono di notte da una scatola di giocattoli in cui sono rinchiusi...
“Le scatole dei giocattoli sono in effetti città dove i giocattoli vivono come persone reali. O forse le città non sono altro che scatole dove le persone vivono come giocattoli”. Questa riflessione del pittore e scrittore André Hellé che curò anche la prima edizione dell’opera per l’editore parigino Durand nel 1913 con fantasiosi disegni a colori, è lo spunto per la coreografia di Carlo Massari: la musica di Debussy si intreccia alla danza acrobatica e alle discipline circensi, rimarcando un contrasto tra la spensieratezza dell'infanzia e la complessità della vita adulta. “La boîte à joujoux racconta Massari – diventa metafora delle nostre esistenze, un invito a chiederci se siamo realmente liberi o se, come giocattoli, viviamo intrappolati in una scatola di convenzioni. Un’esperienza visiva e sonora profonda, che ci parla dell’umano e della sua costante ricerca di autenticità”.
Nella prima parte del concerto, dedicata tutta al pianoforte, protagonista è ancora il mondo dell’infanzia con le Kinderszenen (Scene infantili) op. 15 di Robert Schumann e, spartito che affrontano tutti i giovanissimi pianisti, le Dodici variazioni per pianoforte su “Ah, vous dirais-je, Maman” di Mozart. In programma anche la Sérénade de Don Juan di Karol Szymanowski, tratta dalla raccolta Masque op. 34 di tre anni successiva a La boîte à joujoux, che si ispira chiaramente alla scrittura impressionista di Debussy.

Il Conservatorio di Sassari protagonista degli eventi musicali collaterali al G7 della scienza e della tecnologia a Oliena e Sos Enattos

Da sinistra: il vicedirettore del Canepa Gian Carlo Grandi, il presidente Iai, il ministro dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini, la presidente della Regione Alessandra Todde, il direttore del Conservatorio di Cagliari Aurora Cogliandro, il direttore del Canepa Mariano Meloni, il direttore e il presidente dell’Accademia Sironi di Sassari, Daniele Dore e Giorgio Auneddu Mossa  


Il Conservatorio “Luigi Canepa” di Sassari è tra i grandi del mondo, protagonista delle due serate musicali previste all’interno del G7 della scienza e della tecnologia a Su Gologone (Oliena) e a Sos Enattos. La tre giorni di lavori, dedicata in particolare alla candidatura dell’ex sito minerario per l’installazione dell’Einstein Telescope, ha visto la partecipazione, tra le altre autorità, del ministro dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini e della presidente della Regione Alessandra Todde. Durante la serata inaugurale, il presidente della Conferenza nazionale dei presidenti dei Conservatori e presidente del “Canepa” Ivano Iai ha portato il suo saluto, sottolineando l’importanza delle relazioni tra esseri umani e dell’ascolto reciproco: «Ascoltarsi l’un l’altro significa riconoscere e abbracciare le diversità, condividendole e arricchendosi a vicenda. Non può esistere il successo senza condivisione», ha detto, dando il benvenuto in Sardegna alla platea internazionale. All’appuntamento erano presenti per il Conservatorio di Sassari il direttore Mariano Meloni e il vicedirettore Gian Carlo Grandi, per il Conservatorio “Giovanni Pierluigi da Palestrina” di Cagliari la direttrice Aurora Cogliandro e per l’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di Sassari il presidente Giorgio Auneddu Mossa e il direttore Daniele Dore. Il concerto inaugurale di lunedì 28 ottobre si è aperto con gli organetti di Francesco Lodi e Simone Argiolas, Pasquale Murgia della Scuola civica di Nuoro e le launeddas di Michele Deiana. Maria Giovanna Cherchi e Andrea Pala hanno intonato il canto Deus ti salvet Mariaprima dell’esibizione del gruppo Tenore Romanzesu di Bitti. 
A seguire, gli allievi del Canepa Gianmichele Milia al pianoforte e Annalisa Filia al flauto (nella foto a sinistra) hanno eseguito la Fantasia pastorale ungherese op. 26 di François Doppler e Gianmichele Milia la Toccata in mi minore BWV 914 di Johann Sebastian Bach. Il Conservatorio di Cagliari ha quindi proposto le esibizioni dei cantanti Roberto Onnis ed Eleonora Marras, Virginia Zucca e Laura Delogu, Joneda Duka, accompagnati al pianoforte da Giancarlo Salaris, e del chitarrista Daniele Baire. 
Il giorno seguente, durante la visita al sito di Sos Enattos delle delegazioni internazionali e delle autorità, la giovane violoncellista del Conservatorio di Sassari Marta Piras (nella foto a destra) ha eseguito la notissima Suite n. 1 in sol maggiore di Johann Sebastian Bach.

Concerto della pianista nippo-americana Kiana Reid per la Stagione Concertistica Mema-Trapani Classica


Mercoledì 30 ottobre alle ore 18.30, si terrà a Trapani, nella Chiesa di Sant’Alberto in via Garibaldi, il concerto di Kiana Reid, vincitrice del secondo premio all'International Piano Competition "Domenico Scarlatti".
La musicista nippo-americana eseguirà un programma che spazia attraverso tre secoli di storia della musica, comprendente la Sonata in mi maggiore K20 di Domenico Scarlatti, la Fantasie in Do maggiore Op. 17 di Robert Schumann, la Sonata in Fa maggiore Hob XVI:23 di Franz Joseph Haydn e i Momenti musicali Op.16 di Sergej Vasil'evič Rachmaninov.
Kiana Reid rappresenta una delle più promettenti pianiste della sua generazione. Iniziato lo studio del pianoforte all'età di sei anni in Giappone, ha rapidamente conquistato i palcoscenici più prestigiosi del mondo, dalla Suntory Hall di Tokyo alla Musikverein di Vienna, dalla Pierre Boulez Saal di Berlino alla Central Music School del Moscow State Tchaikovsky Conservatory.
Il suo talento è stato riconosciuto con numerosi primi premi in concorsi, tra cui il Concorso Pianistico Internazionale Takamatsu in Giappone, il Concorso Pianistico Internazionale Palma d'Oro e il Concorso Pianistico Internazionale Sergio Fiorentino.
La stagione concertistica trapanese è realizzata da Mema (Mediterranean Music Association) e Trapani Classica, con il contributo del Ministero della Cultura e della Regione Siciliana – Assessorato Regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, in collaborazione con il Museo di Arte Contemporanea - Centro Culturale Oratorio San Rocco, il Goethe Institut, l'Istituto di Cultura Italo Tedesco – Sezione di Trapani e il Libero Consorzio Comunale di Trapani.

 



Sabato 2 novembre in concerto per gli Amici della Musica il soprano Sandrine Piau, con David Kadouch al pianoforte

 


Sabato 2 novembre 2024, ore 16.00, al Teatro della Pergola, torna nella stagione degli Amici della Musica di Firenze il soprano francese Sandrine Piau, fuoriclasse della vocalità a livello internazionale.
La cantante sarà in duo con il pianista David Kadouch. Proporranno un programma dal titolo “Voyage intime, invitation au voyage”, con lieder e chansons di Schubert, Schumann, Liszt, Debussy, Wolf, Boulanger, Duparc.
 
Figura rinomata nel mondo della musica barocca, Sandrine Piau si esibisce regolarmente con celebri direttori d'orchestra come William Christie, Philippe Herreweghe, Christophe Rousset, Gustav Lleonhardt, Ivor Bolton, Ton Koopman, René Jacobs, Marc Minkowski e Nikolaus Harnoncourt.
Tra i ruoli interpretati di recente figurano Alcina alla Monnaie e ad Amsterdam, Dalinda (Ariodante) e Tytania (Sogno di una notte di mezza estate) al Festival d'Aix en Provence, Cleopatra (Giulio Cesare) all'Opéra de Paris, Mélisande a Nizza e alla Monnaie, Ännchen (Der Freischütz), Constance (I Dialoghi delle Carmelitane), Pamina (Il Flauto Magico) e Donna Anna (Don Giovanni) al Théâtre des Champs-Elysées e molti altri. Sandrine Piau si è esibita per i maggiori Festival e per le maggiori sale da concerto al mondo, come Festival di Salisburgo, Carnegie Hall, Wigmore Hall, Covent Garden Festival, Musikverein, Salle Pleyel di Parigi, Festival de Saint Denis, Concertgebouw di Amsterdam, Teatro Comunale di Firenze e di Bologna e con le più prestigiose orchestre internazionali, tra cui l'Orchestra Filarmonica di Berlino, la Filarmonica di Monaco di Baviera, l'Orchestre de Paris e l'Orchestra di Boston.
 
Pianista francese, David Kadouch ha iniziato la sua carriera internazionale quando, all’età di 13 anni, si è esibito con Itzhak Perlman a New York. Ha sviluppato nel tempo una particolare attenzione alla musica da camera e alla musica contemporanea. Ha iniziato la sua formazione pianistica al Conservatorio di Nizza, sua città natale, e ha continuato gli studi con Jacques Rouvier al Conservatorio di Parigi e alla Scuola di Musica Reina Sofía di Madrid, dove ha studiato pianoforte con Dmitri Bashkirov e musica da camera con Márta Gulyás e Ralf Gothóni. Ha frequentato masterclass con Daniel Barenboim, Murray Perahia, Maria João Pires, Maurizio Pollini, Stephen Kovacevich ed Eliso Virsaladze. A 13 anni ha vinto il Concorso per Giovani Talenti di Milano mettendosi in luce nei Concorsi Telekom Beethoven, Kissinger Klavierolymp e al Concorso pianistico internazionale di Leeds . È stato nominato Giovane Artista dell’Anno agli International Classical Music Awards (ICMA) nel 2011.
Ha lavorato con direttori d’orchestra quali Gábor Takács-Nagy, Jean-Claude Casadesus, Charles Dutoit e Chung Myung-whun. I suoi partner di musica da camera includono, tra gli altri, il Quatuor Ébène, il Quatuor Modigliani, Edgar Moreau, Renaud Capuçon e Gautier Capuçon.